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Labbra e miele


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
20.03.2018    |    5.974    |    0 9.6
"Un orgasmo che fa tremare la base del cranio, il centro del mio corpo, il cuore e lo stomaco..."
A volte capita, all’improvviso, come quando ci si risveglia da una trance. Si sta pensando a tutt’altro, la testa è completamente altrove, e all’improvviso riparte la coscienza di sé, e si riprende consapevolezza.

A me sta capitando ora, mentre lei è sopra di me, a colare miele sulla mia bocca, sulla mia lingua, sulle mie labbra. Un miele dolce e aspro, denso, più denso del mio. Non so perché penso a questo ora mentre sento la lingua di lui giocare con il mio, di miele, con la mia voglia tanto bagnata da farmi quasi vergognare, ora che mi sono ripresa.

Eppure non voglio smettere, circondata di odori e sapori, in mezzo a loro, miele come quello della crostata con cui mi hanno accolto nella loro casa, nel loro salotto.

Una crostata semplice come la naturalezza con cui mi hanno abbracciata, baciata, sfiorata, toccata, leccata, succhiata e ancora non riesco a riordinare le idee mentre la lingua di lui sta percorrendo lentissima le mie labbra imperlate e i miei gemiti faticano a trattenersi appoggiati alla sua carne nascosta e bagnata.

Sento la pressione, lei è in piedi, gambe piegate per appoggiare la sua voglia sulla mia bocca.

Ho 19 anni, e pensavo fossero solo fantasie.

Quando ho iniziato a chattare con quell’uomo (non riesco a chiamarlo ragazzo) volevo solo prenderlo in giro. Certo, mi intrigava la sua scrittura, ma spesso non le fantasie che raccontava. Eppure un giorno, dopo settimane di silenzio, leggendo un suo messaggio, mi sono ritrovata eccitata, a letto, appena sveglia. Forse era stata la voglia inappagata della sera prima, forse mi aveva catturato e non me ne ero ancora accorta.

Maledettamente gli avevo rivelato la mia fantasia: essere in mezzo a una coppia. Singola, mi ha spiegato, nel linguaggio degli scambisti. Che brutta parola, scambisti, per definire il calore che sento addosso da quando sono entrata in questa casa.

Abbiamo mangiato, bevuto, fumato insieme. Ho scelto di farlo, nessuno mi ha obbligata, ma ha reso più facile lasciarmi andare alle loro mani, alle loro braccia, ai loro baci.

Ad un certo punto sentivo le loro bocche dappertutto, sulle labbra, che ci baciavano e intrecciavano le loro lingue davanti alla mia, sul collo, uno da un lato l’altra dall’altro, sul seno, dio quando mi hanno preso i seni tra quattro mani, accarezzandoli, toccandoli, soppesandoli… calde, le mani, dolci i baci sui miei capezzoli che si indurivano.

Mi hanno spogliata, lentissimi. Li ho lasciati fare, e sto ripensando ora a quei momenti, pochi minuti fa, alla voglia di averli addosso che saliva ancora, in una realtà che avevo immaginato nelle settimane che hanno preceduto il nostro incontro, nelle parole di quell’uomo strano che mi aveva coinvolta.

E ora lì, sotto di lei, riprendo controllo di me stessa e comincio a sfiorarla con le dita, oltre alla mia bocca, comincio a giocare come se il suo corpo fosse il mio mentre sento le dita di lui esplorarmi le labbra, allargarle e stringerle, con una dolcezza struggente.

Credo abbiano deciso di farmi impazzire.

Sento le dita e la lingua in me, le dita che sfiorano dove sono così sensibile, la lingua a raccogliere ii miei umori, la mia bocca che raccoglie i suoi.

Mi sento stupida, ma non riesco a pensare ad altro che al miele, ne sono avvolta e imprigionata, in un piacere pericoloso, tanto dolce da diventare amaro, come gli umori di quella donna che mi ha guidato, che mi sta guidando.

Sono bagnata, lo so, e lo sento dalle dita di lui che arriva a toccarla, alzandosi, appoggiando la sua voglia tesa ed eretta alla mia, sfiorando con il glande la clitoride gonfia di umori.

Comincia a masturbarla con un dito, vicino alla mia lingua che continua a leccarla lenta. Lei geme, e la mia testa divaga ancora: basta un dito per far godere una donna, se le hai rapito la testa. Penso ai miei coetanei, alla loro porno approssimazione, fatta di velocità e misure, di dita che mi allargano fino a farmi male, mentre ammiro la mano curata dell’uomo giocare con l’orgasmo della sua donna. Delle sue donne.

