Racconti Erotici > trans > La ragazza con l'orecchino di perla - Capitolo 8
trans

La ragazza con l'orecchino di perla - Capitolo 8


di Bellastronza69
06.01.2022    |    2.517    |    2 9.8
"Al rumore dei suoi di tacchi fece eco un altro rumore di tacchi ma meno secco e sordo, più ovattato e dolce..."
La mattina dopo mi svegliai di buona lena. La luce della finestra irradiava la stanza e definiva i lineamenti di Mallory, distesa nel letto accanto a me. 
Era bellissima. Il viso in penombra aveva dei lineamenti delicati, gentili, femminili.
Sembrava non avesse nemmeno un accenno di barba, probabilmente l’aveva fatta rimuovere definitivamente.
I suoi capelli poggiavano sul cuscino e nonostante la notte ai limiti dell’impossibile, emanava un profumo dolcissimo.
Le carezzai i fianchi facendo scorrere le dita delicatamente sulla pelle scura.
Lei iniziò a sorridere, solleticata dal movimento delle mie dita.
Scesi un po’ con le dita e indugiai un po’ sul suo pene gigantesco.
Non era eretto come ieri sera ma era davvero grande.
Lo solleticai un po’.
Lei tenne ancora gli occhi chiusi ma sorridendo disse: “Hai ancora voglia prima di lavorare?”
Non me lo feci ripetere due volte, mi girai con la testa sul suo cazzo e lo portai alla bocca.
Lo fagocitai e iniziai a leccarlo. Lo sentii diventare enorme nella mia bocca e provai con tutte le mie forze a tenerlo lì.
Mallory si mosse un po’ e iniziare a fare le stesse con me. Iniziammo un sessantanove appassionato. Mallory venne, io non ancora. Ingoiai la sborra calda ma continuai a leccarlo.
Venni anche io. Lei non si fece venire in bocca ma, per rendere tutto più eccitante, si fece schizzare su tutta la faccia. 
Si girò con la testa dal mio stesso lato e mi guardò.
I suoi occhi color zaffiro erano meravigliosi.
“Aspetta” le dissi “Vieni al mio posto.”
Ci scambiammo.
Adesso il suo volto era illuminato dalla luce che entrava dalla finestra.
Le gocce di sperma riflettevano i raggi del sole e la luce, finalmente, mi faceva vedere i suoi occhi come mai prima d’ora.
La baciai.
Lei sorrise.
“Devo lavorare stamattina” dissi triste.
“Io attacco oggi pomeriggio. Se vuoi ti tengo compagnia” rispose.
“I privilegi dello smart working” dissi sorridendo. “Ci facciamo una doccia?”
“Come lei desidera, signorina” mi disse prendendomi in giro.
Levai la giarrettiera e le calze che ormai erano l’unico indumento che portavo.
Mallory stava per fare lo stesso ma la bloccai. Le strinsi le caviglie e mi portai i piedi sulla faccia.
Glieli leccai leggermente e poi le iniziai a sfilare le calze.
Ogni volta che le guardavo la pancia, l’unica cosa che riuscivo a notare era il suo cazzo enorme.
Lo baciai di nuovo.
Lo afferrai con la mano e la costrinsi a seguirmi in bagno.
Iniziai a far scorrere l’acqua della doccia e ci entrai senza togliermi la parrucca. Lei mi seguì e iniziammo a insaponarci. 
La parrucca si rivelò il miglior acquisto dell’anno dato che non accennava a muoversi.
L’appoggiai con la schiena al muro. La afferrai dalle cosce e portai il suo bacino all’altezza del mio cazzo. 
Lei mi avvolse con le gambe ed io la penetrai con forza.
Lei aprì le braccia per reggersi alla porta della doccia, io faticavo a rimanere stabile.
“Aspetta, non venire. Ti prego.” Mi disse.
Tolsi il pene. Lei prese il doccino e lo puntò verso la sua bocca.
Riempì la bocca di acqua e poi rimise a posto il doccino.
Senza far cadere una goccia d’acqua, prese per la seconda volta in mezz’ora il mio cazzo tra le labbra.
L’acqua fredda turbinava attorno al mio pene, mentre la sua lingua, bollente, creava un vortice attorno alla mia cappella.
Venni in meno di un minuto.
Lei aprì la bocca e sbrodolò un misto di acqua e sperma.

