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Io e Guido - Prima parte


di allthom
07.03.2018    |    6.804    |    3 9.6
"Non sai le risate ogni volta che mi viene a controllare i fumi della caldaia, lo minaccio sempre di provare a sedurlo, poi però penso a quella povera donna..."
Ero oramai da tre settimane di fila a Milano e con la prospettiva di rimanerci almeno fino alla fine della successiva, le trattative per la grande fusione aziendale del millennio si protraevano da più di tre mesi, lo studio legale per cui lavoravo all’epoca era stato assunto ad un certo punto con l’idea di aiutare a chiudere questa faccenda, che da tanto andava avanti era diventata oggetto di scherno su molti quotidiani nazionali stimolando l’umorismo dei giornalisti economici.

Così una sera il socio anziano dello studio si era affacciato nel mio ufficio lanciandomi un biglietto del treno per l’indomani mattina e l’ordine di portare una valigia bella grande con me, non si sarebbe tornati a Roma fintanto che la vicenda non si fosse chiusa.

Anche l’altra azienda aveva fatto la stessa cosa, assumendo un mega consulente per concludere le trattative, consulente di cui non si conosceva il nome dalle nostre parti e che avremmo incontrato e conosciuto a Milano.

I primi giorni erano stati abbastanza duri, si lavorava anche per 18/20 ore filate, sempre chiusi in un anonimo palazzone dalle parti di Brera, dove al 3° e 4° piano erano riuniti i vari gruppi di lavoro per la grande fusione, chi seguiva gli impianti di produzione, chi la gestione dei fornitori, chi il personale.

Intanto dopo una decina di giorni della nostra controparte non c’era ancora traccia ed il nervosismo tra le nostra fila aumentava. Poi la mattina dell’undicesimo giorno ecco finalmente l’usciere annunciare l’arrivo del Dottore che ci attendeva in una delle sale riunioni per conoscerci.

La sorpresa, per me, fu enorme.

Dall’altra parte del tavolo infatti sedeva il megaiperultraconsulente che altri non era che Guido, che appena mi vide, anche lui sorpresissimo dalla mia presenza, si alzò per venire incontro a salutarmi ad abbracciarmi tra lo stupore di tutti gli altri astanti.

Io e Guido ci conosciamo da quando avevamo 3 anni.

I nostri genitori si erano trasferiti contemporaneamente nel palazzo in cui siamo cresciuti.

Stesso indirizzo, scala, piano, età. Sia loro, i genitori, che noi, i figli. Entrambi figli unici.

Diventare amici, compagni di scuola e di giochi era stata la cosa più naturale del mondo.

Con Guido avevo condiviso, sport, amicizie, fumetti, compiti in classe e complicità nella vita di tutti i giorni di un ragazzo che cresce. Poi con l’arrivo dell’adolescenza e della pubertà erano arrivati anche i primi giochi di sesso tra ragazzi.

Quando poi, per masturbarmi, avevo cominciato a fantasticare anche sui corpi maschili, lui, Guido, era uno dei protagonisti dei film che mi giravo nella mente, mi immaginavo insomma di sedurlo e di fare a lui quelle cose che vedevo fare nelle foto dei fotoromanzi e dei filmini porno dalle varie Cicciolina e Moana, tanto da arrivare ad immaginarmi, nella mia fantasia più’ ricorrente vestito in guepiere, mutandine e calze a rete mentre lui mi prendeva da dietro a pecorina sul suo letto.

Non ero mai riuscito ad andare oltre la fantasia all’epoca, con lui o con altri, per paura, confusione e timidezza.

Poi la vita ci aveva separati, poco dopo aver compiuto 17 anni con i miei ci eravamo trasferiti in un’altra città, e solo tre anni più tardi eravamo tornati a Roma, in un altro quartiere e casa.

Pure la vita di Guido aveva conosciuto diversi cambiamenti, tra i 17 ed i 20 anni aveva perso entrambi i genitori, venduto la casa per aprire una pizzeria ed affrontato ulteriori peripezie personali.

Amicizie comuni di quando in quando mi informavano di come procedesse la sua vita, qualcuno raccontava si fosse sposato, qualcun’altro lo negava ma al momento dell’incontro a Milano erano circa 10 anni che non ricevevo più sue notizie.

