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Un appartamento in affitto in centro città per tornare ad essere Angie in libertà


di angietrav
06.09.2023    |    4.419    |    13 9.6
"Prendo il lubrificante, i preservativi, il popper e torno in salottino..."
Dopo nove mesi di assenza dalla città del centro Europa, dove ho vissuto per più di sei anni, avevo nostalgia della libertà con cui lì potevo essere Angie. Son tornata per trovare i colleghi di lavoro ma, soprattutto, spero di incontrare di nuovo qualche amico di Angie. Però mi rendo conto che è difficile, in poco tempo, riallacciare contatti con maschi che son venuti da me quasi sempre quando è parso e piaciuto a loro. L’unico con il quale sono rimasta in contatto è Marc, il maschietto efebico ed obbediente. Con lui ho preso appuntamento e verrà domani sera, martedì, dormiremo assieme e spero possa trattenersi anche il mercoledì. Comunque, siccome ho mantenuto il profilo su un sito di incontri locale, prima di partire, ho messo un “last minute”: vediamo che succede.
Ho affittato un appartamentino in pieno centro, nella “Galerie du centre”. Arrivo un lunedì di fine ottobre, il pomeriggio verso le 3. Ho appuntamento con il proprietario, mi aspetta un bel giovane alto e magro, bel viso, di origini magrebine: gentile ma non troppo. L’entrata è da un portone nella galleria, si sale con l’ascensore al secondo piano, qui c’è un portoncino da aprire con le chiavi e si accede ad un corridoio con, a sinistra, quattro porte, entriamo nella terza, l’appartamento che ho affittato: costa poco ma è anche poco curato e maltenuto. Meno male devo starci solo 4 notti, lo lascerò venerdì mattina. Controllo e dico al giovane che occorre pulire e soprattutto cambiare lenzuola e coperta del letto a due piazze. Dice di non preoccuparmi, le lenzuola me le cambia oggi pomeriggio, la pulizia domani mattina, martedì. Speriamo, non mi fido molto. Mi installo. Scendo al mini-market in galleria, acquisto il necessario per la colazione oltre ad acqua, birra, red bull e detersivo per pulire bagno e cucina.
Il martedì mattina mi trasformo in Angie. Mi lavo per bene dentro e fuori, controllo la depilazione, rasatura. Mi trucco e vesto un tailleur nero di cotone elasticizzato: giacca corta e gonna alta fin sopra i fianchi, lunga fino a metà coscia. Sotto un corsetto nero ed un tanga -nero anch'esso- che ben contiene il clitoride che faccio sparire indietro tra le gambe. Calze autoreggenti nere coprenti con balza liscia, ai piedi le décolleté nere tacco 10 cm. Parrucca, quella solita a caschetto castano chiaro. Smalto di rosso corallo le unghie di mani e piedi. Spruzzata abbondante di profumo.
Da tempo ho vinto i timori, qui non ci sono vicini di casa che mi conoscono, esco tranquilla come Angie. Fa fresco quindi indosso l’impermeabile beige ed un foulard. Prendo la borsetta di pelle blu a sacco con dentro il necessario: portafogli, sigarette ed accendino, fazzolettini di carta, preservativi, occhiali da sole, spazzola per i capelli, il rossetto rosso corallo, il profumo ed i due telefoni –quello di Angie e l’altro “ufficiale”-. Come al solito, quando prevedo di fare sesso, in giornata non mangio, solo faccio colazione abbondante la mattina.
Sono le 11 a.m., sto per uscire, suonano. Sulla porta il bel giovane di ieri, mi guarda perplesso “scusi, il signore che ha affittato l’appartamento?”, “beh, sono io” rispondo sorridente, “ah…!” esclama lui. “Qui ci sono le donne per la pulizia”, “bene, fate pure, sto uscendo”. Avevo già messo in sicurezza i miei averi nella valigetta chiusa a chiave. Scendo, passeggio in galleria, passo davanti alla “Boutique Minuit”, forse il sex shop più famoso ed elegante della città, ha bellissime vetrine, costosissimo. Mi traccheggio a guardare e mi lascio tentare, ho qualche idea, più tardi ripasserò.
