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Lui & Lei

Tanto tuonò, che piovve...


di frenesia72
18.06.2019    |    6.609    |    5 9.1
"Mi avvicino, le bacio il collo, inizio a baciarle la schiena, mentre con una mano tasto i suoi capezzoli turgidi..."
Faccio una vita frenetica, il mio nick name ne è la prova, corro dietro alla vita, e per non farmi mancare nulla, nel poco tempo libero che mi resta, mi tengo in forma macinando km, correndo per la verde campagna della pianura padana.
Sono mesi che lungo il mio tragitto incontro lei, alta 1,60, viso dolce, occhi chiari, capelli biondi raccolti in una perfetta treccia bionda, fisico asciutto, un seno piccolo e sodo, e un bel sederino, giusto perché tutte le volte non riesco a non girarmi, senza scrutare quel suo meraviglioso posteriore.
Ad ogni incrocio, è uno scambio di cortesie, timidi sorrisi, un saluto fugace, ed ognuno dritto per la propria strada, così ogni volta, fino a quando non tuonò, ma qui inizia un'altra storia….
Sabato di Maggio, sono giorni che piove, dopo una settimana di duro ed intenso lavoro, mi concedo un’oretta di svago e mi avvio per la mia solita corsetta, giusto per mantenersi un minimo in forma.
Il cielo anche oggi minaccia pioggia, in lontananza nuvoloni scuri, qualche tuono, mi avvio fiducioso, il vento è a mio favore.
Un passo dopo l’altro, macino km, il cielo si fa sempre più scuro, il rombo dei tuoni sempre più vicino, qualche goccia di pioggia mi bagna, decido che è meglio far rotta verso casa, ed allungo il passo.
Improvvisamente la pioggia inizia a cadere fitta, mi rassegno al fatto che tornerò fradicio a casa, quando all’incrocio incontro lei, incamminata di corsa lungo la mia stessa strada.Ci affianchiamo, le sorrido e le faccio cenno con la mano in segno di saluto, lei mi ricambia con un sonoro “bella giornata ehh”, mi si accende un sorriso da perfetto cretino. La pioggia scende sempre più fitta, si è scatenato il temporale, il vento ci spinge, corriamo affiancati, si fa fatica anche a parlare, vorrei ma non posso.
Ad un certo punto, una saetta spacca il cielo in due, un enorme boato fa saltare e gridare di paura colei che corre a pochi passi da me. Si ferma terrorizzata, mi affianco sorridendo colpevolmente “non avrai paura dei tuoni?”, con un viso innocente annuisce quasi con vergogna. Siamo nel bel mezzo di una temporale, siamo due perfetti sconosciuti, inizia ad essere anche freddo, e ingenuamente le dico che in fondo alla strada c’è casa mia, e che sarebbe meglio cercare riparo.
Mi guarda con aria timida, io guardo lei ancor più timidamente, mi faccio coraggio sorridendo “muoviamoci o anneghiamo”.
Raggiungiamo casa, la faccio accomodare, siamo completamente fradici.
Mi chiede con una voce sottile “non vorrei disturbare o crearti problemi”, capisco il suo imbarazzo e la rassicuro subito “tranquilla sono da solo, mia moglie è al mare con i bambini”. Fuori il temporale si è trasformato in un nubifragio.
La vedo tremare, la faccio attendere un attimo e mi ripresento con un accappatoio in mano, invitandola ad andare in bagno e cambiarsi per non prendersi una polmonite.
Mi guarda stupita, il suo imbarazzo è palpabile, non riesce a proferire parola, mi guarda, con fare gentile, cerco di rassicurarla “tranquilla non mangio, non voglio averti sulla coscienza, cambiati per favore, nel frattempo metterò i tuoi vestiti nell’asciugatrice, tempo 20 minuti e ti rivesti”.
Probabilmente non mi sono reso conto, che il mio sguardo è attirato dalla vista dei suoi capezzoli che spuntano dalla maglietta bagnata, mente lei lo ha già notato.
L’ennesimo fulmine manda in tilt l’impianto elettrico, restiamo in penombra.
