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Gay & Bisex
La forza bruta e violenta prende il posto della dolcezza del giorno prima.

13.06.2017 |
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"Cerco di rilassarmi per sentire meno dolore, ma non riesco ad indirizzare e ordinare la fisicità..."
Facevo un giro in chat e noto un profilo dal nick tanto semplice e asettico da risultare simpaticamente curioso. Ci clicco e si apre una pagina scarna, con una frase in voga nei film polizieschi. Lo saluto con la frase «mani in alto!». Qualche scambio di battuta, non più di quattro messaggi con due foto scambiate e mi propone di incontrarci immediatamente. Era di primo pomeriggio, avevo pranzato da circa un’ora ed a questa proposta diretta ricordo un colpo di singhiozzo che liberò l’ansia prodotta in pochi istanti, ma che mi aveva comunque fatto venire un gran caldo.Scambiamo il numero di cellulare e chiude la chat.
Spengo il computer e mi alzo dalla scrivania cercando di riordinare le idee per capire da dove cominciare e come organizzarmi. Avevo letto un sacco su internet, nei giorni precedenti, per quanto riguarda i “preparativi” al primo rapporto. Ovviamente doccia, poi un colpo di macchinetta per accorciare i peli o depilare lì dove fosse necessario e doccia interna. Trovato uno schizzetto di quando ero bimbo, di quelli arancioni, l’ho riempito di acqua tiepida cercando di svuotarlo dentro…ma non entrava: l’ansia, la fretta e il nervosismo mi avevano reso ermetico! Un po’ di crema idratante lungo il beccuccio e via: acqua svuotata dentro. Dopo aver ripetuto più volte il procedimento e aver terminato il tutto, mi vesto senza neanche pensare ad abbinamenti e cose varie. Era come se stessi andando a sbrigare una faccenda necessaria e urgente. Stavo per uscire di casa, ma torno frettolosamente indietro a mettere borotalco nelle ascelle già umide.
Durante il viaggio in auto non ricordo proprio a cosa stessi pensando. Ma ero teso, molto teso.
Arrivo per primo e aspetto giusto qualche minuto. Si ferma danti a me un’auto e il motore si spegne. Scende sto tizio quarantenne con occhiali da sole. Mi sorride e porge la mano per salutarci. Io intanto tolgo la mia dalla tasca, la porto frettolosamente dietro per asciugarne il sudore sui pantaloni e ce la stringiamo. Senza perdere tempo saliamo in auto per andare a casa sua. Durante il breve tragitto le domande di rito, il nome, qualche convenevole asciutto e pause silenziose.
Scendiamo dall’auto ed entriamo nell’androne del condominio. Campeggia il cartello scritto col pennarello rosso «Ascensore guasto». «Che piano?» gli chiedo con tono seccato. «L’ultimo» risponde. «Ovviamente - penso tra me - come se non fossi già col respiro pesante per il nervosismo!». Entriamo in casa, e dopo avergli chiesto dell’acqua (ne ho tracannati due bicchieroni) non riuscivo ad alzare gli occhi dal tavolo. Accortosi del mio imbarazzo, sorride e parliamo un po’ del più e del meno. Mentre siamo seduti al tavolo della cucina-soggiorno, il mio sguardo va alla sua sinistra, dietro di lui, verso la camera da letto in cui si vedeva il lettone messo armonicamente proprio sotto la piccola finestra. Si gira lievemente, torna poi a guardarmi e sorridendo mi dice di entrare se lo avessi voluto. Mi alzo in automatico tra mille pensieri e lui subito dopo di me. Mi fa strada, e, arrivati davanti il letto mi dice di aspettare che doveva andare in bagno. Mentre sento il rumore della sua pipì, mi rifletto nello specchio sopra il cassettone color noce della sua camera. Volto rosso, sguardo impaurito, occhi lucidi. Cerco di tornare normale respirando profondamente e agitando le mani davanti al volto per fare un po’ d’aria. La porta del bagno si apre e me lo ritrovo subito davanti, sorridente. Massaggiandomi le spalle mi dice con tono dolce di rilassarmi. Non lo avesse mai detto!!!!! Mi agito ulteriormente, cosciente che il mio stato d’animo era palese. Lui lo comprende e, sorridendo più dolcemente, mi accarezza e riempie di complimenti e… mi bacia. Wowwwww! Passiamo ore a pomiciare, leccarci ed accarezzarci. Durante questo periodo, ovviamente glielo prendo in bocca, anche un bel 69. Notavo però, che mi piaceva di più essere io a darmi da fare sul suo corpo. Ad un certo punto, avendoglielo preso in bocca con molto vigore, fino in gola, e mugolando fortemente, con un sorriso stampato in faccia e col tono ironico mi dice «se continui così me lo mangi!». Imbarazzatissimo, lo tolgo di bocca e chiedendogli scusa mi guardo intorno cercando di non incrociare il suo sguardo. Ridendo, mi tira a sé per baciarmi e continuiamo per altro tempo… con pompini più delicati. Di punto in bianco si erge sul letto e mi gira supino: vedo dapprima il pisello duro, più sopra la pancetta ben soda, torace