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Gay & Bisex

Io e Giorgio


di allthom
08.12.2017    |    5.359    |    1 9.3
"Una sensazione tutt’altro che spiacevole..."
(N.B. I nomi ed alcune delle circostanze le ho leggermente modificate per proteggere la privacy delle persone che cito)

Erano le 5 ed un quarto del pomeriggio quando sulla porta del mio ufficio si affaccio’ in tutto il suo splendore di completo blu, camicia con gemelli e cravatta regimental, l’avvocato Tinelli (socio più giovane dell’augusto studio professionale con cui collaboravo all’epoca).

“Tommi a che ora avevi in mente di andartene oggi?”

“Verso le 6, le 6 ed un quarto, ha telefonato l’architetto Ravelli ed ha rinviato il suo appuntamento per discutere la causa della settimana prossima”

“...appunto ti volevo chiedere un favore: come ti ha detto Renato (uno degli altri soci) abbiamo intenzione di assumere il nipote del senatore Frinelli, ti spiacerebbe fargli tu il colloquio oggi pomeriggio? A me e’ capitato un contrattempo a casa…”

“...vabbe dai ma ora non mi posso pure mettere a fare i colloqui, mica sono il capo di nulla qui dentro, ho a malapena la mia stanza…”

“...vabbe’ che c’entra, anzitutto io ho da fare, ti sto chiedendo un favore, poi si tratta di un proforma visto che avremmo gia deciso di assumerlo, certo se si tratta di un ritardato magari siamo ancora in tempo a rimangiarci la parola, diciamo che mi fido del tuo fiuto…”

“E’ inutile che tenti d’allisciarmi, tu c’hai voglia di andare a giocare al dottore e all’infermiera con la nuova fidanzata ed io “pobero sghiavo negro” mi tocca sobbarcarmi la marchetta dello studio e magari trovarvi pure una via d’uscita...VABBE’ morti di sonno che non siete altro, beninteso il tutto e’ a buon rendere…”

“...beninteso…”

“...ma poi che gli dovremmo far fare a ‘sto tizio?”

“...’sto tizio c’ha un nome ed un cognome, chiedili a Tiziana la mia segretaria, beh da quel che ho capito il ragazzo è laureato in giurisprudenza ma vorrebbe darsi al giornalismo...ma vedi tu io mi fido del tuo buon senso…”

Il senatore Frinelli era un politico in ascesa nel partito di maggioranza relativo dell’epoca, il suo nome circolava come candidato alla presidenza di un’importante autorità, essere in buoni rapporti con lui non poteva che fare comodo allo studio.

Non riuscivo ad immaginare come potesse essere questo fantomatico nipote.

Alle 6 meno cinque ciabattando con il suo bel tacco 12 la segretaria mi annunciò l’arrivo del tizio, nome Giorgio.

Gli feci fare una decina di minuti di anticamera mentre sistemavo le ultime pratiche e poi andai a prenderlo in sala d’attesa, visto che nel frattempo lo studio si stava svuotando.

Di sicuro era molto casual almeno nel vestire, portava dei jeans una camicia sbottonata, il fisico tendeva al paffuto, i capelli erano ricci e lunghi a caschetto ed incorniciavano un bel viso dalle guance piene e con un simpatico paio di occhiali dalle lenti tonde.

Lo feci accomodare davanti a me ed iniziammo a parlare, un cosa che mi colpì immediatamente era il continuare a fissarmi e tenere l’attenzione su di me guardandomi dritto negli occhi.

I suoi occhi profondi si piazzarono esattamente dentro i miei per tutto il tempo del colloquio, mi feci raccontare di lui della sua vita nella piccola città borghese da dove veniva, degli studi e dei suoi sogni di vita e aspettative per il lavoro, il tutto in oltre un’ora e mezza di colloquio...e pensare che volevo cavarmela con al massimo 15 minuti di impegno.

Insomma si era fatto tardi, per accorgersene fu sufficiente il palesarsi della guardia giurata che aveva il compito di chiudere lo studio.

Una volta in strada si era nel pieno dell’ora di cena, a quel punto mi sembrò quasi naturale chiedergli:”Beh come stai messo qui a Roma? Hai una casa? Stai in albergo?”

“Seeee spero di potermela permettere dopo qualche stipendio una casa, per il momento il segretario di mio zio mi ha rimediato una stanza privata nel dormitorio di un convitto religioso, sono circondato da frati e preti che studiano all’università pontificia, non puoi capire che palle che mi faccio...senti piuttosto, se non hai di meglio da fare ti va di farmi compagnia a cena? oramai è tardi per mangiare al refettorio del convitto, li si cena come in ospedale ed io non ho voglia di mangiare da solo...c’e’ una pizzeria decente qui intorno?”

Detto fatto e visto che pure per me si era fatto tardi decisi di fargli compagnia e approfondire la conoscenza.

Sicuramente mi interessava anche quel viso rotondo e quello sguardo dolce dietro gli occhiali tondi, di fisico non sembrava male, leggermente più basso di me, aveva appena un accenno di pancetta, i modi erano aggraziati, la conversazione sveglia, insomma valeva la pena di spenderci ancora un’oretta o due in compagnia.

La cena fu tranquilla, buoni i fritti e la pizza, meglio la conversazione, durante tutto il tempo che rimanemmo a tavola, di quando in quando sentivo i suoi piedi urtare i miei, ma facevo volontariamente finta di niente. All’uscita della pizzeria mi offrii di accompagnarlo in macchina al collegio e ci avviammo al parcheggio multipiano vicino all’ufficio.

