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incesto

Isa: Sguardi Rubati Atto 4


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
16.05.2025    |    2.015    |    4 8.7
"“Sei un diavolo, ” aveva detto, ammirata..."
L’appartamento di Madonnella era avvolto dal calore umido di una sera di ottobre, l’odore di salsedine che si insinuava dalla finestra aperta, mescolandosi al ronzio lontano dei motorini sul lungomare di Bari. Un neon tremolava, dipingendo strisce azzurre sul soffitto. Andrea, vent’anni, era affondato sul divano, il Nokia 3310 abbandonato accanto a lui, lo schermo che lampeggiava per un messaggio di Marco: “Stasera al bar?” Non rispose. La sua mente era inchiodata a Isa, la compagna di suo padre, la donna che lo aveva cresciuto da quando aveva dieci anni, dopo che sua madre era sparita. A 55 anni, Isa era un fuoco inestinguibile: alta, snella, con un seno da quinta misura che sfidava il tempo, capelli castani mossi sulle spalle, e un modo di muoversi – gonne attillate, tacchi che ticchettavano – che lo mandava in tilt. Due settimane prima, al club Velvet, l’aveva vista nuda, il corpo travolto da cazzi e gemiti, e lui, nascosto dietro un vetro a specchio, si era segato, le mutandine di raso nero di lei strette in mano, venendo fino a tremare. Da allora, non era più solo uno spettatore: voleva Isa, voleva toccarla, possederla.
La porta della sua camera era socchiusa, la luce soffusa che disegnava ombre sul parquet. “Vogue” di Madonna pulsava dalla radio, un ritmo che gli martellava il cuore. Andrea si alzò, i piedi nudi sul pavimento freddo, il respiro corto. Dalla fessura, la vide: davanti allo specchio, con una camicia di seta nera semiaperta, il seno che premeva contro il tessuto, i capezzoli duri che si intravedevano. Sotto, un perizoma di raso nero, e tacchi che le slanciavano le gambe. Si truccava, il rossetto rosso che scivolava lento sulle labbra. Andrea sentì il cazzo indurirsi nei jeans, il desiderio che lo consumava. Guardarla non era più abbastanza: ogni immagine del club – il seno di Isa che ballava, la sua fica lucida, i gemiti che squarciavano l’aria – lo aveva spinto oltre il confine. Voleva essere l’uomo che lei desiderava, non solo un’ombra.
Si avvicinò, la porta che scricchiolava appena. La mamma si voltò, gli occhi che lo inchiodarono. “Andrea,” disse, la voce morbida, un sorrisetto che lo fece tremare. “Che fai lì?” Non c’era rimprovero, solo curiosità. Andrea deglutì, le mani sudate. “Ti guardo,” ammise, la voce rotta, il cazzo che pulsava. Isa rise, un suono caldo che gli strinse lo stomaco. “Lo fai spesso, vero?” chiese, posando il rossetto sul comodino. Si avvicinò, i tacchi che ticchettavano, il profumo muschiato che lo avvolse come una droga. “Ti ho visto al club,” sussurrò. “I tuoi occhi su di me, il modo in cui tremavi. Mi è piaciuto.”
Andrea arrossì, il cuore che gli esplodeva. Isa si fermò a un passo da lui, la camicia che si apriva di più, lasciando intravedere la curva del seno. “Ti piace ciò che vedi?” chiese, e nella sua voce c’era amore, ma anche una fame che lo trafisse. Lui annuì, incapace di parlare. Con un movimento lento, Isa si slacciò la camicia, lasciandola cadere sul pavimento. Il seno nudo, tondo e sodo, era lì, i capezzoli duri che catturavano la luce. Andrea gemette, gli occhi fissi su di lei. Isa sorrise, accarezzandosi il seno, le dita che sfioravano i capezzoli. “Guardami,” disse. “Non toccare. Non ancora.”
