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La mia prima volta da bull


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
10.03.2018    |    9.572    |    2 9.4
"Lo guardo e rido, e prendo coraggio: - Adesso ti scopo come non sei mai stata scopata..."
I ricordi sono quasi sbiaditi, sono passati circa 12 anni, da questa storia vera.

Ero un ragazzino, ancora, 25 anni, e cominciavo a pensare che la sessualità normale non mi sarebbe bastata.

Misi un annuncio su un portale, come singolo. Scrivevo alle coppie e alle singole, in modo disordinato: devo dire di aver capito solo oggi il vero senso del gioco, il presentarsi come sé stessi, l’evitare di competere con i toyboy. Ma non andiamo fuori tema.

Mi rispose una coppia, poche foto, poco visibili. Cercavano un uomo per lei.

Organizzammo. Era un Luglio caldissimo, e mi avrebbero ospitato in una città distante un’oretta dalla mia.

Andai, svicolando dal lavoro.

Mi accolse lui, accompagnandomi in un buio e piccolo pied à terre. Caldo, caldissimo. Soprattutto mentre lui la accompagnava al guinzaglio, a quattro zampe, verso di me.

Non mi aspettavo una avventura simile. Onestamente ero spaventato ed eccitato allo stesso tempo, ma sì sa che questa combinazione non fa bene alle erezioni dell’uomo.

Cerco di rilassarmi, non diciamo praticamente niente. A lui tremano le mani mentre carica la macchina fotografica, niente smartphone all’epoca.

Lei comincia a spogliarmi come una schiavetta. Devo essere onesto, penso ancora di essere stato la sua punizione, tanto era bella. Bionda e mascherata, seno perfetto. Era già nuda.

Mi toglie le scarpe e le calze, e comincia a leccarmi i piedi e le dita, le succhia una alla volta, guardandomi da quegli occhi verdi che sbucavano dalla maschera nera.

Slaccia e sfila i pantaloni, senza dire una parola. Comincia a masturbarmi, mentre mi lecca le cosce. Ha una lingua da gatta, ruvida e dolce, all’inizio, ma sempre più sensuale. Sempre più calda arriva ai testicoli, li lecca lenta, mentre continua a masturbare un uccello, il mio, che comincia a rilassarsi e tendersi, sempre più intensamente. Quando arriva alla cappella con la lingua è quasi completamente eretto.

Sono eccitato come quasi mai in vita. Lo prende in bocca e se lo fa scivolare fino in gola in un movimento unico. È perfetta e bravissima, nessun conato mentre vedo la gola riempirsi del mio cazzo ormai fuori controllo. Potrei davvero sborrare in questo momento, ma mi trattengo, ed è durissima.

Mi masturba il cazzo bagnato leccando la cappella tesa, gonfia, rossa, infuocata. Le accarezzo i capelli e guardo lui che fotografa. Mi incoraggia a prendere in mano la situazione.

Ed è qui, probabilmente, che si rivela per la prima volta la mia anima dominante.

Le prendo la testa e comincio a scoparle la bocca. Con forza, quasi con violenza. Lei si masturba, mentre lo faccio e capisco che le piace.

Lui fotografa e si sega, in disparte. Parliamo poco, ed è una cosa che avrei cambiato, in futuro. Ma ero eccitato e ancora vagamente spaventato.

La trascino sul letto col guinzaglio e le spalanco le gambe. Voglio leccarle via gli umori che la situazione le ha prodotto.

Comincio a leccarla, senza troppi complimenti. La figa dolce e acre allo stesso tempo è fradicia. Infilo la lingua dentro, con la punta a premere sulla parete superiore, prima di scivolare verso la clitoride. Sono sempre stato molto bravo e leccare, e l’alternanza delle mie dita e della mia lingua le fa esplodere sulla mia bocca il primo orgasmo, mentre con i piedi sega il mio cazzo teso. Il suo orgasmo tracima in tutto il corpo e quasi mi strappa quell’uccello durissimo teso tra i suoi piedi.

La faccio mettere a pecora e comincio a sculacciarla. Forte. Grida, lui ha un cazzetto moscio che si sega e sta per venire. Lo guardo e rido, e prendo coraggio:

- Adesso ti scopo come non sei mai stata scopata. - Sbruffone, penso di me.

Metto il preservativo e lei ha il culo spalancato davanti a me. Sono indeciso, ma le prendo la figa. Si può essere lentissimi e potenti, questo in troppi non capiscono. E il mio cazzo ingrossato dalla voglia scivola lento nella figa che mi avvolge. Si muove e si contorce mentre comincio a scoparla tirando la catena del guinzaglio con una mano e sculacciandola con l’altra.

Ora che ne scrivo mi torna il cazzo duro, pensando che potrebbe leggere il racconto, pensando a voi che lo leggerete.

E penso di esserle dentro quella figa che mi incoraggiava a scoparla più forte, a fotterla con decisione.

Forse è il collo stretto dal collare, forse il dolore delle natiche infuocate, forse il mio cazzo che la sta penetrando profondamente e con decisione, ma il suo secondo orgasmo è travolgente. La sento stritolarmi il cazzo dentro, con la figa che schizza e si contrae di prepotenza. Mi butta fuori, e si mette la mano sulla clitoride, a culo alto.

Non ho più paura, non ho più pietà. Il preservativo è fracico dei suoi umori, il mio cazzo durissimo, il suo culo è in vista. Guardo lui, mi prendo il cazzo in mano e mentre ancora gode la inculo violentemente e comincio a fotterla. Grida e gode mentre si infila due dita nella figa.

A quella vista il lui non resiste e sborra nella sua pallida erezione.

Ma manca poco anche a me. La inculo forte per un po’, la giro, mi chino e infilo il cazzo ancora nella figa, mordendole labbra e capezzoli.

Lo sa, mi sente, non manca molto. Mi afferra il culo per spingermi dentro, io le sollevo le gambe e la schiaccio. È una posizione che mi ha sempre portato all’orgasmo. Sentire il cazzo avvolto dalla figa, spingere forte sulle ossa del bacino, sul punto g con la mia cappella così rivolta in alto.

Spingo e urla, esco torno dentro, geme, si contorce e non resisto. Quando sento lo sperma percorrermi l’asta, faccio quasi un balzo in piedi di fianco al letto e sfilo di corsa il preservativo.

Mi prende in mano e istantaneamente comincio a sborrarle tra viso e bocca, fiotti densi, frequenti, forti. Ma perde solo il primo, gli altri sono completamente dentro alla sua bocca accogliente, un po’ di sperma le va di traverso tossisce appena senza mollarmi il cazzo che continua a contrarsi e a spargere seme nella sua bocca ancora cosparsa dal primo schizzo.

Non avevo mai goduto così tanto.

Lei va verso il bagno e io mi rivesto. Avevo perso di vista il lui. Si è già rivestito. Mi rivolge la parola, praticamente per la seconda volta: - Hai da pisciare?

Mi accompagna in bagno, lei è a cuccia, nel box doccia. Ancora il viso sporco della mia sborra.

Tiro fuori l’uccello dai pantaloni e la pulisco pisciando. Non l’avevo mai fatto. Ne beve un po’ e mi sorride mentre la mia pioggia dorata, dio che definizione orrenda, completa il suo piacere.

Non li avrei più rivisti, l’avrei ricordata per sempre.
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