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tradimenti

Sogni da "Mistress"


di HoneyHole
23.05.2025    |    59    |    3 9.0
"Gino guardando Franco con sguardo severo, disse: "Va bene Franco, ha capito, non infierire adesso e non esagerare, lo so che non lo pensi veramente..."
Sogni da Mistress

Tilde Lorenzi, diminutivo di Matilde, frequentava il quinto anno del liceo scientifico e stava per prendere la maturità.

Sostenuta sempre dai suoi genitori, che tolleravano qualsiasi suo eccesso, l’avevano da tre anni iscritta alla scuola privata in un campus svizzero, affinché avesse le migliori possibilità di crescita e sviluppo per affermarsi nella vita;
con un carattere forte deciso e autoritario, ben presto cominciò a essere temuta, e tenuta a distanza dalle altre ragazze che di lei avevano paura, ma anche con i ragazzi tendeva ad assumere un ruolo da dominatrice, che spesso la portava a violenti litigi e spaventare i ragazzi che con lei niente volevano a che fare.

Intanto le cose cominciavano ad andare male nell’azienda di suo padre che cominciava sentirsi l’acqua alla gola, perdendo molti buoni clienti, e cominciando a vendere le sue proprietà.

Intanto però Tilde ignara dei problemi familiari, continuava con arroganza e cattiveria a infierire contro chi le si poneva davanti, fintanto che una sera un gruppo di ragazzi, ormai esasperati dalla sua prepotenza, le tesero un agguato e con delle cinghie di cuoio la frustarono a sangue, lasciandola infine svenuta in mezzo al parco, dove per sua fortuna poco dopo fu soccorsa da Franco Grimaldi, un ragazzo che frequentava lo stesso istituto, ma che con lei poco ci aveva avuto a che fare.

Franco prontamente si prese cura di lei, chiamò i soccorsi che la ricoverarono per le varie escoriazioni che aveva sul corpo dovute alle cinghiate, mentre il ragazzo, come sé, se ne sentisse responsabile, le rimase accanto per tutto il tempo del ricovero.

Franco diventa ben presto suo fedele amico prima, e poi il suo ragazzo.

Solo che Tilde non voleva concedere a nessuno l’esclusiva del suo amore, e con Franco fu molto chiara;
"ognuno poteva avere le storie che voleva senza conflitti di gelosia, sempre parlandone senza farlo alle spalle dell’altro".

Solo che nella mente di Tilde questo significava che lei poteva fare liberamente ciò che voleva, mentre Franco avrebbe dovuto chiederle il permesso per farlo, e comunque non riteneva Franco un tipo che andasse a letto con altre ragazze, così da lui aveva poco da temere.

Intanto si era parecchio calmata dopo l’aggressione al parco, e pensò solo a conseguire il diploma e portare a casa la maturità.

Purtroppo per lei dopo che ebbe conseguito il diploma, l’azienda familiare fallì, e suo padre si trovò pieno debiti e incapace di sostenere i costi per mandarla all’università, che così fu costretta ad abbandonare i suoi sogni di laurea, e cercarsi un lavoro per poter sopravvivere, e con Franco dopo aver conseguito la maturità si persero di vista.

Franco ebbe una brillante e fulminea carriera dopo che si fu laureato appena quattro anni dopo aver conseguito il diploma di ragioniere; una volta diventato esperto economico, fu assunto come capo dirigente associato, “Del Banco dei Paschi di Siena”, Proprio dove Tilde era da poco stata assunta come cassiera, e appena si avvide che Franco era un suo diretto superiore, con le sue grazie ammaliatrici si precipitò per riconquistarlo con il chiaro scopo di sfruttare la sua posizione di rilievo.

A Franco non parve vero di ritrovare la donna così libera ed emancipata che tanto aveva ammirato e forse anche amato, e non fu difficile riprendere quella loro relazione anomala, che per qualche anno sembrò persino reggere.