Andrea obbedì, ipnotizzato, il respiro rotto. Isa fece un passo indietro, le mani che scivolavano sul perizoma. Con un gesto lento, lo fece scivolare lungo le cosce, lasciandolo cadere a terra. La fica, appena depilata, era nuda, lucida, perfetta. Si sedette sul bordo del letto, spalancando le gambe. “Vieni più vicino tesoro,” disse, e Andrea si inginocchiò davanti a lei, il cazzo che premeva dolorosamente contro i jeans. Isa aprì la fica con le dita, mostrandogli ogni dettaglio – il clitoride rosa, le pieghe bagnate. “Ti piace?” chiese, la voce che tremava di desiderio. Andrea annuì, la bocca secca, il cuore che gli scoppiava.
Poi, Isa si voltò leggermente, mettendosi a carponi sul letto, il culo pieno in mostra. Con una mano, si infilò un dito dietro, lubrificato dal suo stesso desiderio, gemendo piano. “Guarda,” disse, e Andrea perse ogni controllo. Si sbottonò la cerniera dei jeans, tirando fuori il cazzo duro, e iniziò a segarsi, lento all’inizio, poi più veloce, gli occhi fissi sul dito che scivolava dentro di lei, sulla fica aperta, sul seno che dondolava. “Cazzo, Isa,” grugnì, il desiderio che lo consumava. Lei si voltò, guardandolo, un sorriso che era puro amore. “Sei bellissimo così,” disse. “Ma ora vieni qui.”
Andrea si alzò, le gambe che tremavano. Isa lo attirò a sé, spingendogli la faccia contro il seno. “Lecca,” ordinò, e lui obbedì, la lingua che scivolava sul capezzolo, succhiandolo con fame, il sapore salato della sua pelle che lo mandava in tilt. Isa ansimava, le mani nei suoi capelli, guidandolo. “Bravo, continua,” mormorò, e poi, con un movimento deciso, gli spinse la testa più in basso. “Leccami,” disse, e Andrea affondò la lingua tra le sue pieghe, il sapore muschiato che lo travolgeva. Succhiò il clitoride della mamma, la lingua che scivolava veloce, mentre Isa gemeva, le cosce che tremavano. “Cazzo, sì, così,” gridò, e il primo orgasmo la colpì, un fiotto caldo che gli bagnò la bocca, il corpo che si inarcava.
Isa non gli diede tregua. Lo fece alzare, gli occhi che brillavano di desiderio. Gli slacciò i jeans e li fece cadere, il cazzo duro svettava davanti a lei, e si inginocchiò. “Guardami,” disse, e lo prese in bocca, le labbra rosse che scivolavano su di lui, la lingua che leccava la punta. Succhiava con una fame che lo fece gemere, le mani che gli stringevano le palle. Quando fu duro come pietra, Isa si alzò, lo spinse sul letto e salì sopra di lui. “Scopami,” sussurrò, e si impalò sul suo cazzo del figlio, la fica stretta che lo avvolgeva. Cominciò a muoversi, cavalcandolo con una furia mai vista, il seno che ballava, i gemiti che riempivano la stanza. “Cazzo, Andrea, sei perfetto,” urlò, e il secondo orgasmo la travolse, il corpo che tremava, la fica che si contraeva sul suo cazzo.
Andrea era al limite, il desiderio un fuoco che lo consumava. Ma Isa rallentò, guardandolo con occhi pieni di amore e fame. “Sai quanto mi sei mancato?” sussurrò, le mani che gli accarezzavano il petto. “In questa casa, senza un uomo… ero sola. Tuo padre non c’è più, e io avevo bisogno di qualcuno. Qualcuno come te.” Le sue parole erano un coltello, un misto di dolcezza e perversione che lo squarciò. “Ora sei qui,” continuò, muovendosi lenta sul suo cazzo, “e posso goderti. Finalmente.” Si chinò, baciandolo, la lingua che esplorava la sua bocca, il seno che premeva contro di lui. “Sei l’uomo che volevo,” disse, e accelerò, scopandolo con una passione che sembrava liberarla da anni di vuoto.
Andrea gemette, il senso di colpa ormai soffocato dal desiderio. “Sto venendo,” grugnì, e Isa scese, prendendogli il cazzo in bocca. Succhiò, la lingua che lavorava veloce, e Andrea esplose, fiotti caldi che le riempirono la bocca. Isa ingoiò, ma lasciò che gli ultimi schizzi le colassero sulla faccia, il rossetto sbavato, un sorriso di pura liberazione. “Sei mio,” disse, leccandosi le labbra. “E io sono tua. Finalmente ho un uomo in casa.” Si sdraiò accanto a lui, il corpo lucido di sudore, le mani che gli accarezzavano il viso. “Sei propio una troia mamma,” sussurrò, e Andrea, eccitato e distrutto, seppe che non sarebbe mai tornato indietro.