Finimmo di lavarci e ci asciugammo.
Stava per rimettersi i suoi vestiti sporchi ma la bloccai.
“Perché non metti i miei? Ho qualcosa di pulito”.
Le allungai il perizoma verde che avevo lavato e poi la guardai sorridendo.
“Ora non siamo in un camerino” le dissi con aria beffarda.
Le diedi il vestito di seta che lei aveva indossato quando mi ero recato in negozio.
“Porca” mi disse lei e rise.
Rimase senza calze e reindossò i tacchi.
“E tu? Rimani nuda oggi?” Aggiunse.
“No, ho qualcosa di carino anche io da mettere”
Presi le calze che le avevo sfilato poco prima e poi indossai il perizoma che mi aveva lasciato nella scatola.
Lei lo riconobbe ed ebbe un’erezione che si vedeva benissimo anche da sotto il vestito. Misi i tacchi un reggiseno che recuperai dal cassetto e poi provai finalmente il vestito con scollo ampio che avevo comprato il giorno prima.
La mia assenza di seno fece sembrare lo scollo molto più ampio di quanto fosse in realtà.

“Ci diamo una calmata?” le dissi. “Non possiamo essere a tre volte già prima delle 8. Altrimenti dovrai darti malata al lavoro”
Sorrise e mi baciò.
Andammo in cucina a fare colazione. Io attaccai a lavorare e lei invece iniziò a leggere.
Sembrava stranamente tranquilla.
Poi misi le cuffie per una chiamata di lavoro.
“Buongiorno a tutti” dissi.
Nemmeno il tempo di finire la frase e lei era già con la bocca tra le mie gambe.
La chiamata durò circa trenta minuti.
Lei non tolse mai la testa per tutto il tempo della chiamata.
Appena chiusi la chiamata, lei lasciò la presa e respirò profondamente.
“Fottimi” le dissi.
Allontanai la sedia dalla scrivania, spostai il perizoma di lato e aprii le gambe il più possibile.
Lei apparve da in mezzo alle mie gambe, poggiò le mani sui braccioli della sedia e iniziò a penetrarmi ripetutamente e venne.
Rimasi sulla sedia con lo sperma che mi colava dal buco del culo e continuai a lavorare. Lei si stese sul divano e riprese a leggere.
Alle 13 ritornai da lei, mi stesi sul suo corpo e iniziammo a baciarci.
“Vuoi mangiare o preferisci stare un po’ qui?” Mi disse.
“Qui.”
Non facemmo sesso, ma iniziammo a parlare.

