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Racconti [parte quinta]


di paspartout69
27.05.2008    |    15.924    |    0 6.7
"La mia macchina non gli andava bene (o forse aveva freddo, chissà) e decise di portarmi da lui..."
[parte quinta]

Il sabato successivo ero ancora con la voglia addosso. Per quasi tutta la settimana litigai con la mia donna e quel giorno mi sbronzai un po’ (non troppo a dire il vero). Era un periodo di tempo che avevo cominciato a fare la vita del nottambulo a sua insaputa e feci lo stesso anche quella notte. Mi misi in macchina e cominciai a girare, senza meta, per le vie della città; un po’ per far passare gli effetti dell’alcool, un po’ per calmarmi e un po’ (soprattutto) per incappare in un’avventura particolare. Premetto che in quegli anni mi sono capitate diverse avventure anche con donne e non solo con uomini (per la verità uno solo) e trans; avventure non cercate e non a pagamento. Speravo di essere fortunato anche quella sera, ma non fu così; pioveva e in giro non c’era molta gente, era anche abbastanza tardi. Passai per piazzale Lodi e lì vidi alcuni transessuali (avevano le tette quasi di fuori, sotto l’ombrello) che battevano, così feci il giro del piazzale un paio di volte per guardarli meglio fino a che non mi fermai vicino a uno di loro; gli chiesi se voleva venire a fare un giro con me, naturalmente mi rise in faccia dicendomi che senza soldi non si cantano messe. Me ne andai ma poco dopo ritornai, ormai mi ero impuntato e volevo farmelo (così credevo) e gli dissi che avevo solo 20.000; niente da fare, non si muoveva di lì. Dopo qualche altro giro del piazzale mi fermai nuovamente facendogli vedere le uniche 35.000 che avevo nel portafogli; un po’ scocciato, un po’ perché in tutto quel tempo non si era fermato nessun altro oltre me, accettò. Prima di allora non avevo mai pagato nessuno per fare del sesso e in poco tempo quella fu la terza volta che contrattai (sebbene avevo una donna a casa che dormiva). La mia macchina non gli andava bene (o forse aveva freddo, chissà) e decise di portarmi da lui. Salì in macchina e mi portò in viale Ortles, lì aveva una stanzetta; mi disse che era pugliese e che divideva il letto e la stanza con un’altra transessuale. Era venuta a Milano per fare fortuna e in pochi anni si è ritrovata con un paio di tette in più e col culo rotto. Mi disse che gli piacevo e cominciò a toccarmi e lentamente mi spogliò; nel frattempo cominciò a baciarmi in bocca e poi sul petto mentre prendeva in mano il mio uccello moscio per farmelo diventare duro, scese sempre più giù, fino a lui e con la bocca mi infilò un preservativo e cominciò a ciucciarlo a labbra strette. I soliti fumi dell’alcool o chissà cos’altro non mi veniva duro abbastanza per una penetrazione dignitosa. Dopo vari tentativi ci rinunciò; allora ricominciammo a baciarci in modo diverso e questa volta gli presi io il suo uccello in bocca, lui/lei lo aveva duro, eccome, ma non volle farlo senza preservativo. Era strano succhiare un cazzo col preservativo, quel sapore che non era di un cazzo ma di gomma viscida (o cellulosa, non so). Aveva un cazzo che non mi piaceva, molto largo alla base ma corto e finiva a punta, bianco, però era abbastanza duro. Nel frattempo io ero totalmente nudo mentre lui/lei si era liberato del perizoma ed era rimasto in reggicalze e autoreggenti neri con ai piedi un paio di scarpe col tacco a spillo dal numero 44/45, all’incirca; infatti era grande di fisico e a parte le tette non aveva nulla di femminile (forse l’animo). Insomma, mi sistemai sul letto, molto voglioso e pronto ad accoglierlo dentro; essere fottuto da una semidonna con l’abbigliamento intimo da me preferito. Mi misi a pancia in giù, in ginocchio ma con la schiena molto abbassata, il mio viso e il mio petto erano appoggiati al materasso e il mio culo era alto, le ginocchia erano larghe in modo da divaricare il più possibile le cosce e il culo; mi leccò per un po’ il buco e subito dopo mi spalmò una crema, si appoggiò con le mani sulle mie chiappe, mi piaceva tutto questo, mi piaceva sentire la cappella che si appoggiava al buco, mi piaceva sentirla forzare il buco (sempre abbastanza stretto). Però quando entrò dentro mi fece male e gli chiesi di fare piano, perché il suo cazzo mi allargava molto il culo. Nonostante tutto non mi resi conto bene del suo affare perché dopo pochissimi secondi e qualche parola carina ma poco eccitante se ne venne dentro (al preservativo), non lo senti nemmeno pompare e sbattere le sue palle contro le mie chiappe (forse non era abituato a darlo ma solo a prenderlo). Comunque mi disse che era stato meraviglioso (cominciai a capire le donne che non godevano per colpa dei loro uomini) e mi si accasciò addosso. Si ammosciò dentro di me bacandomi la schiena. Anche se ero rimasto deluso dalla cosa il mio cazzo era un po’ duro per l’eccitazione provata durante i preliminari (quelli furono più belli), così gli dissi che toccava a me godere. Mi pregò di non metterglielo nel culo perché non ne poteva più di prenderlo. Mi convinse e mi “accontentai” di una sega; neanche in bocca me lo prese perché aveva finito i preservativi; dovetti crederci per forza. La sega e la sborrata non furono granché. Il senso di schifo e nausea fu più forte delle altre volte e mi venne voglia di andare via subito. Per ripagarmi il trans mi restituì 15.000 lire. Andai a casa, ormai la mia sbronza era passata, mi misi nel letto e cominciai a toccarmelo; questa volta mi venne davvero un bell’uccello duro duro; presi la mano della mia donna (che non si era accorta di niente) e le insegnai come si usava il cambio dell’automobile; ci riappacificammo di nuovo.

