incesto
L'Amore che non ti Aspetti

25.05.2025 |
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"Incoraggiato dalla sua mano, anche io posai la mia sul suo pube e la sentii ansimare e e socchiudere gli occhi, e sussurrare:
— È bellissimo!—
Infilai la..."
L’Amore che non ti aspettiAvevo circa quindici anni quando nel lontano 1968, mia cugina Pina venne a passare tre settimane di vacanza da noi.
Lei era la figlia maggiore dei miei zii Luca e Giacinta, Luca fratello maggiore di mio padre, si era trasferito in Francia all'inizio degli anni Cinquanta, e dopo qualche veloce rimpatriata fatta nei primi anni quando i suoi bambini era piccoli o ancora nemmeno nati, non venne più; quindi, ero cresciuto nella consapevolezza che avevo uno zio in Francia, ma che però non conoscevo, così come anche i miei cugini.
Quando Pina, "all'anagrafe Giuseppina" compì diciotto anni, volle venire a trovare i suoi zii italiani che anche lei non conosceva di persona ma che in casa erano una presenza costante, infatti se ne parlava un pò mitizzando e idealizzando lo zio che in Francia aveva fatto fortuna e che faceva studiare i suoi figli per emanciparli, e dalla parte opposta si idealizzava la morale e la rettitudine dello zio italiano che con pugno di ferro educava i suoi figli, che poi saremmo io e mia sorella minore che all'epoca non aveva nemmeno undici anni.
Quando la cugina Pina finalmente arrivò all'aeroporto e con mio padre l'andai a prendere, mi parve come quelle modelle che allora in tv facevano trend, una bella ragazza vestita in maniera Punk, abiti sgargianti camicia legata a nodo sull'ombelico, capelli lunghi neri legati a coda di cavallo che lasciavano libero il visino di ragazza diciottenne con un bel fiore stampato sul viso, gli occhi truccati di blu con ombretto a sfumatura, e le labbra dipinte di rosso e messe in risalto con del lucida labbra.
Sotto la camicia legata a nodo, un maglietta bianca con un bel cuore rosso stampato al centro che sotto la camicia faceva capolino, un paio di jeans aderenti a campana con una grossa cintura a borchie e un fibbia metallica con un giglio in risalto, e un paio di stivaletti con un tacco da sette centimetri che comunque non la facevano alzare molto dal momento che era più bassa di me che già a quindici anni ero un metro e ottanta.
Era carina, un visino dolce e un sorriso gentile e accattivante, ma per il suo modo di vestirsi e di truccarsi, subito fece arricciare il naso ai miei che ora temevano una sua cattiva influenza su mia sorella Lina "diminutivo di Angelina" che aveva soli undici anni e già era la sua Dea.
Comunque, subito i miei si resero conto che Pina, malgrado il primo impatto se non negativo ma sconcertante, si rivelò una ragazzina parecchio timida, molto gentile e simpatica.
Si era appena diplomata in ragioneria, e contava di iniziare un tirocinio con qualche commercialista, e comunque di cercare di laurearsi in economia quanto prima con la viva speranza di poter lavorare un giorno e aprire uno studio commerciale da gestire da sola o in società con qualcuno di cui si fidasse, ma che al momento non esisteva.
Con me fu molto gentile, ma credo mi considerasse un Nerd, non conoscendo niente della vita movimentata delle grandi città europee ero completamente ignorante su qualsiasi argomento lei con me volesse iniziare.
Poi il fatto che mio padre mi avesse dato il compito improcrastinabile di tenerla d'occhio e proteggerla suo malgrado presto me la rese ostile, e io provavo un profondo disagio perché non volevo essere considerato da lei il suo guardiano.
Frequentavo il liceo tecnico come mio padre voleva, ma credo che fosse solo per emulare il fratello che orgoglioso faceva studiare i suoi figli per conquistare il mondo, mentre io aspiravo al massimo a un impiego fisso in qualche fabbrica di metalmeccanica che a quel tempo spuntavano come funghi nella mia zona.
Per Pina entrare in un mondo per lei arretrato e sentirsi così ammirata e invidiata dalle altre ragazze della sua età per il modo libero di pensare, parlare e vestirsi, in qualche modo le diede alla testa, e diventava un tantino arrogante e a volte offendeva, sia me che Lina, che invece di lei era la prima Fan.
