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La mia amica carissima


di Alternos
13.03.2019    |    9.919    |    3 9.8
"Forse ha paura a star da sola, ho pensato, ma già non credevo più ai miei pensieri..."
Quella notte Ester era un po' sbronza. Niente di che, avevamo bevuto un paio di pinte, mentre come d'abitudine le raccontavo le mie noie sentimentali. Eravamo sotto Capodanno e la birreria era stracolma. Molti, tra cui io e Ester, gli universitari, tornati in paese per le feste.

Non era certo passato molto tempo dall'ultima volta che c'eravamo visti: entrambi studiavamo nella stessa città, lassù in Continente. Abitavamo a due passi l'uno dall'altra e la frequentazione era costante anche perché lei era stata la fidanzata di Daniele, con il quale per lungo tempo ero stato culo e camicia.

Si erano lasciati pochi mesi prima, finita l'estate, finito un amore di cinque anni. Sapevo che il rapporto era in crisi da tempo e che lei era inquieta: aveva smesso di amarlo. Come spesso succede, era stata lei a tagliare corto. Io avevo cercato di essere equidistante, un buon amico per tutti e due. Eppure da lì in poi qualcosa è cambiato anche nella mia amicizia con Daniele, che ha iniziato a incrinarsi. In fondo forse era naturale: l'amicizia con Daniele era nata per tramite di Ester, che invece conoscevo fin dai banchi di scuola.

Di tutte le mie storie Ester era stata la confidente, la consigliera. Sembrava mi conoscesse come le sue tasche. In più era sempre stata prodiga nel presentarmi bene alle sue amiche e conoscenti. Davvero una buona amica. Anzi, ottima.

Fino a quella notte sotto Capodanno questo era stata per me, un'amica e nient'altro. Di guardarla sotto altri profili non mi era neppure passato per la mente, mai nella vita. Lei non so, in ogni caso mai avevo colto segnali di particolare interesse da parte sua. In più la consideravo piuttosto puritana, quando in compagnia si toccavano argomenti scabrosi, lei immediatamente si infastidiva.

In birreria Ester mi ha detto di non sentirsi troppo bene e allora siamo usciti a prendere una boccata d'aria. Pochi passi e il vociare della birreria quasi non si sentiva più. Abbiamo preso una stradina che svolta verso la campagna buia e silenziosa e lì, su un muretto basso, ci siamo messi a sedere, uno accanto all'altra, sotto il tetto di stelle.

Lei mi ha detto di stare meglio, che voleva solo appoggiarsi un pochino a me. Effetti dell'alcool, ho pensato, è normale. Le ho cinto le spalle con un braccio, sembrava stesse nettamente meglio. Forse troppo? Tra un po' inizia a fare le fusa, ho pensato. Meglio evitare ogni equivoco. Ester è un'amica, una carissima amica, e basta. Non si sa mai. Meglio evitare.

Eppoi era vero, non riuscivo a trattenermi più, con tutta quella birra. Mi scappa, le ho detto, torno subito. Mi sono avviato senza voltarmi in un sentierino che portava verso la macchia. Avevo quasi raggiunto l'olivastro che avevo intenzione di innaffiare, che finalmente mi sono voltato. E lei era lì, qualche metro dietro di me.

Sono rimasto interdetto. Mi aveva seguito fin lì e ora mi chiedeva se poteva restare con me.
Vieni, ho detto. Forse ha paura a star da sola, ho pensato, ma già non credevo più ai miei pensieri. Ho raggiunto l'olivastro e lei era lì, al mio fianco.

Come faccio ora? Non l'ho detto, ma era come se lo fosse. Lei ha guardato sotto e mi ha chiesto: Posso fare io? Posso fartela fare io? Sono scelte che si prendono in un istante di secondo, in poco più di soffio. E ovviamente ho acconsentito. Cosa dovevo fare?

Mi si è fatta più vicina e mi ha sbottonato, facendo emergere il membro quasi turgido ormai, anche per effetto della birra. Quando lo ha teso mi sono lasciato andare. Credo sia l'unica alla quale ho concesso questo onore. Sapientemente mi ha fatto sgocciolare fino all'ultima goccia, come se non avesse fatto altro prima.

