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Black Story cap 2 - Back Door Woman


di Easytolove
07.03.2024    |    400    |    3 8.0
"“Mai visto prima cara, mi dispiace, come mai lo stai cercando proprio qui”? “Sono sei mesi che è sparito, ho anche denunciato la scomparsa, ma la polizia..."
Il fumo della Lucky Strike mi avvolge, mentre sto seduta con le cosce accavallate, il collo di pelliccia di volpe, a tratti mi solletica il mento, sto attenta al rossetto e alla cipria, ogni tanto nervosamente tolgo dalla borsetta nera, uno specchietto e mi controllo, il mascara è in ordine, i capelli tinti di biondo e tagliati a caschetto,il vestito di raso verde scuro, attillato, la generosa scollatura che lascia intravedere le poppe sode, generose, provocanti, come un gelato fresco in un pomeriggio assolato.
Sul palco in fondo alla sala, tra la nebbia delle decine di sigarette accese, si intravede il gruppo di neri, che si muovono composti, il suono giunge nitido, senza distorsioni, è un blues del sud,tra un giro di armonica e l’altro, il cantante si vanta di essere “l’uomo della porta sul retro”, quello che di nascosto si intrufola nelle case per scopare le mogli degli altri, e poi di soppiatto non visto, la usa per fuggire.
Di solito, qualcuno prima o poi prende posto in uno di questi due sgabelli vuoti,qui a fianco, e inizia a farmi domande banali, “come mai qui da sola”, “ti posso offrire un drink” , “ potremmo fare due chiacchiere come fossimo vecchi amici”.
Lo scopo finale, come sempre è quello di portarmi a letto, l’unica discriminante è, quanto sono disposti a pagare.
A volte lo faccio per puro piacere, ma quasi sempre, per necessità, quando la proprietaria di casa diventa troppo pressante con l’affitto, o Frankie dell’emporio dove faccio la spesa, si rifiuta di prorogare oltre il conto aperto che abbiamo.
Oppure, semplicemente per togliermi qualche sfizio che si materializza in una delle vetrine delle vie centrali, quello dove ci sono i negozi più belli, quelli in cui, quando varchi la soglia ti senti arrivata, in sintonia con i ricchi, quelli che possono spendere.
I miei interlocutori sono sempre degli sconosciuti, gente che è qui di passaggio, vengono in questo tipo di locali, perché sono esotici, hanno con il tempo assunto questa aria di licenziosità, il blues, il jazz, i neri, la speranza di trovare la perdizione, donne e uomini disposti a concedersi, lontani dal proprio mondo, dalle convenzioni sociali, mogli insoddisfatte e malandate, mariti noiosi e distanti, un mondo annoiato alla ricerca di una scarica di adrenalina.
La loro caratteristica comune, è che sono sempre tutti sposati, anche se sulle prime, tendono a non ammetterlo, ma poi faccio presto a fargli comprendere che non sono alla ricerca di un fidanzato, che si tratta solo di un meretricio molto dozzinale.
Quando la vedo sedersi, proprio in uno di quei sgabelli deputati ad accogliere le mie prede, temo, ad una concorrente, una che si sta affacciando solo ora alla professione, attiro l’attenzione del barman, l’accordo con il proprietario del locale è chiaro, catturo i clienti e li faccio bere, siamo in tre ad avere stipulato questa convenzione, poi quello che succede sono affari nostri, ma questa donna non l’ho mai vista.
Si avvicina e mi rassicura, è una cliente qualunque, una che forse non sa in che tipo di locale sia finita, oppure lo sa, e lo sta facendo a suo rischio e pericolo.
Mi rilasso, e la osservo da vicino.
Ha l’aria di una che proviene da qualche stato delle pianure, è lentigginosa, con i capelli rossi,
non molto curati, ha gli abiti un po’ datati, uno stile un po’ troppo anni cinquanta, è poco truccata, le scarpe dal tacco basso, polverose, una calza con una smagliatura in un ginocchio.
Si guarda intorno, con aria spaesata, sembra cercare qualcuno o qualcosa.
