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Gay & Bisex

L’ospedale hot


di Membro VIP di Annunci69.it Bassolazio35
03.11.2023    |    373    |    2 8.0
"Fu così che finii a visita presso uno dei più grandi e noti policlinici a nord della capitale, Roma..."


Ripropongo una storia che aveva avuto tanto successo anni fa quando la pubblicai, andata persa assieme a tutti gli altri racconti con la chiusura del vecchio profilo… anche questa, ovviamente, è una storia vera che mi è successa.
Correva l’anno 2011 e, da oltre un anno, soffrivo di problemi di varia natura, probabilmente allergici. Fu così che finii a visita presso uno dei più grandi e noti policlinici a nord della capitale, Roma. Arrivai al mattino e sbrigai tutte le trafile burocratiche tra cui la lunga coda allo sportello per pagare il ticket. Fu già allora che notai qualcosa di ‘strano’: davanti a me c’era una famigliola, o comunque un gruppo di tre persone, composta da una madre sulla sessantina, un figlio sulla ventina dai modi ‘gentili’ e molto carino e un terzo ragazzo (uomo) sulla quarantina al massimo, molto avvenente. Lì per lì, al di là dell’aver intuito che il ragazzino imberbe e biondino fosse gay, non mi suonò alcun campanello di altro tipo e pensai che quel giovane uomo che li accompagnava fosse il papà (forse era troppo giovane) o un fratello maggiore. Fatto sta che questo tizio, per tutta la mezzora di fila, continuò a girarsi di tanto in tanto e mi buttò diverse occhiate interessate, anche se sfuggenti. Tra le mille cose che mi vennero in mente c’erano considerazioni del tipo che forse aveva notato i miei sguardi rivolti al ragazzino che, in realtà, erano davvero solo di curiosità, non era il mio tipo.
Queste sue occhiate, tuttavia, divennero sempre più insistenti fino a che, pagato il ticket, tutti e tre si allontanarono e presero l’ascensore. Mezzora più tardi, finita anche io la trafila alle casse, presi le scale e salii al reparto allergologia dove mi attendeva la visita e, probabilmente, un’altra lunga fila. Appena entrato nell’atrio dell’ambulatorio, con mia sorpresa, trovai la famigliola di prima seduta in attesa, la mamma a leggere, il figlio in ansia per la visita e il bel quarantenne annoiato a giocare con il suo smartphone. Il rumore della porta a vetri che avevo lasciato chiudersi dietro di me attirò l’attenzione di tutti e, in particolare, del tizio che per un momento interruppe ciò che stava facendo con il cellulare e rimase a fissarmi, questa volta con un accenno di sorriso, al quale risposi anche io con un velato cenno di compiacimento.

IL CORTEGGIAMENTO
A quel punto mi sedetti accanto a loro e con la coda dell’occhio sbirciai lo schermo del suo cellulare, intuendo che stava chattando su Grindr. A quel punto tutto mi fu più chiaro, il ragazzino ventenne era venuto a visita accompagnato da sua madre e dal suo fidanzato molto più grande di lui. Me li immaginai immediatamente a letto, il ventenne a pecora tutto liscio e voglioso e l’uomo dominante dietro di lui a cazzo dritto pronto ad impalarlo. La sola idea di questa scena mi fece diventare il cazzo barzotto, tanto che feci di tutto per farglielo notare, tenendo le gambe ben aperte nella sua direzione. Fu in quel momento che mi venne il lampo di genio di entrare anche io in chat e così feci. Come primo contatto nella lista dei vicini c’era un quarantenne senza foto profilo, con scritto solo il ruolo (attivo) e l’età, 42. Me lo segnava a 50 metri circa, segno che non poteva che essere lui. Gli feci immediatamente un ‘Tap’, ovvero un ciao virtuale, al quale rispose praticamente all’istante. Io anche non avevo la foto del viso in quegli anni, ma le altre foto erano abbastanza riconducibili, tant’è che mi scrisse subito una cosa del tipo “Ti sta bene quella camicia…”, aggiungendo qualche dettaglio sui colori. Io ricambiai chiedendo se fosse il tipo assieme al ventenne e alla signora e lui rispose di si e che stava rischiando la pelle in quel momento. Inutile dire che l’eccitazione e l’adrenalina mi salirono in maniera assurda, tanto che della visita così importante che aspettavo da mesi quasi non me ne fregava più: l’unico mio pensiero era succhiargli il cazzo e stop. Cominciammo a chiacchierare su Grindr mentre lui, di tanto in tanto, fingeva interesse per le cazzate che gli dicevano il suo toy-boy e la madre. Poi tornava a scriversi con me e, soprattutto, a inviare e chiedere foto hot. Rimase stupito dai miei scatti molto espliciti, soprattutto per una foto del mio culo visto da dietro, con degli schizzi di sperma sulle natiche (ricordo del mio ex compagno). Io rimasi piacevolmente colpito dalla coincidenza delle sue dimensioni con ciò che avevo fantasticato prima, senza ancora vederlo in foto. Il suo cazzo, sulla ventina di centimetri e pieno di vene possenti, mi mandò su di giri.

