bdsm
Trasformazione totale: da dom a schiavo 8
di FeBOMo79
24.08.2024 |
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"“Bene, ” disse, lasciando il mio mento e facendomi un segno di inginocchiarmi..."
8L’attesa era stata lunga, estenuante, e ogni giorno che passava sembrava allungarsi in un’eternità. Il padrone mi aveva detto che, alla fine, ci saremmo incontrati, ma non sapevo quando sarebbe successo. Ero stato preparato, addestrato, e spinto oltre ogni limite che avessi mai immaginato, e ogni notte, mentre mi addormentavo con il suo nome sulle labbra, la speranza di un incontro reale si faceva sempre più vivida.
Poi, un giorno, il messaggio che aspettavo arrivò finalmente:
“Domani sera, cagna. Verrai da me. Ogni tua fantasia, ogni tuo desiderio sarà realizzato, ma sappi che da quel momento non ci sarà più ritorno. Sarai mio, completamente e definitivamente.”
La notizia mi colse come un fulmine, e tutto il mio corpo reagì istantaneamente a quelle parole. Non c’era paura, solo una fame insaziabile di obbedire, di dimostrare al padrone che ogni sacrificio fatto fino a quel momento non era stato vano.
Il giorno seguente passò in un turbinio di preparativi e aspettative. Ogni gesto era intriso di un’energia nervosa che mi faceva sentire in bilico tra l’eccitazione e l’ansia. Il tempo sembrava muoversi con una lentezza esasperante, ma finalmente l’ora si avvicinò. Il padrone mi aveva dato un indirizzo e delle istruzioni precise: dovevo essere lì alle otto di sera, senza ritardi, e pronto ad obbedire ad ogni suo comando.
Mi vestii con cura, scegliendo abiti semplici come mi era stato ordinato: jeans, una maglietta nera aderente, e sotto, solo il collare che ormai portavo sempre, anche se nascosto. Ogni pezzo di vestiario sembrava pesarmi addosso come un promemoria della mia condizione, come se ogni fibra mi stesse preparando a ciò che stava per accadere.
Presi la macchina e mi diressi verso l’indirizzo che mi era stato dato. Il cuore mi batteva così forte che potevo sentire il sangue pulsare nelle orecchie. La città scorreva fuori dal finestrino come un mosaico di luci sfocate, ma la mia mente era già proiettata verso quello che sarebbe successo una volta arrivato.
Quando mi fermai davanti a un edificio elegante e discreto, il respiro mi si fermò in gola. Sapevo che non potevo esitare, che ogni attimo perso sarebbe stato un segno di debolezza, e non potevo permettermelo. Scesi dalla macchina, le gambe leggermente tremanti mentre mi avvicinavo all’ingresso.
Il portone si aprì con un semplice tocco, come se fosse già stato predisposto per il mio arrivo. L’interno dell’edificio era silenzioso, ogni suono sembrava assorbito dalle pareti, e l’unica cosa che risuonava era il battito del mio cuore.
Mi diressi verso l’ascensore e salii fino all’ultimo piano, come mi era stato ordinato. Ogni piano che passava sembrava avvicinarmi sempre di più al mio destino, fino a quando le porte dell’ascensore si aprirono, rivelando un corridoio lussuoso e silenzioso. Avanzai lentamente, fino a trovarmi davanti a una porta nera, lucida, con solo un numero d’oro incastonato sopra. 72. Era il numero che mi era stato dato. Questo era il momento.
Prima che potessi bussare, la porta si aprì lentamente, come se qualcuno dall’altra parte mi avesse aspettato. Il padrone era lì, in piedi, un sorriso enigmatico sul volto. L’aria intorno a lui sembrava vibrare di autorità, e ogni singolo muscolo del mio corpo si tese di riflesso.
“Schiavo,” disse con un tono che non ammetteva repliche, “entra.”
Mi mossi senza esitare, attraversando la soglia come se stessi attraversando un confine invisibile tra la vecchia vita e una nuova esistenza, completamente dedicata a lui. La porta si chiuse dolcemente alle mie spalle, e il padrone mi guidò in una stanza ampia e lussuosa, illuminata solo dalla luce calda delle candele sparse in giro. Ogni dettaglio parlava di potere e controllo, ogni angolo era una dichiarazione della sua supremazia.