Torno al mini-market ed acquisto il necessario per la cena di stasera con Marc. Mi si riempie una borsona di plastica, pesa ed è una fatica camminare sui tacchi da 10 cm mantenendo un portamento femminile. Mi riposo sedendomi in un bar in galleria, chiedo un caffè e fumo guardandomi intorno. “Posso sedermi?” è il giovane dell’appartamento, “le signore hanno finito ed io sono venuto a cercarla”, “grazie, sei molto gentile", “posso offrirle qualcosa?”, “un campari grazie”, mi accompagna con un caffè. Parliamo di tutto e di niente, senza entrare in dettagli, cerco di capire se è affidabile. “Bene, salgo all’appartamento”, “posso aiutarti con la spesa, se vuoi” - è passato al tu-, “grazie”. Adesso sono più leggera e posso camminare più spedita. Il giovane mi fa strada, saliamo ed entriamo nell’appartamento. “Vuoi bere qualcosa?” chiedo, “no grazie vado di fretta”. Mi siedo su una poltroncina, lui mi sta in piedi davanti, lo guardo, mi guarda, si avvicina, sorride. Apre i pantaloni, ce l’ha già duro, un bel cazzo più lungo che largo (saranno 15 per 4 cm) e me lo faccio scivolare in bocca: bellissimo, pulito, circonciso, ha un eccitante sapore di maschio: succhio in silenzio, viene e mi bevo tutto eccitata. Si ricompone, “ciao, spero ci vediamo nei prossimi giorni”, “certo con piacere, sempre meglio nel pomeriggio, però messaggiami prima e ti confermo”, “certo, ciao”.
Ottimo non mi annoierò. Marc arriverà stasera verso le 9 p.m. Riposo un poco, poi controllo il trucco, le autoreggenti, il tanga col clitoride ben nascosto, il tailleur; prendo l’impermeabile, il foulard: sono le 15 e scendo alla “Boutique Minuit”. La boutique ha una gran quantità di cose belle e sexy, mi gira la testa per tanto "ben di dio". Meno male so già quel che cerco: sono innamorata dei corsetti, ne ho una collezione, mi eccita vedermi con un bel vitino che evidenzia i fianchi e con i seni sostenuti dal corsetto. Quindi, seguendo le indicazioni della gentilissima commessa, e col suo aiuto, mi spoglio e resto in tanga, autoreggenti e scarpe. Scelgo un bellissimo corsetto di raso nero, lungo fino a coprire il pube, con coppe per i seni, lacci per stringerlo dietro e asole e bottoni di metallo per chiuderlo davanti: lo indosso, lo faccio stringere trattenendo il fiato e lo lascio addosso. Emozionata mi rivesto, pago ed esco. Mi sono accorta che ho freddo con l’impermeabile, quindi fuori dalla galleria mi inoltro per una via pedonale alla ricerca di un cappotto corto fino al ginocchio. Ho fortuna e lo trovo a buon prezzo, bellissimo: leggermente attillato, di panno di lana color blu elettrico e con bottoni neri tondi. Lo provo e me lo lascio indosso. Contentissima, per sentirmi femmina e camminare tra la gente per strada, col cappotto nuovo e fasciata stretta dal nuovo corsetto sotto il tailleur.
