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Il massaggiatore napoletano e la sosta in autogrill


di Membro VIP di Annunci69.it Bassolazio35
10.11.2023    |    667    |    1 9.3
"Non pensammo neanche più al caffè e ci dirigemmo subito nei cessi al piano interrato, dove c’era una bella ressa di gente e, approfittando di un momento in..."
Era estate ed era il mio primo giorno di ferie. Annoiato ma esaltato all’idea delle tre settimane di libertà, cominciai a guardarmi intorno, aprendo chat e siti per incontri, per cercare svago.
Tra i tanti messaggi ricevuti ed inviati, uno in particolare mi attirò particolarmente; si trattava di un ragazzo molto giovane, attorno ai 25 anni, molto carino dalle foto e molto deciso, con un fare da vero maschio ‘alpha’, nonostante la giovane età. Solitamente non incontro ragazzi troppo distanti, anche se stavolta, stando in ferie, la cosa non mi spaventò più di tanto, soprattutto perché questo ragazzetto era campano, cosa che a me eccita da morire…
Dopo una breve ma dettagliata chiacchierata via messaggio e lo scambio di foto molto eloquenti, capimmo di piacerci e così decidemmo di incontrarci. Dovevo andare io da lui, in un paesino del casertano, poco dopo il confine laziale di Cassino e così feci. Mi misi la tuta tattica, quella che uso quando devo rimorchiare perché mi fa le forme giuste, le mie sneakers immancabili, presi la macchina e partii tutto eccitato. La cosa particolare era che il tipo mi disse di ospitare nel suo studiolo, dove pratica l’attività di massaggiatore, ma che si trova all’ultimo piano mansardato della villa dei suoi.
Parlammo molto di questo dettaglio perché mi spaventava molto, ma lui fu molto convincente, dicendomi che potevo salire tranquillamente come cliente e che nessuno ci avrebbe disturbati, proprio con la scusa del massaggio professionale. Avevo il cuore in gola mentre guidavo sull’autostrada, l’eccitazione era mista all’ansia per quella situazione un po’ ambigua ma che, al tempo stesso, mi eccitava.

IL MESSAGGIO INATTESO

Mentre ero in viaggio, tuttavia, continuavano ad arrivarmi altri messaggi nelle varie chat e siti avviati, tra cui anche Instagram, sul quale avevo messo un post molto indiretto sulle mie ‘voglie’ di evasione. Questo bastò affinché un ragazzetto di Roma, in viaggio verso Napoli, mi scrivesse.
Solitamente non uso IG per rimorchiare, o meglio, non in quel periodo perché avevo solo il profilo ufficiale; oggi, diversamente da allora, ho anche un profilo anonimo dedicato alla mia passione per i piedi e con quello posso essere più esplicito. Comunque, risposi a questa richiesta di amicizia e cominciai a parlare anche con questo ragazzo di trent’anni, romano. Era un tipetto molto carino, vestito alla moda, bei lineamenti, anche se minuto e molto maschile nei modi, tanto da specificare che non era usuale per lui rimorchiare ragazzi, farci sesso e, soprattutto, entrare in chat ad hoc. Pare lo avesse attratto la foto che avevo scelto per il post in cui scrivevo dell’inizio delle ferie e della mia noia di quel giorno, che evidentemente interpretò come una ricerca di compagnia (e così era infatti).
Cominciammo a parlare del più e del meno fino a che, ad un certo punto, gli dissi che dovevo chiudere perché stavo guidando in autostrada e specificai che ero all’altezza dell’autogrill di Castrocielo, prima di Cassino. Coincidenza assurda volle che anche lui si trovasse da quelle parti e decidemmo che non potevamo voltare le spalle al destino che ci aveva messo sulla stessa strada, partendo da due città e province differenti, allo stesso orario. Appuntamento, dunque, all’area di sosta per un caffè al volo.