Quando il barman le si avvicina per chiedere se gradisce qualcosa da bere, sembra improvvisamente notarmi, ordina una Budweiser, mi sorride e accenna ad un timido saluto.
“Mi scusi se le posso sembrare impertinente, me la offrirebbe una sigaretta”?
Le porgo il pacchetto, “si serva pure prego”.
Noto che le tremano leggermente le dita, mentre porta la sigaretta tra le labbra, il barman sempre attento a queste cose, porge l’accendino con la fiammella già accesa.
Aspira avida alcune boccate, che hanno l’apparente effetto di rilassarla, lo noto dalla postura del corpo,che da rigida si ammorbidisce, diventa quasi lasciva.
“vieni spesso qui tu, per me è la prima volta”.
Me lo domanda con aria distaccata.
“Ci vengo sovente si, mi piace ascoltare il blues, a te piace”?
“Non saprei, nei locali che frequento nella mia città suonano solo musica country”.
Come avevo immaginato, proviene dall’Oklahoma, forse dall’Arkansas, oppure dal Kentucky.
“Che ci fa una ragazza del Kentucky tutta sola a Chicago”?
“Sono dell’Oklahoma e sto cercando mio marito”.
Mentre lo dice si mette a frugare nella piccola borsetta di cuoio nero, che tiene a tracolla ed estrae una fotografia in bianco e nero, di un tipo corpulento, strizzato in un vestito scuro, e me la mostra.
“E’ questo qui, per caso non l’hai mai visto”?
Guardo senza mettere bene a fuoco, non ho nessuna intenzione di essere coinvolta,in qualche guaio, con la moglie di qualche scopata occasionale.
“Mai visto prima cara, mi dispiace, come mai lo stai cercando proprio qui”?
“Sono sei mesi che è sparito, ho anche denunciato la scomparsa, ma la polizia non sembra molto interessata a cercarlo,la settimana scorsa frugando tra le sue cose, ho trovato una locandina pubblicitaria con questo locale”.
Sempre dalla borsetta estrae questa volta la locandina, c’è stampigliata una data con il programma di un concerto di Willie Dixon, il nome del locale, l’indirizzo e tutto il resto.
“Cara, questa serata si riferisce ad un anno fa”.
“Lo so, ma è l’unica traccia che sono riuscita a trovare”.
“Veniva spesso a Chicago lui”?
“Che sappia io mai, faceva il rappresentante di attrezzi per l’edilizia, ma le sue zone erano altre”.
“Lo sai che i locali come questo a Chicago sono decine”?
“Si me lo hanno detto, ho deciso di incominciare da questo, ma non mi fermo fino a quando non troverò qualcuno che lo abbia visto o conosciuto”.
Restiamo silenziose, per la prima volta dopo due anni, mi risento attratta da una donna.
Ha qualcosa di sensualmente perverso nella postura, la voce un pochino roca, mista all’odore di una femmina con la voglia di essere scopata, forzatamente repressa.
“quando sei arrivata”?
“Questa mattina, ho preso un grey hound ad Oklahoma City, ieri pomeriggio, e ho viaggiato tutta la notte”.
“sai dove dormire”?
“Non lo so, ho pochi soldi, questa notte mi arrangerò, poi domani cerco un lavoro, come cameriera o lavapiatti, mi sistemo da qualche parte, e inizio a cercare mio marito”.
In quel preciso momento compare alla mia destra, l’uomo che stavo aspettando, ho davvero bisogno di soldi, mi giro verso di lui, e parlottiamo per qualche minuto.
Ora uscirà e mi aspetterà nella sua automobile, poi andremo in un alberghetto a ore dall’altra parte dell’isolato, dove mi farò scopare.
Prima di seguirlo, mi rivolgo alla ragazza, e le dico,
“ora ho da fare, mi devo assentare per un po’, se hai tempo di aspettare più tardi ci rivediamo qui”.
Mi guarda e poi bisbiglia, “ok a dopo”.