Torno all’appartamento verso le 16, poso la borsa col vecchio corsetto e l’impermeabile, riposo una mezz'ora. Ma questo luogo è deprimente, io sono inquieta per la libertà di essere Angie e godo al camminare sui tacchi alti. Quindi scendo di nuovo in galleria, passeggio, osservo la gente, nessuno mi guarda con curiosità morbosa o sarcasmo: bellissimo! Siedo al solito bar, bevo un caffè e fumo sigarette, mi concentro sul portamento femminile: accavallo le gambe, sto seduta ben eretta, col culo in fuori, spalle indietro, labbra rilassate. Mi traccheggio e verso le 18 salgo all’appartamento per farmi bella per Marc. E’ un anno che non ci vediamo. Marc è stato, tra i miei “clienti”, l’unico che è diventato amico, tra di noi si è sviluppato un affetto sincero. Con me si confidava, io ascoltavo i problemi di casa sua, il rapporto difficile con la moglie e lui si rilassava. Anche Roger era un amico, ma negli ultimi due anni è sparito, non mi ha più cercata ed io nemmeno. Altri amanti, frequentatori assidui del mio appartamento, non mi hanno più cercata, qualcuno si è sposato, altri sono spariti senza dire niente.
Marc (vedi il racconto “fisting e dolcezza”) avrà 40 anni ma di aspetto giovanile, per niente virile, anzi effeminato direi: alto circa 1,80, con spalle strette e bacino un po’ largo, capelli biondi lisci e lunghissimi, glabro, pelle liscia come una donna e con un pisellino infantile (circa 3 cm diametro per 7 di lunghezza). Marc è dolce ed obbediente, asseconda i miei desideri: è stato mio amante visitandomi con continuità quai settimanale per circa cinque anni; arrivava la sera verso le 9, restava un paio di ore, per poi andare alla radio dove fa il dj. Le sue visite da quasi subito hanno seguito un rituale che si è ripetuto negli anni.
Per lui stasera mi sono preparata con un lavaggio interno accurato. Ho lasciato il corsetto nuovo, sotto un perizoma nero, le calze nere e le décolleté tacco 10 cm, sopra una vestaglia nera trasparente. Mi messaggia puntualissimo alle 21: sono davanti al portone in galleria. Sculettando vado ad aprire il portoncino sulle scale –sembra che non ci sia mai nessuno in questo stabile-, apro il portone in basso, esce dall’ascensore, “ciao, mon amour”, lo prendo per mano e me lo porto nell’appartamento, chiudo la porta e lo sorprendo abbracciandolo e baciandolo con la lingua in bocca: non l’avevamo mai fatto.
Gli offro qualcosa da bere, parliamo un poco, poi gli suggerisco di farsi una doccia, “… ti aspetterò in camera”. Mentre lui è in bagno, io mi spoglio nuda con ai piedi solo le zeppe di sughero rosse tacco 10 cm. Esce dal bagno, è nudo anche lui e profumato, subito si eccita mostrando un sorrisino timido. In piedi davanti al letto, ci carezziamo, ci baciamo; “succhiami forte i capezzoli” chiedo, poi lo spingo giù e lui, seguendo il rituale affinato negli anni, mi succhia il cazzo. Ma lo faccio smettere subito (altrimenti vengo) e mi metto a pecorina sul letto, “leccami la figa” ordino. La mia figa-anale è ben pulita e profumata di gel vaginale alla banana. Urlo per gli orgasmi ripetuti che mi procura la lingua di Marc. “Vieni tesoro, mettimelo dentro!”. Il suo pisellino è già duro, entra e praticamente non lo sento, lo aiuto stringendo la figa quando entra e rilassandola quando esce. Sempre gli ci è voluto molto a venire, ma ad un certo punto sussurra, baciandomi le spalle, “sto per venire…”, “sì tesoro vieni, vieni...”. Si rilassa sopra di me, ma io lo sveglio: “leccami la figa, assapora il tuo sperma”. Obbedisce, lo lascio fare godendo, poi: “tesoro, mettiti il guanto e prendi il gel”. Ha mani lunghe ed esili Marc, gli suggerisco di fare attenzione perché sono almeno sei mesi che non mi “fistano”. Entra prima con le dita, poi con la mano, la gira dentro piano poi, seguendo le mie istruzioni, entra ed esce lentamente restando fuori un attimo e facendomi godere del vuoto che mi lascia. Poi entra ed esce più veloce ed io grido per gli orgasmi ripetuti. Lo farei continuare all’infinito ma non voglio esagerare: “esci tesoro, togliti il guanto, pulisci la figa-anale”. Mi giro sulla schiena, resto a gambe aperte a V: “vieni, leccami dalla figa, sali su passando per i coglioni e poi prenditi il cazzo e goditelo”.
