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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 5 - Confessioni - III


di Soundserio
01.06.2016    |    7.123    |    5 9.5
"So solo che ci piacciamo, tra noi c’è una grande attrazione”- , -“No, impossibile..."
La mattina seguente dopo una doccia calda e aver sistemato tutte le faccende lavorative posizionai il tappetino d’ingresso sul ciglio della porta e quando il citofono suonò aprii il portone condominiale lasciando socchiusa la porticina dell’appartamento, mi inginocchiai e attesi l’arrivo dello stallone. Appena l’uomo entrò mi trovò come richiesto, completamente nudo in ginocchio. Chiuse la porta alle sue spalle e slacciò il pantalone, tirò fuori l’uccello ancora moscio e senza esitazioni lo accolsi tra le labbra. Un mix di sapori invasero il palato, piscio e uccello allo stesso momento, la cosa non mi schifava, anzi mi eccitava parecchio accogliere un pisello dopo aver fatto pipì. Lentamente la cappella chiara cominciò a gonfiarsi tra le fauci, leccai approfonditamente tutta la punta e con un imprevedibile scatto feci scomparire tutto il resto della protuberanza –“Aaaaahh”- emise piacevolmente l’uomo che si godette il servizietto poggiato sulla porta. L’asta prese vigore gonfiandosi spropositatamente nella bocca, salivo e scendevo bramosamente. Dopo la prima volta avevo desiderato infinitamente succhiarlo ancora. Tornai in alto con la punta della lingua, leccai il frenulo guardandolo dritto negli occhi e mi infilai dentro il buco orinario leccandolo magistralmente. L’uomo contorceva le gambe dal piacere. Inghiottii completamente l’asta ancora una volta salendo e scendendo più volte e risucchiando a dovere come fossi un aspirapolvere –“Brava cosi, succhialo succhialo”-. Dopo averlo pompato a lungo lo afferrai dalla base sollevandolo e iniziando a leccarlo posteriormente, partii dal frenulo sino ad arrivare alla base dove concentrai la massima attenzione alle palle che ciucciai avidamente una per volta –“Ti piace eh?”- domandai allo stallone mentre sospirava ad occhi chiusi –“Si ciuccia cosi troia”- afferrò i capelli iniziando a scopare la bocca con gran forza –“Cosi succhia succhia”- non riuscivo a respirare, Claudio, che quella mattina si era sciolto i capelli per la pausa lavoro, era particolarmente voglioso e infoiato –“Sei una maiala”-. Aumentò la forza tenendo stretta la testa bloccando l’intero cazzo in gola –“Ora ti sborro dritto in gola troia”- non riuscivo a parlare, dalla bocca riuscivo a emettere solo mugolii incomprensibili e la saliva grondava dal mento –“La vuoi?”- domandò liberandomi dal palo –“Allora la vuoi?”- continuò a domandarmi tirando i capelli mentre prendevo aria –“Si”- , -“Fammi sborrare allora troia”-.Afferrai il cazzo e cominciai a segarlo, oramai ero diventato esperto, la cappella sbatteva sulla lingua che avevo tirato fuori e pochi secondo dopo sentii una forza che mi spinse contro tutto il nerchione che accolsi sino alle tonsille –“Ah ah ah ah”- tremò in punta di piedi proiettandomi quattro caldi schizzi in gola –“Aaah sei proprio un puttanone”- mollò la presa e rinfilò il cazzo nelle mutande, tirò su la zip e andò via lasciandomi a terra completamente grondante di saliva con il suo sapore in gola. Ebbi un erezione talmente pazzesca che non potetti fare altro che prenderlo per mano sino a farlo schizzare sul portone, lo so, sono davvero una gran maiala. Soddisfatto dal servizietto mattutino quel pomeriggio lo trascorsi in compagnia di Marta a raccontare la settimana e giocare con la Xbox, era davvero una bomba sexy, sensuale come non mai, allo stesso tempo era un maschiaccio, infatti ci trovammo bene da sempre –“Quindi Mauro è un gran scopatore?”- tra una sessione di gioco e l’altra –“Cavolo se ci sa fare, è un ottimo trombatore”- , -“Ma dai? Sul serio?”- , -“Credimi Gabriele, mai nessun uomo mi ha mai fatta godere cosi tanto”- , -“Ma è ben messo?”