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Gay & Bisex

24h. a disposizione del Maresciallo


di Membro VIP di Annunci69.it PerCamionista
06.03.2021    |    12.252    |    18 8.9
"Il dolore iniziale fu estremo, sentii il buco lacerarsi, ma fu solo un attimo, giusto fino a quando le sue parole mi destarono: “la puttanella la fai con..."
C’eravamo conosciuti in una famosa chat di orsi, io allora 32enne, lui di anni ne aveva 54 e, dalle chiacchierate che avevamo fatto via messaggi e via telefono mi convincevo ogni giorno di più che, dovevo incontrarlo, dovevo farmi possedere, dovevo svuotarlo, c’era un solo problema, vivevamo a quasi 300 km l’uno dall’altro e, riuscire ad accordarci, considerando anche i nostri impegni lavorativi non era facile ma, finalmente ce l’avevamo fatta, il weekend era alle porte e, io ero libero già dal venerdi sera e lui appena gli dissi che potevamo vederci fu contento ma, mi impose dei paletti: “bene, io arrivo a Venezia in treno sabato mattina, tu vieni in macchina e ci troviamo nel piazzale della stazione. Poi passiamo un po’ di tempo assieme, se sarò ispirato, da quel momento dovrai solo fare ciò che ti dirò e sarai a mia disposizione fino a domenica mattina, poi ti toglierai dai coglioni, perché dopo pranzo torna mia moglie e, di te non dovrà rimanere traccia”.
Non credevo alle mie orecchie, finalmente ci saremmo incontrati, finalmente avrei potuto essere suo.
Il venerdì sera ricevetti un messaggio breve e conciso: “domani alle 10:00 al piazzale della stazione di Mestre, buonanotte”.
Il mattino seguente alle 8:30 mi misi in macchina e partii, arrivai con qualche minuto d’anticipo, scesi quindi dalla macchina e mi fumai una sigaretta, il viaggio l’avevo passato a pensare ma, sapevo che era inutile farlo, sarebbe stato lui a decidere tutto e a me stava bene così. Stavo finendo di fumare quando lui comparve: 175 cm circa, intorno ai 90kg, capello corto e brizzolato, baffone a contorno delle labbra superiori; indossava una camicia azzurra sbottonata fino al petto dalla quale si poteva intravedere la folta peluria, i suoi jeans mettevano in risalto le sue belle gambe toste e un bozzo non indifferente davanti, io iniziai a sentire i bollori ed il suo viso serio e sicuro di se, mentre mi veniva incontro, non faceva che avvalorare la mia tesi, c’avevo visto bene.
“Ciao, mi fa piacere che tu sia arrivato in anticipo, non avrei perdonato un tuo ritardo, sei pure meglio dal vivo e questo depone a tuo favore”.
“Grazie -risposi-, Lei era perfetto in foto e, lo è ancora di più di persona, spero solo di essere all’altezza delle sue aspettative anche a letto”.
“Direi che siamo partiti bene, ti concedo di darmi del tu, per ora, ma dal momento che metterai piede a casa mia, sarò il Signor Carlo e, mi dovrai dare del Lei, non mi serve altro tempo, ti ho già inquadrato, saliamo in macchina e dirigiamoci verso casa mia, strada facendo ti dirò un po’ di cose ma ora non perdiamoci in chiacchiere, anche perché dalle 17 alle 19 circa ho da lavorare e, non lo sai ancora, sotto a dove vivo ho l’ufficio, sono certo che rimarrai sorpreso...”
Dopo queste parole e senza fargli domande, salimmo in macchina e iniziammo il nostro viaggio, lui mi dava le indicazioni e nel frattempo ci intrattenevamo in una conversazione piacevole e amichevole, era una persona distinta e di compagnia, serio ma anche ironico quando serviva e, mentre parlava, faceva trasparire il suo essere autoritario e, mi faceva impazzire quando mi prendeva la mano e mi obbligava a carezzargli il pacco, per pochi secondi, perché voleva che capissi cosa mi aspettava.