A Marc piace succhiarmi, però si limita a prendere in bocca la cappella, allora io, con fare dominante, gli spingo giù la testa, gli faccio entrare tutto il cazzo in bocca, gli do il ritmo e gli vengo in bocca. Si sdraia accanto a me, ci baciamo, compartiamo il mio sperma, ci rilassiamo. Vado in bagno a fare un lavaggio interno veloce. Poi, “tesoro, mangiamo qualcosa, vieni”. Terminata la cenetta, vado in bagno a prepararmi per la notte. Tolgo il trucco, metto una crema rilassante, lascio il rimmel sulle ciglia, tolgo la parrucca e indosso una passata nera alta che nasconde quasi tutti i miei capelli cortissimi. Torno in camera nuda, solo vestendo le zeppe di sughero. Anche lui va in bagno, poi mi si sdraia accanto nudo, la sua pelle liscia e femminile mi eccita. “Buona notte tesoro”, “buonanotte”. I termosifoni sono già accesi e fa caldo in camera. Sono inquieta, cosciente che con Marc perdo parte della mia femminilità perché lui è docile, obbediente, e non prende mai l’iniziativa, quindi divento io –che di solito sono obbediente e servizievole con i maschi- dominante. Nel buio lo carezzo, gli prendo la mano e la metto sul mio cazzo: me lo carezza e quando è duro gli prendo la testa e me lo faccio succhiare, facendoglielo entrare tutto in bocca con forza, carezzandogli la testa ed i bei capelli: vengo di nuovo. Ci baciamo, vorremmo rilassarci ma continuiamo a carezzarci a vicenda e dormiamo poco. Alle 6 del mattino mi accorgo che Marc se ne sta andando, non può restare. Non l’ho salutato e penso che questa sarà l’ultima volta che ci vediamo.
Voglio bene a Marc, è affettuoso, ma il giovane magrebino è un bel maschio e mi tenta di più: spero oggi di rivederlo. E’ mercoledì, ho dormito fino alle 9. Faccio colazione abbondante, poi lavaggio accurato interno ed esterno. Non metto trucco, solo lascio un poco di rimmel sulle ciglia e tolgo lo smalto dalle unghie delle mani: stamattina vado a trovare i colleghi nell’ufficio dove ho lavorato per più di sei anni. Al ritorno, passo da un grande magazzino e compro un top nero con spalline fini elasticizzato e lungo fino all’ombelico, ed una camicia bianca con scollo a V, senza maniche, corta: sceglierò quale dei due capi metterò oggi sotto il tailleur. Inoltre non resisto e compro delle bellissime autoreggenti velate beige con riga dietro adornata da fiocchetti neri ricamati.
