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Donna in prestito: tre ore di vizi.


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
26.05.2018    |    15.711    |    3 9.5
"Tiro le corde che la legano al letto, la immobilizzo, bendata, a croce..."
Nuda ai nostri piedi, schiena perfettamente allineata, angoli retti; benda sugli occhi, come da volontà del suo dom, tacchi vertiginosi su scarpe di vernice nera, suola rossa: mi chiedo se siano originali.

Quando mi sono accordato con lui, i dettagli non erano definiti. Come, per esempio, cosa avremmo bevuto prima di iniziare a toccarla.

Solitamente scelgo uno scotch. Lo scotch porta il bicchiere adatto per essere appoggiato sulla schiena. Una sub abile, riesce a tenerne almeno quattro. E dal numero dei bicchieri, se è adeguatamente sveglia, capirà quanti uomini l'avranno di lì a poco.

Ma oggi è caldo, scelgo di preparare un gin tonic a regola d'arte. I drink che portano il ghiaccio hanno un vantaggio, quando vengono appoggiati sulla schiena di una slave. Ci arriveremo.

Poche istruzioni per accordarci, il suo master, ormai, si fida di me. Arrivano a casa, puntuali. Gli avevo chiesto di portarla avvolta da un tubino nero, molto aderente e molto corto. Volevo che ad ogni movimento potesse rivelare le natiche, ad ogni movimento un filo più profondo, potesse mostrare le labbra. Tacchi, alti, da non togliere mai e benda.

Dallo spioncino vedo che ha rispettato tutte le indicazioni, quasi sento il profumo della slave attraverso la porta. Li faccio entrare, saluto solo lui. Ci stringiamo la mano, e dico loro di accomodarsi. La fa inginocchiare, senza toglierle nulla. Le mani di lei perfette sulle cosce semi-avvolte dal tubino, la schiena dritta, il collo sorregge perfettamente il viso. Peccato non vederle gli occhi. Il respiro è appena accelerato, non so cosa le abbia raccontato di me.

- E' un bel prestito - dico rivolto a lui. - Molto interessante. Tre ore abbiamo detto?
Avevamo concordato che per tre ore sarebbe stata mia, sotto la sua supervisione e la sua macchina fotografica.

- Sì, tre ore a partire da ora - e dal telefono inizia il cronometro. Da ora in poi mi appartiene.

Non ho fretta, non corro. Anche se l'odore di lei trasmette l'eccitazione e la voglia di scoprire cosa il futuro prossimo le riserva.

Le passo vicino, ancora inginocchiata. Non muove un muscolo, è addestrata bene.

- Alzati in piedi e spogliati, lentamente - E' la mia voce a guidarla ora. Ma è correttamente preparata, esegue. Con i tacchi è alta, più di me, ma non importa. Il corpo slanciato, le gambe solide, un magnifico culo. Devo fare appello al mio autocontrollo. Mi scappa solo una strizzata di capezzolo, quasi distratto, che le strappa un piccolo gemito nella sua postura ferma. Tiene le mani allineate al corpo, i piedi uniti. Sa giocare, e mi compiaccio delle ore che ci attendono.

Ghiaccio nei bicchieri, la giusta quantità di ottimo gin, una tonica selezionata. Mentre preparo: - Ora mettiti a quattro zampe, ai nostri piedi, e tieni una posizione del tuo dom possa fotografare senza vergognarsene.

Esegue alla perfezione. E' ai piedi del divano, dove io e il suo dom ci accomodiamo per gustarci il drink. Mi bagno un dito nel bicchiere e glielo passo sulle labbra, cercando la sua lingua. Lei segue i miei movimenti, non forza, ma mi fa appena assaggiare come sa leccare. Ci divertiremo.

Io e lui parliamo delle sue esperienze passare, di come, solitamente, i loro giochi sono più numerosi, ma non necessariamente più intensi. Lo invito ad appoggiare il bicchiere sulla schiena della sub.