“Da quanto va avanti questa storia?” Mi chiese.
“Cosa?” Risposi.
“Da quanto hai scoperto di essere donna?” Continuò.
“Avevo dodici anni. Quasi per caso mi ritrovai ad indossare l’intimo di mamma. Venni in un suo costume da bagno e lei mi scoprì.
Continuai a farlo per qualche anno, fino ai sedici. Poi mi scoprì di nuovo. Ricordo la delusione nei suoi occhi, la paura di avere un figlio invertito.”
“So bene di cosa parli” mi interruppe.
“Poi a ventiquattro anni provai le calze a rete di mia sorella. La voglia di riprovare i vestiti da donna divenne estremamente forte. Però la prima volta che ho avuto dei vestiti miei è stato qualche mese fa, appena arrivata a Londra. Senza sapere perché, comprai un perizoma, un reggiseno e delle calze. Ed eccomi qua. I miei non sanno nulla. Mio padre morirebbe d’infarto se lo sapesse.”
“Il mio ha già dato” disse sorridendo ironicamente.
“E tua mamma? Voglio dire, ti ho conosciuta che eri donna in pubblico. Lei ha accettato?”
“No. Lei non sa nulla di questa mia vita. Non le parlo da quando mi trasferii dalla signora Jones. Io ringrazio quasi ogni giorno di aver incontrato lei nella mia vita.”
“Caspita. Vorrei davvero conoscerla. Sembra una persona incredibile. Anche Henrietta” le dissi.
“Purtroppo lei non la conoscerai. Henrietta non esiste più.” Si rabbuiò.
“Cosa?”
“Henrietta ha smesso di vestirsi da donna. Non so se non si senta più tale, ma iniziò ad andare all’università e conobbe una ragazza. In università ci andava da uomo. Si è innamorata. Vive ancora con sua madre, ma da quando ha conosciuto questa ragazza non ha più indossato nulla di femminile. Lei si chiama Grace, è una ragazza dolcissima. Spero sempre che sia felice.” Mi disse mentre i suoi occhi fissavano il vuoto. “Però io e la signora Jones ci divertiamo ancora parecchio.”.
“La chiami Signora Jones in privato?” Dissi ridendo.
Rise anche lei. “No, si chiama Martha. Vieni a cena da noi stasera. Che ne dici? Lei sarà felice di conoscerti e anche Henry.”
“Beh, perché no.” Dissi.
“Ad una condizione. Passò a prenderti stasera e andiamo insieme. Ma tu uscirai di qui da donna.”
“Mallory, no. I vicini mi vedrebbero, no.” Risposi.
“Paola. Se continuiamo così, prima o poi succederà.
Facciamo così. Ti porto qualcosa così potrai uscire nascondendoti. Ma poi, appena siamo in strada, tu sarai donna. Ci stai?”
“E va bene.” Le dissi.
“Perfetto. Stasera stacco alle 7 e 30. Alle 8.30 sono qui e andiamo via.”
Mi baciò.
“Cazzo, sono le due! Merda, non ho nemmeno dei vestiti.” Disse completamente spaventata.
“Tranquilla.” Le dissi io sfilandomi il vestitino. Lei era più magra di me quindi le andava più largo e non avendo seno lo scollo non risultava volgare.
“Vai” le dissi e la baciai. “Stasera sono tua.”
“Stasera sarà la notte più bella della tua vita” mi disse lei ed uscì di casa sui suoi tacchi altissimi.
Dopo nemmeno mezz’ora suonarono di nuovo al campanello. Era il corriere ed io ero ancora in perizoma e autoreggenti. 
Gli chiesi di lasciare il pacco giù, infilai dei vestiti da uomo e scesi a ritirarlo.
Aprii il pacco. Al centro troneggiavano due seni finti del colore della mia pelle.
Li tastai. Erano morbidissimi e i dettagli erano incredibilmente precisi.
Presi la colla in dotazione e il foglio delle istruzioni. 
Seguii ogni passo in maniera attenta.
Mi lavai e rimossi i peli in alcune zone che avevo saltato in precedenza, applicai il primo strato di prodotto e lo lasciai asciugare.
Applicai un leggero strato di adesivo sui seni e aspettai qualche minuto.
Proprio come dicevano le istruzioni, la superficie era diventata appiccicosa.
Applicai un altro tipo di adesivo sulla zona dove avrei applicato ciascun seno, presi le mie meravigliose forme in silicone e iniziai a premere con forza.
Sentii il peso dei seni, circa due chili, tirarmi giù il petto.
La sensazione era indescrivibile.
Presi il pc e mi stesi sul letto continuando a lavorare, stendendomi come diceva la guida.

