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tradimenti

Ultimo atto 8


di iltiralatte
25.05.2025    |    390    |    14 8.5
"— Non posso credere che l’abbia fatto! Sibilò: — Sara ha davvero cancellato tutto..."
Capitolo 8

Narratore
Elio era ancora avvolto nell’euforia della notizia, ma Dora non aveva intenzione di lasciarlo galleggiare nella sua felicità senza un confronto diretto.
Ella lo guardò dritto negli occhi e sfoderò il suo sorriso più pungente.
— Ora cosa farai Elio?
Domandò, con una calma solo apparente:
— Ricordi quando Sara ha accettato di diventare la tua amante?
— Io ho fatto di tutto perché lei ti accettasse, nonostante tu le avessi detto chiaramente che non l’avresti mai sposata.
— Sono giunta al punto, proprio nel momento in cui tu la seducevi, di rispondere a suo marito che era a letto impegnata e non poteva essere disturbata.
Elio avvertì il terreno, sotto di sé, vacillare leggermente ma Dora non gli diede il tempo di respirare.
— Eppure, in questo anno avete avuto momenti bellissimi, o sbaglio?
Incalzò, il tono più affilato:
— I giorni e soprattutto le notti come sono state?
— Lei ti ha dato tutto, e ora… ora ti ha donato anche un figlio.
— Elio non pensi che si sia meritata qualcosa di più di nulla?
— Non credi che si meriti una vera famiglia?
Elio domandò:col cuore ancora rimbombante di emozione:
— Che devo fare Dora?
— Lisa mi manca anche ora!
— Non solo tutte le notti: quella strana condanna che ha sempre preteso che io rispettassi mi ha causato una dipendenza da lei.
— Penso sempre a lei ed il mio lavoro ne risente; mi sembra di essere divenuto un giocatore compulsivo tranne che il mio gioco è Lisa,
— Ora sono stressato e non vedo l’ora di poterla riabbracciare!
Dora avanzò di un passo, lo studiò bene prima di affondare l’ultimo colpo:
— Dimmi una cosa: per te cosa cambierebbe davvero?
— Sara vive praticamente a casa tua, di giorno e soprattutto di notte.
— È già parte della tua vita, lo è sempre stata.
— È come se fosse tua moglie, vero?
Domandò, senza lasciargli scampo:
— Sei proprio sicuro di non voler cambiare idea?
— Di volere che lei continui ad essere moglie di Aldo mantenendo un legame tra lei e quel verme?
— Sei certo di non volerla sposare tu al suo posto?
— Una donna è più protetta nel matrimonio, per non parlare poi di Giulio …
Un silenzio denso calò nella stanza.
Elio vacillò, gli occhi fissi sul pavimento.
La domanda gli rimbombava nella testa, scavava in quell’euforia fino a toccare qualcosa di più profondo: la verità che forse aveva sempre saputo.
Il sorriso di Dora era implacabile.
Un respiro profondo.
Uno sguardo deciso.
Infine, le parole che cambiarono tutto.
La sua voce era ferma, consapevole:
— Sposerò Sara.
— Il piccolo Giulio avrà un padre a tempo pieno.
Dora esultò, afferrò la bottiglia di spumante e la stappò con un POP! fragoroso, mentre le bollicine esplodevano nell’aria come la gioia che ormai aveva travolto ogni cosa.
Era l’inizio di una nuova vita.

Cinque giorni erano trascorsi, e la casa di Dora aveva ripreso il suo solito ritmo quando Elio apparve sulla soglia, qualcosa nell’aria sembrò fermarsi.
Dora lo fissò con un misto di curiosità e anticipazione.
Aveva l’espressione di chi ha preso una decisione definitiva.
Senza dire una parola, Elio infilò una mano nella tasca della giacca, ne tirò fuori una piccola scatola e la aprì lentamente davanti a lei.
Un anello con un solitario brillò sotto la luce soffusa della stanza.
— Questo è per Sara.
La sua voce era ferma, decisa:
— È un anello di fidanzamento per Sara.
— Ora glielo donerò e lo indosserà da subito.
— Non appena avrà ottenuto il divorzio da Aldo, ci sposeremo ed io sostituirò il suo consorte attuale non solo nel letto ma pure nell’ufficialità..
Dora rimase per qualche istante in silenzio, osservando dapprima l’anello e poi il volto di Elio.
Osservava ogni sfumatura della sua espressione, cercando di scorgere se dentro di lui ci fosse ancora un minimo di esitazione ma Elio era sicuro, finalmente certo della sua decisione.
Quando Elio uscì dalla porta, lasciando dietro di sé il riflesso scintillante dell’anello e la promessa di un futuro ormai deciso, Dora si abbandonò sulla poltrona con un sorriso appagato.
Finalmente aveva vinto.
.Aveva mosso ogni pedina con precisione.
Aveva saputo aspettare, aveva saputo insistere al momento giusto e, soprattutto, aveva saputo colpire quando Elio era più vulnerabile, travolto dalla gioia del figlio appena nato.
Non era stata crudeltà verso Aldo, quello no.
Erano stati giustizia, ed equilibrio ristabilito.
Dora lasciò che il sorriso si allargasse sulle sue labbra mentre versava un bicchiere di vino rosso.
Le bollicine dello spumante erano state per la celebrazione, ma ora era tempo di una riflessione più intima, più profonda.
Aveva visto Elio vacillare, combattere contro la propria resistenza, arrendersi infine all’evidenza che lui e Sara erano già una famiglia anche senza un certificato che la giustificasse.
Ora, finalmente, avrebbero avuto anche quello e Giulio avrebbe un padre presente ed una casa solida.

