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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 3 -A volte ritornano- V


di Soundserio
11.04.2016    |    5.159    |    5 9.3
"Sono Bachisio”- , “Cazzoo” esclamai felicemente stupito –“Ma Bachisio chi? L’amico di Marco?”- , -“Si esatto, ci siamo conosciuti a cena con lui dopo una..."
Spensi il televisore e uscii dalla cucina andando in stanza, erano circa le dieci quando ricevetti la notizia dell’arrivo a casa di Edoardo. Poco prima risposi a quel messaggio con un –“Ciao, tutto bene grazie e tu? Chi sei?”- mi portai al balcone a fumare una sigaretta attendendo una risposta e guardando verso la veranda del vicino notai che sventolava un cartello “Vendesi 328 ******* Giovanni”. Non ci pensai su due volte, appuntai subito quel numero in rubrica. –“Non so se ti ricordi, sono passati mesi. Sono Bachisio”- , “Cazzoo” esclamai felicemente stupito –“Ma Bachisio chi? L’amico di Marco?”- , -“Si esatto, ci siamo conosciuti a cena con lui dopo una partita”- , -“Si certo ricordo, come stai?”- , -“Tutto bene e tu? Vivi ancora in città?”- , -“Si vivo ancora in città.. posso chiederti una cosa?”- , -“Dimmi pure”- , -“Come hai avuto il mio numero?”-. La risposta tardò un po’ ad arrivare –“Se ti ho infastidito ti domando scusa, cancello subito”- , -“Ma no assolutamente, anzi mi fa piacere.. volevo solo capire un secondo”- , -“Marco si è confidato con me dopo l’accaduto, so tutto. Mi spiace che sia andata a finire cosi. Il numero l’ho preso dal telefono a sua insaputa mentre stavamo all’allenamento”- , -“Aaah furbo, e posso chiederti come mai l’hai preso?”-. Bachisio mi piaceva, avevo un bel ricordo, era un gran scopatore e potendo avrei voluto godermelo ancora. –“Cosi, mi andava di risentirti.. Non hai più visto Marco?”- mi domandò –“No, ne Marco ne Raffaella”- , -“Senti domani sarò in città, se ti invito un caffè che diresti?”- , -“Accetterei”- , -“Ti va un caffè?”- , -“Si”-. –“Domani scappo via prima dall’allenamento. Ci vediamo alle diciannove?”-. Ci mettemmo d’accordo e fissammo un appuntamento. Quella notte andai a letto eccitato e prima di spegnere tutto mi masturbai pensando al corpo di Bachisio. Quando la luce del mattino fece breccia nella stanza erano circa le nove. Dopo aver fatto colazione aprii la finestra per sbirciare un po’ come proseguivano i lavori. Durante la colazione pensai a come poter sfruttare l’occasione per entrare in contatto telefonico con il dirimpettaio. Ebbi un lampo di genio. Dopo il solito spettacolino mattiniero al quale i muratori erano abituati ad assistere, mi piantonai alla scrivania nell’attesa dell’arrivo del cosiddetto “Giovanni”, il proprietario dell’immobile. L’attesa fu lunga, arrivò alle undici e trenta in veranda a controllare la restaurazione, socchiusi la finestra e, senza perderlo di vista, presi il telefono alla mano e chiamai quel numero.
-“Pronto?”-
-“Salve, il Sig. Giovanni?”- domandai spiandolo
-“Si sono io, con chi parlo?”-
-“Salve, sono Gabriele. Ieri passavo in via ******** e ho notato il cartello vendesi”-
-“Si mi dica”-
-“Senta sarei interessato a vedere l’appartamento se fosse possibile”-
-“Certo, ci stanno ancora gli operai perché in restauro, se vuole posso mostrarlo”-
-“Si, non è un problema cosi do un’occhiata”-
-“Quando vorrebbe vederlo?”-
-“Mi dica lei”-
-“Guardi stamattina ho altri impegni, ma nei prossimi giorni posso, la contatto io ok?-
-“Assolutamente si, va bene. La ringrazio”-
-“Si figuri. Arrivederci”
-“Arrivederci”-
Chiusi la chiamata e palpai il cazzo che si era fatto duro solo all’idea di entrare in quell’appartamento. Ovviamente l’uomo in questione, Giovanni, era all’oscuro di tutto, chissà che faccia avrà quando mi vedrà. Sorrisi e riaprii la finestra godendomi ancora lo spettacolo di quegli uomini prima che sparissero a pranzo. Nel pomeriggio, in vista dell’appuntamento, mi rasai tutto e curai la barba, volevo essere perfetto per il calciatore. Non sapevo un granché di Bachisio, oltre essere sposato con due bambini, che viveva vicino alla città e che fosse un calciatore non conoscevo nient’altro. Non sapevo come sarebbe andato a finire l’incontro, ma in tal caso mi sarei fatto trovare pronto, con tanto di olio alle gambe. –“Dove vengo a prenderti?”- scrisse intorno alle diciassette e trenta –“C’è un bar molto carino e intimo vicino casa, si chiama lo Yeti in via ********** conosci?”- , -“Si ho capito, non ci sono mai stato, ma so dov’è. Ci vediamo li alle diciannove e dieci ok?”