Arrivo all’appartamento alle 14, mi riposo, poi trasformazione in Angie. Spero proprio di non restare sola il pomeriggio, anche se sono abituata a maschi egoisti che a volte me l’hanno “data buca” e non mi fido del giovane magrebino. Quindi lavaggio interno. Mi trucco con cura, smalto di nuovo le unghie delle mani, indosso la parrucca castano chiaro. Metto il tanga nero sgambato col filo dietro, le nuove calze velate, la camicia bianca. Sopra, il tailleur nero ed ai piedi le bellissime décolleté tacco 10 cm. Sono circa le 16, nessun messaggio. Delusa, indosso il nuovo cappotto blu e scendo in galleria. La galleria è climatizzata, le due entrate agli estremi hanno porte a vetro che si mantengono chiuse, quindi non fa freddo ed è piacevole passeggiare. Faccio passare il tempo, mi siedo al solito caffè con i tavoli in galleria. Prendo un caffè, fumo sigarette, mi guardo intorno: mi sento una prostituta in attesa di clienti. “Buongiorno”, è il bel giovane; “ti avevo chiesto di avvertirmi!”, “hai ragione, ma ho preferito venirti a cercare qua, ho avuto da fare”. Vedo che guarda qualcuno, cerco nella direzione del suo sguardo e mi accorgo che c’è un altro giovane che ci sta osservando, faccio finta di niente, ma spero di non ritrovarmeli tutti e due nell’appartamento. Sempre serio e poco gentile, ordina: “Andiamo? non ho molto tempo”. Passeggiamo verso l’appartamento: mi sento proprio come una prostituta col cliente e magari al bar pensano lo stesso.
Giunti nell’appartamento corro in bagno per una pulizia interna veloce. Poso in camera il cappotto e la borsetta, prendo il gel lubrificante, i preservativi, inalo popper, torno nel salottino eccitata. Il giovane, Ayoub si chiama, non è timido ma non mostra i suoi sentimenti: gli piace fare il duro. In piedi, appoggiandomi al suo braccio, tolgo la giacca e la gonna, siedo sul divanetto. Lo tira fuori, è già duro e lo succhio eccitata, poi chiedo “vuoi metterlo?”, fa sì con la testa; gli srotolo il preservativo sul bel membro, mi metto a pecorina sul divano, sposto il filo del tanga e ... “vieni, caro”. Deciso me lo affonda dentro e mi scopa con forza e in silenzio. “Vuoi venirmi dentro o in bocca”, esce subito, gli tolgo il preservativo e lo succhio decisa: mi inonda la bocca di buono e copioso sperma. Soddisfatto se ne va, come d'abitudine senza ringraziare, ma dice: “spero di tornare domani, se vuoi vengo con un amico”, “no grazie, preferisco solo te. Ma, per favore messaggiami prima, non fare come oggi”. Torno in bagno: pulizia interna, sciacquo la bocca, sistemo il trucco.
Bussano alla porta, sarà Ayoub di nuovo. Sono ancora senza tailleur, indosso quindi la vestaglia di raso nero trasparente e vado ad aprire. Non è Ayoub ma il giovane che avevo visto in galleria, chiedo irritata: “che c’è? Come hai fatto ad entrare?”. E’ un ragazzo più giovane dell’altro, “Ayoub mi ha aperto, è un mio amico e mi ha detto che mi aspettavi”; “in realtà non ti aspettavo, dimmi”, “posso entrare? Vorrei scopare”. Diretto e di poche parole, un po' timido, ma sembra sincero, lo faccio passare nel salottino. Mi siedo sul divano, inalo un poco di popper: “vieni”; si avvicina e lo tira fuori già duro, un bel cazzo anche lui. Gli slaccio i pantaloni e lo succhio facendomelo scorrere, con le labbra ben aderenti al membro, tutto in bocca fino al suo pube. Lo pompo con decisione, sento il suo cazzo pulsare, continuo finché viene inondandomi la bocca. Lo pulisco facendo uscire le ultime gocce, lo asciugo con della carta. Si riveste e se ne va, senza dire niente. Mi sincero che esca dal portoncino in fondo al corridoio e lo chiuda bene.
