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Trasformazioni

14.01.2025 |
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"La sera arrivato a casa, Indossai tutto, mi truccai, e poi alla fine calzai la parrucca..."
La mia giovinezza era stata un teatro di fantasie erotiche in cui alternavo la mia masturbazione pensando alle compagne di scuola e alle donne vestito da uomo, a momenti in cui ampliavo questo mio desiderio indossando indumenti che prendevo in prestito dai cassetti di mia madre e sempre con il timore di essere scoperto. Ero in quei momenti tormentato da un desiderio inespresso, che trovava conforto in vestiti momentaneamente “ rubati” .
Le sottovesti materne, i suoi collant coloro carne velati, diventavano per me passaggi segreti verso un mondo di sensualità immaginaria, popolato da modelle e compagne di classe trasformate in muse.
Ma era un gioco furtivo, una passione che bruciava in silenzio e che viveva proprio di quell’erotico desiderio, nascosto.
Avevo ventun anni. le mie abitudini sessuali erano quelle di un ragazzo che voleva fare sesso con donne e amiche, ma che mai si era dichiarato a nessuna pur essendo di aspetto gradevole e loro simpatico. Ma ero troppo timido ed educato e imbranato e non avevo incontrato ancora la ragazza giusta per me.
Intimo nero ed eros
Un giorno, stanco di dover ricorrere ai cassetti di mia madre e anche sentendo di fare una cosa poco bella verso di lei, mi decisi e mi spinsi oltre con l’idea di avere qualcosa che non avessi sottratto a mia madre e qualcosa anche di più eroticamente carino e che assomigliasse a cose viste, sulle modelle, sulle riviste.
Col cuore che mi scoppiava presi la decisione. Basta. Volevo il mio.
Mi recai in una boutique di intimo nel cuore della città, le gambe tremanti come foglie al vento
La voce mi usci anch’essa timida, dicendo che ero lì per un regalo. Una signora, elegante nei suoi cinquant'anni, mi accolse con un sorriso gentile. Con garbo, mi aiutò a scegliere quello che dissi era un bel regalo per la mia ragazza a cui volevo fare una bella sorpresa. Non so se se la credette, visto che forse ero pure arrossito, ma ebbe un buon modo nel propormi alcune cose.
Chiesi delle calze nere e a rete, che promettevano una trama di mistero sulla pelle e poi un body di pizzo, intricato come i meandri della mia anima, una sottoveste in raso, nera come la notte dei miei sogni e mutandine di pizzo, leggere come un bacio rubato. Tutto nero, tutto un invito erotico come quello visto su riviste. Uscito dal negozio, mi sentivo il cuore esplodere e le gambe tagliate dall’adrenalina.
Tornato a casa, la sera indossai quei tessuti proibiti. La seta scivolava sulla mia pelle, il pizzo pizzicava dolcemente. Era un fuoco che si accendeva dentro di me. La mia immagine riflessa nello specchio non era più quella di un ragazzo, ma qualcosa di più, qualcosa di indefinibile eppure profondamente mio.
Una sensazione dolce e perversa mi avvolse, un misto di eccitazione e terrore. Ero in vortice di emozioni ed eccitazione e dopo poco mi toccai e masturbai e venni, rivedevo la signora del negozio e le mie emozioni del giorno, il mio cuore a mille, il mio imbarazzo e vedevo nello specchio il mio corpo rivestito ora di una femminilità ed erotismo che con quei nuovi indumenti risultava amplificata e mi seduceva. Forse mi stavo innamorando di me?
Le mie prime scarpe da donna
I mesi passarono come petali trasportati dal vento, e la mia sete di trasformazione non si placava. Le scarpe di mia madre erano piccole per il mio piede e quando le indossavo era un tormento e oltretutto potevo rovinarle.
Un giorno, camminavo e il mio sguardo si posò su un negozio di scarpe. Entrai con il cuore in gola, chiedendo un paio di decolleté nere, con tacco 5, sempre con la scusa del regalo. Il numero era quaranta, il mio.
Quando a casa le provai, sentii un'ondata di consapevolezza. Non erano solo scarpe, erano un passo che avevo sempre desiderato, un'affermazione silenziosa eppure fragorosa. Mi divertivo ad indossarle dopo avere messo l’intimo che avevo precedentemente comprato e mi piaceva fare quei brevi passi nella mia camera, come se stessi facendo una piccola sfilata i per me.