Lo facciamo entrambi e dopo pochi minuti l'acqua gelida, come rugiada, scivola dai bicchieri regalandole brividi sulla schiena. Sa che non deve rovesciare il prezioso liquido, prezioso come quello che comincia a bagnarla tra le gambe piegate.

Tiene le natiche in alto, brava, e noi possiamo ammirarle la figa e il buco del culo. Non resisto alla tentazione di far attraversare al mio frustino l'incavo delle natiche. Le faccio assaggiare il cuoio tra le labbra, le sfioro l'ano, scivolo con la superficie che si inumidisce appena e faccio partire la prima, leggera, frustata sul culo. Geme, ma resta ferma, non rovescia una goccia dai bicchieri che tiene in equilibrio sulla schiena. Davvero una brava schiavetta, penso e faccio notare a lui che, compiaciuto, la sta fotografando con il culo appena arrosato e il frustino che le accarezza i capezzoli, da sotto al corpo.

So che si stanno eccitando, entrambi.

Estraggo un po' di marijuana dal mio nascondiglio segreto, e inizio a preparare una piccola canna. Lui sorride, è una sorpresa. Per fortuna la prendono bene. Mentre faccio per rollare la canna: - Tira fuori la lingua. Occhio, dovrai essere molto delicata.

Uso la sua lingua per bagnare la cartina e la chiudo. Lei è stranita, ma credo abbia sentito l'odore. La faccio accendere al dom, e ci godiamo il drink e la piacevole euforia tra i racconti sempre più spinti del loro passato. Accendo il computer, e faccio partire un video porno, in inglese, di umiliazione. Lascio il volume basso, ma non abbastanza perché lei non lo senta.

- Sai cos'è un blow-back? Puoi rispondere.
- No, non lo so - dice lei, vagamente intimorita.

Faccio segno al dom di sollevare il bicchiere, io prendo in mano il mio e mi avvicino alla sua bocca. Faccio come per baciarla, dopo aver aspirato una importante quantità di fumo. Le labbra, dolci, della slave sono sulle mie e mentre cerco la sua lingua soffio dentro il fumo inebriante, che le farà cedere le gambe ed eccitare i sensi, ancora di più.

Lo faccio due, tre volte e torno sul divano con il dom.

- Ora inizia a leccarmi lenta, parti da piedi e risali fino allo cosce.

Sento la sua lingua abile cercarmi, eseguire l'ordine, diligentemente. Parte dalle dita, le lecca piano una ad una, e risale lenta sulle caviglie. La posizione è meno ferma, lo sapevo, trema un po', di voglia e di fumo. Faccio partire a sorpresa una frustata sul culo, i brividi si propagano fino alla mia carne sotto alla sua lingua.

Poi continuo a massaggiarle la figa con il frustino mentre lei lecca le mie gambe e allunga una mano verso quella del suo dom. Gli stringe le cosce con le unghie, mentre parte una frustata tra seno e capezzolo duro che le strappa un primo grido.

Risale con la bocca sulle mie gambe ancora perfettamente vestite, avevo intenzione di fermarla ma mi sta avvolgendo con le sue voglie. La lascio fare, lascio che il mio uccello cresca ancora avvolto dal tessuto. Quasi completamente.

- Girati e conta. - La interrompo.

Frusto. Una volta. Quasi piano.

- Uno.

Aumento.

- Due.

Arriviamo al dieci, che grida a figa fradicia per il dolore e la situazione. Mi giro verso il dom. - E' pronta. - Gli dico.

La porto a letto dove ho preparato i costrittori. La faccio sdraiare supina e inizio ad avvolgerle polsi e caviglie nella trappola. Tiro le corde che la legano al letto, la immobilizzo, bendata, a croce.

- Qualche foto ci sta, che ne dici? - Il dom ride sadico e inizia a fotografarla.