Di fronte alla macchina parlando ci fermammo ancora e li fu un attimo, ci trovammo uno di fronte all’altro, i nostri sguardi si incrociarono le nostre bocche erano a non più di 15 cm l’una dall’altra e lui mi baciò...meglio provo a baciarmi, sorpreso dal movimento repentino della sua testa infatti avevo spostato indietro la mia e la nostre labbra si erano appena sfiorate, allora mi lancia in avanti con il viso, lui fermo mi attese e finalmente ci baciammo come un bacio deve sempre essere dato, sulle labbra.

Lui mi si strinse addosso, io lo spinsi verso il fianco della macchina e piazzai la mia gamba in mezzo alle sue, spingendo forte il mio bacino contro il suo.

Rimanemmo a baciarci così per qualche minuto poi riprendendo fiato lui mi disse: “ci speravo”.

“in cosa?”

“che ti piacesse baciarmi…”

“dai che ti riaccompagno a casa”

Montati in macchina mi mise una mano sulla gamba destra e non faceva altro che farla scorrere dal ginocchio al pacco e indietro. Una sensazione tutt’altro che spiacevole.

Arrivati al collegio dove lui abitava mi invitò a seguirlo in camera sua, il suo alloggio infatti aveva un ingresso indipendente e non si passava per la portineria.

C’era un posto libero proprio davanti al portone, insomma sembrava proprio un segno del destino, parcheggiai e lo seguii dentro il palazzo.

La camera, al primo piano dell’edificio era molto semplice, uno stanzone con bagno privato, entrando accesi la luce ma lui la spense al volo: “meglio non attirare l’attenzione”.

Del resto ad illuminare la stanza bastava il riverbero dei lampioni per strada.

Mi si rimise davanti in piedi, lo abbracciai e lo avvicinai a me e ripresi a baciarlo, limonarlo, baciavo tutto il suo volto e lui baciava tutto il mio, strinsi il suo bacino al mio, strofinavo il suo cazzo gonfio contro il mio, ad un certo punto lui iniziò a slacciarmi la cintura, poi i bottoni e farsi strada verso il mio cazzo con la sua mano, lo trovo’ ed inizio’ a segarlo dolcemente mentre continuavamo a baciarci.

Mi sedetti sul letto gli sbottonai i jeans, gli tirai giù le mutande fino alle ginocchia e presi il suo uccello in bocca, lui godeva, il cazzo non era completamente duro ma ci voleva ancora poco…

Lui mi fermò, tornò a baciarmi in bocca e a fare mulinello tra le nostre lingue, mi si sedette in braccio ed iniziò a spogliarmi... via la cravatta, via la camicia ed infine via anche i pantaloni...anche lui finì di spogliarsi, a questo punto fu lui a sedersi sul letto e a prendere il mio cazzo in bocca, lo leccava e succhiava, lo baciava…:”vado bene? ti piaccio? sai non ho avuto molte esperienze…”

“Si non vai bene, magari mettici un po più di saliva, il pompino deve essere bagnato…”

“Aspetta… che vuol dire che non hai avuto molte esperienze? Sei vergine?”

“Sai in zona da me non ci sono molte occasioni...no non sono vergine, l’ho gia fatto ma solo due volte, temo di non essere troppo aperto…”

Lo abbracciai e ripresi a baciarlo, prima gli occhi poi le labbra ed il collo, lo feci mettere a pecorina, da dietro iniziai a succhiargli le palle, poi leccai il cazzo, poi portai la mia lingua sul perineo poi sul suo ano, inizia a leccare e succhiare il suo culo, andai avanti diversi minuti, leccando, succhiando umettando ora l’ano ora il perineo.

Quando ritenni fosse pronto, presi un preservativo dal mio portafoglio, passai un po di crema sul suo ano e lo penetrai, prima lentamente, poi sempre più velocemente ed in profondità.

Il suo culo era stretto ma lentamente cominciò ad abituarsi alla presenza del mio cazzo dentro di lui, e non sembrava poi del tutto sprovveduto o alle prime armi, prendeva il mio cazzo con il suo culo, lo sentivo stringerne i muscoli intorno al mio cazzo, aumentando il piacere del contatto, e strofinarmi addosso le sue chiappe ogni volta che i nostri bacini si incontravano .

Dopo un po’ che andavamo avanti così, mi fermai e lo feci girare a pancia all’aria, mi misi le sue gambe sulle spalle ed iniziai ad incularlo in questa posizione, mentre lo masturbavo con la mano, dopo pochi momenti di questo trattamento dal suo cazzo uscì un potente fiotto di sborra, schizzo altissimo come un geiser, un getto che mi colpì in faccia e sul petto, leccai la mia mano e mi chinai su di lui offrendogli il mio viso, lui non si fece pregare, inizio a leccarmi le guance ed il collo, ripulendomi dalla sua sborra, io continuavo a baciarlo appena le nostre lingue si incrociavano, poi si si chinò sul mio cazzo, tolse il preservativo:”Fammi vedere se ho ben capito ‘sta storia della saliva…” e iniziò a leccarmelo tutto, prima l’asta, poi la cappella, se lo mise in bocca e lo succhiava e leccava con tale capacità che dopo qualche minuto pure io sborrai copiosamente, prima dentro la sua bocca poi sul viso e sulle spalle. Inghiotti’ tutto il mio “latte” e stavolta fu il mio turno di lavargli il viso con la lingua dalla mia sborra.

Sfiniti ci buttamo sdraiati e abbracciati sul letto.

Giorgio iniziò la sua colaborazione con il nostro studio qualche settimana dopo e si trasferi’ a casa mia per tre mesi circa.

Ancora oggi siamo buoni amici.



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