L’ANTIBAGNO
Decisi di fare qualcosa, anche se non sapevo cosa al momento, così mi infilai in bagno, proprio accanto dove erano seduti loro tre. Feci la pipì e sentii qualcuno entrare nell’antibagno dopo di me. Cosi tirai lo sciacquone e uscii trovandomi davanti lui che fingeva di attendere che il wc si liberasse. Ci fu un momento di imbarazzo, nessuno dei due sapeva cosa dire e fare, cosi gli misi solo la mano sul pacco e con stupore lo trovai già duro. Lui mi baciò e mi infilò la lingua in bocca, anche se la paura ci fece subito rinsavire e io uscii lasciandolo in bagno da solo. Mi sedetti ad attendere il mio turno per la visita ma l’infermiera, in quel momento, ci comunicò che le visite sarebbero slittate di un’ora, per problemi legati ad un’emergenza che avrebbe occupato il primario. Fu in quel momento che lui mi scrisse di nuovo su Grindr, dicendomi di seguirlo non appena fosse uscito dal reparto; in quel momento lo sentii dire al fidanzato e a sua madre che sarebbe arrivato in macchina a controllare il ticket del parcheggio e poi al bar e si allontanò prendendo le scale. Io non mi feci scappare l’occasione e, seppur agitatissimo e con il cuore in gola, imboccai la tromba delle scale a nemmeno una rampa di distanza da lui. Lo seguii per tutto il percorso all’interno dei corridoi dell’ospedale fino a che, finalmente, lo vidi entrare in un’ala universitaria, in quell’orario quasi deserta. Imboccò l’ingresso e feci appena in tempo a vederlo intrufolarsi nei bagni, dove lo seguii.

IL BAGNO
Ci chiudemmo nel wc dei disabili, il più ampio e con la serratura; neanche il tempo di dirci qualcosa che si slacciò i pantaloni, cacciò il cazzo già turgido e mi spinse con le mani in testa verso il basso, senza che io opponessi resistenza. In due secondi avevo già il cazzone in bocca, anzi in gola, visto che aveva tanta foga e spingeva fino alla trachea con botte ritmiche, una dopo l’altra, senza darmi neanche il tempo di prendere aria tra una e l’altra. In quel momento lo vidi tirare fuori un preservativo dal taschino dei jeans e capii che mi avrebbe penetrato di lì a poco. Feci giusto in tempo ad abbassare la tuta e a massaggiarmi un po’ il buco con della saliva mentre lo ciucciavo avidamente e poi mi alzai, mi misi di schiena e mi abbassai pronto a essere scopato. Non esitò un attimo, si infilò il condom in un secondo e giù dentro il mio culo stretto, tanto che provai una fitta di dolore imponente, che per fortuna svanì dopo qualche secondo. Gli chiesi di fare piano e così fu per il primo minuto, ma quando sentì che mi ero rilassato, sfogò tutta la sua eccitazione scopandomi a dovere. Lo sentii gemere, quindi capii che era pronto per sborrare ma non volevo perdermi l’occasione di assaggiarlo, così lo sfilai da dentro, mi girai, mi abbassai, gli tolsi il preservativo e cominciai a succhiare e a segarlo. Fu un fiume in piena, gli schizzi erano potenti e pur di non farmi sporcare, che sarebbe stato un problema poi, spalancai la bocca e raccolsi ogni fiotto caldo, credo almeno cinque o sei. Era dolcissima la sua crema e, mentre ero indeciso se berla o sputarla, lui si era già ripulito e stava uscendo dal bagno. Mi chiusi dentro per sistemarmi e per capire cosa fosse successo, tanta era stata la foga che non ci avevo capito molto. Mi sciacquai la bocca ed uscii poco dopo come niente fosse. Risalito al piano della visita lo trovai li ancora a giocare con il cellulare, con l’unica differenza che da quel momento non mi rivolse più uno sguardo. Arrivò il mio turno per la visita e non ci rivedemmo più.
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