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La Scoperta Di Ahmed: Dubai (Capitolo 8)


di Evan18
21.02.2017    |    16.109    |    12 8.1
"Infine Spazzolò i miei capelli usando il fon e una lacca particolare..."
[Scusate se il Cap.7 è molto striminzito, non riuscivo a continuare e ho deciso di pubblicarlo così, spoglio]

[Stavo raccontando...]

[...] Aveva l'aria di un duro, proprio come gli ordini che mi dava. Pantaloni di tuta grigi e larghi, che lasciavano le caviglie scoperte, e scarpe da ginnastica, probabilmente indossate senza calzini. Camminava velocemente verso di me, a passi grandi, con un sorriso ironico che gli "deformava" il viso soddisfatto, forse, di quello che aveva creato, lì di fronte ai suoi occhi: una troia.
"Follow me [seguimi]" mi disse. Niente saluti, niente convenevoli. Seguirlo e basta. Probabilmente mi avrebbe parlato una volta fuori. Due poliziotti lo fermarono e un'altro uomo in giacca e cravatta parlò con lui. Vidi uno scambio di banconote, prima di darmi un cenno per proseguire
" E le valigie?" Gli chiesi.
"Lasciale quì, le prenderemo dopo, oppure manderò qualcuno". Mi fidavo ormai di lui e quindi mi limitai a seguirlo verso quella che sembrava l'entrata per un nuovo mondo, una nuova vita; una porta che si apriva e l'altra che si "appannava".
Una volta fuori, il sole caldo e battente mi presentò gli Emirati Arabi, e Dubai, la città dei sogni, e io stavo realizzando il mio.
Mi chiese di camminare per diversi metri davanti a lui. Sentivo il suo sguardo seguirmi, e i suoi passi che seguivano il mio ritmo. "Sculetta di più, troia" disse urlando, non curandosi di decine di persone che mi sfilavano camminando controcorrente. "Su, vai così brava, bella troia".
In un istante mi ritrovai il suo braccio che cingeva il petto e arte della vita, mi stringeva forte e avvertìi un duro e grosso membro premuto al centro delle mie chiappe: "Ho visto che qualcuno si è divertito con te, a sborrarti addosso! Come mai? Sei così troia che non sei riuscita ad aspettare?"
Il cuore mi batteva forte perchè da quello che sentivo in mezzo alle chiappe sembrava molto più grande e lungo di quello di Michele. E la sua voce profonda e mascolina nell'orecchio mi faceva impazzire
"Papi, mah..io.."
"girati troia!"
Con uno scatto mi lasciò e mi voltai.
"Dammi i tuoi soldi! Ora!"
"Perchè?"
"ho detto, ora!"
Li avevo ben nascosti nelle tasche, avvolti da fogli, ed erano abbastanza per viverci un mese. Glieli porsi, con piena fiducia. Improvvisamente fermò un ragazzo che ascoltava musica in cuffie gigantesche e rosse, zainetto sulle spalle e sguardo perso verso il mio padrone: poche parole in arabo, incomprensibili, e il ragazzo che scappava con un sorriso stampato in faccia e i miei soldi nelle sue tasche.
Rimasi stupito. Risparmi sudati col lavoro e il tempo, nelle mani del primo sconosciuto, in un paese straniero. Non erano certo queste le mie prospettive per l'uso di quel denaro. Cercai di obbiettare ma il mio padrone i anticipò: "Chi diamine ti ha detto di portare quei soldi? Forse io? Tu sei di mia propieta' dal momento in cui sei arrivata qui, troia! Qui pago io per te! Non tu!"
"Dammi documenti e cellulare"
"Cosa?! Cosa ci fai?"
"muoviti e stai zitta, troia!"
Strappo la mia c.i. e il passaporto, cercando di fermarlo, ma non riuscii. Lanciò poi il mio telefono in strada che divenne vittima delle ruote dei mezzi che ne fecero mille pezzi.
"Ma cosa hai fatto?!"
"zitta!" stringendomi di nuovo
"Ma come faccio ora a tornare in Italia?"
"Tornare in italia? AAHAAHAH e chi ha mai detto che tornerai in italia? Io non te lo impedirò di sicuro, ma da oggi tu vorrai restare sempre quì. E, quì, comando io!"
A testa bassa e triste e arrabbiato, mi pose sotto gli occhi un ultimo modello della casa della "mela", color rosa schock: "Questo è il tuo nuovo telefono. C'è tutto quello che serve ad una troia come te"
Non so, ma questo gesto calmò la mia rabbia, e sembrava che davvero ci tenesse a me (a modo suo), ma fu un gesto d'affetto. Diedi velocemente un'occhiata alle app, tutte di siti porno o di incontri. "La musica che ascolterai, la decido io" disse. Le foto invece ritraevano cazzi o riportavano farsi a sfondo sessuale.