Alle cinque di pomeriggio mi alzai, con l’intenzione di farmi un thé. Non appena mi sedetti sul letto mi ricordai di avere dei seni come una vera donna.
Mi alzai in piedi.
La mia magnifica quinta coppa E copriva interamente il mio petto.
Provai a guardare la punta dei piedi ma non ci riuscivo, erano completamente coperti dal seno.
Presi il reggiseno che mi aveva portato Mallory. Lo indossai. Sebbene si agganciasse, il seno straboccava fuori dalla coppa del reggiseno.
L’effetto mi piaceva, mi rendeva una specie di porca, ma probabilmente sarebbe stato troppo per la cena che mi attendeva da lì a qualche ora.
Tolsi il reggiseno e controllai la taglia. C’era scritto 36B. Ad occhio avrei dovuto prendere una coppa molto più larga, ma non avevo esperienza in questo tipo di acquisti.
Recuperai un metro da sarta tra la cassetta degli attrezzi che avevo sempre a portata di mano e mi affidai a Google.
Cercai come trovare la dimensione corretta del reggiseno a seconda delle misure.
Con le protesi in silicone, il mio busto misurava circa 115 centimetri.
Subito sotto la protesi invece misuravo novanta centimetri. Secondo il calcolatore sarei dovuta essere una 36G.
Aprii il mio fidato ecommerce di Agent Provocateur e cercai per taglia.
Con dei seni così grossi mi dava disponibile solo tre modelli, Leni, Paige e Brigette.
Leni era l’unico che trovassi carino, ma volevo qualcosa di più eccitante.
Vidi se in qualche modo mi sarebbe potuta entrare qualche altra taglia.
Cercai una tabella di conversione e vidi che 34H, 38F e 40E forse avrebbero fatto al caso mio.
Purtroppo solo 38 F era disponibile sul sito.
La scelsi e la lista si ampliò.
L’occhio mi cadde su un modello in saldo, Lorna.
Mandai un messaggio a Mallory

“Lorna. 38F. Perizoma. Giarrettiera.”
Poi le mandai un altro messaggio.
“Per stasera. Thilda. Taglia 14”
Dopo pochi minuti mi richiamò.
“Ehi! L’intimo te lo regalo io, ma per il vestito dovrai pagare tu!” Mi disse ridendo dall’altro lato del telefono.
“Sta tranquilla. Ti faccio un bonifico immediatamente.”
“Ma sei sicura della 38F? Ti starà larghissima!”
“Tu fidati di me. Ah, porta tutto qui prima di passare da casa tua. Non voglio che tu mi veda senza.” Le dissi.
“Agli ordini capo. Vuoi fare colpo sulla signora Jones?” Mi schernì.
“Non serve. Ho fatto già colpo su di te”.

