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La confessione della Hotwife


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
13.05.2018    |    17.238    |    10 8.7
"- La sua mano si sta avvicinando al mio uccello, la voglio, ma devo restare nella parte..."
Scrivo queste righe subito dopo un incontro, svolto a diversi chilometri da casa mia. Il tempo del viaggio è trascorso pensando agli eventi, con il corpo calmato dal periodo refrattario. Ma mentre mi metto al computer, e scrivo queste parole, i ricordi tornano a far tendere il mio desiderio, e a volerlo realizzare ancora.

Un annuncio sul sito, un last: “Fervente cattolico vuole confessare tua moglie davanti ai tuoi occhi, e stabilire adeguata penitenza”.

Una fantasia non da tutti, non per tutti. Pochi messaggi con una coppia, però, e sembra che si possa realizzare. Uso sempre l’ipotetico, prima di un incontro, a dispetto di ogni aspettativa. Ci sono molte cose che possono andare male.

Sembrano decisi.

Lui cuck, docile e sottomesso, lei 40enne hotwife, uno dei miei generi.

Arrivo a casa loro, vestito sobriamente. Camicia azzurra, pantalone nero, cintura. Non conosco i loro gusti nel dettaglio, ma mi metto nella parte.

Suono il campanello, mi apre lui, quasi tremante: - Padre Andrea?

Non sono padre - rispondo - mi perdonerà il buon Dio per somministrare questa confessione. Sono delicate le orecchie del parroco, è anziano.
Venga - Mi guida nella casa, ambia, ricca, isolata, in penombra.

Mi porta fino alla camera da letto, spendendo nessuna parola.

Entriamo.

Lei è bendata, vestita solo di una rete che lascia intravedere i seni, il corpo sodo, atletico, le gambe unite in modo quasi pudico. Ci sente.

Seduta a letto, con un sedia lignea, di foggia antica, posta a 45 gradi. Un’altra sedia, meno ricca, in disparte, nella grande stanza da letto. Lui non dice nulla, si mette su quella.

La guardo, lo guardo, mi siedo.

Avete richiesto una confessione?

Lei è imbarazzata, tiene le mani giunte e la testa rivolta verso il basso.

Qualcuno ha intenzione di parlare? Dio sente anche senza le parole.

Lei si scuote, vagamente, da un torpore che ancora non so se obbligo o eccitazione.

Si, padre, desidero confessarmi.
Non sono padre, sono un diacono. Il parroco non è adatto a questo tipo di confessioni - dico con voce dura.

Mi perdoni Diacono, perché ho peccato
Dimmi donna, di che peccati si tratta? - Non vi nego che la tensione degli incontri rallenta la mia erezione, specie di quelli più tesi. Amo il racconto per quello, perché aumenta il mio desiderio, e sono sicuro, anche il loro.
Viviamo nel peccato, Diacono. Io e mio marito, viviamo nel peccato - È lenta nel procedere, e ancora non capisco se la voce quasi rotta sia una messa in scena o pura realtà.

E quali peccati compireste, sentiamo.
Diacono, mio marito è un cuckold, un cornuto.
Ho familiarità con il concetto, il mio mondo è il peccato.
Ecco vede, per il suo piacere, sono costretta ad accoppiarmi con molti uomini, davanti a lui o addirittura in sua assenza. Questa cosa mi distrugge, finirò all’inferno.
Con il vero pentimento, ragazza, nulla è precluso. Con il giusto atteggiamento, tutto è possibile. Raccontami.

Allarga le braccia, si concede di distendersi. Le mani si appoggiano dietro alla schiena, le cosce di allargano quasi impercettibilmente. È una messa in scena, è brava. Giro appena lo sguardo dietro di me, lui si sta mettendo comodo, ma ancora non si è sbottonato i pantaloni.

Per esempio, l’altra sera - inizia lei - abbiamo invitato a casa un uomo conosciuto su un sito di scambisti. Mio marito si è messo in disparte, come ora, a guardare. L’uomo mi ha spogliata, baciata ovunque, leccata. Mio marito mi faceva segno di masturbarlo, mi capisce, Diacono? - È ancora bendata, ma sono certo che in qualche modo mi stia guardando. Continua:
Gliel’ho preso in mano. Era così grosso, molto più grosso di quello di mio marito. In fondo sono una donna, capisce, Diacono? Cosa dovevo fare?
Dovevi resistere alle tentazioni, donna, non si tradisce il proprio marito, nemmeno se lui lo vuole.
Ma lui si stava eccitando, Diacono. Come ora, come ora che a sentire la storia, lo guardi, si sta slacciando i pantaloni. Non lo vedo, ma ne sono certa.