L’AUTOGRILL PIENO

Arrivai prima io perché ero in vantaggio sul percorso, così ebbi il tempo di verificare la situazione, nella speranza di poterci appartare in qualche modo, magari nei bagni. Mi resi conto, però, che era venerdì pomeriggio e in pieno agosto, quindi trovai una folla assurda nel parcheggio, nel bar e, ovviamente, anche nelle toilettes al piano di sotto. Perlustrai la zona e quando lui mi scrisse di essere arrivato, uscii per accoglierlo. Arrivò con una Fiat cinquecento nera, tutto fighetto, ben vestito, jeans neri attillati che gli facevano un bel pacco e un bel culo, fantastiche sneakers nere (credo Vans), occhiali Rayban neri alla Topgun e capelli tirati indietro col gel. Era ancora più carino che nelle foto e fu molto socievole, anche se disse di avere molta fretta. Non pensammo neanche più al caffè e ci dirigemmo subito nei cessi al piano interrato, dove c’era una bella ressa di gente e, approfittando di un momento in cui non c’erano sguardi indiscreti, come due incoscienti, entrammo nello stesso Wc. Il bagno degli uomini, tuttavia, si riempì immediatamente e ci sentimmo in gabbia, impossibilitati a fare nulla e anche ad uscire senza essere scoperti. Lla voglia era così tanta, però, che lui cacciò il cazzo già in tiro dai jeans e io glielo strinsi in mano, cominciando a segarlo mentre pensavo a come uscire da quella situazione assurda. Capimmo che non potevamo proseguire e, cercando di intuire il momento adatto per sgattaiolare fuori uno alla volta, decidemmo di andarcene. Aprimmo la porta a metà e uscì per primo lui, vide che era libero e mi fece il gesto di seguirlo, e così feci. Uscimmo dal bagno dei maschi e, nel corridoio, notammo che a destra c’era un breve antro che portava ai bagni con doccia riservati, solitamente, ai camionisti. Ci affacciammo ed era vuoto, così, senza neanche parlarci, entrammo in uno dei due e chiudemmo la porta dietro di noi.
Finalmente soli, ci potemmo dedicare a noi stessi, anche se consapevoli del minimo rischio che correvamo se qualcuno avesse bussato alla porta. Per prima cosa, stavolta, fu lui ad abbassarmi i pantaloni della tuta, i boxer e ad inginocchiarsi sotto di me a bocca aperta, tirandosi gli occhiali da sole sulla testa, tra i capelli. Io lo afferrai proprio per i capelli sulla nuca e lo accompagnai verso il mio cazzo ancora moscio ma ci misi pochi secondi a indurirmi nella sua bocca. Mi ciucciò per uno due minuti, poi toccò a me che ricambiai volentieri. Lui mi fermò, dicendo di dover pisciare e questa cosa mi fece talmente eccitare che mentre osservavo il suo pistolino barzotto gocciare, misi d’ istinto la mano sotto il getto e, pochi secondi dopo, mi abbassai avvicinando la bocca. Non avevo mai fatto una cosa così esplicita, soprattutto non con un estraneo, ma non seppi resistere e cacciai la lingua per assaggiare il suo piscio. Era molto salato e mi ritrassi subito, tornando in posizione eretta, approfittando anche io del wc per svuotare la vescica. Finito di fare pipì entrambi, cominciammo a segarci tenendo a turno i nostri cazzi uniti con una sola mano, una sensazione stupenda quella pelle calda e umida che si strofinava…
Mi disse che aveva fretta ed io, dentro di me, pensai che in realtà anche io avevo un impegno, anche se non gli dissi che ero diretto a casa di uno per scopare. Decisi di concludere facendolo venire, adducendo la scusa che per me ci sarebbe voluto troppo, invece dovevo solamente tenermela per l’incontro successivo. Mi abbassai e mi scopò la gola fino a che non mi fece capire che stava per scoppiare, credendo io mi sarei ritratto. Nulla di tutto ciò: aspettai a bocca aperta il suo seme che uscì abbondante e dolce.
Ci ripulimmo, ci rivestimmo, uscii prima io e poi lui dietro di me. Una volta fuori dall’Autogrill un breve saluto imbarazzato e non ci rivedemmo più.

