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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante - Marco X -


di Soundserio
28.02.2016    |    5.266    |    2 9.8
"”- rispondevo inarcando la schiena e sollevando il mio sguardo verso il suo a ogni sua manata..."
La mattina seguente mi svegliai con lo slip gonfio, la camera era illuminata dai raggi del sole che si facevano spazio tra le fessure della serranda, dalla cucina proveniva il profumo del caffè. Marco era già in piedi, io ancora non avevo voglia di mettere piede giù dal letto. Erano ancora le 9 quando presi il telefono alla mano e iniziai a battere sulla tastiera: -“Ciao bello, salvo imprevisti domenica sono libero”- . Mentre aspettavo una risposta la mano scivolò dentro le lenzuola soffermandosi sul pacco che delicatamente stuzzicava. –“L’auto di mio figlio è dal meccanico, alle 15 deve essere in città per un lavoro di idraulica vicino alla tua zona, volevo approfittarne per farmi svuotare dalle tue labbra maialina”-. Il mio cazzo al suono di quelle parola si gonfiò esageratamente, mi piaceva l’idea di fare arrapare gli uomini. –“Sai che ho sempre voglia di cazzo?”- risposi al porco del mercato. –“Sei calda più delle donne. Domani pomeriggio ti chiamo troietta, ora devo andare”-. Conclusi la conversazione digitale e mi alzai dirigendomi in cucina indossando solo lo slip. Marco stava seduto al tavolo e dopo il buongiorno mi offrì un po’ di caffè ancora caldo. Rimanemmo seduti a chiacchierare, senza alcun riferimento alla nottata appena trascorsa, ci raccontammo i nostri impegni previsti per la giornata e come organizzarci sulle pulizie di casa. Alle 12 doveva incontrare la squadra per la partita che avrebbero giocato quel pomeriggio e mi spiegò anche che quella sera sarebbero venuti a cena Andrea, Mauro e Bachisio, tre compagni di squadra e amici. I miei pensierini vennero subito avvolti da un caldo alone. Aveva sentito anche Raffaella che annunciava il rientro a casa per domenica alle 22. Cavolo, questa volta non si soffermava per una lunga settimana come al solito, ma va beh, il suo scettro oramai l’avrebbe dovuto condividere con me pensai . Mi precipitai in doccia mentre lui iniziò a sistemare la sacca da calcio, non chiusi a chiave la porta, mi lavai con molta tranquillità, non c’era più motivo di chiuderla. Una volta uscito entrò lui, decisi di attenderlo in cucina con addosso solo l’asciugamano legato alla vita, sintonizzai la tv su un canale di musica e senza alcuna inibizione mi misi a canticchiare e inventare qualche nuovo passo di danza. La luce calda del sole faceva breccia sul mio corpo ancora umido riscaldandomi. Quando il calciatore uscì dal bagno io ero al lavandino che ripulivo le tazzine del caffè con sottofondo musicale. Entrò in cucina esclamando –“Che c’è una festa qui?”- indossava anche lui solo l’asciugamano in giro alla vita, -“Ahahah si! ..ma a pranzo sei a casa?” risposi con sorriso –“No, mangio qualcosa con la squadra”- . Andò in stanza ritornando poco dopo con addosso il pantalone della tuta. Prese il telecomando e cambiò canale sedendosi sul divano. –“Ma noooo”- esclamai schizzandolo con le mani bagnate. –“Ma dai voglio vedere un po’ di sport”- mentre si asciugava le gocce d’acqua che gli erano finite addosso –“Che stronzo, no dammi il telecomando”- ordinai mentre mi fiondavo su di lui in maniera birichina. –“No, non te lo do. Prendilo se riesci”- , -“Sei sicuro?”- risposi con sfida. –“Si vediamo se riesci”-. Mi tuffai sopra il suo corpo cercando di afferrare l’apparecchio elettronico che si passava da una mano all’altra impedendomi di prendere. Approfittai di quel momento per avere un secondo stretto contatto fisico con lui. Le mie mani si muovevano dappertutto, ma una volta capito che non sarei riuscito a prendere quell’apparecchio con le buone, inizia a solleticarlo alla pancia, sui fianchi, sotto le ascelle, ma ancora niente, non soffriva il solletico, inizia allora a tirare qualche pelo dell’addome, lui non mollava la presa, ma il suo volto non poteva nascondere il dolore che gli provocavo. Prosegui a tirare finché non cambiai tattica e passai a piccoli morsi tra i fianchi –“Sta buono”- disse lui, ma le sue parole le interpretai come una provocazione e continuai a mordicchiare quel corpo che sentivo irrigidirsi sotto di me. Lui stava seduto normale mentre io stavo sdraiato in orizzontale sopra, sentivo il suo pisello crescere sotto la mia pancia. I morsi si trasformarono lentamente in piccoli baci sulla sua pelle morbida e pulita. Le mie labbra salirono delicatamente sempre più in alto. Ombelico, pancia, fianchi, capezzoli, collo e spalla. Lui rimase in silenzio e inerme. Il suo sguardo diventò intenso e profondo. Mi misi a cavalcioni sopra a pochi centimetri di distanza dalla sua bocca, mi accostai al suo orecchio: -“Ti è piaciuto ieri?”