Estraggo il vibratore anatomico, grosso, lungo. Lo metto vicino alla sua bocca.

- Lecca.

E lei inizia. Lo lecca come fosse un uccello vero, che vuol rendere marmoreo. Ci sfida, da sotto. Lo spingo nella sua gola, per farglielo bagnare per bene. Un'occhiata tra le cosce, è fradcia.

- Tienilo in bocca. Per bene. Succhia.

Mentre lo fa, scendo a leccarla. So che non è propriamente dominante, non mi interessa. Non mi sono mai interessate le definizioni. Amo leccare, amo far godere e inizio. La lecco come so, lento e veloce, capendo via via il suo corpo da gemiti e dagli umori e lei mugola con il vibratore piantato nella bocca, senza farlo uscire. Dò il telecomando al dom, che inizia a farlo vibrare, mentre io continuo a leccarla, dalla clitoride all'ano, dalle labbra infilando la bocca dentro di lei.

So che è vicina, troppa eccitazione ha caricato. Ma ora mi fermo. Tolgo il vibro dalla sua bocca e inizio a farglielo passare sul corpo. Schiaffeggio i seni con il vibro insalivato, forte, e scivolo ancora. Sa che glielo voglio mettere dentro. Ma non sa che è appena iniziato il gioco.

Lo faccio scivolare nella sua figa, fino in fondo, e il corpo immobilizzato freme, la bocca articola gemiti misti a piccole grida, comincio a scoparla col dildo. Lui si eccita e continua a fotografare, il mio cazzo è ormai durissimo ed è tempo di tirarlo fuori da pantaloni e boxer.

Glielo metto in una mano, legata, per farmi masturbare. Esegue senza bisogno di ordini, brava lo è davvero. Mi sega lenta, come piace a me: il dom l'ha davvero istruita per bene. Si avvicina per fotografare il primo piano del mio cazzo nella sua bocca. Gli faccio un cenno, lui coglie il senso: - Riempile la bocca.

E con il cazzo duro inizia a scoparle profondamente la bocca, mentre il vibro fradicio di saliva e umori si appoggia all'ano. Non avrò pietà, lo sappiamo tutti e tre.

Scivola dentro, con un po' di fatica. Aiuto con il lubrificante, non voglio farle male, non un male da far finire il gioco. Lei è ancora immobile, bendata, e ora ha il cazzo conosciuto del suo master in bocca, il mio in una mano e uno finto nel culo, che la scopa guidato dalla mia mano.

Esplode in un primo orgasmo, posso godermi lo spettacolo della figa aperta davanti a me che cola umori densi. Li raccolgo con la lingua e risalgo per farli colare nella sua bocca dalla mia, nella sua bocca impegnata dal cazzo di lui.

Freme e geme, il fumo, la situazione, il corpo fermo e pieno: sta impazzendo, lo so, lo avverto. La pelle è tesa, il suo odore profondo, gli umori copiosi.

Prendo il magic wand, il magnifico vibratore da clitoride, e gioco con la velocità mentre è ancora piena.

- Da qui alla fine - le dico duramente - non dovrai più godere senza un mio ordine.

Non protesta, per tutta risposta comincia a succhiargli il cazzo sempre più avidamente e lui le sta completamente fottendo la bocca.

Il mio uccello scoppia in una erezione importante. Non resisto e glielo pianto in fondo alla figa senza tanti complimenti. Trattiene un grido. Non la scopo. Mi fermo dentro. Se solo mi muovessi godrebbe: ha un cazzo nel culo, finto. Uno in figa, il mio, che pulsa. Uno in gola, che conosce. E un potente vibrazione sulla clitoride che la sta facendo letteralmente impazzire.

Fermo tutto.
Dico al dom si staccarsi.
Esco io, tolgo i giocattoli.
Gronda umori, dalla bocca saliva, dalla figa la sua voglia che contamina il corpo fino al culo e alle gambe.