Camminammo per diversi kilometri e mi fece sedere in auto, una tedesca lussuosa, che seppur in contrasto col suo abbigliamento sportivo e rozzo, ne sfoggiava la ricchezza. "Devi sistemarti ora"
Pensavo che in macchina saremmo arrivati al sodo. Ma invece di sodo, rimase solo il suo cazzo, ben visibile nei pantaloni della tuta. Provai a toccarlo, massaggiandolo e sentendone la potenza. "Hey, baby, lo so che lo vuoi, ma sono io a decidere quando". Un pò deluso mi fermai. Riamenmmo in silenzio per mezz'ora di viaggio.
Ma cosa c'era da sistemare? Cosa dovevo fare ancora?
Arrivammo poi in centro-città di fronte ad un enorme grattacielo.
Lo seguii in un corridoio enorme e lussuosissimo: si fermò ad una porta e bussò. Un ragazzo arabo sui 20 anni aprì e dalla porta apparve quello che sembrava essere proprio un sexy shop.
Il mio papi poggiò una banconota da 100 dollari sul bancone e mi osservò, come ad indicare al ragazzo, quello che già sapeva di dover fare con me.
Il ragazzo mi prese per mano dicendo qualcosa in arabo e mi condusse in una stanza poco lontana dal bancone. In inglese mi chiese di spogliarmi e iniziò a massaggiarmi con un olio profumato, senza mai sfiorarmi il cazzo. Dopo qualche minuto si fermo e mi chiese di distendermi.
Prese un aggeggio strano che riuscivo ad identificare come un ago grande. Mi chiese di esporre bene la mia pancia. Lo posizionò all'altezza del mio ombelico e uno scatto accomapagnò il mio grido secco di dolore.
Mi chiese di aprire la bocca e di esporre la lingua. Stessa situazione. Ago, scatto e un tenero dolore.
Mi sollevai e lo specchio di fronte a me mi rivelò il risultato di quei gesti: un piercing all'ombelico che mostrava anche un diamantino sulla punta e una sensazione strana alla lingua che mi costrinse a cacciarla rivelando un piercing proprio che quai la trafiggeva.
Ancora incredulo, mi fece sedere di nuovo. Questa volta iniziò a sforbiciare i miei capelli, proprio come fa un giardiniere con un'aiuola da potare, e poi col rasoio. Infine Spazzolò i miei capelli usando il fon e una lacca particolare. poi, si posizionò di fronte a me e fu palese che si occupò delle mie sopracciglia, cerettando anche tutto il mio viso.
Quando le operazioni si conclusero mi trovai di fronte allo specchio, ammirandomi: aveva rasato ai lati i miei capelli, rimanendone molti sopra, e riflessi color biondo che creavano un e bel contrasto con il colore di quelli rasati, e le sopracciglia a forma d'ala di gabbiano. Ma quello che mi sorprese di più furono i due piercing che davvero mi rendevano ancora più appetibile di quanto già lo fossi, facendomi capire che esiste sempre un margine di miglioramento. A quel punto, i miei pensieri furono interrotti dalla mano che il ragazzo mi porse, sotto i miei occhi; stringeva 3 pasticche che non esitai ad ingoiare con un sorso d'acqua...dicendomi che erano antidolorifici e precauzioni per i piercing.

Gli occhi del mio padrone si illuminarono quando mi vide tornare, dopo essermi rivestito. "Cazzo, ora sei una troia!" disse soddisfatto.
"Saluta e ringrazia il ragazzo" mi disse. Io rimasi immobile, non sapevo cosa dire.
Lui (il ragazzo) invece, si avvicinò col viso al mio...come a porgermi le labbra. Ed è così che mi baciò.
"grazie a voi!" disse "...è così che si saluta, tesoro, impara!" disse con voce leggera e effeminata verso di me.
Quando tornammo in auto, il mio papi mi chiese di aprire il cruscotto: "Lì ci sono i tuoi nuovi documenti arabi e in regola, Samuel"
"SAMUEL?!" dissi dubbioso.
" Ah...si troia...d'ora in poi ti chiami Samuel.."
E aprendo i documenti, trovai conferma del mio nuovo nome.
E così che inizia la mia nuova vita da Samuel.

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