Aldo
Sara esalò un sospiro lungo, esausto, mentre il suo corpo crollava, finalmente libero dal gravame degli ultimi tempi..
Io, senza potermi controllare sentii le lacrime inondarmi gli occhi.
Lo studio dell’ostetrico aveva un’atmosfera quieta, quasi irreale dopo la tempesta emotiva della Sala Parto.
Sara stringeva tra le braccia il suo batuffolo, cullandolo con un’attenzione che sembrava renderla più fragile e più forte al tempo stesso.
Il medico, con il tono pratico di chi ripete quelle parole ogni giorno, ci diede le ultime istruzioni prima delle dimissioni:
— Niente rapporti per i prossimi cinque giorni, riposo assoluto e controlli regolari nelle prossime settimane.
Sara annuì distrattamente, assorbita dal piccolo volto che riposava contro di lei.
Il mondo intero sembrava ridotto a quel piccolo respiro, a quel peso lieve tra le sue braccia.
A casa, l’atmosfera era diversa.
Silenziosa, ma carica di qualcosa di sospeso.
Io la osservavo muoversi tra le stanze, diversa da come l’avevo sempre vista.
Più quieta, più consapevole.
Si sedette accanto a me, cullando il bambino,
lo guardò con amore.
Poi, con un filo di voce, disse qualcosa che mi scosse profondamente.
— Mi domando … ha ancora senso la nostra vendetta?
— Sottrarre ad Elio suo figlio, negare a Dora il suo nipotino, non potrebbe essere una punizione infinitamente più efficace?
Le parole rimasero nell’aria tra noi, sospese e cariche di un peso nuovo.
Per la prima volta, il dubbio si insinuava in lei..
Era ancora così decisa?

Poco dopo, mentre la casa era immersa in un silenzio denso, carico di tutto ciò che avevamo vissuto nel corso dell’ultimo anno, Sara davanti a mé aveva allattato il bambino e la vedevo col seno ancora grondante di latte.
La guardai e lei mi rese lo sguardo:
— Piaciuto lo spettacolo?
Non c’era bisogno di parole ed il silenzio non fu rotto da alcuna risposta.
La distanza che ci aveva separati per tanto tempo era solo un’ombra sul pavimento, un fantasma destinato a svanire.
Sara fece un passo verso di me, poi un altro.
Io la guardavo, immobile, come se aspettassi una conferma, un segnale.
Lei non disse nulla.
Mi sfiorò con le dita, prima appena, poi con forza.
Respirai profondamente.
Il suo cuore batteva rapido, non per incertezza, ma per il peso di quel momento.
Io sapevo.
Era sempre stato così tra noi.
Questo era quel bisogno di sentirsi, di riconoscersi, di tornare a essere ciò che eravamo prima che il perverso desiderio di Dora ci travolgesse.
Quando si trovò tra le mie braccia, Sara non esisteva più solo nel presente: esisteva anche nel passato, in tutto ciò che eravamo stati e che, nonostante tutto, eravamo ancora.
Non serviva altro.
La porta si chiuse dietro di noi, ma non era il silenzio a dominare la stanza.
Era l’attesa.
Un anno.
Un anno di distanza, di tensione, di necessità trattenuta.
Ora non c’erano più barriere, più resistenze.
Solo noi due.
Sara mi guardava.:mi voleva.
Non come un’idea, non come un concetto, ma come corpo, come presenza viva.
Lo sentivo, la percepivo prima ancora di sfiorarla.
Quando si mosse verso di mé non ci furono esitazioni.
Le mani trovarono la pelle, il fiato si mescolò, ogni pensiero sparì sotto il peso di qualcosa più urgente.
Le nostre bocche si cercarono.
Non era una scoperta, non era un ritorno: era tutto ciò che era sempre stato, in un’unica, incontrollabile esplosione.
Ci appartenevamo.
Ci erano sempre appartenuti.
Non c’erano più domande, non c’era più passato.
Solo il presente, solo il bisogno di sentirci interi l’uno nel corpo dell’altra
Ci ricongiungemmo con tutto il nostro amore,

Narratore
Dora era ancora seduta sulla sua poltrona, gli occhi fissi sul brillante che scintillava davanti a lei.
Lo girava tra le dita, ammirandone la luce, assaporando quella vittoria appena conquistata.
Elio si era finalmente deciso.
Sara avrebbe avuto un marito a lei gradito e Giulio un padre presente.
Era tutto perfetto.
Elio che era momentaneamente uscito rientro e lei gli rivolse un sorriso che univa tra loro le due orecchie.
Il telefono squillò.
Dora aggrottò le sopracciglia, disturbata da quell’improvviso richiamo alla realtà..
Posò l’anello sul tavolino, si stirò sulla sedia e afferrò la cornetta con la solita sicurezza.
— Pronto?