Erano passati solo due giorni ed Andrea non si toglieva dalla mente il sapore della madre sulla sua bocca. Ma non era abbastanza. Isa aveva abbracciato la sua nuova identità, una donna che viveva per il piacere, e Andrea voleva spingerla oltre, vederla al centro di un’orgia che celebrasse la sua fame.
Aveva organizzato tutto. Quella mattina, mentre Isa sorseggiava caffè in cucina, la vestaglia di seta che le scivolava sul seno, le aveva proposto la festa. “Invitiamo Marco, Luca e Karim,” aveva detto, il cuore che martellava. Isa aveva riso, un suono caldo e pericoloso. “Karim? Il marocchino del lungomare che mi fissa sempre?” aveva chiesto, divertita. “Sì,” aveva risposto Andrea, con un ghigno. “Ti vuole da anni.” Poi aveva aggiunto, la voce tesa: “Voglio che ti metti il corsetto nero con le cerniere. Niente mutandine. E il plug anale.” Isa aveva sgranato gli occhi, sorpresa. “Come sai di quella roba?” aveva chiesto, posando la tazza. Andrea aveva tirato fuori le mutandine di raso nero, il loro odore muschiato che lo faceva tremare. “Ho frugato nella tua stanza,” aveva confessato. Isa lo aveva fissato, poi era scoppiata a ridere. “Sei un diavolo,” aveva detto, ammirata. “Va bene, farò come vuoi. Sarà una notte… speciale.”
Alle nove, l’appartamento era pronto. Luci soffuse, tende di seta tirate, “Hung Up” di Madonna che pulsava dalla radio, il ritmo che sembrava battere con il cuore di Andrea. Bottiglie di liquore – amaro, vodka, un liquore speziato che Karim aveva promesso – erano sparse sul tavolo. L’odore di salsedine si mescolava a quello di profumo costoso, e il lungomare scintillava sotto i neon dei bar. Isa era uno spettacolo. Il corsetto di pelle nera con cerniere le stringeva la vita, il seno abbondante che esplodeva, i capezzoli duri visibili attraverso le fessure. Niente mutandine, la fica nuda e depilata che luccicava sotto la luce. Il plug anale, un gioiello nero tra le natiche, brillava a ogni movimento. “Sono pronta,” disse ad Andrea, girandosi, il rossetto rosso che catturava la luce. Lui deglutì. “Sei perfetta,” mormorò, e Isa gli accarezzò il viso. “Stasera mi vedrai come non mai,” promise.
Marco e Luca arrivarono per primi. Marco, con il piercing al sopracciglio, indossava una camicia aperta sul petto tatuato. “Cazzo, Isa, sei una visione,” disse, gli occhi che la divoravano. Luca, più silenzioso, le sfiorò il culo, sentendo il plug. “Che meraviglia,” mormorò, eccitato. Poi entrò Karim, alto, con la pelle ambrata e un sorriso magnetico. Portava una camicia nera aperta, il petto muscoloso in mostra, e una bottiglia di liquore marocchino. “Isa, sei una regina,” disse, la voce profonda, baciandole la mano, gli occhi che scivolavano sul corsetto, sulla fica nuda. “Una regina del piacere,” aggiunse, e Isa gemette piano, le cosce che si stringevano. “Mi piace,” sussurrò, e Andrea, in un angolo, sentì una fitta di gelosia mista a eccitazione.
La festa esplose in un caos di desiderio. Karim prese il controllo, versando il liquore speziato sulla pancia di Isa, leccandolo lento, la lingua che scendeva fino alla fica. “Sdraiati,” ordinò, e Isa obbedì, sul tavolo, le gambe spalancate, la fica lucida in mostra. Karim la leccò, succhiando il clitoride con una fame che la fece urlare. “Cazzo, sì,” gemette, le mani nei suoi capelli. Marco slacciò il corsetto, liberando il seno, e succhiò un capezzolo, mordendolo piano. “Sei una troia,” grugnì, la prima volta che la parola risuonò, e Isa gemette più forte, il corpo che tremava. Luca, dietro, tolse il plug anale con un gemito, sputò per lubrificare e la inculò, lento all’inizio, poi più veloce. “Cazzo, è perfetto,” ringhiò, mentre Isa gridava, un misto di dolore e piacere.