Dopo qualche anno senza pensieri perversi, a causa di altri pensieri, mi ritrovai solo, senza più la mia donna. Da solo non ero più in grado di pensare a storie con uomini o travestiti/transessuali ma avevo bisogno di una compagnia fissa di sesso femminile, forse avevo bisogno semplicemente di amore ma la mia mente ottusa non era in grado di capire chi poteva darmelo ma poteva capire solo quale doveva essere il suo sesso; forse per un certo tipo di educazione ricevuta dalla mia famiglia, forse per vergogna della stessa e degli amici e conoscenti nonché parenti, forse per paura di rivelare a me stesso quale sia il mio vero sesso.

Per caso conobbi un’altra donna. Era lontana da me e il nostro amore (o bisogno, attaccamento, insomma, chiamatelo come volete) era inizialmente solo platonico e solo in seguito reale. Una volta rimessomi in carreggiata con una compagna tornò di nuovo in me la voglia di trasgredire. Vivevo da solo e stranamente una sera mi ritrovai a passeggiare di nuovo lungo i navigli di Milano, vicino al parchetto dov’era situato il locale dei trans; mi feci coraggio e vi entrai, dopo un cocktail me ne andai. Sere dopo ritornai di nuovo nel locale e mi guardai lo spettacolino, sempre da solo; dopo il solito cocktail me ne andai. Stavo per ritornare la terza volta al locale quando qualcuno fece un apprezzamento nei miei confronti; non avevo notato che c’era un trans seduto a cosce semiaperte sulle scale di un palazzo vicino al locale, forse si stava riposando, seminascosto. Mi avvicinai e cominciai a fare conoscenza. Mi disse che era nuovo della zona. Dopo un po’ ci ritrovammo (questa volta senza dover contrattare) a scavalcare un cancelletto vicino che portava a delle scalette di uno scantinato. Lo aiutai a scavalcare il cancello appoggiandogli le mie mani sul suo culo per spingerlo dall’altra parte. Lì lo fottei, in piedi. Cominciammo a baciarci, era giovane e molto bello, aveva dei seni un po’ piccoli ma molto duri e ben fatti, sembrava uno di quelli che avevo sognato di inculare sfogliando i giornaletti porno. L’avevo davanti a me, eravamo entrambi vogliosi, non mi pareva vero, questa volta avevo il cazzo che mi scoppiava sotto i pantaloni, come me lo massaggiava bene, da quanto eravamo infoiati e da quanto ce l’avevo duro non riuscivamo a slacciare i bottoni della patta, alla fine ce l’abbiamo fatta; si è inginocchiato e me lo prese in bocca, come ciucciava bene con quella bocca calda ma non ce la facevo, lo volevo inculare subito e per bene; però era un po’ più alto di me, e lui ha dovuto un po’ piegare le ginocchia, aveva le mani appoggiate al bordo della scalinata, la minigonna tirata all’insù e i collant abbassati a metà chiappe, non era facile possederlo in quella posizione, dopo alcuni tentativi andati a vuoto lui diede una bella spinta all’indietro e se lo prese quasi tutto, com’era caldo il suo intestino, rimanemmo così per qualche secondo (solo a ricordare questa scena mi sto’ eccitando), uno dentro l’altro, poi lo scopai (o lui scopò me), il mio bacino e il suo andavano in perfetta sincronia, sbatteva il suo culo contro di me e non si fermava, lo voleva, gemeva fregandosene del pericolo che creava, se qualche passante poteva sentirci o altro, io cominciavo a grugnire, come un maiale, dentro di lui, le sue calze mi facevano un po’ male dato che strusciavano all’uccello, così come le sue mutandine (sempre perizoma), anch’esse strusciavano sull’uccello, ma il dolore faceva spazio ad un piacere immenso. In quella posizione andammo avanti per un bel po’ proprio perché era scomoda e un po’ pericolosa ma alla fine riuscii a inondargli l’intestino con una sborrata stupenda, piena, carica; gli schizzai diverse volte e se li sentì tutti quegli schizzi dentro perché ogni volta dava dei tremendi colpi all’indietro col culo, era ancora duro quando si spostò e se lo sfilò per ripiegarsi sulle ginocchia e prendermelo in bocca, me lo succhiò facendomi soffrire per i risucchi che dava, dopo aver sborrato la mia cappella diventava sensibilissima e con essa tutto il mio corpo e bastava un leggero tocco di lingua per farmi fremere dal dolore e dal piacere. Ci baciammo di nuovo in bocca. Fu davvero una bellissima cosa. Sembrava una giovane ragazzina innamorata e vogliosa, perché mi stringeva le braccia sulle spalle e spingeva la sua pancia contro il mio uccello (che ora era più duro che moscio) per sentirselo tutto, mi baciò con una foga inaspettata e poi appoggiò la sua testa sulle mie spalle; non potei fare a meno di stringere le mie braccia intorno al suo corpo per poterlo tenere per sempre avvinghiato al mio.
Eppure feci un errore..volli far godere anche lui..così cominciai a baciarlo di nuovo e la mia mano andò a stringergli le chiappe e a massaggiargliele, l’altra era sul seno ma lentamente scese giù; sentii il suo uccello abbastanza duro e la sua lingua in quel momento divenne più profonda; mi abbassai e glielo tirai fuori; il suo cazzo era bruno e grande quasi come il mio, solo che aveva una lieve curvatura all’ingiù, eppure mi piaceva, quel cazzo mi piaceva (forse perché era di una persona che mi piaceva), era duro, molto duro e così glielo presi in bocca, com’era caldo. Ma divenne freddo e mi lasciò improvvisamente dicendomi che se ne doveva andare. Con un salto (inimmaginabile fino a prima) oltrepassò il cancelletto e mi lasciò lì, con il cazzo ancora fuori e di nuovo supereccitato. Mi sedetti a riflettere sulle scalinate dove era seduto lui fino ad un’ora prima; mi resi conto di averlo perso per sempre; forse si sentiva veramente una donna e voleva un uomo, un maschio e non il solito in cerca di avventure. Non l’ho cercato e non sono andato più in quel parco.