Sì, non posso fare a meno di sentirmi sua, perché mi accorgo che il glande mi sta scivolando dentro e mi strappa un respiro strozzato in gola perché il miele della donna scivola copioso: sta godendo sopra di me, sta godendo della mia lingua, si bagna mi bagna e sapere di far gemere una donna insieme al suo uomo, la mia bocca e la sua mano, mi eccita ancora di più.

Sono stranita, eccitata, il corpo mi sta vibrando, forse è la marijuana, forse è la voglia, forse sono io che divento me stessa nel piacere che provo a sentire l’asta dura di quell’uomo scivolarmi dentro, riempirmi, allargarmi e farmi stringere allo stesso tempo. Fermo, immobile, profondo, si contrae dentro di me e mi sorride mentre lei mi scivola al fianco, mi prende un seno in mano, bacia appena il capezzolo e risale, mi lecca il collo e viene a trovare le mie labbra. Le percorre con la punta della lingua mentre lui mi sta scivolando lentissimo fuori, fino a far uscire completamente un pene eretto e bagnato di me, del mio miele e della mia voglia calda. Si appoggia solo mentre la lingua di Elena (sì, si chiama Elena, ricordo in un bagliore di lucidità) cerca e trova la mia, si intreccia a lei, mi esplora la bocca, guida la mia nella sua me la succhia piano e mentre mi sta succhiando la lingua sento lui rientrare cominciare a muoversi dentro di me, lento, profondo, ritmico.

Sono persa, completamente persa in quell’abbraccio di umori e tensioni, dentro e fuori di me, mentre lei si gira a 69 per farmi saziare del suo miele e leccarmi piano la clitoride mentre il suo uomo mi sta portando ancora una volta in un altro luogo.

Non è superdotato, non è palestrato, anzi è strano e quasi buffo, fuori dal letto. Brillante, però, seducente, a suo modo. E penso a queste cose prima che il suo uccello sprofondato dentro di me mi tagli fiato e pensiero.

Mi abbandono a loro, completamente adesso. Sento lei leccarmi con piccoli colpetti, alternare la sua lingua tra la mia voglia e il glande del suo uomo che entra ed esce da me. La loro voglia mi raccogliere, mentre mi mettono tra loro. Girati sul fianco, sdraiati a letto, lui dietro, lei davanti. La bacio, senza freni, vorrei mangiarle la bocca, le labbra, il viso. Sento i suoi capezzoli duri stretti a me, lei sente i miei, lui abbraccia entrambe e mi scivola dentro, più forte ora, più veloce, più profondo. Le mani di Elena mi accarezzano ovunque, stringono e allargano le mie natiche per farmi sentire di più il suo uomo che mi respira addosso, che mi lecca e mi morde il collo, la testa trema come le gambe, e lei si allontana appena per sorridermi e masturbarmi ormai veloce mentre lui continua a spingere e rilasciare, penetrarmi e scivolare, e mi avvicino, rapida, intensa, stretta tra loro a godere intensamente del calore estremo che con cui mi stanno espugnando.

Godo, senza altre parole per definirlo. Un orgasmo che fa tremare la base del cranio, il centro del mio corpo, il cuore e lo stomaco. Godo, tra loro cercando la bocca di lei, e trovo la bocca di entrambi. Avevo chiuso gli occhi, e me li ritrovo a baciarsi di fianco al mio viso, stringendomi ancora di più, mentre lui non mi abbandona.

Cerco le loro lingua con la mia, i nostri sapori si confondono. Ci baciamo, in tre, le mani di lei stanno tra il mio corpo e il suo membro, allungo anche le mie e lo masturbiamo insieme, dita intrecciate. Miele nostro sul suo che sta arrivando. Elena lo fa sdraiare, e lo accoglie in bocca. Non mi chiedono nulla e li guardo.

Mentre lei lo sta facendo gemere, metto le mie labbra sulle sue, voglio assaggiare la sua lingua e i suoi respiri mentre Elena lo fa esplodere, voglio sentire la voglia densa, e mentre questo accede lei mi appoggia appena una mano tra le cosce, e si gusta sulla punta delle dita il piacere che cola dalla mia mente. Come il miele, ancora, di quello strano uomo, mi cola dalle labbra su quelle della sua donna.

Elena, ricordo solo rientrata a casa, felice, da quell’incontro. Elena, la moglie del capo. La protagonista di alcuni racconti. La sua amante.

Non so se avrò il coraggio di reincontrarli, penso, mentre mi metto a letto, a casa mia, con la mano che scivola tra le cosce, persa nel ricordo.
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