Andrea osservava, il cazzo scoppiava dal desiderio, le mutandine di raso di Isa in mano. Era tornato voyeur, ma era lui ad aver voluto questo: Isa al centro, il corpo che si arrendeva a ogni tocco, a ogni cazzo. La vedeva venire, il primo orgasmo che la scuoteva mentre Karim le leccava la fica, Marco le succhiava il seno e Luca la scopava nel culo. “Sì, sono una troia,” urlò Isa, la seconda volta, un grido di liberazione che fece pulsare il cazzo di Andrea. Luca spingeva forte ed Isa vibra come una porca ad ogni colpo fino a che non si liberò in un abbondante squirt mentre Luca le riempiva il culo di sborra. Andrea si segava, il raso che gli sfregava la pelle, ma voleva di più. Voleva essere dentro di lei, parte del suo piacere.
Karim lo notò. “Vieni, ragazzo,” disse, tirandolo per il braccio. “Prendila.” Indicò il culo della madre, lucido della sborra di Luca. Andrea si avvicinò, il cuore che gli esplodeva. Isa, sdraiata sul tavolo, il corpo lucido di sudore, lo guardò, un sorriso che era amore e fame. “Fallo, Andrea,” sussurrò. Lui si sbottonò i jeans, il cazzo duro come pietra, e si posizionò dietro di lei. Sputò per lubrificare, poi la inculò, un colpo secco la sfondò con piacere. “Cazzo, sì,” gridò Isa, e Andrea la scopò con furia, ogni spinta che la faceva tremare, il culo stretto che lo avvolgeva. “Sei una troia,” grugnì, la terza e ultima volta, e Isa gemette, il corpo che si inarcava.
Mentre Andrea la inculava, Isa si voltò, gli occhi che cercavano i suoi. Marco, in piedi davanti a lei, si segava, il cazzo a pochi centimetri dalla sua bocca. Isa lo leccò, la lingua che scivolava sulla punta, succhiandolo piano, ma il suo sguardo era su Andrea. Sorrideva, contenta, il viso illuminato da un piacere che era più che fisico. “Sì, Andrea, riempimi,” urlò, e lui accelerò, i colpi sempre più forti, il desiderio che lo consumava. Venne con un grido, sborrandole nel culo, fiotti caldi che la riempirono, il corpo che tremava. Isa gemette, il culo che si contraeva su di lui, il sorriso che non svaniva.
Karim non perse tempo. Si alzò, tirando fuori il cazzo – enorme, oltre 22 cm, spesso e duro come acciaio. “Ora tocca a me,” disse, e si posizionò davanti alla fica di Isa dopo averla fatta girare a pancia in su. La penetrò con un colpo profondo, il cazzo che sembrava sfondarle l’utero, e Isa urlò, un misto di dolore e piacere che riempì la stanza. “Cazzo, è troppo,” gridò, ma le sue cosce si spalancarono, accogliendolo tutto. Karim la scopava con una furia controllata, ogni spinta che la faceva tremare, il seno che ballava, i gemiti che si mescolavano alla musica. “Prendilo tutto,” ringhiò, e Isa venne di nuovo, un orgasmo violento che la squarciò, il corpo che si inarcava, la fica che si contraeva sul cazzo di Karim, un fiotto caldo che le inodò la fica e gli bagnò le cosce.
Marco, eccitato, si segava più veloce, il cazzo in bocca a Isa. “Apri,” ordinò, e sborrò, fiotti caldi che le arrivarono in gola. Isa ingoiò, avida, il rossetto sbavato, qualche schizzo che le colava sul mento. Si sdraiò sul tavolo, il corpo lucido di sudore, sborra e liquore, il corsetto zuppo, un sorriso di pura liberazione. “Siete fantastici,” disse, la voce roca, e Andrea, ancora tremante, seppe che aveva creato il suo capolavoro: Isa, sua madre, la regina del piacere, finalmente libera.
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