Fosse finita lì, tanto quanto. Mi ha chiesto se poteva baciarlo. Potevo non acconsentire a quel punto? Non potevo, anche perché ormai l'erezione si era fatta prepotente. Mi ha baciato in ogni suo punto il cazzo e pure le palle. Ho carezzato la testa della mia cara amica e lei lo ha preso per un invito a sbocconcellare il mio uccello.

Solo un assaggio però e si è risollevata sorridendo contenta come una bambina che ha appena intinto il dito nella marmellata. Mi ha chiesto di andare. La macchina non ce l'avevo molto distante. Ci siamo diretti verso il mare, mentre guidavo Ester mi faceva di tutto e di più.

Quando siamo arrivati ai parcheggi, deserti, ero già mezzo nudo. L'altro mezzo non ci ha messo molto a togliermelo di dosso. Mi ha leccato i piedi a lungo, suggendone le dita, la mia cara amica Ester. Ha fatto lo stesso con i miei capezzoli. Mi ha fatto voltare per leccarmi il culo fino a sentire la sua lingua che mi penetrava. Ed io proprio non riuscivo più a pensare a Daniele che soffriva e non mi balenava più il pensiero di provare a riconciliarli.

Ormai me la godevo. Specie quando Ester ha iniziato a succhiarmi l'uccello con una maestria del tutto inaspettata, ma da me assai gradita. Mi ha portato tre o quattro volte al culmine, capendo sempre l'istante esatto in cui staccare la pompa. Nel frattempo ho iniziato a sentire com'era lei sotto, trovandola aperta, capiente, umida. E senza traccia di peluria tutt'attorno.

Le mia dita sprofondavano dentro di lei con facilità. Sono arrivato a saggiare il piccolo culo bianco, sentendo il suo buchetto stretto ed elastico. Ho ripreso a infilarle le dita all'interno della sua figa, fino a tre dentro e c'era ancora spazio.

Al tre lei si è inarcata su di me, calandosi subito a fondo sul mio cazzo dritto, fino a impalarsi.
E ha preso a sbattersi forte, come non vi fosse un domani. Le sue tette enormi, delle quali finora ho taciuto, le avevo sulla faccia e avvertivo il rischio di soffocamento.

Quando non ne ho potuto più l'ho scalzata dal palo sborrando copioso come un asino sulla mia pancia e sul torace, che lei subito ha leccato.

Ci siamo rilassati, completamente nudi (tranne che lei aveva tenuto il reggipetto a prova di bomba). Senza provare pudore, vergogna, sensi di colpa.

Quando pensavo di dire che forse era il momento di tornare ecco che mi si è riattaccata al cazzo fino alla gola, riportandolo in breve tempo alla vita e al massimo fulgore. Ho immaginato di rivivere lo stesso film quando ancora si è issata su di me. Non era così. Ha dato solo una breve rimestata, dalla quale ha cavato fuori il mestolo grondante per rivolgerlo subito verso il famoso buchetto stretto ed elastico.

Lei lo ha puntato e ci si è calata anche in questo caso di botto, senza dire un ah, e ha ricominciato a sbattersi forte, inculandosi stavolta. Nel mentre, con una mano si masturbava la fregna grondante. Mentre si sfondava il culetto ho iniziato a infilarle varie dita nella figa cavernosa, prima una alla volta, poi insieme.

Con un moto d'orgoglio, o qualcosa del genere, sono riuscito a farle cambiare posizione, facendola voltare a 90 gradi. L'ho inculata così, sbattendola forte da dietro, ma non è durato tanto. Si è mostrata bizzosa e ha voluto tornare alla precedente situazione. Non si poteva non accontentarla.

Con lei ancora sopra di me, che instancabile teneva un ritmo non più sostenibile, ho goduto per la seconda volta, allagando il culo della mia amica carissima.

E' stata una rivelazione improvvisa, ma gli imprevisti possono essere il sale della vita. Da lì in poi, ho iniziato a considerare Ester in maniera un po' differente, pur restando solo amici. Solo?

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