Alle 7.35, puntualissima, Mallory suonò al campanello.
“Ohi mi apri?” Disse.
“No, va via.”
“Tutto bene?” Disse preoccupata.
“Certo! È solo che c’è qualcosa che non puoi ancora vedere” risposi.
“Mhm…ok? Allora vado a cambiarmi. Torno subito, d’accordo? Inizia a prenotare un Uber.”
“Sarà fatto tesoro.” Le dissi ridendo.
Appena sentii il rumore dei tacchi svanire per le scale aprii la porta, presi le buste e indossai il reggiseno. Era perfetto. I capezzoli erano a malapena contenuti dalla coppa ma l’effetto che aveva era fantastico.
Indossai tutto il resto, poi gli agganciai delle calze di seta color carne e infine infilai le mie décolleté nere che ormai mi accompagnavano per tutta la giornata.
Tolsi dalla scatola infiocchettata con un nastro di seta spessa il vestito e lo poggiai sul letto. Volevo che Mallory mi vedesse in intimo come prima cosa e il nastro mi fece venire un’idea.
Dopo poco più di venti minuti suonò di nuovo al campanello.
Le aprii la porta proprio come il primo giorno, nascondendomi dietro la porta.
In mano reggevo il fiocco in seta con cui aveva chiuso il pacco del vestito.
“Ferma lì.” Le dissi.
“Agli ordini agente!” Mi disse lei.
“Girati e poggia le mani al muro.”
“Ehi! Giochiamo al poliziotto buono e quello cattivo?”
“Più o meno”
“Agente allora sculacciami. Sono stata molto cattiva.”
Le passai il nastro attorno agli occhi e lo strinsi.
“EHI! Adesso non vedo più nulla!” Urlò.
“È quello il bello.” Risposi sogghignando. Ma lei non poteva vederlo.
La guidai verso il divano e la feci sedere.
Le alzai la gonna, le tolsi il perizoma verde che conoscevo bene e iniziai a spompinarla.
“Ehi! Avevi voglia di un aperitivo a quanto pare” disse mentre iniziava ad ansimare.
Ormai avevo preso dimestichezza con i pompini.
Poi lasciai andare il suo cazzo. Misi le mani sul divano e iniziai a carezzarla con il seno.
Sentiva il tessuto del reggiseno toccarle la cappella.
Lo portai leggermente su, lasciando scoperta la parte inferiore.
I due seni e il tessuto del reggiseno formavano un incavo che ero deciso a riempire con il bastone che avevo davanti.
Lo presi e lo adagiai con lentezza. Mi accovacciai lentamente e poi afferrai le tette con le braccia.
Io avevo una coppa G. Ma dio mio, quel cazzo era così grosso che la cappella si intravedeva tra i seni.
“Ehi. Ma che succede? Paola, non sei tu!” Disse.
“Oh si invece.” e dopo questa frase iniziai a toccargli la cappella con la punta della lingua.
“Ma che cazzo! Cosa stai facendo”
“Perché non togli la benda?”
Mallory mi vide e sgranò gli occhi.
“Io…io non ci credo! Ma da dove le hai prese!”
Mentre continuavo con la mia prima spagnola, alzai lo sguardo.
“Sai, prima di conoscerti desideravo essere completa. Forse non mi servono più dopo quanto ho goduto stanotte ma sicuramente a te sta piacendo. O mi sbaglio? Mi devo fermare?”
“Non ti permettere nemmeno! Non finché non ti vengo sulle tette, tesoro!”
Ci mise poco.
Dopo tre minuti la mia bellissima coppa G era ricoperta di sperma.
“Ehi! La prossima volta vacci piano! Non so ancora come si lavino!” Le dissi riprendendola scherzosamente.
Mi baciò.
“Avresti preferito ti venissi in bocca?” Mi disse con aria di sfida.
“Non ti sei ancora stancata? Ho più sperma nello stomaco che cibo dopo stanotte.” La guardai con la mia miglior faccia da porca.
Aggiustai il reggiseno e indossai il vestito che mi aveva portato.
“Sei meravigliosa. Però ora è il mio turno.” Disse.
“Vuoi scoparmi? Ma non c’è tempo!”
“Ma che hai capito! Devo cambiarmi!” Mi rispose.
Effettivamente solo ora notai che aveva ancora addosso il vestitino che le avevo prestato.
Andò in bagno.
“Ti vergogni di me?” Le dissi scherzando.
“No tesoro. Voglio sorprenderti.”
Andò in camera mia con il suo zaino, di cui non mi ero per niente resa conto.
Dopo pochi minuti ne uscì con un vestito che le arrivava alle caviglie. Ai piedi aveva delle décolleté in vernice nera con un tacco che ad occhio sembrava essere un tacco dodici.
“Che ne pensi?” Mi disse.
“Sei bellissima, tesoro.”
Si girò di lato e lo vidi. Il vestito era completamente aperto su entrambi i lati, solo due piccole clip per lato, all’altezza delle costole e dei fianchi, lo tenevano unito.
Il respiro si fece corto. 
La baciai e la carezzai.
Notai che non portava il reggiseno.
“E sotto? Hai messo qualcosa?”
“Sì.”
Provai ad aprirle il vestito in quel punto ma mi schiaffeggiò forte sul dorso della mano.
“Lo vedrai dopo. La serata è lunga.” Mi disse.
“Tua madre lo sa che sei così porca?” Le dissi baciandola ancora.
“Certo che lo sa. Per chi credi mi sia vestita così?”