Sembra stremata. Ma vuole continuare.

Schiaffi più forte affondano i seni e i capezzoli, la mano le stringe il collo.

Prendo il vibro a palla, lo metto dentro di lei, premendole sul punto g. E' completamente impotente e ostaggio delle mie voglie: ma le mie voglie sono di godere e farla godere, più di quanto non abbia mai goduto. La marijuana le ha rilassato il culo e il dildo entra facilmente. Mentre mi giro, lasciandola piena di giochi, accelero ancora con il magic sulla clitoride. Ora voglio godermi la bocca.

- Leccami sul frenulo e il glande. Sii precisa, anche se coli da ogni buco.

Riesce quasi a farcela, mentre la mia dominanza si esprime controllando ogni movimento dei giochi e del suo corpo, alleggerendo per non farla godere, rallentando quando serve, accelerando per farla impazzire.

La sua bocca cerca di distrarmi, la sua strategia è ottima. Divina nel leccarmi e succhiarmi il cazzo, pensa che io possa distrarmi e farla godere.

Quasi non noto più il dom che fotografa a cazzo duro, durissimo, mentre la possiedo ovunque.

Spingo il vibro contro il punto g, mentre schiaccio il cazzo nella sua gola e grido: - Godi!

La sua voglia non si fa aspettare. Esplode letteralmente, tremando trattenuta dai costrittori che le stanno lasciando segni sul corpo. Quasi le sborro direttamente in gola mentre mi godo un orgasmo che coinvolge tutto il corpo, si espande dalla fica, dal clito, dal culo, dalla bocca.

Tolgo ad uno ad uno i falli che la riempiono. Slego le corde dal letto, e unisco mani e piedi sotto di lei con i morsetti. Una sorta di elegante fagotto da fottere.

Lo facciamo, uno per volta, lasciandola sudata, grondante di umori, uno dietro e uno in bocca.

Entrambi eccitati, entrambi duri, nel carattere e nel corpo.

Lei, il nostro oggetto del piacere, soggetto del proprio desiderio, ora legata e bendata ma libera di godere della carne che bramava, della carne del suo dom e di quello a cui l'ha prestata per gli ultimi venti minuti.

Poi la doppia, riempita di cazzo, il mio nella figa, il suo nel culo: io da sotto le stringo il collo, forte, molto forte. So qual è la parola chiave per smettere, ma non accenna a volerlo. Mentre la riempiamo e le manca il fiato scoppia per l'ultima volta del pomeriggio: il grido è intenso, si piega legata e costretta verso le mie orecchie, stritola i nostri cazzi dentro impegnati negli ultimi colpi della doppia.

Lui le gode nel culo, tanto che un po' di sperma cola anche alla base del mio uccello.

Rido, restando fermo nella sua figa che pulsa.

- Ti sei meritato i suoi occhi - sorride il dom, slegandole polsi, caviglie e togliendo la benda.

Lei mi guarda, intensamente. Probabilmente avevano concordato il gioco.

- Ora fagli il miglior pompino della tua vita. Le ordina lui.

Mi metto comodo: scivola il mio cazzo, la sua bocca, lenta e veloce, nel punti giusti.

Tre ore di eccitazione continua, non resisterò. Diverse succhiate, innumerevoli e perfetti colpi di lingua e il mio uccello schizza tra viso e bocca: lecca, succhia, raccoglie, mostra e beve, sempre con i suoi occhi piantati nei miei.

- Le tre ore scadono ora. - Dice il dom: - E' stato un piacere.

Resto a letto, dando loro la possibilità di ricomporsi nell'altra stanza.

Prima di salutarmi lei viene a darmi un bacio leggero: - Ho goduto da morire, come una troia elegante e porca. Abbiamo appena iniziato.

L'erezione che stava scemando trova un secondo di ripresa. Ma avremo altre ore da spendere.

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