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trio

Il risotto


di Antani1984
26.12.2018    |    6.487    |    10 8.1
"Esco dalla doccia e Sharon è assopita nel letto..."
Amo la cucina.
Amo cucinare per gli altri.
Soprattutto per le donne.
La cucina è il modo migliore per dimostrare affetto a qualcun altro, altrimenti stai solamente preparando da mangiare.
La cucina è amore, dedizione, creatività, passione, tecnica e cultura; proprio come la musica; proprio come l’arte. La cucina è arte.
Quando cucini un piatto per un’altra persona, non lo stai solo sfamando.
Le donne italiane da sempre sono in cucina, e non ho mai capito perché gli chef più blasonati sono tutti uomini.
Io a volte mi sento come una gricia: semplice, equilibrato, diretto, passionale, energico, gustoso e sostanzioso.
Altre volte mi sento come uno chateaubriand con salsa bernese: raffinato, elegante, pregiato, prelibato, croccante fuori e morbido dentro.
Altre volte ancora, ahimè, mi sento come purè (in busta) e formaggino: insignificante, inutile e triste.

La cucina può anche essere erotismo. Quello tra cibo e sesso è da sempre un legame inscindibile, la cucina è spesso una delle armi più efficaci per conquistare e prendere per la gola la propria preda. Tra vini ricercati, ricette e sapori afrodisiaci, è più facile rompere il ghiaccio e portare la serata sul giusto binario.
Non amo seguire gli schemi e le regole ed in cucina preferisco lasciarmi guidare dall’istinto. Per me, spesso, seguire una ricetta alla lettera equivarrebbe a mettere in gabbia il mio spirito libero. Amo gli abbinamenti fantasiosi e giocare con spezie, aromi e sapori per ricette originali.
Anche nel sesso, quindi, divento passionale e creativo, amo creare sempre nuove situazioni, aggiungere un tocco piccante alla relazione e sorprendere con nuovi ‘ingredienti’ e abbinamenti.
In altri momenti, invece, uso soltanto alimenti freschissimi e di coltivazione biologica, attenendomi strettamente alle ricette tradizionali, quelle classiche che non muoiono mai. Ne va da se che poi a letto divento un po’ troppo inibito e razionale, senza variare e sperimentare e quindi alle volte posso apparire un po’ noioso e limitato, ma si sa che il classico non tramonta mai, quindi anche nel sesso se le cose sono fatte con trasporto, impegno e dedizione, si può essere molto efficaci.

Qualche sera fa sono stato invitato a casa di Sharon, un’amica mulatta dal viso dolce e con un fisico inebriante. Ha mille pregi, ma davvero non sa cucinare, al punto che mi ha chiesto di fermarmi a cena mentre stava estraendo dal freezer una busta di risotto surgelato.
Le ho risposto che avrei accettato l’invito, solo se mi avesse permesso di cucinarle un risotto vero.

