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Un volo per New York


di sensualia
30.11.2013    |    20.623    |    30 9.5
"Il viaggio è lungo, si legge, si mangia qualcosa, si dorme, ogni tanto guardo quel ragazzo pensando a quando avevo la sua età, alle pene d’amore vissute, ..."
Fiumicino ed ora sono li ad aspettare, ho più di un’ora per l’imbarco seduta in un angolo defilato del grande aeroporto a sfogliare appunti per la conferenza. Poco dopo una coppia sui trent’anni, un parlare concitato ma di chi non vuol dare spettacolo, evidentemente cercano di sfuggire al via vai tipico di questo aeroporto. Lui magro, capelli mossi, con una giacca di fustagno anni 60, viso dolce ma interessante, lei bionda, molto bella, alta con un tailleur grigio elegante, ben portato. Cerco di non ‘impicciarmi’ mi danno tristezza questi confronti dagli esiti incerti. Percepisco a tratti, sono molto vicini, -devi fartene una ragione, oltretutto un oceano ci divide per mesi ogni anno…- la voce di lei sembra ferma, decisa. –potrei sempre cercare di convincere l’azienda a prolungare il lavoro su Roma…- prova lui. Capisco dall’atteggiamento che sono su due piani diversi, chissà che lei non abbia già qualche idea su una possibile alternativa, penso. Poi mi rimangio la cattiveria forse frutto della maledetta maturità che spinge verso il sospetto.
Ora passeggiano nervosamente si allontanano ed io riprendo a leggere i miei appunti. Chiamano per l’imbarco mi siedo per fortuna vicino al finestrino, l’aereo è mezzo vuoto, quasi alla fine dell’imbarco vedo il ragazzo con la giacca di fustagno passare nel corridoio, si sistema sulla fila appena avanti alla mia ma sulla parte opposta. Ha lo sguardo fisso, credo che quella discussione non abbia portato a nulla di buono, tira fuori un libro, evidentemente cerca di distrarsi. Ragazzo, penso fra me, è la dura legge dell’amore, fa male ma passa, hai tutta la bellezza della gioventù.
Il viaggio è lungo, si legge, si mangia qualcosa, si dorme, ogni tanto guardo quel ragazzo pensando a quando avevo la sua età, alle pene d’amore vissute, sempre diverse e sempre uguali per certi versi. In uno di questi momenti si volta anche lui, un attimo di imbarazzo, un timido sorriso di cortesia, tiro su la copertina della notte e chiudo gli occhi, sonnecchio, ogni tanto colgo il suo sguardo vago per la verità, dopo un po’ lo rivedo che mi guarda nella semioscurità. Sono curiosa di capire se è solo un caso, tengo gli occhi socchiusi e dopo qualche secondo colgo ancora quello sguardo, mi accorgo che la camicetta è un po’ aperta si vedrà forse il pizzo del reggiseno che trattiene il mio seno decisamente abbondante. Mi salta in mente un’idea: un regalo, un piccolo regalo che addolcisca un momento così triste? Mi sorprendo a giocare con le idee, i sentimenti, i desideri, forse la realtà è che in quel preciso istante mi piace quello sguardo, io che devo spesso difendermi dal desideri degli uomini negandomi il piacere di sedurre, della vanità, questa volta sento di essere in gioco e vado avanti a…vista nella penombra di quell’aereo. Il mio seno lo consola, ebbene consola anche me la vanità di piacergli, piccole cose è vero ma perché negarsele.
Mi muovo un poco come a sistemarmi meglio sulla poltroncina e la camicetta si apre ancora, deve essere piacevole guardare il reggiseno color seta che lascia scoperta la rotondità fin quasi al capezzolo…piccoli movimenti ancora nella semioscurità, gli sguardi sempre più frequenti, con abilità riesco a mostrare l’areola bruna, una parte del capezzolo, ormai il ragazzo è rapito, catturato da me. Sento un sottile piacere che avanza, qualcosa di sconosciuto, il piacere della mente forse o il desiderio di misurare le proprie armi, comunque sia ora non mi fermerei per nulla al mondo.
Vedo che inizia a muoversi sulla poltroncina, forse si tocca chissà, tiro su le gambe sul posto vuoto accanto a me, sempre tenendo fede alla parte della passeggera dormiente, voglio alzare la posta, le gambe, l’autoreggente, la gonna che sale. Ormai non guarda altro, credo non pensi più all’amore perduto, lo spettacolo deve essere intrigante, mi sembra di essere sul set di un fotografo per uno di quei book anni 60, beh io sono degli anni 60!
Ormai non nasconde più gli sguardi non so cosa pensi e neanche mi interessa, sotto il plaid leggero vedo qualcosa muoversi, immagino si tocchi, il pensiero mi eccita, avverto chiaramente un lieve, piacevole umido fra le cosce che si schiudono ormai senza comando, credo che la visione ora sia ancor più eccitante, senza grandi ostacoli fin alle mutandine esili e sottili, la sua mano si muove chiaramente accarezzando l’asta, il plaid si sposta un poco, scorgo la cappella umida di umori, un crescendo di eccitazione, non resisto, sento le mie dita sulla gamba e poi più su oltre il bordo dell’autoreggente, guardo la sua mano che accelera, l’asta ora è completamente visibile, immagino di toccarla, baciarla sorreggendogli i testicoli gonfi, mi sto toccando, scivolo sotto gli slip, la sento bagnata come non mai, il clitoride liscio turgido, si è aperto i pantaloni, ha un bel sesso, i testicoli ora liberi ondeggiano ad ogni movimento, un dito scivola nella vagina immaginando l’amplesso con quel bel cazzo, l’altra mano carezza il capezzolo turgido, scuro, le dita diventano due, la sento calda, liscia, gonfia, mi mostro così senza più difese, credo di essere quasi oscena mentre la sua mano disegna movimenti sempre più ampi, vengo scossa da un orgasmo infinito, con gli occhi appena socchiusi dall’emozione lo vedo zampillare il seme bianco candido più e più volte cola lungo l’asta, bagna i testicoli, la finzione è finita da un pezzo ora lo guardo, rimaniamo a guardarci senza ricomporci godendo fino alla fine di quel momento unico, irripetibile. Ci ricomponiamo ora tutto rientra è un banale viaggio in aereo, fra poco atterreremo, lo guardo ancora per un attimo, appena in tempo per scorgere le sue labbra che pronunciano sorridendo un silenziosissimo ‘grazie’. Che carino…
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