Prese le sue cose e si diresse verso la porta.
“MALLORY! Ti sei dimenticata il cappotto! Come faccio ad uscire di casa, adesso?”
“Paola, tesoro. Sei così incredibile che nessuno capirà nulla. E poi? Che male c’è. Io non sono gelosa. Sai a quanta gente farai venir voglia? Ho già visto il ragazzo del primo piano, non sembra male, sai? Secondo me si unirebbe volentieri…”
“IDIOTA!” Le urlai rabbiosa.
Lei mi prese le mani e le tenne tra le sue. Le accarezzò e mi disse solo una frase.
“Non devi temere, tesoro. Ci sono io con te.”.
Mi portò verso la porta. Presi le mie cose dal portaoggetti appeso a muro e chiusi la porta dietro di me.
Scesi lentamente le scale, con Mallory che mi dava il braccio.
“Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale.” Pensai.
Fu la prima volta che uscì di casa. Il nostro Uber ci aspettava già con il motore acceso.
Entrammo.
“Buonasera signore. Mi confermate l’indirizzo che mi avete dato?”
Mallory disse l’indirizzo della signora Jones.
Iniziammo a baciarci. Non potei fare a meno di notare lo sguardo da marpione del conducente. Un po’ questa cosa mi eccitava.
Arrivammo a Chelsea davanti alla villetta in cui la signora Jones, sua madre putativa, abitava.
“Ascolta, dobbiamo tenere le distanza durante la cena? Oppure possiamo baciarci? Insomma, stiamo insieme o no? Le hai detto qualcosa?”. Iniziai a farmi prendere dal panico.
“Shhh. Sarà come è stato fino ad ora. Tranquilla.” Mi disse e poi premette le sue labbra contro le mie.
Battette due volte il battiporta. Dopo pochi secondi sentii un rumore di tacchi avvicinarsi alla porta.
Una signora distinta alta circa un metro e settanta grazie ai tacchi ci aprì la porta.
Aveva dei tacchi simili a quelli di Mallory, quindi probabilmente la sua vera altezza avrebbe potuto essere attorno al metro e sessanta. I piedi, le caviglie, i polpacci e metà coscia erano avvolti da delle calze velate nere. I fianchi invece erano contenuti in una minigonna a vita alta che incominciava da poco sotto il voluttuoso seno.
Quest’ultimo era racchiuso, con scarsi risultati, da una camicetta semi trasparente dalla quale si intravedeva il reggiseno nero in pizzo che sembrava contenesse davvero a fatica le tette della signora Jones.
Dei lunghi capelli rossi e ricci le cadevano sulle spalle.
Il volto era reso più colorato dal rossetto rosso che le colorava le labbra.
Infine degli occhiali larghi con montatura in osso nera circondavano gli occhi verdi, bellissimi, come due smeraldi.

“CIAO RAGAZZE!” Urlò contenta.
Portò le braccia al collo di Mallory, la strinse a se e la baciò sulla bocca. Poi le tirò uno schiaffo leggero sul volto.
“Ti sembra giusto? Non ti fai vedere qui per due settimane e poi mi dici all’ultimo che porti una persona.”
“Hai ragione mamma, scusami. Avrei dovuto mandarti almeno un messaggio ma in questi giorni sono stata impegnata.” Disse.
“Ho qualche idea…” le rispose sorridente e si girò verso di me.
“Ciao cara, io sono la signora Jones ma tu per favore chiamami Martha.” Mi disse guardandomi solare.
“Buonasera Martha, io sono Paola” e la salutai con un cenno della mano.
“Allora che fate! Non possiamo mica stare sull’uscio tutta la notte! Entrate!”.
La seguimmo senza battere ciglio ed entrammo nella sua bellissima casa.