Eravamo in autostrada da circa 20 minuti e d’un tratto mi disse: “tra circa un km entra nell’area di parcheggio, posteggia in fondo sulla destra poco prima dell’uscita che voglio darti un antipasto”.
Rimasi basito ma, seguii alla lettera le sue indicazioni e dopo circa un minuto eravamo posteggiati dove mi aveva ordinato. “Scendi dalla macchina e siediti nel sedile posteriore dietro al mio, con la faccia rivolta verso l’esterno, devo pisciare poi dovrai asciugarmi con la bocca”.
Io feci quanto mi aveva chiesto mentre lui svuotava la vescica, mi dava le spalle e non potevo vedere come fosse il suo cazzo ma, potevo sentire il suo getto e, mi eccitavo al solo pensiero che tra pochi secondi, avrei tastato con la mia bocca la consistenza del suo membro e così fu, si giró e salì con i piedi sopra la base della carrozzeria e tenendosi con una mano alla portiera, mi mise davanti la sua minchia barzotta e vogliosa di attenzioni. Non ci pensai un momento, iniziai prima a leccare la punta e poi a spompinarlo, volevo capisse che aveva a disposizione quello che desiderava. Gli feci un bel lavoretto, ne sono sicuro, perché lo sentivo ansimare e chiedermi di continuare perché ci sapevo proprio fare ed in effetti era diventato durissimo e dargli piacere così, all’aperto, dove da un momento all’altro chiunque poteva scoprirci, mi eccitava un casino. Dopo circa 5 minuti si ricompose e mi fece riprendere il viaggio. “Sei stato bravo, hai una gran bella bocca, complimenti, come inizio non c’è male, tra pochi km saremo a casa, non stupirti di ciò che vedrai e, cerca di essere il più naturale possibile”.
In effetti la sorpresa fu enorme, perché come mi aveva detto, poco dopo arrivammo a casa sua ma, quello che non mi aveva anticipato era che comandava una stazione di carabinieri e che sarei stato ospite della stessa per 24h.
Salimmo subito in casa, preparò il pranzo e quando finimmo si posizionò davanti la televisione in salotto “mettiti in ginocchio e spogliami”.
Quando finalmente l’avevo denudato totalmente, il suo cazzone era tosto e svettante, io lo volevo in bocca e lui me lo faceva desiderare, mi allontanava, mi riavvicinava, me lo sbatteva in viso e guardandomi mi diceva di ogni.
Lo desideravo, non resistevo più, ma mi spiazzó: prese da una scatola alla sinistra del bracciolo del lubrificante, dei preservativi e un sigaro; mi fece girare di schiena ed inizió a prepararmi il buco del culo prima con uno e poi con due dita, alternava sputi a lubrificante e dopodiché si mise un profilattico, si sistemò meglio sul divano, si accese il sigaro e mi disse che ora potevo sedermi e scoparmi solo. Mi alzai e lo ammirai, avevo sempre desiderato di trovarmi di fronte un tipo così in una situazione simile e finalmente il tutto si stava realizzando. Salii con i piedi sul divano e lentamente, provocandolo, iniziai a portare il culo verso quel bastone dritto e voglioso. Non accetto’ questo gioco e nel momento in cui sentì il mio culo vicino alla sua cappella, mi prese per i fianchi e con decisione mi portò a sedermi completamente su di lui. Il dolore iniziale fu estremo, sentii il buco lacerarsi, ma fu solo un attimo, giusto fino a quando le sue parole mi destarono: “la puttanella la fai con gli altri, con me non funziona, qui comando io e con me non giochi, ti metti a disposizione”.
“Mi scusi signor Carlo, pensavo di farle cosa gradita, ma mi sbagliavo, in effetti è stato chiaro da subito, Lei decide tutto ed io devo solo soddisfare i suoi piaceri”.