I giorni passavano ora veloci, il lavoro era sempre intenso ma l’accordo sui punti principali era stato raggiunto e c’era solo da preparare i vari contratti e accordi commerciali ed economici e rifinire i dettagli.

Venne finalmente l’ultimo week end di lavoro che a metà febbraio coincise anche con la più’ forte nevicata degli ultimi 15 anni.

Con Guido ci si era trovati meno spesso di quanto entrambi avremmo desiderato, anche se abitavamo nello stesso residence, sempre presi dai tremila impegni ed attenzioni che il nostro lavoro chiedeva a scapito delle esigenze personali.

Avendo comunque oramai chiuso gran parte del lavoro decidemmo di comune accordo di dedicarci una serata per per fare il riassunto degli ultimi 15 anni di vita di ciascuno.

Chiuso l’ennesimo verbale di accordo ci dirigemmo verso un ristorante giapponese molto in voga allora da quella parte di Milano, entrambi infatti eravamo ghiotti di sushi e cucina orientale in genere.

La serata corse via meravigliosamente accompagnata da tanto buon cibo e tante bevute, per la prima parte fu lui a tenere banco, e del resto aveva avuto una vita abbastanza travagliata, poco dopo la morte della madre anche il padre si era ammalato e nel giro di un paio d’anni anche lui se ne era andato; aveva fatto in tempo a vederlo diplomato e poco più. L’università aveva ben poco da dirgli, i risparmi del padre e della madre non erano del resto sufficienti a garantirgli di poter studiare senza grossi problemi all’epoca, così si era guardato intorno alla ricerca di qualcosa da fare e siccome vedeva pizzerie e ristoranti sempre pieni aveva pensato di buttarcisi sopra aprendo il proprio locale. Purtroppo le cose non avevano funzionato nel modo sperato, l'attività’ aveva dovuto chiudere, sommersa dai debiti e lui era stato costretto a vendere la casa per salvare il salvabile. Era seguito un periodo di depressione, da cui era uscito solo grazie all’aiuto di una cara persona, una delle sue cameriere, una ragazza cinese che poi era diventata la sua compagna. Grazie al suo aiuto era tornato all'università’, si era laureato con il massimo dei voti ed aveva iniziato la carriera che l’aveva portato lì, poi anche il rapporto con lei lei era finito ed ora da qualche mese aveva iniziato una relazione con una collega, si era da poco trasferito a casa sua.

- Ora basta parlare di me, tu che combini? sposato? convivente?

Mi batteva forte il cuore in gola ma insomma...non avevo nulla da perdere…

- Ho convissuto per qualche tempo con diversi ragazzi ma nessuno di serio

- Aspe’ che dici? Ragazzi?

- Si Guido non lo sai? Io sono gay

- Gay? E da quando? o giesssù e che novità è questa?

- Bhè fino all’università ho tranquillamente tenuto il piede in due scarpe, ero attratto sia da donne che da uomini, anche se con i secondi non avevo mai avuto occasione di andare oltre qualche fugace palpeggiamento, poi ho incontrato una persona speciale: Gianni. Gianni mi ha aiutato a capire molto di me e mi ha fatto scoprire anche l’amore ed il sesso tra maschietti, che mi è piaciuto assai e da quel momento sono stato esclusivamente con uomini...sì negli ultimi 15 anni solo con uomini…

- Maddai non l’avrei mai detto

- Bhe’ non e’ che uno se lo porta stampato in fronte il tipo di sesso che preferisce…

La serata e la conversazione dopo la rivelazione si erano un po’ raffreddate, quindi chiesi il conto, pagammo e ci dirigemmo verso il residence.

Arrivati nell’atrio mi invitò a bere il bicchiere della staffa in camera sua, doveva aver intuito la mia delusione per il suo comportamento e voleva evidentemente farsi perdonare…

- dai non ti preoccupare, prometto di non saltarti addosso… cercavo di fare lo spiritoso per spezzare quel minimo di tensione che si era creato tra di noi...

- bhè non ti nascondo che la cosa un po’ mi ha colpito...ma della vecchia comitiva chi altri lo sa?

- Bhe’ più o meno tutti, cioè tutti quelli con cui sono rimasto in contatto, Alessandro, Carlo, Lucio, Paolo, Vanessa e Viviana, Federica...

- Ah...pure Lucio lo sa? Mister macho man? il tuo più acerrimo nemico d’infanzia?