“Spogliati,” ordinò con calma, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Mi spogliai senza alcuna esitazione, lasciando cadere ogni capo di abbigliamento a terra, fino a rimanere completamente nudo, con solo il collare al collo e la gabbia che mi impediva ogni erezione. Sentivo i suoi occhi su di me, ogni suo sguardo era come un tocco fisico, che mi faceva sentire esposto e vulnerabile, ma anche incredibilmente eccitato.
Il padrone si avvicinò, il suo corpo imponente davanti a me, e mi prese il mento tra le dita, sollevandomi il viso per incontrare il suo sguardo. “Sei pronto per essere mio, completamente?”
“Sì, padrone,” risposi, la voce tremante per l’emozione.
“Sai cosa significa questo?” continuò, il tono della sua voce che scivolava come seta sulle mie orecchie. “Significa che non avrai più alcun controllo. Ogni pensiero, ogni desiderio sarà mio. Non ci saranno più segreti, non ci sarà più alcuna parte di te che non mi appartiene.”
Annuii, incapace di dire altro. Sentivo ogni parola come una promessa, una dichiarazione che risuonava nelle profondità del mio essere.
“Bene,” disse, lasciando il mio mento e facendomi un segno di inginocchiarmi. Obbedii immediatamente, il pavimento freddo contro le mie ginocchia nude, mentre il padrone si allontanava leggermente, osservandomi dall’alto con quel sorriso enigmatico.
“Questa sera,” disse, “ti insegnerò cosa significa essere mio, fisicamente e mentalmente. Ogni fibra del tuo corpo sarà scolpita dalla mia volontà, e quando avrò finito con te, non ci sarà più alcun dubbio su chi sei.”
Il padrone prese una serie di oggetti che non riuscivo a distinguere bene nella penombra. Sentivo il mio respiro accelerare mentre il padrone posizionava gli oggetti su un tavolino accanto a me. Mi resi conto che tra gli oggetti c’era una frusta, un lubrificante, e un dildo di dimensioni impressionanti.
“Questa è la tua vera prova, schiavo,” disse il padrone, avvicinandosi e sollevando la frusta. La fece scivolare tra le sue mani, quasi con affetto, e poi la sollevò verso di me. “Stasera sentirai cosa significa essere completamente sotto il mio controllo. Ogni colpo, ogni comando, sarà un passo verso la tua completa sottomissione.”
Annuii, il cuore che batteva furiosamente nel petto. Il padrone iniziò lentamente, la frusta che sfiorava la mia pelle prima di colpire leggermente, un avvertimento di quello che sarebbe seguito. Ogni colpo era misurato, controllato, ma anche carico di una potenza che mi lasciava senza fiato.
“Dimmi a chi appartieni,” ordinò, la sua voce che si insinuava nella mia mente come un mantra.
“A te, padrone,” risposi, mentre un altro colpo mi colpiva, più forte questa volta. Il dolore si mescolava al piacere, creando una miscela esplosiva che mi faceva sentire come se stessi per esplodere.
Ogni colpo successivo era un’esplosione di sensazioni che mi facevano vacillare, ma sapevo che non potevo cedere. Dovevo dimostrare al padrone che ero degno della sua attenzione, della sua guida.
Quando il padrone si fermò, il mio corpo tremava leggermente, coperto da un sottile strato di sudore. Mi guardò con un’espressione che non avevo mai visto prima, una miscela di soddisfazione e desiderio che mi fece sentire completamente realizzato.
“E ora,” disse, prendendo il lubrificante e il dildo, “è tempo che tu senta cosa significa essere mio nel modo più completo.”
Mi girò delicatamente, facendomi inginocchiare a quattro zampe, e iniziò a prepararmi. Ogni tocco era calcolato, ogni movimento era un preludio a quello che sapevo stava per accadere. Il lubrificante freddo contro il mio buco mi fece sussultare, ma mi mantenni fermo, sapendo che questa era solo l’inizio.
Il padrone si avvicinò con il dildo lubrificato, e la sua mano era ferma e sicura. Ogni movimento era calcolato, con una precisione che dimostrava il suo completo controllo. Il mio respiro era irregolare, il corpo teso in attesa di ciò che stava per accadere.
“Preparati, cagna,” ordinò con una voce che non ammetteva repliche. “Voglio che tu senta ogni millimetro mentre il mio desiderio ti pervade completamente.”
Mi misi a quattro zampe, il corpo curvo in un atto di completa sottomissione. Il lubrificante era freddo e scivoloso contro la mia pelle, e il padrone iniziò a massaggiarlo lentamente intorno al mio buco, facendomi gemere di anticipazione. Ogni tocco era attentamente calibrato per farmi sentire la sua presenza in ogni fibra del mio essere.