— Ciao mamma sono Sara,

— Sara! Finalmente!
— Non ti sento da giorni,.
— Il bambino sta bene?

— Giulio sta bene mamma, mangia come un lupetto le mie mammelle sembrano sempre troppo vuote per lui.

Dora inserì il vivavoce perché anche Elio potesse ascoltare.
— Quando tornate a casa?
— Non ti anticipo nulla ma una bella sorpresa ti attende.

— A casa?
— Io sono a casa.
— Non torneremo all’Elba mamma.
— Aldo ed io abbiamo parlato ed abbiamo concordato che non ci fossero più validi motivi perché io mi infilassi nel letto di Elio.
— Mi ha perdonata e mi ha accolto in casa con tutti i pieni diritti che mi competono.

— -Ma Sara … E Giulio?

— Giulio non è un problema mamma.
— Aldo ha deciso di trattarlo da figlio suo quindi avrà un buon padre che lo amerà.

— Ma il vero papà è Elia. non puoi escluderlo in questo modo!

— Posso eccome mamma.
— A parte che Aldo veramente mi ama e mi accetta con tutta la zavorra che gli ho portato in casa Elio dovrà rassegnarsi
Elio intervenne direttamente;
— Cosa stai dicendo Sara?
— Noi abbiamo un figlio!
— Io e te ne abbiamo fatto uno.
A questo punto una voce maschile; Aldo:
— Finalmente ti risento dottorucolo da quattro soldi, porco seduttore!
— Ti avevo chiamato perché soccorressi mia moglie ma tu non ti sei limitato a questo.
— Hai sedotto una donna sposata e ne hai fatto la tua amante.
— Ti sei divertito?
— Bene adesso mi diverto io!
— Giulio è nato in costanza di matrimonio: io non devo fare proprio nulla, per la legge egli è già mio figlio e come tale lo crescerò.
— Sarà mia cura fare in modo che egli neppure venga mai a sapere della tua esistenza.
— Hai cercato di rubarmi la moglie?
— Ora io mi rifaccio su tuo figlio, Sara me lo ha donato ed io me lo tengo.
— Ne tu ne Dora lo vedrete mai.
— Ti saluto seduttore, la prossima volta tenta con un uomo che ti sodomizzi è quello che ti meriti
La comunicazione fu bruscamente interrotta senza consentire risposte.
Il silenzio cadde nella stanza come un macigno.
Per un istante, né Dora né Elio riuscirono a muoversi, quasi paralizzati da quelle parole che rimbombavano ancora nell’aria
“Non ci torno, mamma. Aldo ha deciso di trattare Giulio da figlio suo.”
Di colpo tutto esplose.
Dora si alzò di scatto, il volto contratto da un’emozione incontenibile.
Senza pensare, afferrò il primo oggetto che le capitò sotto mano: un piatto da collezione appeso alla parete e lo scagliò con forza contro il muro dall’atra parte della stanza.
Un rumore assordante si propagò nella stanza mentre i cocci si spargevano ovunque.
Elio, fermo accanto al tavolino, respirava a fatica.
Il suo sguardo cadde sull’anello ancora lì, scintillante ed inutile.
Quel brillante che solo pochi minuti prima rappresentava un futuro radioso, ora era solo un inutile pezzo di carbonio, un niente; un nulla!.
Con uno scatto improvviso, lo afferrò, serrandolo tra le dita con rabbia.
Senza dire una parola, si diresse verso il bagno, con passi pesanti sul pavimento.
Dora lo seguì con lo sguardo, ancora incredula.
Elio sollevò il coperchio del gabinetto e, con un gesto secco e risoluto, ci gettò l’anello.
Senza esitazione.
Senza ripensamenti Elio guardò la scatoletta del gioiello affondare lentamente nell’acqua e, con un gesto carico di frustrazione, tirò lo sciacquone.
— Ecco dove finisce la tua famiglia futura, Dora.
Dora, nel frattempo, aveva afferrato un bicchiere e lo aveva scagliato sul pavimento.
Un altro oggetto infranto, un’altra scheggia di rabbia in quella casa che fino a pochi istanti prima era piena di gioia e di speranza.
Elio tornò nel soggiorno, il volto cupo, gli occhi duri.
Dora lo fissava, il respiro affannoso.
— Non posso credere che l’abbia fatto!
Sibilò:
— Sara ha davvero cancellato tutto.
Elio non rispose.
Si lasciò cadere sul divano, gli occhi persi nel vuoto.
Era finita.

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