- sussurrai in maniera ardente. Mi guardò profondo senza rispondere, i suoi occhi erano infuocati di voglia, forse cercava di trattenersi. –“Vediamo un po’ se ti piace.. qualcosa mi dice proprio di si”- dissi facendo scivolare la mano dal petto verso l’ombelico e infine sul suo palo oramai gonfio dentro il pantalone. -“Ah-Ah qualcuno è bello sveglio”- dissi con voce provocante. Afferrò la mia testa portandola sul pacco duro, mi fece sdraiare in orizzontale come poco prima e mi infilò le mani sotto l’ asciugamano, percorreva la coscia con le dita sino ad arrivare sui glutei. Arrestò la corsa della mano e mi sculacciò le chiappe. Un colpo secco, non fu doloroso, ma misurato tra carezza e schiaffo. Mi eccitò parecchio sentire le sue grandi mani sulle chiappe che ogni tanto mollavano piccole e piacevoli sculacciate. Intanto io avevo liberato il suo palo, non indossava mutande sotto la tuta, dopo una sega lo presi tutto in un solo boccone giù sino alle palle con la bocca. Lo stallone emise un sussulto di immenso piacere. Mi slegò l’asciugamano bianco che copriva le parti basse e mentre io facevo su e giù sul suo lungo cazzo, mi sculacciava e palpava il culetto. –“Oh si..”- rispondevo inarcando la schiena e sollevando il mio sguardo verso il suo a ogni sua manata. Lo feci alzare in piedi inginocchiandomi, sfilati i suoi pantaloni, mi aggrappai solo con la bocca a sua maestà mentre con le mani massaggiavo e tenevo strette le sue palle. Con una mano mi portai tra i suoi glutei scultorei e poco pelosi, iniziai a far scivolare un dito tra le sue chiappe nei pressi del buchetto. Gli piaceva da matti, mi dava il ritmo con il bacino, avanti e indietro. Che bella scoperta la sua vena porca. Mi sollevò mettendomi a pecora sul divano della cucina, alla televisione una conduttrice sportiva parlava delle partite previste nel week end, mentre la sua calda lingua si faceva spazio tra le mie chiappe. –“Ooh sii cosi”- uscì dalla mia bocca nel sentire quel linguone che mi lubrificava il buchetto. Alzatosi in piedi dietro di me puntellò il suo nerchione e lo spinse dentro affondandolo piano sino alle palle. Emisi un gran gemito di piacere, mi voltai con la testa per guardarlo mentre mi impalava, era eccitatissimo, mi afferrò per i fianchi e iniziò a scoparmi con un gran ritmo. La voce della conduttrice tv fu offuscata dal rumore delle palle che sbattevano contro di me e dai sussulti di piacere e godimento. Ogni tanto rallentava il ritmo, una sua mano scivolava davanti sulla mia pancia facendo forza per addrizzare la schiena in maniera tale da potermi poggiare sul suo petto, l’altra mano mi avvolgeva il collo tenendomi fermo e con il bacino riprendeva a gran ritmo a possedermi , ogni tanto la sua lingua si infilava nel mio orecchio facendomi impazzire. Il mio bacino aumentò il ritmo andando incontro al suo cazzo che continuava a riempirmi tutta. –“Si, ti prego non fermarti”- dicevo a gran voce –“Si scopami”- . La sua presa si fece più intensa, mi sollevò dal divano con ancora il suo cazzo dentro, mi portò davanti al tavolo, sfilò la nerchia, mi girò faccia a faccia, il suo sguardo era duro, dolce e profondo allo stesso tempo, e baciandomi in maniera incontrollata mi prese in braccio poggiandomi sul tavolo, mi fece distendere a pancia in su, aprì e alzò le mie gambe e affondò ancora dentro la sua mazza turgida. –“Sii fammi tua”- gli dissi incitandolo a scoparmi forte. I miei mugolii di piacere erano infiniti, qualcuno dal condominio avrebbe potuto sentirci, ma non mi importava ora ero sua e basta. Le sue palle sbattevano contro di me in maniera frenetica, lui ansimava come un porco quasi all’apice del piacere. –“Ti piace cosi?”- mi domandò –“Si non fermarti, sono tua. Scopami”- risposi come una donna in preda a un orgasmo. –“Sei mia?”- disse con respiro affannato –“Si sono solo tua”-. Poggiò le mie gambe sulle sue spalle e mi scopò come solo un toro sa fare. –“Ti sborro in culo troia”- mi disse in preda all’eccitazione. Consentii e lo sentii mugolare forte mentre rallentò dando tre colpi secchi e finali. Tre caldi schizzi di sborra mi invasero il retto. Wow che bella sensazione sentirsi riempire il culo, non lo facevo da anni, da quando il primo uomo mi sverginò. Marco ansimava ancora –“Dai sborra”- disse tra un respiro e l’altro. Allargai le gambe ponendo i piedi sul tavolo, con una mano mi segavo il cazzo sotto il suo sguardo profondo e con l’altra mi sditalinavo il culetto pieno di succo caldo. Non tardai a riempirmi la pancia di sborra che con tremori sopra quel tavolo acquistato da Raffaella mi ricoprirono completamente. –“Forse è il caso che mi dia una mossa, sono in ritardo”- disse guardando l’orologio che segnava le 11.45. Annuii con la testa e lo lasciai libero di andare. –“Ci vediamo stasera alle 20”- disse chiudendosi la porta d’ingresso dietro. Ero sfinito in cucina, il culo era ancora largo e soddisfatto. Feci un’altra doccia per ripulirmi e solo al pensiero di ritrovarmi per casa Marco e altri tre calciatori quella sera mi eccitò al punto di dover sborrare ancora una volta sotto l’acqua calda. –“A stasera”- pensai tra me e me e con un lungo sorriso stampato sul viso.
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