Torno in bagno a sciacquarmi la bocca e controllare il trucco. Indosso il tailleur, mi rilasso fumando un sigaretta e bevendo Red bull. Molto bene oggi, non mi posso lamentare. Sono quasi le 18, indosso il cappotto e scendo in galleria, cercherò un ristorante dove cenare qui vicino, camminare sui tacchi da 10 cm stanca. Mi siedo al solito bar, ormai mi conoscono e non solo i gestori ma anche qualche maschio che mi gira intorno. Per stasera non vorrei fare altro, però mi eccitano queste attenzioni. Sono le 18 e 30, esco dalla galleria, sul retro ho visto che ci sono più ristorantini e meno negozi. Ne scelgo uno dove fanno frutti di mare, specialità cittadina. La serata è stata tranquilla, non c’era molta gente, e nel ristorante sono stati gentili. Non ho mangiato molto, però sì ho curato la mia postura femminile. Torno all’appartamento verso le 20,30. C’è un signore davanti al portone, l’aspetto non mi piace per niente, trasandato. Faccio finta di niente, non entro subito, ma non è il caso di passeggiare in galleria, non c’è nessuno, i negozi sono tutti già chiusi. Mi faccio forza, decisa apro il portone; lui “scusa, posso salire?”, ed io “no, ho da fare ...”. Veloce più che posso lo chiudo fuori, prendo l’ascensore ed arrivo all’appartamento. Mi spoglio nuda, vado in bagno, tolgo il trucco e metto sul viso la crema per la notte, poi abbondante crema sul corpo, indosso il top rosa corto, la vestaglia nera trasparente e le zeppe ai piedi. In salottino mi rilasso, fumo, bevo del vino bianco fresco. Poi vado a letto, sola soletta. Sono un po’ stanca, è stata una giornata intensa di emozioni, mi addormento ripensando ad i bei cazzi che ho assaporato. Spero di ripetere domani, giovedì, ultimo giorno libera di essere Angie. Venerdì tornerò in Italia.
E’ giovedì. Cercherò di profittare al massimo della giornata, scrivo ad Ayoub: "ti aspetto al bar alle 15, se puoi conferma". Mi alzo, zeppe di sughero ai piedi, vestaglia e faccio una colazione abbondante. Poi in bagno: doccia e lungo lavaggio interno, rasatura, acqua tonica; spalmo crema su gambe, braccia, seni, e molta sul culo, gel vaginale nella figa-anale. Passo quindi al trucco: fondotinta coprente, cipria, fard, riga attorno agli occhi, ombretto nero e beige sulle palpebre, molto rimmel, matita a definire le sopracciglia: mi guardo e mi piaccio. Mi vesto: tanga nero sgambato, le calze nere, un reggiseno nero senza spalline -che dà un po’ di volume-, sopra il nuovo top nero elasticizzato. Mi profumo. Vesto il tailleur nero ed infine la parrucca castano chiaro. Sono le 11 a.m. circa, indosso il cappotto blu – bellissimo con le calze e scarpe nere- gli occhiali da sole, prendo la borsetta col necessario. Scendo in galleria. C’è un bel sole e vado a passeggiare per la via pedonale, sempre molto frequentata. Cammino piano avendo cura del mio portamento, mi guardo intorno, nessuno mi presta attenzione: sono felice! mi sento la signora che sempre cerco di essere. Mi traccheggio osservando le vetrine. Verso le 12 sono di nuovo seduta al bar in galleria. Controllo il telefono di Angie: niente, nessun messaggio. Sono le 13 e salgo all’appartamento per riposarmi, bere qualcosa e … passare il tempo in attesa di qualche maschio, spero: ho una voglia matta!