Tilde malgrado il suo temperamento spavaldo e aggressivo, dopo la dura lezione ricevuta in collegio, e il drammatico tonfo dei suoi sul piano economico, non si era più abbandonata a vezzi estremi, e solo qualche volta aveva ceduto alla voglia di trasgredire e farsi qualche ragazzo, al di fuori dal suo rapporto quasi monogamo con Franco, che a sua volta mai l’aveva tradita, ma non per le convinzioni sballate di Tilde, ma solo perché a lui Tilde piaceva, e le voleva anche bene, e vedendo che lei in fondo non faceva niente per demolire il loro rapporto, si era convinto che in fondo la sua era solo una scena per mostrarsi donna forte e autoritaria, ma che in fondo lo amasse e con lui ci volesse vivere per sempre.
Solo che le cose non stavano proprio così, Tilde era convinta di essere lei la dominatrice nel loro rapporto, e che Franco avesse semplicemente accettato il suo ruolo subordinato alla sua “Mistress”, anche perché nella loro intimità era Tilde con la sua esperienza e anche con la sua aggressività a dominare e però farlo felice, in quanto Franco non doveva spremersi molto per farla godere, era lei che assumeva sempre il controllo del coito e lo guidava, restandone alla fine sempre soddisfatta, e questo gratificava Franco che non sentiva il bisogno di fare niente di straordinario per farla felice.

Poi però successe l’imprevedibile; Furono invitati a una festa della banca, che come ogni anno in estate prima di chiudere per le vacanze, organizzava un raduno di tutti i dipendenti e dirigenti per un rinfresco seguito da giochi, balli, e qualche divertimento extra.

Tilde per un suo capriccio, non ci volle andare, ma Franco invece ci voleva partecipare, e senza problemi, e senza nemmeno dirlo a Tilde, ci andò, e si meravigliò parecchio, quando si accorse di essere corteggiato da alcune ragazze che lavoravano in banca, ma che non si erano mai dimostrate così gentili con lui; ma era solo perché Tilde le intimidiva con la sua arroganza, ma ora che lui era da solo, e loro avevano anche bevuto, i freni inibitori si allentavano e alla fine dopo aver flirtato con almeno tre ragazze, si ritrovò da solo nel parco della banca con Lauretta, la cassiera collega di Tilde, che a Tilde proprio non sopportava; e farle questo scherzetto con il suo ragazzo, le parve una bella maniera di farle abbassare la cresta e farla scendere dal piedistallo su cui da sola si era posta.

Così dopo aver a lungo limonato nel parco, andarono a casa sua e li Lauretta si concesse senza remore a Franco e con lui ci passò la notte intera.

Franco non si preoccupava della reazione di Tilde, il loro accordo prevedeva solo che quando ciò succedeva se lo dicessero francamente e tutto rimaneva come era senza drammi.

Lui stesso diverse volte aveva soprasseduto alle sue scappatelle senza farne mai un dramma; quindi, era certo che Tilde si sarebbe adeguata.

La realtà fu molto diversa, Tilde non fece scenate, ma era chiaro che la cosa le dava fastidio, poiché da quel giorno si rifiutò di fare sesso con lui e nemmeno più la parola le rivolgeva decisa a vendicarsi e fargliela pagare.

Così un sabato sera, successivo all’accaduto, fingendosi pronta a passarci sopra e riprendere il loro rapporto normale, lo indusse a lasciarsi legare per un gioco perverso, e quando lo immolizzò rendendolo innocuo, chiamò un ragazzo che prima aveva fatto nascondere nella stanza degli ospiti, per farci sesso con lui davanti a Franco, che impotente avrebbe dovuto assistere al coito e poi ripulire dal corpo di lei i fluidi che sarebbero emersi. In questo modo Tilde pensava di raffermare il suo dominio su Franco.

Ma quando il ragazzo che Tilde aveva indotto a partecipare a quel suo strano gioco, vide Franco legato come un salame e imbavagliato, lo riconobbe come il suo carissimo vecchio amico del liceo, e capendo che la donna gli aveva teso una trappola, corse da lui e gli tolse il bavaglio chiedendogli che cazzo stava succedendo.