Il dolore nel frattempo era lontano ed il piacere iniziava a farsi strada, il mio culo si stava adattando a quel palo dentro di me e mentre lui continuava indifferente a fumare il suo sigaro, io continuavo a fare su e giù e godevo come poche volte prima mi era successo. Da quella posizione potevo guardare le espressioni del suo viso e mi godevo ogni sua smorfia, ogni suo gemito, ero suo finalmente e speravo che quella montata continuasse ancora per molto.
“Girati porco mettiti a pecora”, a sorpresa mi bendó, poi mi abbandonai ai suoi voleri, mi scopo’ per almeno un quarto d’ora senza interruzioni, entrava ed usciva dal mio culo fino a farmi sentire i suoi coglioni che si univano ai miei, alternava affondi forti e repentini a movimenti lenti, stavo sborrando di culo, finalmente lo stavo capendo, era la prima volta che mi succedeva, sentivo formicolare la bocca ero al settimo cielo.
D’un tratto si fermó, venne davanti a me, mi tolse la benda dagli occhi e, approfittando del fatto che tenevo gli occhi chiusi perché non mi ero ancora riabituato alla luce, mi sputò due tre volte sul viso.
“Vai in bagno e ricomponiti, poi seguimi che mi aspettano in ufficio”.
Dopo essermi sciacquato e sistemato, tornai in salotto, lui era già pronto e ennesima sorpresa, aveva indossato la sua divisa da sottufficiale, sgranai gli occhi, era irresistibile, pensai “è proprio vero, la divisa ha sempre il suo fascino”.
“Ti stai comportando benissimo, mi sto proprio divertendo, ora, seguimi”
Scendemmo le scale ed entrammo direttamente nel suo ufficio, pieno di quadri, riconoscimenti, tanti tricolori, la foto immancabile del Presidente, due scrivanie, una proprio alla nostra destra, enorme, imponente.
“Mettiti li sotto e non fiatare, almeno per le prossime due ore starai li sotto, nessuno dovrà capire che non sono solo in ufficio, poi tranquillo che di tanto in tanto ti do il contentino”.
Feci subito il suo volere, li sotto di spazio ce n’era abbastanza da poterci stare comunque comodo, l’unica parte aperta era da dove ero entrato, in effetti nessuno avrebbe potuto sospettare se fossi stato bravo, e mentre valutavo tutto questo, lui era uscito dall’altra porta e dopo un paio di minuti era rientrato con un suo collega e lo sentivo parlare poi lo congedò e venne a sedersi. Si abbassó la cerniera, tirò fuori il cazzo e disse semplicemente “SUCCHIA”.
Come in precedenza fui subito pronto, mi piaceva la situazione, ero eccitatissimo, a dire il vero anche un po’ impaurito ma, non potevo deluderlo. Sentivo che lui sfogliava delle carte, firmava, poi bussarono, io istintivamente mi staccai ma, mi prese subito per l’orecchio e, mi riportò sulla sua minchia che sembrava marmo.
Era un appuntato che lo metteva al corrente di quanto successo in sua assenza, parlarono per circa 10 minuti, io non smettevo di spompinarlo, ma cercavo di non farmi beccare, l’avrei messo nei casini e, non me l’avrebbe mai perdonato, fu un tempo interminabile ma per fortuna tornammo ad essere soli e scostatomi con la mano si allontanó leggermente dal tavolo, rimise il cazzo dentro i pantaloni e guardandomi negli occhi mi disse “bravo maiale, continui ad essere all’altezza, ora toglimi le scarpe e, con tutti i calzini dovrai alternarti a leccarli, sappi che starai lì almeno un’altra ora e mezza, quindi a meno che tu non voglia addormentarti dovrai tenerti attivo”.
Dopo avergli sfilato entrambe le scarpe, gli odorai un po’ i piedi, avevano un odore inebriante, li annisavo e li leccavo alternativamente, era una situazione inaspettata, inusuale ma arrapante e mi piaceva soddisfare i suoi voleri, del resto era ciò che volevo e che speravo e soprattutto che lui pretendeva.