Ora mi sono trasferito e da poco mi sono sposato e faccio all’amore bene, con amore, sono felice, eppure i pensieri e le voglie mi pervadono di nuovo.
Non so come ma sto’ coinvolgendo mia moglie (lentamente, è chiaro, lei non sa niente di tutto questo); per toglierle la paura di prenderlo nel culo le lecco per parecchio tempo le intimità e poi mi limito a metterle la punta del dito indice nel culo, mi limito a patto che lei faccia altrettanto con me; mi lecca sotto le palle e poi passa al buco del culo e mi infila la punta del dito indice dentro e così, in posizione strane ci inculiamo a vicenda con le nostre dita, senza andare oltre e senza farci troppo male. Le piace farsi mettere a pancia in giù e io sopra di lei però ultimamente mi ha stupito; la stavo scopando in figa in quella posizione quando, improvvisamente, ha alzato un piede e lo ha appoggiato sulle mie chiappe, col tallone si è fatta strada fino a centrare il mio buco e ha cominciato a spingere. Quel tallone mi allargava molto le chiappe e allo stesso tempo mi dava il senso di pienezza perché mi riempiva tutta l’entrata del buco, quasi lo allargava, così facendo il suo polpaccio sfregava contro le mie palle dandomi una sensazione stupenda, mi immaginavo di avere appoggiata la cappella di un cazzo. Il risultato fu che ad ogni spinta del tallone sul mio culo nella sua figa le entravano anche le palle, quasi. Le ho goduto in figa tutto il mio piacere e senza preservativo anche; ora me lo posso permettere, o no?!?

Mi ha fatto piacere ma non so il vero motivo per cui ho scritto tutto questo; forse perché sono sempre alla ricerca di cose fuori dal normale per me?
Spero che vi sia piaciuto leggere la mia storia.
Paspartout69

[FINE]

Ecco sono passati 5 anni da questo racconto e da allora non ho più avuto storie al di fuori di quella matrimoniale...è ora di ricominciare!!

Kiss
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