Per farla divertire e godersi le vacanze ma anche conoscerci, mio padre si fece dare le ferie, e ogni giorno ci portava al mare, ma non volendo essere invadente nella vita privata di Pina, impose a me categoricamente di starle sempre attaccato e proteggerla se qualcuno cercava d'infastidirla, per non doverlo fare lui che si sentiva tremendamente in imbarazzo con quella nipote a lui completamente sconosciuta.
Fare il cane da guardia a Pina, era un ruolo che proprio non mi piaceva, ma non potevo disubbidire a mio padre, il quale a sua volta non voleva che mia cugina si mettesse nei guai, e questo incrinasse il rapporto con suo fratello, il quale gli aveva espressamente chiesto di non lasciarla troppa libertà.
I primi giorni, furono tranquilli, lei veniva al mare con noi, si divertiva, conosceva altre ragazze e passava parecchio tempo con mia madre, la quale la faceva conoscere alle sue amiche e vicine di casa, che tutte avevano figlie più o meno della sua età, ma nessuna così emancipata; almeno agli occhi di quelle ragazze
Pina questa impressione dava, e anche ai miei occhi a dire il vero.
Ma ovviamente essendo un bella ragazzina diciottenne con una mentalità un pò diversa dalla nostra, fare amicizia con i ragazzi era per lei una cosa normale, mentre invece non lo era per mia madre e per mio padre che temevano qualche sbandata pericolosa di lei, o che qualcuno fraintendesse il suo modo di fare e cercasse di approfittarne.
Conobbe alcuni ragazzi un pò più grandi, con i quali instaurò un rapporto di amicizia, e con i quali voleva sempre stare, ma a me non piaceva, loro erano tutti grandi, anche più di lei, e io mi sentivo escluso, anche se le ragazze mi piacevano, loro erano interessate ai ragazzi grandi, non certo a me, e comunque erano anche loro sorvegliate da padri, madri, e fratelli.
Solo Pina godeva apparentemente di una certa libertà, ma il suo cane da guardia ero io, e fintanto che c'ero nessuno faceva lo stronzo con lei, ma allo stesso tempo nessuno mi calcolava.
Avevano deciso di fare una festa in spiaggia, un festino di soli ragazzi, con falò notturni e danze intorno al fuoco; alcuni ragazzi avevano chitarre e uno suonava anche la fisarmonica; e naturalmente invitarono Pina che ci voleva andare, ma per la prima volta si scontrò contro le obiezioni di mia madre e di mio padre, che in nessun caso volevano lasciarla andare da sola a una festa dove di sicuro la festeggiata sarebbe stata lei alla fine.
Dimostrando un carattere deciso e testardo, lei disse che era ormai grande e decideva da sola quello che voleva fare e lei a quella festa ci voleva andare.
Si trattava di stare fuori tutta la notte, e mia madre non voleva che per colpa sua io dovessi stare una notte intera fuori casa, e nemmeno io lo volevo, nessuno era mio amico, e avrei dovuto tenere d'occhio una che non voleva essere controllata, e che ormai mi detestava chiaramente.
Pertanto, le dissero che questo permesso non lo avrebbe avuto, e che mio padre avrebbe telefonato al suo per fargli presente il problema e se insisteva se ne sarebbe dovuta tornare in Francia decretando la fine della sua vacanza.
Sotto la minaccia di andarsene, Pina scese a più miti consigli, e suo malgrado si rassegnò all'idea che sarebbe dovuta restare a casa con noi.
Ma dentro di lei un punta di ribellione ancora resisteva, e mi chiese con fare complice se me la sentivo di aiutarla a uscire di nascosto la sera della festa, stare fuori fino a mezzanotte e poi insieme tornarcene a casa
Un'idea davvero pessima, ma dato le insistenze di Pina, alla fine accettai, e lei per tutta risposta mi abbracciò e mi diede un bacio, e tanto bastò a farmi capitolare.
La sera della festa, come d’accordo, dopo cena dicemmo che uscivamo a fare una passeggiata, e i miei per non sembrare dei tiranni che la tenevano chiusa in casa come una prigioniera, ci lasciarono andare, e mio padre mi diede dei soldi dicendo di portarla al cinema così magari si divertiva di più.
