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Lui & Lei

La mia Prof di matematica


di Writer72
24.05.2024    |    14.049    |    16 9.6
"Ho deciso, però, di non voler più vivere, alla soglia dei 60 anni, di mancati ricordi, privarmi di emozioni e di qualsiasi forma di emotività o turbamento..."
Ci sono degli inviti che vorresti non ricevere ma ti piombano all'improvviso e ti rovinano la giornata come quando, verso fine estate 2016, ho ricevuto questo sms: "Sono trascorsi 25 anni dal nostro esame di stato e per festeggiare questa ricorrenza tutti noi vecchi alunni e gli insegnanti siamo invitati presso il ristorante XX, si prega di dare conferma."
Il mio primo istinto è stato quello di comunicare la mia impossibilità a partecipare per un precedente impegno familiare; la mia carriera studentesca è trascorsa tranquilla ad eccezione proprio dell’ultimo anno delle superiori quando a seguito di una mia forte crisi adolescenziale ero diventato una specie di misantropo che odiava il genere umano con poche eccezioni, pertanto, incontrare di nuovo i vecchi compagni mi avrebbe ricordato quel periodo.
Quello che mi ha trattenuto dal declinare subito l'invito è stata la speranza di rivedere la mia professoressa di matematica di cui sono stato sempre follemente innamorato, protagonista della maggior parte dei miei pensieri erotici/masturbatori adolescenziali nonché capace di esaltare la mia indole da matematico.
Dopo qualche giorno di titubanza decido di accettare l'invito, visto che le mie ex compagne di classe non brillavano per bellezza la mia unica speranza era riposta nella Prof.
La ricordo bene durante le lezioni, con i suoi capelli castani, mossi tendenti al riccio, una pelle non più liscia e giovanile che però non aveva fatto sfiorire la sua bellezza allora poco più che 30enne, il suo corpo magro e tonico frutto della sua passione per la corsa; la vedevo spesso correre per la città e con il mio sguardo l'ammiravo fino a quando non scompariva dalla mia visuale.
Spesso ero in difficoltà nel concentrarmi alle sue lezioni specie quando indossava la gonna che, accavallando le gambe, lasciava scoperte le cosce sulle quali si posava inebetito il mio sguardo, la paura di essere scoperto a sbirciare non mi sfiorava.
A fine lezione o durante la pausa accendeva la sua bella Merit, io assistevo alla sua fumata come fosse una scena erotica, la sigaretta che lentamente si avvicina alla bocca, il fumo inspirato profondamente, la sigaretta che si stacca altrettanto lentamente macchiata di rossetto e il suo espirare come se fosse un gemito di piacere.
Matematica era l'unica materia in cui eccellevo ma questo solo perché la natura mi aveva dato la capacità di capirla con facilità.
Ciò mi portava ad essere nelle grazie della Prof rendendomi meno stressante tutta l'attività scolastica.
Arrivato il giorno della rimpatriata inizio a salutare i vecchi compagni, purtroppo non vedevo la Prof e il mio umore iniziava a peggiorare, per fortuna, dirigendomi verso il giardino interno del locale, l’ ho scorta.
Mi sono tenuto lontano per osservarla, sono passati 25 anni ma non mi sembra invecchiata molto, i capelli sono gli stessi, il corpo sempre tonico, l'abbigliamento sempre ben curato e alla moda, gonna larga sopra il ginocchio, sempre affascinante e mai volgare, mi piacerebbe sedermi accanto a lei, non pensavo di essere così emozionato, sicuramente ne sono ancora infatuato, ci sono persone che, anche se passano gli anni, mantengono sempre lo stesso fascino e ti trasmettono forti emozioni di cui non ti stancheresti mai, la Prof è una di quelle poche persona che dopo tanti anni, pur non vedendola, mi trasmette queste inebrianti e piacevoli sensazioni.
Mi sono avvicino pian piano ai professori che mi salutano tutti con apparente piacere, una delle ultime è Lei: "ahhhh.....ecco il mio matematico!" mi dice sorridendomi e dandomi dei baci sulle guance, io sorrido arrossendo imbarazzato con la faccia da ebete, caspita, però si è ricordata di me!
"Siedi accanto a me" mi dice con aria decisa la Prof.
A fine cena si è alzata invitandomi a farle compagnia per una sigaretta.
"Sai le due cose che notavo di te a scuola?!" mi dice.
"Quali?" rispondo incuriosito.
"La tua grande capacità di cogliere al volo i concetti matematici, sei stato uno dei migliori allievi che abbia mai avuto in quasi 30 anni d'insegnamento".
"Grazie Prof, non pensavo!"
"E poi il tuo sguardo insistente su di me, da un lato mi metteva in imbarazzo dall'altra mi sentivo gratificata dagli sguardi di un ragazzo più giovane, è lo stesso sguardo che ho rivisto stasera, ma non c'è niente di male, non è una cosa di cui vergognarsi, anzi mi fa piacere che anche ora che sono vecchia mi guardi, spero di vederti presto".
Oramai avevo costantemente nella mia mente la Prof, l'averla rivista mi aveva riacceso il desiderio in realtà mai sopito, era rientrata prepotentemente nei miei pensieri più intimi.
La settimana prima di Natale, in giro per acquisti, uscendo dall'enoteca mi sono trovato davanti la Prof.
"Come sta il mio matematico, mi ha fatto piacere la tua ultima e unica visita, quando vuoi vienimi a trovare, ti do il mio numero di casa"
"Grazie Prof".
Col cuore in gola, alcuni giorni dopo l’ho chiamata chiedendo quando e se sarei potuto passare, mi ha dato l’appuntamento per la sera successiva, un invito formale a cena.
