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Lui & Lei

La prima sera da lui - seconda parte


di Maddalena69
07.11.2018    |    1.986    |    2 9.9
"E' giovane, braccia tatuate, assortito nell'ascoltare la solita radio che parla solo di calcio..."
Sono molto eccitata all'idea di presentarmi così a casa sua, con le autoreggenti nere, il vestitino rosso a metà coscia, gli stivali neri ed alti. L'impermeabile copre le mie nudità ed in uno stato di eccitazione crescente, chiamo il taxi.
Tra poco sarò da lui.
Ecco il taxi.
Già arrivato sotto casa.
Salgo a bordo, mi siedo sul sedile posteriore e dico al conducente l'indirizzo della mia destinazione.
Sono presa da un desiderio incontenibile che i chilometri che mi separano dal nostro incontro siano divorati subito dai pneumatici di quest'auto.
Il mio desiderio aumenta.
I miei umori oramai sono senza controllo.
Squilla il telefono.
Guardo il numero del chiamante. E' lui.
Vuoi vedere, penso tra me e me, che è una nuova disdetta, un nuovo rinvio?
Rispondo titubante e preoccupata.
Sento la sua voce calda, desiderosa.
Mi sussurra al telefono di spostarmi verso il centro del sedile.
Prendo la borsa ed il dolce, preparato per l'occasione, li sposto più in là ed io con loro.
Noto per la prima volta lo sguardo del tassista.
E' giovane, braccia tatuate, assortito nell'ascoltare la solita radio che parla solo di calcio.
La voce al telefono mi chiede se mi sono posizionata al centro del sedile.
Rispondo di sì.
Intuisco il suo gioco.
Gli occhi del tassista sono puntati sullo specchietto retrovisore.
Dice di sollevare leggermente il soprabito e lasciare scoperte le cosce.
Sa benissimo che la gonna corta lascia intravvedere quella perfida balza nera delle autoreggenti.
Sono supina ai suoi desideri, ai suoi ordini; non riesco ad oppormi.
Stavolta vado oltre, ho accettato il gioco e ne sto accettando le conseguenze.
Prima di far salire il soprabito, sistemo sotto la gonna, allungandomela - per quanto possibile - sulle cosce, così da ridurre la parte esposta delle gambe.
Ma lui capisce che sto traccheggiando.
Mi dice, quasi mi ordina di sbottonare l'impermeabile.
Lo faccio. Apro i due bottoni che lo chiudono sul davanti.
Si apre.
La stoffa del soprabito si adagia sul sedile, lasciando - a chi vuole vedere - la visione di un abito corto, risalito su, di calze a rete con una balza in pizzo nero ora completamente visibile.
Esposta per la sua voglia e per lo sguardo lubrico del conducente.
I suoi occhi puntati su di me, attraverso lo specchietto retrovisore, a spogliarmi, a controllare ogni centimetro delle mie gambe, nella speranza di intravvedere ancora qualcosa di più.
Sento il telefono riattaccare. Ma mi sento in sospensione, come se potesse arrivare un'altra telefonata.
Indecentemente umida sto arrivando a destinazione.
Il taxi si ferma sotto casa sua. Alzo lo sguardo verso il suo balcone. Sono sicura che lì, dietro la tenda chiara, mi sta spiando.
Mio affascinante sconosciuto, ora si incontreremo.
Non vedo l'ora.
Improvvisamente mi sento calma e serena. L'agitazione è svanita. Maddalena sa cosa vuole fare.
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