Sono le 15, controllo il trucco, prendo la borsetta e, senza soprabito, scendo in galleria, non fa freddo. Passeggio un poco, mi siedo al bar. Bevo caffè e fumo una sigaretta, mi guardo intorno. “Ciao, andiamo?”, che piacevole sorpresa! È Ayoub. “Ma perché non mi avvisi mai?”, “perché ho altro da fare ...”, rustico come sempre. E’ insieme all’altro giovane di ieri. Camminiamo sotto gli occhi curiosi dei gestori del bar. Giunti all'appartamento i maschi si sistemano nel salottino mentre io vado in bagno: lavaggio interno veloce, controllo il trucco, lubrificante sulla figa. In camera metto al sicuro la borsa, tolgo la giacca del tailleur. Prendo il lubrificante, i preservativi, il popper e torno in salottino. Non dico niente e carezzo i cazzi ancora dentro i pantaloni. “Siediti sul divano e facci un pompino” ordina Ayoub. Obbedisco, inalo popper e loro, in piedi davanti a me, tirano fuori i cazzi belli duri, li succhio tutti e due, uno alla volta, poi chiedo “volete scopare?”, risponde Ayoub, come sempre di poche parole: “mettiti a pecorina sul divano”. Mi posiziono, tiro su la gonna e sposto il filo del tanga: Ayoub mi penetra deciso mentre l’altro me lo mette in bocca e mi scopano con forza. Gemo, inalo popper e caccio gridi di godimento. Poi cambiano posizione - Ayoub, che era dietro davanti e vicevèrsa- continuano facendomi godere. Durano molto questi giovani. Trovo la forza di avvertirli “non venitemi dentro, per favore”, nemmeno una risposta. Sto succhiando Ayoub che mi riempie di sperma, mentre l’altro è dietro in preda al suo orgasmo e mi riempie la figa-anale. Li pulisco ciucciandoli uno a uno, si abbottonano i pantaloni e se ne vanno, come sempre senza dire niente. Solamente Ayoub mi ricorda “domani quando vai via, deve essere prima delle 13, lascia la porta aperta e le chiavi sulla cucina”, “va bene caro”. Soddisfatta svolazzo in bagno per lavarmi dentro, sciacquare la bocca, aggiustare il trucco, profumarmi. Indosso di nuovo la giacca, bevo qualcosa, mi rilasso. Sono ancora eccitata, inquieta, esco, non indosso il soprabito, solo il tailleur. Scendo in galleria e mi siedo al bar. I gestori mi guardano con un sorrisino, anche io sorrido a loro.
Praticamente subito -mi stava aspettando?- un signore adulto si siede al mio tavolo, “ciao, come stai?”, “molto bene, grazie”. E’ un bell’uomo sui 60, profumato, elegante, pulito. Prendo una sigaretta e lui si affretta ad accendermela. “Bevi qualcosa” chiede, “un Campari, grazie”. Educato si presenta: “piacere, Jean Pierre, sei qui per turismo?”, “piacere mio, sono Angie e sono qui per lavoro”. “Ho visto che, ti piacciono i giovani magrebini” sorride con complicità, “mi piacciono gli uomini, possibilmente educati e rispettosi”. “E sei un travestito, vero?”, “sono una femmina particolare”, rispondo sibillina sorridendo e guardandolo negli occhi con curiosità. “Dove alloggi? chiede, “qui in galleria, in un appartamento che ho affittato”, “ah, molto bene, pratico”; “sì, però domani me ne devo già andare, oggi è il mio ultimo giorno qua”, “allora non devo perdere l’occasione, mi inviti?”, “con piacere, andiamo?”. Non posso non guardare i gestori del bar che sorridono: mi sento confusa per l’eccitazione.