Tilde vedendo che la sua vendetta rischiava di andare in fumo, con tono da padrona ordinò a Gino di rimettergli il bavaglio, e eseguire i suoi ordini, e con rabbia lo colpì in faccia dandole un forte schiaffo, ma Gino, alzandosi di scatto, restituì la sberla a Tilde, facendola andare a cadere sul letto, e poi liberare Franco, mentre Tilde in preda a una furia pazza, afferrò un elefante di ceramica che aveva sul comò, e lo lanciò con rabbia contro Gino, che di spalle a lei liberava Franco dal nastro adesivo con le forbici che lei stessa aveva lasciato vicino a lui.
Franco che si avvide di quello che Tilde stava per fare, spinse via Gino prima che l’oggetto lo colpisse alla testa, e andò a finire poco lontano da lui, Gino si alzò di scatto e la colpì con un pugno in faccia, e poi le afferrò il braccio ritorcendolo dietro la schiena e facendola gridare dal dolore, intanto Franco finiva di liberarsi da solo, e diceva a Gino che ora la poteva lasciare, e appena Gino la lasciò, Franco con estrema violenza le mollo in faccia una sberla da farla volare fino ad andare a battere contro il comodino vicino al letto facendola stramazzare a terra dolrante, e subito dopo sferrarle un calcio sulle costole tanto forte da tramortirla.

Avrebbe voluto continuare a colpirla, ma Gino lo fermò dicendogli che non valeva la pena rovinarsi la vita per una pazza zoccola, e lo trattenne dal continuare a colpirla.

Tilde dolorante a terra lo guardava con odio, e Gino che ormai era stato messo al corrente da Franco del perché di quella messinscena, disse che la poteva denunciare a farla arrestare per sequestro di persona a scopo di violenza sessuale, e che lui le avrebbe fatto da testimone.

Tilde, ancora aveva la forza per parlare, disse che lei avrebbe denunciato loro per averla picchiata allo scopo di violentarla, e Franco non resistette dal mettersi a ridere.

Con un sorriso beffardo sulle labbra, le mostrò le video camere di sorveglianza accese che avevano ripreso ogni cosa, rammentandole che era stata proprio lei a volerle installare in casa per la sua sicurezza.

Insieme a Gino la sollevò dal pavimento e la misero sulla Poltrona che avevano in camera da letto, e li Franco la costrinse a guardare il filmato di quella che sarebbe dovuta essere la sua vendetta.

Nel video era chiaro che i ragazzi si erano solo difesi e che lei aveva legato Franco contro la sua volontà, e poi aveva aggredito Gino quando aveva cercato di liberare Franco, e la rabbia di Franco era solo la reazione all’abuso subito che, come colpa, non era grave quanto le colpe di lei.

Gino che era avvocato, le disse chiaramente che con quei filmati in tribunale lei sarebbe stata condannata senza possibilità d’appello, e che il suo impiego alla banca se lo poteva scordare, se Franco la denunciava.

Ora il suo sguardo non era più di odio, ma di terrore, poteva finire in prigione per parecchi anni, e rischiava seriamente di perdere il lavoro.

Franco, con sguardo feroce, le chiese:

"Allora la vuoi chiamare tu la polizia, o la chiamo io? Gino te lo ha chiarito come andrai a finire appena il video diventa di dominio pubblico. Ti lascio scegliere cosa fare".

E le diede il cellulare affinché chiamasse la polizia.

Il viso di Tilde, tumefatto e sanguinante per gli schiaffi e pugni ricevuti, la rendevano una visione raccapricciante, e Gino si apprestò a darle sollievo ripulendola con un panno umido e porgendole del ghiaccio da mettere sul viso gonfio.

Con gentilezza le chiese se si sentiva un po' meglio, Franco anche lui calmandosi parecchio, aspettava che lei si decidesse a chiamare la polizia, ma Tilde aveva capito che non le sarebbe convenuto, e si rendeva conto che con Franco non sarebbe più potuta rimanere:

-Che faccio adesso? -

Sembrava più una domanda fatta più a sé stessa che a Franco.