Invece appena fuori, l'auto dei suoi amici ci stava aspettando: quando mi videro cominciarono a fare storie, in quanto lei sarebbe dovuta essere sola, ma lei disse che non poteva da sola ma che io sarei stato invisibile; e infatti invisibile mi sentivo.
In spiaggia comunque non era male, si suonava si danzava, si mangiava e si beveva, e qualcuno faceva girare anche del fumo, e ovviamente Pina partecipava attivamente anche a dare dei tiri e andare su di giri.
Mi parve strano che improvvisamente qualcuno cominciasse a intrattenersi con me, e facendomi allontanare dal gruppo, io non avevo ne bevuto ne fumato, ma sentirmi un pò anch'io parte del gruppo e considerato, mi fece per un momento dimenticare Pina, che invece veniva circuita da qualcuno che cercava di appartarsi con lei.
Quando la sentii gridare e chiedere aiuto, subito corsi verso di lei, ma i due che stavano con me cercarono di fermarmi, ma io deciso ad aiutarlo li spinsi via e correndo cercavo di capire dove fosse chiamandola, un grido soffocato sentii da dietro alcune dune, e deciso corsi in quella direzione, e la vidi distesa sulla sabbia, mentre qualcuno cercava di spogliarla, e senza pensarci mi lanciai su di lui e lo colpii con dei pugni, mi sentii afferrare da dietro, ma in preda alla rabbia e alla paura, mi divincolai cadendo nei pressi di un tronco che afferrai e con disperata rabbia roteai con violenza colpendo qualcuno.
Pina era ancora a terra, e mi guardava spaventata, e gli altri scappavano, mentre a terra uno di loro giaceva sanguinante.
Senza nemmeno rendermene conto avevo colpito proprio quello che stava per violentare Pina, e gli altri vedendomi inferocito con un grosso tronco in mano che lo roteavo senza guardare chi colpissi, scapparono terrorizzati che qualcuno potesse farsi male sul serio.
Pina, gridando mi pregava di fermarmi e di buttare via il tronco, e io vedendo che non c'era più nessuno e che lei era salva, cominciai a calmarmi, e gettai via il tronco e andai da lei, che piangendo mi abbracciava, mentre quello a terra cominciava e rinvenire lamentandosi.
Gli fui sopra e stavo per colpirlo con dei pugni, ma Pina mi pregò di non farlo, era ferito e dovevamo aiutarlo.
Cercammo di chiamare gli altri, ma orami molto intimoriti ognuno raccoglieva le sue cose per scappare.
Corremmo verso la strada per chiedere aiuto, e un'auto con una famiglia che rientrava, si fermò, e ci diede aiuto.
Il ragazzo ferito non era grave, solo una lieve commozione cerebrale; tuttavia, chiamarono l'autoambulanza e venne anche la polizia, e dovemmo dire la verità e quello che era successo.
Mio padre fu avvisato e poco dopo arrivava al commissariato anche lui.
Ero sicuro che mi avrebbe mollato un paio di ceffoni, e anche Pina aveva questa paura, invece visibilmente provato e molto emozionato, ci abbracciò entrambi dandomi dei baci e stringendoci forte a sé molto preoccupato di tutto quello che ci sarebbe potuto accadere
Mia madre era rimasta a casa pe non lasciare sola Lina che stava dormendo, ma piangeva disperata fino a quando non ritornammo a casa.
Lei appena ci vide tornare mi abbracciò come se avesse temuto di perdermi, e a Pina invece diede una forte sberla in faccia, ma poi abbracciò anche lei chiedendole scusa, ma Pina piangendo chiedeva scusa a lei.
Raccontai quello che era successo e mi dissi pentito di aver disubbidito per aiutare Pina ad andare a quella festa in spiaggia, ma Pina mi abbracciò chiedermi lei perdono per avermi messo in una situazione molto pericolosa.
Comunque, alla fine non era successo niente di irreparabile, e Pina ormai era convinta che ora sarebbe dovuta andare via.