In effetti, guardandomi dietro la schiena, il marito si sta slacciando i pantaloni e li abbassa, restando in mutande.

Poi, Diacono, ho appoggiato la bocca su quell’uccello duro duro, e ho cominciato a leccargli il frenulo, lentissima. So che alcuni uomini lo amano molto - dice maliziosa. Per certo, è una messa in scena. Comincio a rilassarmi, amo le donne consapevoli, e comincio ad eccitarmi.
Troppi dettagli, Diacono? - mi chiede mentre si accarezza maliziosa una gamba.
No, una confessione, per essere valida, deve essere dettagliata
L’ho fatto scivolare nella mia bocca, Diacono, lentamente, ma fino in fondo. Sa, a volte penso che il Signore mi abbia fatto un bocca così accogliente per un motivo
Non bestemmiare, donna. Cosa significa che hai la bocca accogliente? - Ma l’uccello mi si sta gonfiando e lo sa anche lei.
Che non ho il riflesso esofageo. Poi ingoiare fino a venti venticinque centimetri di qualunque cosa senza sforzo - e mentre lo dice si passa un dito sulle labbra.
Quindi l’ho preso in bocca, completamente, la saliva gli colava sull’uccello sempre più duro, e il movimento della mia testa lo faceva gemere. Quel cornuto di mio marito, in tutta risposta, ha cominciato a toccarsi sul cazzetto minuscolo che si ritrova, lo vedevo, eccitato come un porco.
Modera le parole, sei sempre sua moglie.
Ma gli piace, Diacono, lo guardi ora, solo a sentirmi parlare ha quel suo cazzetto duro duro - la voce è calda, sensuale, l’odore quello di una donna eccitata. Sa che il mio uccello si sta gonfiando, e dal linguaggio del corpo, lo vuole.

Guardo il marito, ha il cazzo duro, non è così piccolo, ma più piccolo del mio. Si sta masturbando lentamente, e mi fa segno di continuare.

Vai avanti, donna, racconta e confessati davanti a me e davanti a Dio.
Padre, anzi no, mi scusi - e allunga un mano a toccarmi la coscia - Diacono - dice strascicando la voce con un piccolo sorriso - Lo sentivo gemere e ho continuato lenta a succhiare, leccare, stringere i testicoli con una mano. Poi gli ho fatto scendere un rivolo di saliva più importante, accompagnandolo con un dito verso il suo ano, e l’ho penetrato con due falangi mentre gli tenevo il cazzo completamente in bocca. Era così duro da essere pronto per me. Ma in quel momento ho sentito quel cornuto di mio marito che sborrava. Gli ho detto di pulire, e di portarci da bere. È bravo, sa?
E lui cosa ha fatto?
Ha fatto il bravo marito, è andato a preparare dei drink molto buoni, peccato che si siano scaldati.
E perché scaldati?
Perché quando è rientrato, l’uomo mi stava scivolando dentro la figa da sopra. Sa, io questi giochi mica gli voglio fare, ma se mi si mette un cazzo così tra le mani e in bocca, mi eccito. - La sua mano si sta avvicinando al mio uccello, la voglio, ma devo restare nella parte.
Sta ferma, donna. Non puoi corrompere né me né Dio con quelle sporche mani.
Ma che dice Diacono? Sono pulitissime - e mentre lo dice comincia a leccarsi le dita, per la mia gioia e quella del marito, che ora ha tolto pantaloni e mutande e si masturba quasi con la bava alla bocca.
Le dicevo che mio marito ci stava portando i drink ed è entrato mentre l’uomo mi entrava da sopra, con le caviglie sopra la testa, schiacciata dal suo peso. Mi aveva leccato prima, con passione, mentre il cornuto preparava i drink - la mia eccitazione cresce, lei è sempre più sensuale - mi ha riempita completamente, Diacono, mica come mio marito, sa? Era un cazzo vero, grosso, potente. Appena mio marito è entrato ha accelerato, i miei gemiti coprivano i suoi passi, lo sentivo potente dentro di me. Ho visto il marito masturbarsi con forza ora, mentre l’uomo accelerava i miei umori. Non era ancora eretto, il marito, data la sborrata di prima - Ride, distintamente.
Non essere orgogliosa dei tuoi peccati, donna, moglie.
Oh, ma non lo sono, è lui che mi obbliga - e dicendolo comincia a passarsi visibilmente l’indice sulla clitoride, aprendo le gambe per me. Non la fermo, non questa volta.
Continua
Mi ha preso e posseduto a pecora, io avevo il viso rivolto verso il maritino, che ora trovata una nuova e ridicola erezione. Ma non vi annoio con ulteriori dettagli. Mi ha scopato con un’oretta, e mi è venuto direttamente in gola. O forse è meglio dire che l’ho fatto sborrare nella mia bocca. Di certo l’uomo non ha usato con le mani - È orgogliosa, ora, dei suoi peccati - qual è la penitenza, Diacono?
Dovrai masturbarmi con i piedi, bendata, senza potermi assaggiare.
Proprio un bel giochino, ma vedremo se saprà resistermi.

