tradimenti
Oltre la soglia Ep.4. L'altra

28.06.2025 |
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"Quando mi prese dentro di sé, lo fece guardandomi negli occhi, e io mi sentii attraversato da una corrente che mi bruciava dentro..."
Non so esattamente quando è cominciato tutto. Forse quella sera, al bar, quando i suoi occhi hanno incrociato i miei per un attimo di troppo. O forse era già tutto scritto da prima, e io ho solo seguito un copione che non avevo il coraggio di riconoscere. Fatto sta che da quel momento, ogni cosa è cambiata.Da fuori sembrava tutto uguale: la mia routine, mia moglie, il lavoro, le cene, i weekend programmati. Ma dentro… dentro era come se avessero acceso una fiamma. Elena era entrata nella mia mente con la naturalezza di chi sa esattamente dove mettere le mani. E io, che mi credevo forte, mi scoprii fragile davanti al desiderio.
La cena con mia moglie fu un piccolo inferno silenzioso. Lei parlava, rideva anche, cercava di accorciare quella distanza che io avevo allungato centimetro dopo centimetro, giorno dopo giorno. Le rispondevo, sì, ma con una voce che non riconoscevo. La mia mente era altrove, il mio corpo seduto lì, ma il resto… il resto stava già toccando altre labbra.
Quando siamo andati a letto, mi ha baciato con una dolcezza che mi ha fatto male. Perché io non provavo più quel fuoco per lei, eppure c’era ancora una parte di me che voleva proteggerla da tutto, anche da me stesso. Le ho fatto l’amore. Sì, posso chiamarlo così, anche se ogni gesto era una bugia. Ma era una bugia piena di affetto, di quella memoria del corpo che si muove per abitudine e per rispetto.
Non riuscivo a togliermi Elena dalla testa. La vedevo con gli occhi chiusi, sentivo il suo odore ovunque, anche sulla pelle di mia moglie. Ogni carezza che davo era una che avrei voluto ricevere da lei. E quando ho raggiunto l’orgasmo, ho morso il cuscino per non urlare un nome che non era quello giusto.
Mi sono voltato, pieno di colpa, e ho preso il telefono solo per guardare l’ora. Ma c’era un messaggio. Elena. Tre parole: “Domani. Una sorpresa.” E il mio cuore ha avuto un sussulto che nessun piacere fisico era riuscito a darmi fino a quel momento.
Quella notte non ho dormito. Guardavo il soffitto, contavo i secondi, immaginavo mille scenari. Una sorpresa. Cos’aveva in mente? Un nuovo gioco? Un rischio più grande? Mi ero già spinto oltre, ma il fondo sembrava sempre più lontano.
La mattina dopo, quando mi sono svegliato, avevo gli occhi stanchi ma l’animo in tumulto. Mia moglie mi salutò con un bacio distratto. Forse si era accorta. Forse sapeva. Forse faceva finta di non sapere per paura di scoprire. Mi vestii di fretta, uscii prima del solito, senza nemmeno una scusa vera.
Nel tragitto verso il luogo dell’appuntamento con Elena, le mani mi tremavano. Avevo scelto di seguirla, di vedere fino a dove potevamo spingerci. Ma il prezzo… il prezzo non lo conoscevo ancora.
Arrivato al motel, il parcheggio era vuoto. Mi fermai, scesi, e aspettai. Il vento mi soffiava addosso un’aria che sapeva di cambiamento. Poi vidi la sua macchina. Ero pronto a qualsiasi cosa. O almeno così credevo…
La porta della stanza si aprì lentamente. L'odore dell'incenso mi colpì per primo: dolce, speziato, denso come la tensione nell’aria. Elena era lì, seduta sul bordo del letto con le gambe accavallate. Indossava una veste di seta nera che cadeva come un sipario sulle sue curve. Quando mi vide, si alzò senza dire una parola. Mi prese la mano, me la poggiò sul petto. Il suo cuore batteva forte, quasi quanto il mio.
Mi baciò, lentamente, come se volesse imprimere il suo sapore sulle mie labbra per sempre. Poi si voltò e mi lasciò togliere la veste. Sotto non portava nulla. Ogni centimetro della sua pelle sembrava aspettare il mio tocco. La feci distendere sul letto e cominciai a baciarla, centimetro dopo centimetro, dall’inguine fino al collo. Lei gemeva appena, mordendosi le labbra per trattenersi.
Passammo ore in quella stanza, come animali in calore, come amanti perduti da secoli che si ritrovavano. Era più di sesso. Era invasione. Era condivisione di carne e anima. Quando mi prese dentro di sé, lo fece guardandomi negli occhi, e io mi sentii attraversato da una corrente che mi bruciava dentro. Venimmo insieme, sudati, mescolati, esausti. Il mondo fuori era sparito.
Restammo abbracciati a lungo, in silenzio. Poi lei sussurrò: «Non finisce qui.» E mi guardò con uno sguardo che non avevo mai visto in nessuno. «Devi prepararti a qualcosa di più.»
Non capii. Ma annuii. E me ne andai con il cuore pieno di una paura nuova. Una paura che portava con sé il gusto dolce del desiderio e il retrogusto amaro dell’irrevocabilità.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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