Ci sedemmo sul divano che era all’interno dello splendido soggiorno vittoriano e la signora Jones ci versò dello champagne in dei flûte che aveva portato e poggiato sul tavolino da thé.
Non potetti fare a meno di notare che noi fossimo in tre ma sul vassoio ci fossero quattro calici.
“Mamma aspettiamo qualcuno?” Disse Mallory. “Ci sarà anche Henry con noi?” aggiunse.
“Tesoro, no. Henry non è qui oggi. Sai, è andato nel cottage dei genitori di Grace nell’Oxfordshire. Starà via tutta la settimana.” Disse la signora Jones un po’ triste.
“Sai, io pensavo sareste finiti insieme. Come Mallory ed Henrietta. O come Mallory ed Henry. Invece no. Che peccato.”
“Strano che tu non abbia detto come Henry e Josh!” Disse Mallory ridendo.
“Tesoro, mi è stato chiaro dal momento in cui indossasti quel vestito che tu non saresti mai più tornata indietro.” Rispose e sorrise. “Ma sentiamo un po’! Chi abbiamo qui! Paola, parlami un po’ di te, anche se Mallory qualcosa me l’ha raccontata. Mi ha detto che le tieni testa a letto.”
“Ehm, come scusi?” Diventai rossa.
“Certo che sì! Mi ha detto che è giusto qualche centimetro più piccolo del suo. Se non le è diventato più piccolo rispetto al mese scorso, me lo ricordo come il cazzo più grande che abbia mai visto. E mi ha detto anche che sei un fiume in piena!”.
Se fossi stato uno struzzo, avrei nascosto la testa sotto la sabbia.
Dannata Mallory! Non solo aveva raccontato a sua madre ciò che avevamo fatto per tutta la notte, le aveva anche detto fossi un uomo!
La signora Jones notò il mio imbarazzo.
“Ehi” disse “Questo è un posto tranquillo.
Sai perché ho chiesto di vederti a cena? Perché Mallory mi ha parlato di te dal primo momento. Dal giorno in cui sei entrata nel negozio. Si è innamorata a prima vista e io volevo conoscere l’unica ragazza che avesse fatto battere il cuore a mia figlia. Questa è casa tua, adesso.”
Prese la mia faccia tra le sue mani e mi baciò, esattamente come aveva baciato Mallory sulla soglia.

Suonarono al campanello. Allora Mallory c’aveva visto lungo quando aveva ipotizzato non fossimo soli.
“Ragazze, oggi ci sarà una persona abbastanza importante con noi. Paola, anche lei ha detto che vorrebbe conoscerti.” disse la signora Jones.
“Ormai, Paola è l’attrazione della serata! Io non conto più nulla?” Disse Mallory ridendo, mentre reggeva il suo bicchiere
“Stupida.” La redarguì la signora Jones mentre Mallory le faceva una linguaccia.
La signora Jones aprì la porta.
“Buonasera Martha!” disse la voce fuori dalla porta.
Sentii la porta chiudersi e la signora Jones tornare da noi. Al rumore dei suoi di tacchi fece eco un altro rumore di tacchi ma meno secco e sordo, più ovattato e dolce. Probabilmente l’altra persona non indossava dei tacchi a spillo ma dei tacchi più larghi.

La signora Jones si affacciò nel soggiorno. Dietro di lei c’era una donna. Indossava delle francesine con tacco, circa otto centimetri.
Erano di pelle bianca e nera con la punta stondata. Salendo presentava delle caviglie esili. Caviglie, polpacci e ginocchio erano avvolti da delle parigine di cotone di colore bianco.
Sopra il ginocchio si intravedeva una decina di centimetri di pelle color ebano, avvolta da delle calze di nylon color carne. Salendo, la vista delle cosce era occupata da una gonna a campana color rosa pesca. La gonna si fermava sull’ombelico.
Una cinta doppia con una grande fibbia dorata la teneva ferma e impediva ad una camicetta bianca di uscire dalla gonna. A differenza di quella della signora Jones, questa era molto più sobria ed elegante e si addiceva ad una donna di classe.
Delle balze erano presenti attorno al colletto e sulle maniche della camicia stessa.
Una collana di perle le circondava il collo e, sui lobi delle orecchie, portava due orecchini, anch’essi di perla.
I capelli erano dei capelli castani ricci e folti, molto gonfi e vaporosi. La parte superiore dei capelli era raccolta in uno chignon che le faceva cadere in maniera ordinata i ricci dietro la nuca e le lasciava le orecchie scoperte.
Ciò che mi colpì, però, furono gli occhi. Occhi di un azzurro intenso, sembrava fossero quelli di un Fremen di Dune per la loro intensità.
Occhi dal blu più intenso li avevo visti solo in Mallory.
Se non mi avesse raccontato tutta la sua storia, avrei tranquillamente pensato che quella donna che era davanti a noi in quel momento fosse sua…

“Mamma” sussurrò Mallory, facendo cadere il bicchiere di champagne a terra che andò in mille pezzi.

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La ragazza con l'orecchino di perla - Capitolo 8:

Altri Racconti Erotici in trans:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni