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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante del Mercato e Marco V


di Soundserio
25.02.2016    |    9.612    |    7 9.5
"Chiacchieravamo, mentre il mio occhio percorreva quel suo fisico virile e le fantasie invadevano la mia testa, e con molta tranquillità mi domandò se mi..."
Ritornai in camera sotto shock, in preda al panico, alla terribile figura di merda che avrei potuto fare se Marco fosse davvero a casa nella sua stanza, proprio quella accanto alla mia. Non sapevo che fare e come comportarmi, mi vergognavo in una maniera assurda. Marco e Raffaella non sanno che mi piacciono gli uomini. Ero davvero nel pallone più totale, in quattro anni di convivenza uomini a casa ne ho portati abbastanza, ma sempre in loro assenza o a loro insaputa. Marco è un tipo un po’ taciturno ma con le idee molto chiare su tutto, noi due non siamo dei grandi chiacchieroni quando stiamo soli, mentre quando c’è Raffaella riusciamo a dialogare in maniera più ampia e piacevole nonostante fossi stato io a presentarglielo. La nostra conoscenza risale ad una calda notte d’estate mentre io e la mia coinquilina stavamo seduti in un pub a bere delle birre. Quel ragazzo lo conoscevamo di vista e alla Raffaella piaceva un sacco, ma non sapeva niente di lui e in comune neppure un amico. In effetti Marco era un gran bel ragazzo alla fine dei conti, stranamente mi ritrovavo d’accordo con lei visto i nostri gusti completamente diversi. Alto 1.78 con un fisico atletico, giocatore di pallone, capello castano chiaro, occhi chiari, una barbetta non curata che ricopriva il suo viso e una leggera peluria tra gambe, pancia e petto. Non era il mio tipo, ma obiettivamente era ed è un ragazzo che non passa inosservato. Presi coraggio e quando lo vidi dirigersi verso il bancone per ordinare ne approfittai e mi alzai a ordinare altre due birre. Mi posizionai accanto a lui nel bancone e non so con quale coraggio attaccai bottone, senza troppi giri di parole gli dissi che la mia amica lo trovava molto carino e le sarebbe piaciuto conoscerlo sempre se single e interessato. Lui dopo aver sbirciato il tavolo dove stava seduta la Raffaella mi disse che poi non era cosi male e mi domandò il suo numero. In quel momento non sapevo che fare, Raffaella avrebbe potuto uccidermi ma sapevo che a lei lui piaceva parecchio, alla fine glielo lasciai. Ritirai le birre appena servite e ritornai al tavolo mentre lei ignara di tutto mi attendeva. Insomma cosi iniziò la loro conoscenza che si trasformò prima in frequentazione e successivamente in una storia.
Nell’incertezza decisi di mandare un sms alla Raffaella domandando se Marco fosse andato a lavoro quella mattina. La risposta non tardò ad arrivare.
- “No, è rimasto a casa questa mattina perché non si sentiva tanto bene. Abbiamo fatto colazione insieme e dopo aver avvisato a lavoro si è rintanato a letto”
Il gelo più totale, cazzo era a casa, aveva sentito probabilmente tutto.
- “Ok, sarà ancora a letto. Ci vediamo più tardi!”
Ed ora? Che cavolo faccio? Come mi comporto? Saltai il pranzo quel giovedì, lo stomaco era praticamente chiuso e il mio cervello elaborava un’ infinità di pensieri alla ricerca di una soluzione per cercar di capire un po’ cosa sarebbe potuto succedere, ma soprattutto se Marco aveva sentito tutto.
Intorno alle 14.30 sento la porta della sua camera aprirsi e lui dirigersi prima in bagno e poi in cucina. Prendo coraggio, non so come, e mi faccio vedere (ovviamente mi ero vestito. Tuta aderente come al solito e una t-shirt). Entro in cucina e lui con un viso assonnato mi da il buongiorno. Non sembra imbarazzato o stranito, anzi in realtà ero io quello imbarazzato. Ricambio il saluto e mi fiondo nel lavandino alla ricerca di qualcosa da lavare in maniera tale da tenermi occupato li con lui. Di punto in bianco apro bocca e mi scuso se per caso lo avevo disturbato, ma non sapevo che fosse a casa quella mattina e lui senza alcuna esitazione o problema mi disse di non preoccuparmi che aveva dormito sino a qualche minuto prima e non lo avevo disturbato. Tirai un sospiro di sollievo incerto se credere o meno. Figurati se non aveva sentito, era impossibile, io gemevo come una maiala in totale libertà e il venditore ambulante lo stesso. Va bè, visto che lui non sembrava aver alcun tipo di imbarazzo o problema, decisi di credergli e il mio stomacò si aprì, gli domandai se aveva fame e cosi cucinai un piatto di pasta per due. Quel pomeriggio mangiammo insieme, senza tante chiacchiere, e tutto sembrava filare liscio finché il mio telefono squillò:
- “Sei proprio una gran troia lo sai?”
Il mio cazzo si fece subito duro a leggere quelle parole, ovviamente era il sessantenne.
- “Tu sei un gran porco, mi hai sfondato”
- “E’ stata la mia prima volta con un uomo, non sapevo fosse cosi eccitante. Mi hai fatto godere!”
- “C’è sempre una prima volta”
- “Speriamo non sia solo l’unica puttanella”
- “Ho voglia di farti un pompino” risposi ancora vogliosa di quel cazzo
- “Quando?”
- “Anche ora, dove vivi? Disti molto?” domandai
- “30min dalla città, mia moglie non è in casa e mio figlio è a lavoro. Vengo?”
Non erano passate neppure quattro ore dalla nostra scopata ma la voglia di rivederlo era tanta. Avevo Marco seduto davanti a tavola che guardava la tv mentre io ero eccitata e in quel momento avrei spompinato anche lui, ma non potevo, era il fidanzato di Raffaella, detestava i gay e mi avrebbe appeso al muro con conseguente sputtanamento e valigia pronta fuori di casa. Non potevo.
- “Si, sistemo i piatti e sono tutta tua. Però non sono solo a casa”
- “Allora no, non voglio che ci vedano”
- “Tranquillo, se vieni con il furgoncino te lo succhio a bordo o andiamo in campagna”
- “No, non mi va non voglio rischiare di essere visto”
- “Dai non fare il timido, gli altri stanno chiusi nelle loro camere, sali a casa”
- “Va bene, dammi 30/40min”
- “Scrivimi quando arrivi in città”
Inizio a sparecchiare e mi metto a lavare i piatti, ma prima, per via del caldo mi levo la maglietta rimanendo solo con il pantalone della tuta. Marco mi chiede se voglio il caffè e cosi si mette a prepararlo mentre io mi metto a lavare le stoviglie. Sparisce in camera qualche secondo per prendere le sigarette, quando torna in cucina, avevo praticamente finito di lavare tutto e mi stavo voltando per sedermi al tavolo, quando me lo ritrovai davanti nudo con addosso solo un asciugamano lungo legato al bacino, scalzo e con una sigaretta da accendere alla bocca. Probabilmente i miei occhi uscirono fuori dalle orbite, non lo avevo mai visto cosi svestito se non in spiaggia, mi offrì una sigaretta e versò il caffè. Chiacchieravamo, mentre il mio occhio percorreva quel suo fisico virile e le fantasie invadevano la mia testa, e con molta tranquillità mi domandò se mi serviva il bagno perché voleva farsi una doccia per scrollarsi di dosso l’odore della notte e spalmarsi alla gamba il ketoprofene perché la sera prima aveva fatto uno strappo muscolare all’allenamento di calcio, motivo per il quale non andò a lavoro quella mattina perché molto dolorante. La mia risposta fu di non preoccuparsi perché tanto da li a poco sarebbe passato a casa un amico per affari universitari e che il bagno non mi serviva. Finimmò il caffè e la sigaretta e si avviò al bagno sotto il mio sguardo mentre io ritiravo le tazzine del caffè. Mentre uscivo dalla cucina notai nel corridoio che la porta in fondo del bagno era semi aperta, si intravedeva a terra solo l’asciugamano che Marco prima portava alle gambe. Cazzo! E’ un invito? Non sapevo come cogliere quella situazione, era chiaramente una provocazione ai miei occhi. No, non posso rischiare mi ripetevo in testa più volte e con un autocontrollo mai avuto prima, non andai neppure a sbirciare. La mia attenzione verso quella porta e l’indecisione di intrufolarmi in bagno o no fu poi distratta dal suono del telefonino.
- “Sono arrivato in città, 5min e sono sotto casa tua”
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