- Si e anche il mio idraulico e termotecnico di fiducia ora...non sai le risate ogni volta che mi viene a controllare i fumi della caldaia, lo minaccio sempre di provare a sedurlo, poi però penso a quella povera donna che se l’è acchiappato e non mi viene da fargli questo piacere, a lei intendo...

Continuando a parlare la tensione scomparve, ci rilassammo nuovamente aiutati anche dal rhum di cui avevamo fatto fuori più di mezza bottiglia.

- Senti mi dispiace per prima, per come mi sono comportato al ristorante intendo, ma la novità mi ha veramente colpito.

- Beh’ dai ora non fare il tragicomico, non sarò’ mica il primo gay che conosci

- Il primo no, il più’ vicino sicuramente...guarda ti posso dire una cosa, non l’avrei mai detto, ricordo ancora come ti attaccavi alle tette di Federica in piscina

- Si ma non hai mai notato quando ci masturbavamo in comitiva con i giornali del padre di Paolo che mentre voi tutti eravate concentrati sul giornale io ero concentrato sui vostri piselli?

- Ma che davvero?

- Si soprattutto il tuo e quello di Alessandro...oddio pure quello di Lucio non era male...

- Il mio? Maddai il mio e’ un pisello normalissimo non sono mica un superdotato io

- Bhè ma la lunghezza non è mica tutto, un bel cazzo è soprattutto una questione di armonia, il tuo era giusto di lunghezza e larghezza e di forma, non era storto o piegato ma bello dritto, per dire quello di Paolo piegava tutto a destra poveraccio

- Ma non l’avrei mai detto che tu fossi, che chiunque potesse essere tanto attento alla geometria dei piselli…

- Neanche io all’epoca.

- Immagino il turbamento che quelle “sedute” ti potevano causare…

- Bhè diciamo che alimentavano non poco il mio immaginario di seghe, figurati che mi immaginavo sempre di rimanere solo a casa con te, mettermi su in guepiere mutandine e reggicalze e di sedurti…

- A quel punto sbottammo tutti e due a ridere, intanto complice l’alcol e gli scomodi divanetti dei residence milanesi eravamo seduti sempre più vicini, praticamente attaccati, finito di ridere e sputazzare i nostri sguardi si incontrarono e per me fu un attimo, mi avvicinai sempre più al suo viso e lo baciai, lui schizzo con la testa indietro…

- No fermo, aspe’ che fai?

- Zitto!!!... e mi ributtai su di lui e sulle sue labbra e mentre lo baciavo iniziai con la mano sinistra a massaggiargli il cazzo, cazzo che proprio moscio non era, allora con rapido gesto sciolsi la cintura e slacciai i pantaloni tirando giù la zip e mi feci strada nelle sue mutande, sentivo il suo uccello reagire bene alle mie sollecitazioni, lui sorpreso dalla velocità del mio gesto si separò da me ancora una volta…

- No dai Tommi aspetta un attimo fammi capire...

- ZITTO E GODI !!!!...e così facendo mi chinai su di lui per prendere il suo cazzo in bocca...

Erano anni che aspettavo questo momento e ci misi tutto me stesso in quel pompino, prima mi misi il cazzo in bocca e lo circondai con tutta la saliva che potevo, poi piano piano lo scappellai con le labbra, poi iniziai a pomparlo prima piano e dolcemente poi sempre più forte e veloce, ad un certo punto sentì le sue mani sulla mia nuca che davano il ritmo al mio movimento, quando mi sembrò’ fosse lì lì per venire staccai le bocca dalla cappella e mi diressi con la lingua alla base dell’asta, gli strinsi leggermente le palle con le labbra e tornai sulla punta giocandoci con la lingua, gli feci fare qualche giro intorno alla cappella e mi ci rituffai sopra, definitivamente, presi a pomparlo sempre più forte finché non senti’ la schiena inarcarsi la sua gamba fremere ed un fiotto di sborra investì la mia bocca, mi chinai di lato e raccolsi ed inghiotti tutto quello sperma che gli avevo letteralmente spremuto fuori dal cazzo, poi continuando a baciarlo e ad accarezzarlo mi rialzai...Il suo sguardo era stravolto dalla sorpresa e dal piacere, mi ricomposi gli diedi un bacio di saluto sulla guancia e me ne tornai in camera.
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