Con una calma glaciale, il padrone posizionò il dildo contro il mio buco. Sentii la punta contro di me, e un brivido mi attraversò il corpo. Era grande, imponente, e il pensiero di accoglierlo completamente mi fece tremare di emozione.
“Ti avverto, cagna,” disse il padrone, “questo sarà intenso. Non ti è permesso fermarti, non ti è permesso lamentarti. Devi accettare ogni centimetro, ogni sensazione, come un tributo alla mia volontà.”
Annuii, il cuore che batteva a mille, mentre sentivo il dildo iniziare a penetrare lentamente. La sensazione era intensa, un misto di dolore e piacere che mi faceva vacillare. Ogni millimetro che entrava in me era una sfida, un passo verso una nuova forma di sottomissione che mi stava trasformando.
Il padrone era paziente, ogni spinta era misurata, controllata. Mi costrinse a prendere il dildo completamente, a sentire ogni parte di me che si adattava e si piegava alla sua volontà. Sentivo il mio corpo rispondere, ogni muscolo che si contraeva e si rilassava in un ciclo incessante di sottomissione.
“Bene,” disse il padrone, “ora voglio che tu muova il dildo dentro di te. Voglio che tu senta ogni movimento, ogni scossa, e lo faccia con la consapevolezza che ogni tuo respiro, ogni tuo gemito è dedicato a me.”
Obbedii senza esitazione. Iniziai a muovere il dildo dentro e fuori, il mio corpo tremante per l’intensità. Ogni movimento era un atto di completa dedizione, una dimostrazione di quanto fossi disposto a sacrificare per il padrone. Ogni spinta era un atto di adorazione, un segno che ero completamente suo.
Il padrone osservava con un sorriso soddisfatto, il suo sguardo che non perdeva neanche un attimo di ciò che stava accadendo. Mi sentivo come se ogni parte di me fosse sotto il suo controllo, ogni sensazione amplificata dalla sua presenza.
“Mia cara puttana,” disse finalmente, “sei perfetta. Ogni movimento, ogni gemito è un tributo alla mia volontà. Ma ricorda, la tua sottomissione non finisce qui. Questo è solo l'inizio di ciò che ti aspetta.”
Era chiaro che non avevo ancora visto nulla del vero programma che il padrone aveva in mente per me.
“Adesso,” continuò il padrone, “voglio testare la tua resistenza. Voglio che tu continui a muovere il dildo, ma questa volta, con l’aggiunta di un altro strumento che ho preparato per te.”
Il nuovo attrezzo era una piccola frusta con punte morbide, progettata per stimolare e tormentare allo stesso tempo. Il padrone la prese e, con un sorriso malizioso, iniziò a colpire delicatamente la mia pelle, ogni colpo creando una miscela di dolore e piacere che mi faceva gemere e tremare.
“Ogni colpo, ogni stimolazione è una prova della tua devozione,” disse il padrone. “Devi dimostrare che sei pronto ad accettare ogni aspetto del mio dominio. Voglio vedere quanto puoi resistere, quanto puoi sopportare.”
Continuai a muovere il dildo dentro di me, il corpo che si adattava a ogni nuova sensazione, ogni stimolazione. La frusta con punte morbide si muoveva lungo la mia pelle, e ogni colpo era un promemoria della mia sottomissione. Mi sentivo come se fossi in balia di una tempesta di sensazioni, ogni attimo un'esperienza nuova e intensa.
Quando finalmente il padrone si fermò, il mio corpo era esausto, ma soddisfatto. Ogni muscolo era teso, ogni fibra del mio essere era in sintonia con la sua volontà. Mi sentivo completamente trasformato, ogni pensiero, ogni desiderio era dedicato a lui, al suo dominio.
“Bravo, schiavo,” disse il padrone, il suo tono ricco di approvazione. “Hai dimostrato la tua devozione, la tua capacità di accettare il mio dominio. Ora, sappi che sei mio, completamente e senza riserve. Ogni parte di te mi appartiene, e ogni giorno che passa, dimostrerai sempre di più quanto sei devoto.”
Mi inginocchiai, completamente piegato alla sua volontà, il cuore che batteva ancora forte. Sentivo una profonda gratitudine, un senso di appartenenza che mi riempiva. Ogni parte di me era ora dedicata al padrone, e sapevo che questo era solo l'inizio di una nuova era di sottomissione.
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