- , -“Perfetto, a più tardi. Buon allenamento”-. Conclusi di prepararmi con calma, nel frattempo diedi un’occhiata ai documenti di un bando che il prof mi aveva indicato qualche giorno prima. Alle diciotto e cinquanta circa uscii di casa indossando un jeans stretto con maglioncino e una tennis al piede. Quando arrivai fuori dal bar mandai un sms –“Sono qua fuori, ti aspetto”-. Qualche minuto dopo si presentò davanti a me. Tutto profumato mi venne incontro stringendomi la mano e baciando le guance –“Ei ciao, come stai?”- , -“Tutto bene grazie, e tu?”- risposi –“Ma non c’è male”- , -“Che dici andiamo a sederci dentro?”- invitandolo all’ingresso dell’esercizio pubblico –“Okey”-. Bachisio profumava ancora di bagnoschiuma, indossava un jeans scuro con la scarpa sportiva, una maglia a maniche corte e alla mano portava una giacchetta di jeans. Rivederlo fu eccitante, d’altronde quell’uomo mi piaceva. La sua barba nero/grigio poco curata, le due grandi labbra carnose e quell’occhio nero sotto la pelata mi eccitavano parecchio, per non parlare poi della peluria che percorreva le sue grosse braccia. –“Allora ti sei trasferito?”- , -“Eh si, dopo i fatti si. Ho dovuto”- , -“Immagino.. che situazione imbarazzante”- , -“Già”-. Ordinammo due cocktail san pellegrino e continuammo la nostra chiacchierata –“Senti ma in giro che si dice? Marco che ha detto?”- domandai curioso di sapere cosa si erano inventati –“Tutto tranquillo, Marco e Raffaella hanno detto che passavano una brutta crisi, ma che sono riusciti a superarla”- , -“Ah capito, e come sta lui?”- , –“Se la passa bene, convive sempre con lei e conduce la solita vita: casa, lavoro, calcio, calcio, lavoro, casa”- , -“A te che ha detto?”- , -“Bè fui io a confortarlo nelle settimane dopo l’accaduto, una sera in lacrime mi ha confessato tutta la storia della stazione”- , -“Già, siamo stati davvero due coglioni”-. –“Meglio non pensarci più”- disse rendendosi conto che un po’ di malinconia aveva avvolto il mio stato d’animo. –“Per il resto che mi racconti?”- domandai cambiando argomento –“Ma niente, solita vita anch’io, casa, lavoro, figli e calcio. Un po’ noiosa”- , -“Ahaha ma dai.. sei un giovane papà in forma, non puoi annoiarti cosi”- , -“Ehehe grazie per il giovane, ma non sono poi cosi in forma”- , -“Ma che dici.. lo sei e come.. chissà quante tifose hai dietro”- sorrise arrossendo –“Be diciamo che quelle non mancano mai.. è il tempo a disposizione che manca..”- , -“Bè bisogna trovare il momento adatto per ritagliarsi un piccolo spazio anche per queste cose”- dissi mordendo la cannuccia dal bicchiere. –“E tu trovato qualcuno?”- , -“Niente di fisso, amo divertirmi..”- , -“Si, intuivo.. e dopo quei fatti non hai più…?”- domandò alludendo al sesso gay –“Certo, non mi faccio mica mancare niente”- risposi con occhiolino, -“Ah però.. hai sempre gli stessi gusti?”- , -“Direi di si, e tu…?”- spiazzandolo –“Beh insomma, dipende che intendi..”- era in pieno imbarazzo –“Non so, non conosco i tuoi gusti..”- , -“Diciamo che mi diverto con le donne, con te fu un caso a parte, un eccezione”- , -“Si?”- , -“Si, mai avuto altre esperienze del genere”- arrossi un po’ –“E ti piacque?”- , -“Si, fu molto eccitante”- sorrisi trattenendo gli occhi dentro i suoi. –“Ti piacerebbe rifarlo?”- domandai provocandolo –“Bè chissà, e a te?”- prima di rispondere mi guardai attorno nella saletta non vi era nessuno –“Io penso di si…”- risposi facendo scivolare la mano sulla sua gamba –“Ah però.. intraprendente”- disse allargando le gambe permettendomi di tastarlo –“Piacevolmente intraprendente”- risposi con il palmo della mano sul pacco semi gonfio. –“Vi porto qualcos’altro?”- venimmo interrotti dall’arrivo del cameriere che ignaro di cosa accadesse sotto il tavolino disturbò quel momento eccitante. –“No, grazie”- rispondemmo in coro. Facemmo qualche altra chiacchiera del più e del meno e arrivate le venti –“Senti ora devo andare altrimenti mia moglie si rende conto”- , -“Va bene”-. Ci alzammo e andammo e uscimmo dal locale. Fuori stavo per salutarlo quando –“Dai ti do uno strappo in auto, qualche minuto ce l’ho ancora”- , -“Okey, tanto vivo qui vicino”-. Salimmo in auto e gli indicai la strada di casa –“Eccoci siamo arrivati”- dissi sciogliendo la cintura –“Bè allora ora che hai il mio numero se ti va possiamo rivederci”- disse –“Certo, perché no”- , -“Mi ha fatto piacere rivederti”- mentre aprivo lo sportello per scendere –“Anche a me, molto..”- , -“Già..”- rispose lui guardandomi dritto negli occhi -“Ti va di salire?”-
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