L’accompagno in bagno, le dico di fare con calma e di asciugarsi, nel frattempo io andrò nell’altro bagno a cambiarmi, mi dice che lascerà la porta semichiusa per avere un po di luce per cambiarsi.
Mi cambio al volo, mi spoglio, mi infilo l’accappatoio e mi dirigo verso la sala, mi avvicino alla porta del bagno “hai bisogno di qualcosa?”, dal bagno sento la sua voce calma gentile “si mi servirebbe una spazzola ho sciolto i capelli ma devo pettinarli per favore, entra pure”.
E’ bellissima, avvolta nell’accappatoio bianco, con quei capelli biondi sciolti, e gli occhi verdi che mi guardano, mi batte forte il cuore, e un’erezione si è già impossessata di me. Le cerco la spazzola per pettinarsi, la mia erezione è evidente, faccio di tutto per nasconderla, credo se ne sia accorta, e sotto sotto se la ride, alla vista della mia faccia rosso fuoco. Le porgo la spazzola, finalmente trovata, le sfioro la mano, le sorrido, “sai che non so nemmeno come ti chiami?”, annuisce, mi sorride e mi bacia sulla guancia “sei un caro ragazzo, i nomi non sono importanti”, avvicinandosi con la gamba sfiora il mio sesso, che è li che preme sotto l’accappatoio.
Ho il cuore in gola, mi guarda, slaccia la cintura dell’accappatoio, lo fa scivolare e mi resta davanti tutta nuda. E’ uno schianto, i seni piccoli, una seconda con due capezzoli dritti dritti, un corpo snello, sodo, un triangolino tra le gambe. Allunga un dito sulla mia bocca, mi lascia in silenzio, mi guarda, si avvicina, fa cadere il mio accappatoio, lasciandomi nudo, con il mio sesso dritto, duro , pulsante.
Si accosta a me baciandomi l’orecchio e con una mano inizia a masturbarmi.
Mi sussurra che sono mesi che ogni volta che ci incontriamo mi guarda e fantastica su di me, e che si è accorta che ogni volta le guardo il sedere, e mi stuzzica “visto che lo guardi tanto, ora puoi prenderlo se vuoi”.
Si appoggia al lavabo, mi gira la schiena, gira il viso e mi sorride. Mi avvicino, le bacio il collo, inizio a baciarle la schiena, mentre con una mano tasto i suoi capezzoli turgidi.
La stringo per i fianchi, le sono dietro, strofino la mia cappella gonfia sulle sue chiappe, mentre lei con la mano cerca di stringerlo per continuare a masturbarmi.
La giro, desidero baciarla, il mio sesso riempie le sue mani, mi accarezza i testicoli, ci scambiamo le lingue in un lunghissimo ed intenso bacio, mi distacco solo per succhiarle i capezzoli, mentre con la mano continua a deliziarmi con una sega meravigliosa. Ormai sono al limite, il mio respiro si fa più profondo, mi guarda con due occhi così profondi, che non capisco più niente, mi sussurra “sborra per me, fammi vedere”; uno, due , tre colpi di mano, ansimo, si, vengo, fiotti caldi finiscono sulla sua gamba, sul suo ventre e sul pavimento, chiudo gli occhi preso da un brivido intenso che mi fa tremare.
Ci scambiamo un lungo bacio, entriamo in doccia insieme, mi lavo velocemente, e altrettanto velocemente la faccio appoggiare al muro, mi accovaccio tra le sue gambe e inizio a leccarla.
E’ completamente bagnata dei suoi umori, la mia lingua succhia il suo clitoride, si contrae, si sfiora i capezzoli e mi urla “si fammi godere”; sento il suo calore, mentre lecco con le mani la stringo dal sedere, piccolo e sodo, sento le sue contrazioni, la sento gemere, e finalmente la sento sospirare un lungo e profondo “siiiiiiiiiii”.
Mi rialzo, mi sfiora il viso, mi rivolge il getto d’acqua sorridendo..”domani si corre ancora ragazzo mio, forse pioverà”…
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