Invece mio padre non volle dir niente a mio zio di quello che era successo, ma decisero che Pina meritava fiducia e una seconda chance, lei voleva solo stare con dei ragazzi della sua età, non voleva mettersi o mettermi nei guai, questo lo capivano bene, e capivano anche che io non avevo esitato a correre dei rischi gravi per aiutarla e solo per questo non era successo niente di più drammatico.
Pina rimase con noi, e con me diventò un'altra; ora era lei a voler stare sempre con me, e cominciò a confidarsi come se fossi non un amico, ma il suo ragazzo, fino a chiedermi se avevo avuto qualche rapporto intimo con qualche ragazza.
Era successo che alla fine delle scuole medie, avevo conosciuto Alena, una ragazza che mi piaceva tanto, e che mentre eravamo in gita con la scuola, eravamo riusciti ad appartarci, e darci un veloce bacio sulle labbra.
Niente di che, ma per me quella era stata l'esperienza più sconvolgente che avessi mai avuto con una ragazza.
Anche lei mi confidò che oltre a qualche bacio non aveva mai dato a un ragazzo, e che in spiaggia era stata costretta quasi a forza ad allontanarsi con quel tipo, e in quel momento accendendosi di una luce nuova a me sconosciuta, mi chiese se volessi baciare lei, sulla bocca quasi mi stesse chiedendo qualcosa d'impossibile.
Ero talmente emozionato che non riuscivo nemmeno a dirle di sì, ma quando le sue morbide labbra si posarono sulle mie, provai una gioia e un voglia immensa di stringerla forte a me, e tenerla stretta per sempre.
Anche lei era molto emozionata, e lo percepivo da come tremava, e provai solo voglia di farla stare bene, e non so per quanto tempo restammo abbracciati a baciarci con dolcezza senza cercare altro.
Quando con un fil di voce mi chiese di fare all'amore, ero completamente cotto e non capivo nemmeno che cosa intendesse; in teoria lo sapevo, ma non avevo la benché minima idea di che cosa fare, ma nemmeno lei aveva le idee chiare, ma voleva donarsi a me, che evidentemente dopo che la ebbi salvata da quella sera per me provava qualcosa di molto simile all'amore, e anche io mi sentivo particolarmente legato a lei.
Molto emozionato, e dissi che non sapevo come si fa all'amore, e lei come se si vergognasse, mi disse che nemmeno lei lo sapeva, ne aveva molto parlato con le sue amiche in Francia, ma la verità era che lei proprio come me non ne aveva idea, solo che ora stando con me nella mia stanza da soli, sentiva una voglia immensa di donarsi.
Così timidamente cominciammo a fare dei ragionamenti per capir come andare avanti.
— Tommy, ti piacerebbe vedermi nuda? Immagino che sia la prima cosa da fare se si vuole fare sesso. —
— Si penso che sia necessario, ma il solo pensiero di vedere la tua pelle liscia, bianca e morbida, mi fa provare un desiderio enormi di accarezzarti e baciarti, e il tuo profumo mi eccita e mi fa desiderare di stringerti.—
Mentre sottovoce ci dicevamo queste cose, ci sfioravamo con le labbra il viso, e io le baciavo timidamente il collo, mentre lei si toglieva la camicia rimanendo con solo il reggiseno che francamente non aveva molto da reggere, Pina aveva un bel seno ma non grande, si reggeva benissimo da se, e i suoi tesi capezzoli si ergevano invitanti e mi attiravano con il desiderio di baciarli e leccarli e forse anche morderli.
Eravamo entrambi ora a torso scoperto, e lei come se ne fosse affascinata mi accarezzava i forti bicipiti scolpiti da anni di nuoto e palestra, e ora posava tremante la mano sul mio pube constatando la mia forte erezione consapevole che la desideravo con tutto me stesso.
Incoraggiato dalla sua mano, anche io posai la mia sul suo pube e la sentii ansimare e e socchiudere gli occhi, e sussurrare:
— È bellissimo!—
Infilai la mano nei calzoni che lei aveva aperto senza che nemmeno me ne fossi accorto, e accarezzai i peli pubici molto morbidi, mentre le baciavo le labbra e lei mi faceva sentire la sua lingua che lasciavo entrare nella mia bocca.