Mi slaccio i pantaloni, sono certo che mi veda, sotto alla benda, allunga i piedi avvolti nella rete e li appoggia delicatamente attorno alla mia erezione. Comincia a masturbami lentissima, toccandosi piano la figa completamente fradicia. Io sono eccitato come raramente mi è successo, devo controllarmi moltissimo per non lasciarmi andare.

Ora, Diacono - dice con aria di sfida - mentre le sego con i piedi quel bell’uccello che si ritrova, e mi tocco questa figa succosa che lei già vuole, le confesso un altro peccato.

Il marito, dietro annuisce, io sono tentato dall’abbandonarmi al piacere.

Continua, donna - e colgo solo dopo il doppio senso
Due settimane fa - dice continuando lentissima senza variare il ritmo - mio marito mi ha portata in un parcheggio. Quattro uomini mi stavano aspettando. Li ho succhiati - e mentre lo dice dà un colpo più veloce e torna lenta - leccati - di nuovo più veloce e lenta - masturbati - e infila l’indice nella sua figa bollente - e dai due più grossi mi sono fatta scopare. Prima sul cofano, uno alla volta, poi quel brav’uomo del mio cornuto ha steso nel prato di fianco al parcheggio un telo da mare, un uomo si è accomodato a terra con il cazzo duro e brillante della mia saliva, gli ho infilato un preservativo e mi ci sono seduta sopra. L’altro mi ha aperto letteralmente il culo, di colpo. Per fortuna che gli umori della mia vagina lo avevano bagnato un po’ - ride ancora mentre accelera impercettibilmente il ritmo dei suoi piedi sul mio cazzo e della sua mano tra le labbra - mentre mi scopavano in, come si dice, doppia penetrazione, gli altri due me lo mettevano tra la bocca e le labbra. Non capivo più nulla Diacono, mi hanno riempito di sborra mentre ero in ginocchio. Posizione adeguata, non trova?

Il mio cazzo è durissimo e muoio dalla voglia di provare quella bocca.

Qual è la mia punizione, Diacono?

Mentre lo dice si alza in piedi, toglie la benda

Carino, il Diacono, maritino. - Ormai sa che il gioco è completamente suo.
Lo sai già, donna, a quanto pare.

Si inginocchia e viene a succhiarmi. Gli occhi si alternano tra i miei e quelli del marito, che è tornato completamente duro ma che, dal respiro, sta per sborrare ancora. Mi prende in bocca, un’artista, mi lecca, mi succhia, mi infila un dito nel culo come nel suo peccato, mi adora il pene possedendomi completamente.

Il marito sborra ancora, poco questa volta.

Da lì in poi i ricordi sono confusi. L’ho scopata, sculacciata mentre la fottevo a pecora, continuava a chiamarmi Diacono mentre la fottevo con forza, a volte lento, altre veloce. Si è goduta diversi orgasmi, senza togliere la rete che la avvolgeva ma che mi consentiva di fotterle la figa, il culo, leccarle i capezzoli duri e bermi gli umori caldi.

Mi ha fatto godere con la bocca, solo leccando il frenulo e guardandomi negli occhi. Una schizzata imponente, che il marito ha immortalato in una foto che regalerà loro diversi orgasmi, a cui ne sono seguite diverse. Un po’ ne ha bevuta, un po’ l’ha conservata, passeggiando e ancheggiando per la stanza, per poi riversarla sulla faccia del cuckold.

Dopo averlo fatto torna, mi massaggia le cosce appoggiandosi a terra, mi sfiora il cazzo provato dai suoi e dal mio orgasmo.

Diacono: parliamoci chiaro. Io pecco molto. Questa confessione deve avvenire almeno una volta a settimana. Voglio essere in pace con Dio, e voglio finire in paradiso.

Ancora quasi tramortito mi rivesto, prendo il caffè con loro, che a un emissario della Chiesa un caffè si offre sempre, mi spiegano, e torno a casa.

Passo il viaggio a pensare a questa esperienza, e a come migliorarla. Il rientro a scrivere, a uccello duro, questo racconto, aspettando nuove confessioni.
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