- , -“Ma non è che vuoi portartelo a letto??”- , -“Io? Ma dai, oh Dio se me lo chiede glielo do, ma non te lo rubo tranquilla”- , -“Sei il solito, comunque è ben messo e lo sa utilizzare ottimamente!”- rispose soddisfatta di quel treno che puntualmente prendeva –“E dimmi un po’ invece.. Marco è ben messo?”- , -“Puoi giurarci, il cazzo più grande che abbia mai visto”- , -“Dai spara”- tutta curiosa –“Fuori dalla norma, ventitré centimetri di puro divertimento”- , -“Scherzi?”- , -“No, una goduria!”- , -“Sei sicuro che oltre quel pompino non ci sia stato dell’altro?”- , –“Perché?”- domandai perplesso dall’interrogativo –“Cosi per sapere, magari ti eri preso una cotta. Ti ho visto star male”- esitai un secondo, ma giunse il momento di confessare. Iniziai ad aprirmi totalmente e parola dopo parola le raccontai un po’ cosa accadde veramente, ascoltò l’intera storia a bocca aperta, ovviamente non sputtanai Bachisio, lo tenni fuori dal racconto –“Non ci credo! Non ci credo!”- rimase incredula da tutta la storia –“Ma è gay?”- , -“No, cioè non lo so.. so solo che ci piacciamo, tra noi c’è una grande attrazione”- , -“No, impossibile. Ma come cazzo hai fatto a prendere ventitré centimetri su per il culo? Sei spanato amico!”- , -“Quasi”- ridemmo in coro –“Senti mi è venuta in mente un’idea”- , -“Dimmi”- , –“So per certo che Raffaella è rientrata dai suoi perché Mauro stasera è a cena da lui”- , -“Ah.. e non potevi dirlo prima?”- , -“Che cazzo ne sapevo, sei te che mi hai raccontato solo ora di tutta la vostra tresca”- , -“Dimmi dimmi”- , -“Che ne dici di autoinvitarci?”- , -“Ma sei pazza? Non potrei mai, poi lui è stato chiaro, non devo farmi sentire!”- , -“Tranquillo, ci penso io”- prese il telefono alla mano e compose il numero di Mauro:
–“Ciao Mà, senti ma stasera dopo l’allenamento hai ancora la cena con Marco?”- mise il vivavoce
–“Si, perché?”-
-“Mi sono liberata, ti andrebbe se ci vediamo? Magari facciamo la cena a casa da me e invitiamo pure lui.. ho voglia di vederti”-
-“Mmmmh vediamo, chiedo a Marco e poi ti faccio sapere”-
-“Ok”- e si concluse la telefonata.
-“Sei la solita pazza”- esordii stupito dalla sua intraprendenza –“Ora amico incrocia le dita, speriamo il tuo trombaventitrè non rovini il piano! Per un amico questo ed altro”- , -“Il mio che?”- , -“Il tuo trombaventitrè, mi piace chiamarlo cosi”- , -“Ma smettila dai!!”- continuò a prendermi in giro finché il telefono suonò ancora:
-“Si?”-
-“Ei piccola affare fatto, in effetti non abbiamo alcuna voglia di cucinare”-
-“Ottimo”- mi guardò sorridendo
-“Ci vediamo alle ventuno da te ok?”-
-“Perfetto a dopo, un bacio”-
Come una bambina cominciò a saltare sul letto –“Stasera ti spana amico!”- era veramente entusiasta della notizia –“Senti un po’ ma come facciamo?”- cercai di fermarla –“Ti spiego subito”- , -“Si illuminami”- , -“Allora segui bene, loro arrivano alle ventuno, tu ovviamente non ti fai trovare a casa, ma alle ventuno e un quarto bussi alla porta per riconsegnarmi queste”- mi lanciò le chiavi dell’auto –“E visto che ci sei ti faccio entrare, e ovviamente visto che ci siamo ti invito a cena”- , -“Ma ma..”- , -“Stai tranquillo vedrai che non si tirerà indietro nessuno, anche perché io non dovrei sapere nulla e Mauro idem!”- in effetti tutta la storia reggeva in piedi, poteva funzionare –“Però prima promettimi una cosa”- , -“Si dimmi”- , -“Non raccontare nulla a Mauro, non voglio sputtanare il suo amico”- , -“Ma sei pazzo? Dalla mia bocca non uscirà fuori una parola”- l’abbraccia forte –“Grazie, sapevo che potevo fidarmi di te”-. Marta scappò via lasciando l’auto, appena la salutai cominciai a pensare a quanto fossi stato scemo a non aver raccontato tutto prima, ma va beh non era il momento dei rimpianti, dovevo scegliere che indossare per quella sera.
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