I realtà stavamo andando alla cieca, tastavamo i nostri sensi scoprendo entrambi cosa ci piaceva, ma non sapevamo assolutamente niente di cosa ci aspettasse o cosa avremmo dovuto fare, avevamo solo voglia di stringerci e stare stretti, di fonderci insieme.
Probabilmente avremmo finito per fare all'amore e magari combinare un guaio immenso, dal momento che non eravamo né preparati ne consapevoli di quello che sarebbe potuto accadere.
Il rumore della macchina di mio padre ci fece subito staccare e ci rivestimmo in tutta fretta, ridendo come di sottecchi, consapevole di stare per fare una cosa cattiva, e prima di uscire e accogliere i miei genitori come se niente fosse successo, li mi disse mentre mi teneva la mano:
— Ti voglio bene Tommy! —
Le sorrisi e le risposi:
— Ti voglio bene Pina! —
Dopo ci limitavamo appena potevamo a darci tanti baci e accarezzarci specie le parti intime, ma non osammo più andare oltre.
Purtroppo, le tre settimane passarono in un baleno, e Pina ritornò in Francia, ma ci scrivevamo sempre senza comunque rivelare mai in quale rapporto veramente fossimo, le lettere non erano private, anzi era proprio il concetto di Privacy che proprio non esisteva, pertanto ci limitavamo a dirci banalità, tra le quali leggevamo ciò che invece veramente ci dicevamo.
Pina da quell'anno, ogni anno venne in estate a passare le sue vacanze con noi, e infine quando fui io a compiere diciotto anni, lo zio Luca volle assolutamente che io andassi a trovarli e in quei giorni, Pina fu la mia accompagnatrice.
Ormai lei aveva compiuto ventuno anni, allora era quella l'età in cui si diventava maggiorenni, ma lei si appoggiava a me per qualsiasi cosa, dimostrandosi veramente innamorata di me, che comunque ero e restavo suo cugino di primo grado, ed entrambi sapevamo che una vera relazione tra di noi non era possibile.
Ma per i miei e per i suoi, eravamo come fratelli e non ci vedevano nulla di male nel fatto che passavamo il nostro tempo insieme, anzi, in virtù di quello che era accaduto in spiaggia la prima volta che venne a trovarci, si sentivano molto sicuri e tranquilli sapendo che con lei c'ero io, quindi quando una sera che rientrando da una serata in discoteca, scoprimmo di essere soli in casa, come se quella fosse la cosa più naturale possibile, in camera sua ci concedemmo completamente uno all'altra, e io feci all’amore con Pina, la mia amata cugina della quale ero pazzamente innamorato.
Pur non avendo avuto esperienze sessuali nessuno dei due oltre a quelle fatta tra di noi, ormai ci eravamo fatta una cultura e ci sapevamo muovere con una certa disinvoltura, ma quando alla fine la penetrai sverginandola, nessuna delle teorie imparate resse alle emozioni psicodeliche che entrambi provavamo, e già da quella volta, ci concedemmo non una volta, ma diverse volte, tante, e se non fossero tornati gli zii con i miei cugini, lo avremmo fatto ancora forse per tutta la notte e ancora.
Il desiderio di amarci aumentava, di giorno in giorno, e ormai cercavamo solo il modo di rimare soli e fare sesso, tanto, molto sesso all'infinito. facevo incetta di contraccettivi, ma non bastavano mai, e Pina era ancora più insaziabile di me, e spesso ci mettevamo a rischio di farci scoprire per quanto eravamo diventati dipendenti uno dall'altra.
Il giorno del mio ritorno in Italia, fu forse il giorno più triste della nostra vita, ormai avevamo conosciuto il sesso, e farlo era tremendamente bello, ma solo tra di noi.
Lo scoprii quando ebbi modo di farlo con una ragazza che le somigliava molto, ma non era nemmeno lontanamente paragonabile a lei, la mia Pina era qualcosa d'irraggiungibile per qualsiasi altra donna, lei mi amava con il corpo e con l'anima, e quando si donava a me, era come se ci fondessimo in un essere superiore che dominava e poteva tutto.