Il rosso e il nero
Volevo truccarmi meglio, come avevo visto sulle riviste e decisi di fare acquisti.
La profumeria era un altro altare del mio personale culto.
Sempre con la solita stessa scusa del regalo feci i miei primi acquisti di cosmetici. Anche qui una signora di mezza età a cui dissi l’elenco delle cose che dovevo regalare. Il cuore mi batteva forte.
Un rossetto, rosso intenso, una cipria impalpabile, due ombretti, una matita nera per delineare lo sguardo degli occhi, un fard che scaldava le guance. Mi fece un bel pacchettino regalo e poi a casa lo aprii, con una trepidazione e poi li avrei usati. Ogni prodotto era un pennello sulla tela della mia effimera identità. Le mani tremavano mentre applicavo quei colori, trasformando il mio viso in quella che per me era un'opera d'arte.
Cosi truccato e vestito di quanto avevo comprato in precedenza, mi guardavo e mi appariva un volto. Le mie labbra rosse e l’intimo nero mi deliziavano di una piacere pieno di fascino pieno di una nuova sensualità.
Guepiere
Sfogliando le riviste mi venne voglia di comprare una guepiere, di quelle con i reggicalze e che modellavano il corpo, rendendolo molto sensuale.
Entrai in un altra boutique di intimo chic del centro. Marito e moglie mi servirono per il “regalo per un’amica” . La signora mi propose una la guepiere di pizzo nera, con i suoi lacci e le sue trasparenze audaci. Mi consiglià poi anche una culotte di pizzo nera da abbinarci che comperai.
Era una prigione di desiderio, ma una prigione che bramavo. E la comprai, sempre con il cuore che mi batteva forte e poi la sera la provai con tutto il resto e ancora una volta una sensazione di estasi e di gioia nell’indossarla mi pervase.
L'abitino sexy
Ancora una volta, un negozio, un'altra ossessione. Un mini abito aderente in finta pelle, nero: era come una seconda pelle, un po' provocante.
Lo indossai la sera, e mi sentii un po’ audace, in fondo l’immagine che si delineava nello specchio era un po’ audace e piena di eros. Era un altro passo in avanti, una caduta verso l'abisso del mio desiderio.
La prima parrucca
Un giorno accadde che mi trovavo per turismo in un'altra città vicina. Vicino al porto, passavo nei vicoletti pieni di gente e vita, e guardavo le vetrine dei negozietti, lungo il mio cammino incontrai anche alcune prostitute che sinuosamente apparivano sulla strada con i loro tacchi e gambe e vestiti. Passai loro accanto.
Una di loro, vestita con un miniabito in pelle che ricordava quello che avevo comprato, mi chiese … la guardai, tutto rosso e timido e le risposi con cortesia, un no grazie, era una ragazza molto bella, con lunghi capelli neri. In realtà avevo un grandissimo desiderio di dirle di sì e provare il sesso con una donna per la prima volta, ma era troppo il rispetto che avevo per le donne e mi pareva brutto, anche se lei era davvero dolcissima.
Continuai a camminare e in un vicolo poco lontano da dove le avevo incontrate, in una vetrina, parrucche di ogni foggia e colore. Non so cosa mi accadde ma varcai la soglia e entrai, dicendo alla commessa che era "un regalo". Nessuno mi conosceva lì, nessuno avrebbe mai sospettato. Scelsi una parrucca scura e voluminosa, che ricordava i cappelli della ragazza che mi aveva poco prima fermato per la stradina vicina. La comprai e uscii. In quel momento, mi sentii libera e piena di un mio fremito.
La sera arrivato a casa, Indossai tutto, mi truccai, e poi alla fine calzai la parrucca. Il mio cuore scoppiava.
Mille pensieri, sensazioni, emozioni percorrevano il mio corpo. Immancabilmente mi eccitai, pensavo alla ragazza incontrata, al suo sorriso dolce e ai suoi occhi e i suoi capelli e quella immagine nello specchio truccata con quella parrucca e quell'abito mi eccitava ancora di più e mi masturbai.
Ogni acquisto era una confessione silenziosa, un atto di ribellione e di liberazione. E ogni volta, l’erotismo, la dolcezza, il fascino del proibito, si fondevano in una sinfonia di emozioni che mi travolgeva, lasciandomi nel turbine di una metamorfosi di sensazioni.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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