Il signore mi prende a braccetto, altra emozione inaspettata. Saliamo ed entriamo. “Vuoi bere qualcosa, ho birra, red bull, succo di frutta”, “una birra, grazie”. Gli servo la birra e ... “vado un attimo in bagno caro, aspettami qua". Come al solito lavaggio interno, metto gel lubrificante, controllo il trucco. Vado in camera, tolgo la giacca del tailleur, ripongo la borsetta. Torno in salottino. L’amico sta fumando una sigaretta e sorseggiando la birra seduto su una poltrona, passando gli carezzo la nuca e chiedo: "vuoi restare qua o andiamo in camera", “preferisco in camera“. Lo prendo per mano “vieni, vuoi rinfrescarti?, lì c’è il bagno”, “sì grazie”. Tolgo la gonna, tolgo il tanga e metto un perizoma (sempre nero), resto con le calze e le décolleté nere: lo aspetto seduta sul bordo del letto fumando una sigaretta. Torna dal bagno già nudo. Bello, un po’ appesantito, ma è peloso il giusto, belle gambe e braccia robuste, insomma un bel maschio virile. “Vieni qui” mi dice in piedi davanti al letto, cammino verso di lui, mi prendere per una mano, mi fa girare e controlla. Il mio respiro si fa ansioso per l’emozione. L’amico mi carezza, vorrebbe baciarmi ma giro il viso –capisce- toglie il top ed il reggiseno, mi succhia forte i capezzoli: gemo. Intanto gli tasto i coglioni ed il cazzo che rapido si indurisce. E’ un bel cazzone grosso e depilato. Mi metto a pecorina sul letto “leccami la figa”, si vede che non è un novizio: lecca benissimo ed io godo cacciando urletti. Inalo popper ed anche lui fa lo stesso. Emozionatissima lo faccio sdraiare, lo slinguo dappertutto per arrivare infine al bel cazzo. Glielo succhio avida, poi ansimando lo imploro “mettilo per favore!”. Mi penetra deciso e con forza, grido di gioia. Letteralmente mi sbatte e dura tantissimo, inaliamo tutti e due popper e siamo eccitatissimi: bellissimo. Mi sembra che sta per venire e chiedo: “vuoi venirmi in bocca?”, esce e veloce mi inonda la bocca di sperma. Ci rilassiamo sdraiati sul letto carezzandoci. Saranno quasi le 18 e, con mio gran piacere, chiede se voglio andare a cena con lui, “grazie, molto volentieri”. Gli chiedo di andare prima lui in bagno, perché io ho bisogno di più tempo. Quando esce è già vestito e vado io. Come sempre: lavaggio interno, controllo del trucco, profumo, poi torno in camera, mi vesto: indosso di nuovo il tanga, facendo sparire il clitoride; il top nero, il tailleur, ho già le calze e indosso le décolleté nere. Prendo la borsetta col necessario, il cappotto blu e vado in salottino dove Jean Pierre mi aspetta: “sei bella ed elegantissima”, “grazie, molto gentile, spero che non andiamo lontano perché la galleria alle 23 chiude”, “non ti preoccupare, camminiamo fino ad un ristorantino qua vicino” dice lui. Mi prende sottobraccio e scendiamo. Bellissimo, sono stata proprio fortunata ad incontrare quest’uomo maturo e gentile, niente a che vedere con quei due ragazzotti rozzi. Abbiamo passato una bella serata romantica e, verso le 21, siamo tornati all’appartamento ed abbiamo fatto l’amore di nuovo. Questa volta Jean Pierre non ha voluto che mi spogliassi, mi ha presa in salotto, scopandomi vestita: su la gonna, giù il tanga. A certi maschi, quando hanno bevuto un poco e sono eccitati, gli piace possedermi veloci e con forza e ciò mi fa godere ancor più. Mi è venuto dentro urlando senza ritegno, poi l’ho lavato succhiandoli a lungo il cazzo umido della mia figa-anale e del suo sperma. Se n’è andato assicurandomi che farà il possibile per rivedermi, mi inviterà lui. Lo spero.
Sola, contenta ed appagata, mi preparo per la notte: mi spoglio nuda, tolgo la parrucca, metto la passata, mi strucco, crema rilassante sul viso e crema idratante su tutto il corpo. Col gel vaginale mantengo umida la figa-anale, indosso solo il top rosa, la vestaglia, le zeppe di sughero. Vado in salottino, bevo una birra, fumo una sigaretta e ripenso, ancora eccitata, alla intensa giornata. Finalmente mi masturbo ed assaporo il mio sperma.
Il giorno seguente, venerdì, ho volato di ritorno in Italia. Purtroppo Jean Pierre non mi ha più cercata –io ci speravo-: ai maschi gli ormoni fanno fare promesse che poi non mantengono.
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