Quindi quando solo per starle vicino decisi di andarmene in Francia, mia madre forse solo allora cominciò a capire quale sentimento mi unisse a Pina, e prima di partire mi parlò:
— Tommy, innamorarsi è la cosa più bella che a una persona possa accadere nella vita, ma ci si deve innamorare della persona giusta con la quale poi s'intende formare la propria famiglia.
— Con i propri familiari non è possibile farlo, né tra fratelli, né tra cugini di primo grado.
— La potrai amare con tutto te stesso, e lei potrà ricambiare il tuo amore, ma mai potrà diventare tua moglie e tu suo marito, avete lo stesso nome e lo stesso sangue, sarebbe un incesto, un peccato perseguibile sia dagli uomini che da Dio.—
Ero fortemente sconcertato:
— Ma perchè?
— A chi importa se noi ci vogliamo bene?
— A chi facciamo del male se ci noi ci amiamo?
— Lei è la mia donna, mamma, io lo sò, lo sento, lei mi ama con tutta se stessa, e io amo lei allo stesso modo, non stiamo rubando niente, e non facciamo del male a nessuno, ci vogliamo solo amare.—
Mia madre mi abbracciò commossa, vedeva la mia disperazione e la paura di perdere la donna che amavo.
Fu lei a darmi la chiave per poter superare almeno l'ostacolo legale:
— Tommy. nessuno può impedire a due persone maggiorenni libere e consenzienti di stare insieme, potrete vivere insieme a avere ance dei figli, ma non potrete mai sposarvi, nessuna legge lo permetterebbe, e non dovrete nemmeno rivelare il vincolo di parentela che vi unisce, e se poi nascessero dei figli, potrebbero essere soggetti a malattie ereditarie molto pericolose, dovute proprio alla vostra consanguineità, forse non nell'immediato, ma potrebbe accadere nelle generazioni successive, per questo l'incesto è fortemente ostacolato e perseguito da tutte le leggi.
— Sei veramente disposto a correre questo rischio?
— Probabilmente se voi due foste cresciuti insieme, mai vi sareste innamorati, ma siete cresciuti lontano senza esservi mai visto, e quando è successo e l'hai salvata da uno stupro, lei si è legata te e tu ti sei legato a lei, io non esiterei a darvi la mia benedizione, e anche tuo padre, e credo che anche i tuoi zii non esiterebbero a farlo, Pina è una brava ragazza, e tu sei il migliore che potesse incontrare, ma il resto del mondo vi sarebbe contro, e non esiterebbe a farvi del male, perchè contravvenite a una delle leggi ancestrali più radicate nel cuore degli uomini.
— Non dovrai mai dimenticare questo figlio mio, dovrai sempre nascondere come una colpa il fatto che siete cugini di primo grado.—
Era la prima volta che l'argomento veniva affrontato nella sua vera crudezza.
Con Pina ne parlammo molto, cercando una soluzione plausibile, ma non ce n'erano, noi eravamo consanguinei e affini, non potevamo sposarci.
Alla fine rivelammo anche ai suoi genitori ch ci amavamo, e fummo sorpresi nel constatare che gli unici a credere che fosse un segreto, eravamo noi.
Come mia madre aveva previsto, loro ci erano vicini, e ci appoggiavano e non ci ostacolavano in nessun modo, ma anche loro sapevano che avevamo il mondo contro, e che non sarebbe stato facile vivere con un simile segreto.
Forse proprio in virtù di questo che nonostante tutto volemmo andare a vivere insieme, ma avemmo l'accortezza di farlo in un'altra nazione, E ci trasferimmo in Germania, in posto al confine con la Francia per non stare molto lontano dai suoi genitori, e li vivemmo per i primi dieci anni come se fossimo una coppia senza nessun problema.
Evitammo di avere figli, e potendo lavorare entrambi come professionisti raggiungemmo anche una posizione economica e sociale di tutto rispetto, e non esitavamo a presentarci in pubblico come marito e moglie, anche agevolati dal fatto che avevamo lo stesso cognome, cosa naturale in Germania quando si è sposati, poichè la donna in genere assume il cognome del marito.
la tranquillità, del vivere insieme come se fossimo davvero sposati, inevitabilmente portò anche le cresi che la vita di coppia in genere crea, e non avendo figli che facessero da collante, alla fine ci portò alla separazione, non ci furono drammi, ci volevamo bene, ma non sentivamo più il bisogno di continuare a vivere insieme.