Mentre la cipolla sfrigola in padella, lei mi guarda intensamente. Le spiego che il risotto è arte: va coccolato e corteggiato continuamente, ed occorre non trascurare nessun dettaglio, esattamente come ci si dovrebbe comportare con una donna, altrimenti il risultato sarà mediocre.
Si, lo ammetto! Ho dato un tocco di teatralità mentre cucinavo, volevo impressionarla, coinvolgerla nei profumi e nei suoni della cucina, cercare di trasmetterle la passione che ci stavo mettendo.
Nel frattempo stappo una bottiglia di Franciacorta che avevo portato, e facciamo un brindisi.
Il risotto giunge a cottura, e tutte le mie attenzioni sono nella ricerca dell’onda perfetta.
Do l’ultimo assaggio: è ottimo!
Prendo un cucchiaio pulito e mi volto per farlo assaggiare pure a lei; apre le labbra, ed attende che il cucchiaio le scivoli lentamente in bocca.
Giuro che non ho mai visto nessuna assaggiare il risotto in maniera così sensuale.
Ci sediamo a tavola e, finalmente, mangiamo. Lei mi parla, ma non saprei raccontare cosa mi stava dicendo: non la stavo ascoltando. Più parlava con quella sua voce suadente e con quel modo di fare libidinoso, e più mi saliva la voglia di lei. La desideravo tantissimo.
“Ci vorrebbe un dolcetto”, mi dice mentre sparecchia.
“Il dolce sono io, tesoro” le rispondo.
Improvvisamente quel tavolo che poco prima aveva ospitato la nostra cena, diventa il supporto alla passione.
Si siede sul tavolo, apre le gambe, mi mette le mani sul culo e mi stringe forte mentre io la bacio sul collo; prendo il lobo dell’orecchio fra le labbra per poi leccarla ed ancora baciarla, una mano fra i capelli per tenerle ferma la testa, l’altra le abbassava la zip dei jeans. Un attimo dopo avevo dita sul suo clitoride già gonfio. Mi chino per assaporarlo, poi affondo due dita fra le sue labbra bagnate, spingo più volte con forza, poi le tiro fuori per ficcargliele nella sua bocca.
“Ne vuoi ancora?” Le chiedo.
Annuisce ansimando.
Ci spostiamo sul divano, si sdraia aprendo le gambe. Infilo un dito, poi due, poi tre, poi quattro dita che spingono sempre più forte e la fanno gridare di piacere.
“Vuoi tutta la mano, vero?”
Annuisce di nuovo, celando un velato timore.
In un attimo tutta la mia mando è dentro di lei, ed è talmente bagnata che riesco a stringere il pugno. Con l’altra mano una sculacciata possente la fa esplodere in un urlo abbondante quanto il suo orgasmo.
Rimaniamo qualche momento abbracciati e spossati sul divano, poi lei si alza di scatto, e prendendomi per mano per trascinarmi in camera mi dice: “mi hai fatto sporcare tutto il divano, stronzo. Ora me la paghi!”
Mi butta sul letto ed inizia a giocare con la mia cappella, accarezzandola con le labbra...poi con la lingua...poi con la gola.
Proprio mentre lo sta assaporando, suona il campanello.
“Oh no, cazzo...stai zitto e facciamo finta di nulla”
Ricomincia a prenderlo in gola con vigore.
Il campanello però diventa sempre più insistente, diventando quasi uno strillo continuo e fastidiosamente assillante.
Stizzita si alza, indossa l’accappatoio.
“Ecco, immaginavo fossi tu a rompere i coglioni”
Era la vicina di casa bisex, che amava auto invitarsi ogniqualvolta percepiva che Sharon era in dolce compagnia (ma tutto questo io l’ho scoperto dopo).
“Tesoro, ti ho sentita strillare come una puledra ed ho deciso di passare a trovarti”.
Entra in camera e, trascurando il mio imbarazzo, si presenta: “piacere, Bea, e tu a quanto pare devi essere bravo per farla strillare così”.
Sharon riprende da dove aveva interrotto, mentre Bea lentamente si spoglia. Una bella donna sulla quarantina con due tette enormi.
Bea inizia ad accarezzare Sharon che sta proseguendo il suo lavoro, poi la lecca, la tocca, le prende la testa e ne decide il ritmo, mentre con l’altra mano la sculaccia insultandola: “succhialo bene, troietta!”
Esplodo nella bocca di Sharon, che ingoia tutto senza tralasciare nemmeno una goccia.
Una volta finito Bea le dice: “vieni qui e fammi sentire il sapore di questo tuo amichetto”.
Limonano davanti a me mentre ancora sto tremando dal piacere.

Seguono chiacchiere, qualche bicchiere e qualche sigaretta, e Bea continua a provocarmi.

Ad un certo punto, Sharon dice seccata: “questa è casa mia, l’ho invitato io, e se permetti me lo scopo per prima”
Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che la ritrovo sopra di me, mi bacia e mi tocca ovunque.
La metto a pecorina e la penetro con forza, la tengo per i capelli e la sculaccio.
Sharon geme ed ansima in continuazione, mentre Bea ci guarda e si masturba. Raggiungiamo l’orgasmo insieme, ed è stata una sensazione stupenda. Ci abbracciamo forte e mi dice: “volevo questo da quando stavi mescolando il risotto”.
Mentre siamo abbracciati a letto, Bea lecca Sharon fino a farle raggiungere un altro orgasmo, poi si riveste e se ne va soddisfatta.
Io rimango ancora un po’ di tempo accoccolato a Sharon, poi le chiedo gentilmente di poter fare una doccia.
Esco dalla doccia e Sharon è assopita nel letto. Mi rivesto, la saluto con un bacio ed esco.
Mentre sto aspettando l’ascensore, sento aprirsi la porta della casa di Bea: “dove credi di andare? È da maleducati andarsene senza salutare”.

Bea è selvaggia, porca ed insaziabile.
Nemmeno andiamo in camera da letto. Sul tavolo dalla sala, a pecorina si fa possedere analmente prima di congedarmi.

Le gambe mi tremano, sono stremato, esausto ma talmente appagato dal faticare ad addormentarmi.
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