Gino che inginocchiato accanto a lei le teneva premuto il ghiaccio sul viso, le disse:

"Mi sembra ovvio che qui non ci puoi rimanere; hai un posto dove andare? Dai tuoi? Qualche amica? In Hotel? Capisci che rimanere qui dopo quello che hai fatto ti mette in serio pericolo!
Come ti è saltato in mente di fare una cosa così stupida e pericolosa? Coinvolgendo anche me? Credi veramente che qualcuno avrebbe rischiato la galera per sostenere un tuo capriccio così assurdo? Forse non sarebbe nemmeno male che tu consultassi qualche specialista, non credo che il tuo cervello funzioni molto bene."

Tilde Guardando Franco, con tono più conciliante, gli chiese:

"È così? Me ne devo andare? Finisce così?"

Franco la guardava perplesso:

"Veramente nella tua testa bacata pensavi che ci sarebbe stato un seguito? Ascoltami bene, ora sei troppo malconcia per mandarti fuori di casa allo sbaraglio, me ne andrò con Gino appena ti sentirai meglio.
Ma tu appena sarai ripresa dalle botte, presenterai domanda di trasferimento il più lontano possibile da qui, io l’avallerò subito così non ci saranno impedimenti.
Poi sparisci dalla mia vita e non ti fai mai più rivedere, pena la denuncia per sequestro di persona; il video resterà come prova, e Gino lo sa che per questo reato non esiste la prescrizione, anche dopo trent’anni si può essere perseguiti.
Quindi augurati di non incontrarmi mai più sulla tua strada.
Se solo osi toccare qualcosa che non è tuo in questa casa nel periodo che ancora resterai qui, ti faccio arrestare senza indugio.
Per quello che mi riguarda, è finita, e ora esci definitivamente dalla mia vita, rimpiango solo il non averti lasciata morire dissanguata quando quel giorno ti trovai priva di sensi nel parco dove qualcuno più saggio di me aveva deciso di lasciarti morire, e io stupidamente volli salvarti.
Spero solo che incontri qualcuno con le palle, che non si faccia mai di questi scrupoli, e decida di schiacciarti come una serpe velenosa.
Questo è l’augurio che ti faccio; spero che tu muoia soffrendo come una bestia."

Tilde lo guardava sgomenta, si rendeva conto di aver trasformato un angelo in un demone, e cominciava a sentire le lacrime scendere sul viso tumefatto.

Gino guardando Franco con sguardo severo, disse:

"Va bene Franco, ha capito, non infierire adesso e non esagerare, lo so che non lo pensi veramente quello che hai detto, mi sembra sufficiente che lei cambi sede e non si faccia più viva con te o con me, ma per il resto voglio sperare che abbia imparato la lezione e che non cerchi più di avere queste pazze illusioni di dominazione sugli altri.
Ora per favore vattene, sei troppo arrabbiato e non mi piace, io la metto a letto e mi assicuro che non faccia altre sciocchezze, poi ti raggiungo; queste sono le chiavi di casa mia, vacci e restaci, io mi occupo di lei."

Franco ormai più calmo, la guardò quasi con pietà, forse avrebbe anche voluto abbracciarla, ma uscì senza dire altro.

Tilde a capo chino piangeva, e Gino amorevolmente la prendeva in braccio e la posava sul letto e poi la copriva, trovò in cucina delle compresse d’ibuprofene e glie diede una per calmarle i dolori, e aspettò che lei si addormentasse.
Poi uscì anche lui e richiuse la porta.

Per quasi dieci giorni, Franco rimase a casa di Gino, e intanto coltivava la sua amicizia con Lauretta, che si dimostrava molto dolce e gentile.

Tilde non si presentò più in banca e dopo qualche tempo si seppe che aveva chiesto e ottenuto un trasferimento, nessuno sa dove.

Franco ha ripreso possesso della casa in cui con Tilde aveva abitato, e ha chiesto a Lauretta di vivere con lui.

Qualche mese dopo si sposavano perché Lauretta aveva scoperto di aspettare un bambino.

Gino fu il suo testimone di nozze, e le altre colleghe di Lauretta, le sue damigelle.

Quel giorno nascosta nella chiesa, Tilde cercando di non farsi riconoscere, volle rischiare pur di rivedere Franco, che dava una svolta decisa alla sua vita, e lei piangendo, finalmente capiva che cosa aveva gettato via.
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