Trascorsi la serata con ansia, cercando di studiare preventivamente le mie mosse, come comportarmi cosa dire, come vestirmi, cosa portarle, cercavo di tranquillizzarmi ripetendomi che dovevo essere me stesso, di non pensare di voler a tutti i costi portarmela a letto ma fare finta di passare una serata piacevole con una amica.
Fu una serata realmente piacevole, per la prima volta ero tranquillo con lei, sembravamo vecchi amici anche se il mio sguardo si soffermava spesso su di lei, avevo notato che indossava autoreggenti sotto la gonna che ancora oggi, dopo molti anni, era corta e lo era ancora di più quando si sedeva e accavallava le gambe, era sempre affascinante.
Trascorsero altre settimana prima del nostro nuovo incontro, questa volta casuale nei pressi di un parcheggio vicino al Tribunale, era freddissimo e ci riconoscemmo a stento visto che eravamo avvolti da cappelli e sciarpe, prendemmo un caffè insieme e mi invito per la sera dopo a casa sua.
A cena sono stato a mio agio, anche la Prof mi sembrava stare bene, era più loquace del solito raccontandomi della sua carriera di insegnante, svelandomi aneddoti più o meno divertenti, era sempre più confidenziale con un tono di voce che andava addolcendosi: "Mi dispiace averti turbato nei cinque anni passati insieme, ho cercato sempre di non farmi coinvolgere da passioni non coltivabili, ho separato i lavoro dai sentimenti e dai desideri, spesso con difficoltà ma sempre cosciente delle mie scelte. Ho vissuto spesso esperienze con il freno tirato perché la mia etica me lo imponeva, e anche forse la mia educazione. Ho deciso, però, di non voler più vivere, alla soglia dei 60 anni, di mancati ricordi, privarmi di emozioni e di qualsiasi forma di emotività o turbamento che mi rendano viva, che mi facciano sentire libera e soddisfatta".
L’ascoltavo in silenzio, ero sorpreso dalla sua confidenza, dalla mestizia del tono della sua voce; tutto questo, ai miei occhi, ne accresceva il fascino, non riuscendo a resisterle, mi sono avvicinato per baciarla, le sue labbra rimanevano serrate, non sapevo cosa fare, se osare o tirarmi indietro, un impercettibile movimento della sua bocca mi incoraggiava a perseverare, l’ho baciata di nuovo con dolcezza aiutandola a superare quell’iniziale momento di imbarazzo, finalmente sentivo il calore della sua bocca partecipe con la mia, le sue mani che accarezzavano il mio viso; si stava cautamente abbandonando a me, volevo essere paziente con Lei, dovevo accompagnarla, furono minuti di baci dolci, appassionati, sempre più intensi, ora anche lei prendeva l’iniziativa accarezzandomi sempre con più audacia fino a raggiungere con circospezione la mia intimità.
Potevo osare, abbiamo cominciato a spogliarci, potevo ammirare il suo corpo segnato dall’avanzare dell’età ma pur sempre piacevole; mi sono soffermato sul collo fino a scendere sui seni che avevano aureole scure e pronunciate, così come le avevo sempre immaginate, si era definitivamente abbandonata a me , con gli occhi chiusi e la testa recrinata si compiaceva della mia bocca, ora sentivo l’odore del suo ventre che la mia lingua assaporava con delicatezza, con le mani le stuzzicavo i capezzoli turgidi di piacere, mi dedicavo sempre con più sicurezza a lei, volevo sentirla ansimare, vedere il suo viso stravolto dal piacere, mi prese la testa spingendola forte verso il suo ventre e lasciandosi andare a parole di incitamento, sentivo il tremore di piacere del suo corpo accompagnato da un grido di piacere.
Si alzò bruscamente buttandomi sul divano, inginocchiandosi per cercare il mio uccello, finalmente il calore della sua bocca lo avvolgeva, succhiava bene, senza foga ma con esperienza, quella del pompino è certamente un’arte che non tutti praticano con sapienza, Lei si, ci sapeva fare e aveva voglia di farlo, mi faceva impazzire quando lo prendeva, quasi pretendendolo tutto nella sua bocca, sentivo il piacere trasalire in me e la resistenza diminuire, fortunatamente si alzò perché lo voleva dentro, il desiderio tanto agoniato da ragazzo stava per farsi reale, prese l’uccello e lo accompagnò dentro la sua vulva bagnata, ero quasi incredulo ma ancora più eccitato, appoggiandosi sulle mie spalle muoveva il bacino, si muoveva con un ritmo lento ma costante, le bocche intanto si cercavano, loro si con passione, aveva un buon sapore la sua bocca; poi l’ho voltata, volevo prenderla da dietro e poter comandare il gioco, spingevo sempre più forte e i suoi gemiti erano più intensi, il mio uccello scivolava nella sua vulva stretta provocandomi un crescendo di piacere, se ne accorse chiedendomi di venirle dentro, ho accelerato i movimenti più forte che potevo facendola gridare e continuando fino ad essere esausto.
Distesi nel letto mi ha quasi ignorato, non mi parlava ed evitava di farmi avvicinare. Mi sono rivestito e andato via.
Il giorno dopo l’ho chiamata per scusarmi, non so bene di cosa, forse per averla indotta ad andare oltre, mi ha chiesto di andare da lei, mi sembrava di essere di nuovo davanti alla mia Prof di matematica come nei giorni di scuola, mi ha parlato in maniera più seriosa scusandosi di nuovo e chiedendo la mia riservatezza.
Due estati fa l'ho rivista al mare, ero insieme a mia moglie, le ho presentate, seppur invecchiata aveva mantenuto sempre il suo fascino, il mio sguardo verso di lei non era più quello di una volta.
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