La stanza è quasi scarna, ma molto pulita, non è la prima volta che incontro questo tipo, so quello che vuole, mi darà un extra molto sostanzioso.
Resta in piedi vicino al letto, gli slaccio i calzoni, e glieli apro sul davanti, infilo la mano e sotto alle mutande di stoffa a righe, trovo la sua erezione, è già molto eccitato, la estraggo dall’apertura che ha nell’indumento bianco a righe azzurre, e lo faccio sparire nella mia bocca.
Lo sento pulsare in fondo alla gola, il sapore della sua venuta quasi istantanea, mi eccita, questa è la parte che mi piace del lavoro.
Decido di tornare a piedi al Back Door, la passeggiata notturna ha quasi sempre l’effetto di calmarmi e schiarirmi le idee.
Il tipo mi ha sbattuta a dovere, dopo avermi spogliata e legata al letto, mi ha presa da dietro, come dice lui,”alla maniera dei cani”.
Questo genere di concessioni, me le faccio pagare bene, per qualche giorno i soldi non saranno un problema, mentre sento che come un tarlo, l’idea di entrare nell’intimità di quella campagnola rossa, si sta lentamente divorando il mio cervello.
A volte, mi sembra ancora di sentire l’odore degli umori di Rebecca, incollati al naso e alla bocca,
ma ormai lei si è per sempre dissolta, a modo mio, ho posto fine alla nostra unione.
Quando rientro nel locale, la band sul palco è ai titoli di coda, solo un gruppetto di studentelli universitari squattrinati è rimasto ad ascoltare, in piedi vicino agli strumenti, tutti i tavoli si sono svuotati, la rossa è ancora seduta al solito sgabello, con la testa appoggiata al bancone, osserva il gruppo e gli studenti , con sguardo vuoto.
Mi avvicino, mi vede e mi sorride.
“Sei tornata, il tuo amico dov’è andato”?
“Tu invece sei rimasta, temo che tu non sappia dove trascorrere la notte”.
Resta in un silenzio, che percepisco come un affermazione.
“Per una ragazza di campagna, la notte di Chicago, potrebbe essere molto pericolosa”.
“Avresti qualche soluzione”?
“Sei mai stata a letto con una donna”?
Mi guarda con aria stranita, ma fa presto a capire quello che le voglio dire.
“No sarebbe la prima volta, ma temo che potrebbe essere peggio finire preda di qualche banda di male intenzionati, in giro per la città”.
Il barista ha chiamato un taxi, che ci sta portando a casa.
Vivo abbastanza lontana dal centro, dove gli affitti sono meno cari, in una zona abbastanza tranquilla, in un vecchio stabile degli anni venti.
L’appartamento non è grande, ma c’è tutto quello che serve, anche una grossa vasca da bagno, dove Rosmary si è immersa, dopo che lentamente l’ho spogliata.
E’ ossuta, la pelle ricoperta da piccole lentiggini in tutto il corpo magro, ha un bellissimo sedere, e due grosse poppe , sode e sormontate da un grande capezzolo rosso fuoco, come la peluria sottile che le decora la patata.
Sento l’odore della voglia repressa che emana, la sfioro leggermente con una mano, è sicuramente intimorita, si è catapultata in una avventura nuova, in un mondo che non conosce, sta per fare qualcosa che forse da tempo desiderava, fuggire dal proprio mondo, provare l’ebbrezza del proibito.
Ho deciso che questa notte non lo faremo, dopo che è uscita dalla vasca, si è asciugata con il mio accappatoio, l’ho infilata nel mio letto, le ho detto di aspettarmi, avrei fatto anche io un bagno, “ho bisogno di rilassarmi”, e poi l’avrei raggiunta.
Come mi aspettavo dopo poco si è addormentata, e non l’ho risvegliata, mi sono silenziosamente coricata al suo fianco, e mentre la osservavo dormire, mi sono masturbata.
Era dai tempi in cui fantasticavo, e spiavo le coppiette che scopavano sul lungomare , che non lo facevo,
mi sono dovuta morsicare la lingua e le labbra per non gridare.
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