“Maresciallo venga fuori, c’è una signora impazzita che chiede espressamente di lei” il ragazzo che era entrato per primo, dopo aver bussato ed aver ricevuto l’autorizzazione ad entrare comunicó tutto questo al Signor Carlo che mi fece cenno di rimettergli le scarpe. Fu lui stesso per velocizzare il tutto a finire di sistemarle e scomparve, rimasi li sotto per almeno 40 minuti, cambiavo posizione spesso, speravo tornasse presto ma quel tempo sembrava interminabile ed io non sapevo come comportarmi, sarei voluto uscire da sotto quel tavolo, ma per andare dove? Per fare cosa?
Ad un tratto lo sentii tornare, chiuse la porta alle sue spalle, posó delle carte sul tavolo e a voce alta mi disse che potevamo tornare su in casa, lui aveva finito per quel giorno. Dopo pochi minuti, eravamo tornati in salotto, ero eccitato all’inverosimile, non sapevo cosa aspettarmi, stavo passando dei momenti indimenticabili e credo che sarei stato disposto a tutto pur di sentirmi all’altezza dei suoi desideri.
“Spogliati, e vai in bagno, siediti in doccia che ora devi svuotarmi”.
Lo aspettavo ansioso, ma lui sembrava essersi dimenticato di me (o forse faceva solo finta), lo sentivo parlare al telefono, pensai fosse la moglie e mi caricai ulteriormente, perché pensare di poter fare quello che lei nemmeno lontanamente pensava, mi rendeva ancora più maiale e, quando finalmente mi raggiunse, mi feci trovare a quattro zampe, con la bocca aperta e con un dito in culo.
“Quanto sei troia, sapevo che saresti stato perfetto per distrarmi da questo periodo di merda, ma ora devi avere ciò che ti meriti, inizia a succhiarmi con voglia e fammi vedere ancora una volta quanto sei bravo”. Tornai a mettermi in bocca quel cazzo barzotto e sentirlo crescere tra le mie labbra fu bellissimo, mi impegnai come mi aveva chiesto e, lo sentivo sempre più duro, sempre più pulsante sempre più voglioso di esplodere, ma lui aveva in mente altro: “girati, metti il culo verso di me e aprilo un po’ con le mani, ma resta a pecora”, ascoltai le sue parole e senza capire quali fossero le sue intenzioni lo feci e dopo pochi secondi sentii il caldo del suo piscio letteralmente annegarmi, mi riempì la schiena, anche se era in piedi e lontano, mi piscio’ per quanto possibile anche un po’ dentro il culo, io non potevo crederci e arrivai al culmine dell’eccitazione, appena capii che aveva finito, mi girai, mi appoggia con le spalle al muro e dopo due solo menate iniziai a sborrare e lui vedendomi bagnato del suo piscio e con il ventre pieno del mio sperma, guardandomi negli occhi esplose dopo pochi secondi, grugniva, mi insultava e si complimentava, era in estasi.
Da li in poi si trasformó, divenne dolce e gentile, mi fece dormire tra le sue braccia e al mattino mi portò pure il caffè a letto, io per ringraziarlo gli chiesi di scoparmi ancora e che, se avesse voluto, mi sarebbe piaciuto sentirlo venire dentro perché, anche se con il preservativo mi avrebbe fatto un ultimo regalo che avrei apprezzato volentieri. Stavolta fu molto dolce e passionale ma finimmo godendo entrambi contemporaneamente.
Ci siamo visti altre due volte, ogni tanto ma di rado ci sentiamo ancora, di lui porterò sempre un bel ricordo, credo che grazie a lui ho capito tante cose di me.

IMPORTANTE: questo (come tutti gli altri miei racconti), è vero, ovviamente per la delicatezza di quanto narrato, nome e luoghi sono inventati.
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