Pina conobbe un uomo lussemburghese che possedeva un ristorante e un maneggio per i cavalli, non credo che se ne fosse veramente innamorata, ma se ne andò con lui, forse perchè si era accorta che alcune donne mi giravano intorno, anche se non era niente di serio, non mi ero sottratto al fascino che qualcuna di loro emanava.
Ci parlammo sinceramente e convenimmo che tutto sommato era anche meglio così, non avremmo più dovuto fingere e nasconderci, e così lei se ne andò a vivere con Paul in Lussenburgo, e io dopo una breve convivenza sposai Heidrum, una ragazza che da un po di tempo mi aveva fatto capir che le piacevo.
Con lei ebbi anche due figli, Rosa e Gerard. malgrado la ovvia delusione dei miei genitori e quelli di Pina, alla fine tutti convennero che era stato il tempo a mettere tutte le cose apposto, e che quindi non avevamo niente da recriminare.
Per quasi quindici anni con Pina a parte qualche augurio per le feste comandate, non avevo avuto contatti, c'incontrammo quando Mio zio Luca suo padre venne a mancare, e ci vedemmo al suo funerale, e quando ci abbracciammo per le condoglianze, credo che entrambi provammo lo stesso brivido che ci costrinse a staccarci quasi a forza.
Per tutto il tempo della cerimonia, Pina e io restammo uno accanto all'altra, e in un momento in cui potevamo, lei mi disse di non lasciarla sola, che voleva sentirmi accanto.
Solo allora mi resi conto che lei era da sola:
— Che fine ha fatto Paul? — Le chiesi parecchio curioso e disorientato: — Ci siamo lasciati già da qualche anno.— Fu la secca risposta.
— Perchè non me lo hai detto? Sarei venuto a prenderti!—
— Lo so, per questo non ti ho detto niente! —
La guardai con una seria stizza negli occhi, ma lei capendo cosa volevo dirle, accarezzandomi la mano, disse:
— Mi è bastato distruggere la mia di famiglia, non era il caso di distruggere anche la tua, hai due figli, e una moglie che ti vuole bene, perchè farle del male?—
Le strinsi la mano e attirandola a me le dissi:
— Stupida! Con Heidrum ci siamo lasciati poco dopo che è nato Gerard, ho lasciato che lei continuasse a vivere nella nostra casa, ma non come marito e moglie, solo come conviventi, lei si occupa dei ragazzi, e a volte mi aiuta con la casa, ma niente di più.—
— Però non siete divorziati!—
— No! Non lo siamo, ma nemmeno noi eravamo sposati, eppure mai ho sentito una donna mia come sentivo te.—
Accarezzandomi il viso, mi chiese:
— Ricordi perchè ci siamo lasciati?—
La strinsi a me, e la baciai:
— No! Non me lo ricordo, e tu?—
Stringedosi a me e poggiando il capo sul mio petto, disse:
— Nemmeno io!... Resta con me stanotte.—
Ancora la baciai, e con commozione le dissi:
— Pina, se mi vuoi ancora resto con te per sempre!—
Da quel giorno ormai sono trascorsi molti anni, e mai più abbiamo sentito il bisogno di lasciarci, Eidrum si è rivelata mia sincera amica e nostra complice e ci ha sempre aiutato a tenere celata la nostra parentela, ma per la verità questo non é mai stato veramente un ostacolo, poichè Pina e io alla fine ci siamo semplicemente amati, e ci amiamo ancora, anche se molto più teneramente, ci piace tenerci per mano e insieme passeggiare e giocare con i miei nipoti che lei sente anche come suoi.
Perchè privarci di questa gioia?
Se mai dovesse esistere davvero l'inferno, non credo che lei o io celo siamo meritato, lei è sempre stata il mio angelo e io il suo, non ci sentiamo peccatori, e se mai un dio ci dovesse giudicare, sono più che certo che ci assolverebbe con formula piena per non aver commesso nessun crimine e mai ferito qualcuno.
Altri sono i peccati e le colpe che dovrebbero indurre a chiedere perdono, mai il fatto di aver amato, e io a pina l'ho amata così come lei ha amato me.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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