LA RIPRESA DEL VIAGGIO

A questo punto, eccitato a puntino e ancora col sapore di sborra sulle labbra e sui baffi, mi rimisi in viaggio, scrivendo al tipo di Caserta che avevo avuto un piccolo contrattempo e che sarei arrivato di lì a venti minuti. Così fu. Arrivato in questo paesino sperduto sui monti del Matese, entrai in un viale che portava ad una casa di campagna a più piani, vidi la piscina che mi aveva indicato come riferimento e parcheggiai. Appena sceso mi venne incontro un cagnolino con una signora abbastanza giovane, in tenuta casalinga, che mi disse che suo figlio mi stava aspettando in studio al secondo piano. Il padre mi fece un cenno dal bordo piscina dove era immerso, e tutto mi sembrò così surreale…
Con la faccia come il culo, io finsi benissimo di essere un normale cliente e salii le due rampe di scale esterne al caseggiato arrivando in cima dove stava lui, in tenuta sportiva e canotta, giovane e carino come si era descritto, e mi fece accomodare.
Chiuse la porta dietro di me e, per cautela, girò una mandata di chiavi facendo attenzione a non farlo sentire ai suoi genitori, visto che solitamente non lo faceva. Nella sala c’erano un lettino da massaggi e uno stereo, ma lui mi fece cenno di seguirlo verso la camera da letto. Si distese sul lettone matrimoniale e mi disse di fare altrettanto, stando attenti a non fare rumore. Non ci girammo intorno, fu subito passione pura. Pomiciammo avidamente come due adolescenti in calore, con la saliva dell’uno e dell’altro che si mischiava e colava dappertutto e poi passammo a leccarci in ogni angolo del corpo. Iniziai io, per fargli capire che non avevo remore di alcun tipo con uno che mi piaceva così tanto. Cominciai da suoi bellissimi piedi non troppo grandi, salii per l’interno coscia, mi dedicai molto al buchino odoroso e poi passai alle palle e a succhiargli il cazzo che, seppur non grandissimo, faceva la sua bella figura per quanto era in tiro. Poi toccò a lui. Ripetè praticamente lo stesso mio percorso, evitando, però, di soffermarsi sui piedi e andando diretto con la lingua nel mio culo. Stavo godendo così tanto che non mi resi conto dei gemiti che stavo emettendo e lui mi tappò la bocca con una mano, facendomi mugolare appena. A quel punto ci mettemmo a 69, entrambi con il cazzo dell’altro in bocca e ci ciucciammo come se non ci fosse un domani. Dopo un abbondante quarto d’ora in quella posizione, mi venne voglia di prenderlo e gli chiesi di prendere un preservativo, cosa che lui fece, andando nella stanza accanto. Quando tornò, mi trovò già posizionato a pecora sul bordo del letto, con il buco ben lubrificato sia dalle sue leccate, sia dalla mia saliva. Mi impalò come un vero torello napoletano e fu molto piacevole vederlo perdere qualsiasi controllo davanti al mio sedere. Ma non mi bastava. Gli chiesi se c’era un bagno e lui mi indicò la porta accanto, così mi alzai, lo presi per mano e mi diressi nella toilette.

IL BAGNO

C’era la vasca, così mi misi dentro in ginocchio, gli sfilai il condom e gli chiesi a bassa voce di pisciarmi addosso. Lo vidi impallidire e con un filo di voce mi disse che non lo aveva mai fatto. Si concentrò un minuto e, alla fine, cominciò a gocciare piano piano per poi schizzare tutto il piscio sul mio petto e, grazie ad un mio movimento repentino, anche nella mia bocca. Fu così eccitante farmi pisciare addosso da un giovane napoletano bisex, che mi venne subito da sborrare e feci appena in tempo a chiedergli di filmare tutto che lui prese il cellulare, avviò la fotocamera e, inquadrando me, filmò la mia sborrata mista ai suoi ultimi schizzi di piscio. Concluse con una imprecazione di godimento e stupore che gli uscì spontanea e poi ci lavammo.
Il tempo di risistemarci e l’ora del ‘massaggio’ era scaduta, così ci salutammo, scesi, salutai mamma e papà ignari di quanto avessimo appena combinato e ripartii soddisfatto.

Un ricordo che mantengo indelebile anche se sono passati già due anni.
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