con fisico impostato e sopra il tutto lo sguardo serio, deciso. Ero proprio sotto di lui. Si abbassa dolcemente, si avvicina all’orecchio sussurandomi «ti voglio» e riprende a baciarmi vigorosamente. Mi gira, bacia le spalle scendendo piano piano giù per la schiena fino al culetto. Già precedentemente lo accarezzava e lo stringeva tra le mani, una chiappa in ciascun palmo, ma adesso la presa era diversa: non stringe ma allarga. In pochi secondi la sua lingua esplora tutta l’arcata tra le chiappe soffermandosi sul buchino accarezzandomi e solleticandomi anche con la barbetta. Una sensazione fantastica. Alterna leccate vigorose a leccatine dolci e a baci proprio lì, facendo schioccare ogni bacio e dando ogni volta un fremito al mio ano. Forse invogliato dal pulsare dello sfintere, fa entrare anche la lingua: una sensazione che mi ha fatto urlare di piacere provocando una sua risata mentre era ancora dentro me: quel vibrare interno mi ha eccitato ulteriormente. Senza staccarsi da me, infila una mano tra il materasso e il mio inguine alzandomi e facendomi mettere a 90°. Ad un certo punto si ferma e penso che voglia riprendere fiato; invece si alza dal letto e si dirige verso il cassettone per prendere il lubrificante e, spalmatolo sul mio ano, comincia ad infilare un dito. Non lo gradisco e gli dico che mi fa male. Mi risponde che di solito fa male anche a lui, preferisce direttamente il cazzo. Come se gli avessi detto di farlo, comincia ad appoggiare la sua cappella sul buchino e spinge delicatamente. Riesce ad entrare solo pochi centimetri. Il piacere dei baci lascia il posto alla paura e al dolore. Adesso sono più i lamenti di dolore che i mugolii di piacere. Lui è cosciente che si trova di fronte ad una strada troppo stretta e riprende a lavorare di bocca. Dopo una slinguazzata più lunga e vigorosa si alza e si sdraia supino facendomi segno di andare su di lui. Eseguo subito e ci baciamo dolcemente ma vigorosamente. Lo sento allargare le gambe e mi viene spontaneo accostare il mio membro al suo buchino. Lui sembra gradire. Spingo un po’: gradisce eccome! Lubrifico con la saliva messa nella mano e poi strofinata sul suo ano ed entro. Lui gode. Do qualche botta e noto il suo volto rilassato e gaudente. Ho provato una specie di “invidia” notando la nonchalance con la quale si faceva sbattere. Sbattendo e ribattendo.. il cazzo è però uscito. In quel momento mi sono accorto di un particolare: lui non aveva fatto la doccia interna. Mi alzo senza fargli capire il mio disagio e gli dico di dover andare in bagno. Lo faccio realmente. Rientrato in camera mi aspettava seduto con un sorriso. Mi accarezza parlandomi dolcemente e ci baciamo per altro tempo. Dopo circa due ore e mezza da quando ero entrato in casa sua, esplodiamo di piacere masturbandoci insieme. Esplodiamo anche in una risata comune che mi permette di sciogliermi e sdraiarmi accanto a lui, in modo quasi confidenziale. Lo accarezzo sorridendo compiaciuto dell’espressione stampata sul suo volto. Una chiamata al cellulare mi distoglie e mi fa vedere l’orario. Una doccia e ci rivestiamo. Ci sediamo nuovamente al tavolo della cucina per bere qualcosa e per conoscerci un po’ scambiando battute, idee, esperienze di vita. Mentre scendiamo le scale mi ferma, sorride, mi chiede se mi sia piaciuto. Dopo il mio cenno affermativo, con un sorriso più marcato, mi confida che quando eravamo entrati in casa era convinto che gli avrei chiesto di riaccompagnarmi alla mia auto. Sorrido anch’io e riprendo a scendere le scale. Tragitto in macchina con un po’ di traffico, ci salutiamo stringendoci a lungo la mano e con i due classici baci guancia a guancia e lo ringrazio.
Il giorno dopo lo ribecco in chat, lo saluto scrivendogli «ieri non sei riuscito a scoparmi :-P». Mi risponde subito «vieni e ti scopo adesso». Pensando che scherzasse gli invio delle emoticon. Lui, come nel suo stile di comunicazione sui social, mi risponde secco dandomi l’orario di appuntamento. Mi prende alla sprovvista ma accetto. Preparativi come il giorno prima ed esco di casa più calmo rispetto a ieri, ma con non meno pensieri e aspettative. Arrivo prima io anche oggi, aspetto pochi minuti. Eccolo, scende appena dall’auto per farmi segno di salire e ci dirigiamo verso casa sua. I soliti due bicchieroni d’acqua e poi subito in camera sua. Preliminari duraturi e dolci come ieri. Culetto leccato vigorosamente e prove dolorose di penetrazione. Carezze e dolcezza. Improvvisamente si alza e mi dice «devo fare una cosa. Vuoi aiutarmi?». Lo seguo incuriosito e mi porta in una camera dietro la cui porta aveva messo delle cornici con stampe moderne. Da un lato mi sentivo deluso perché era finito il godimento erotico, dall’altro contento per una situazione simpatica e amicale: tutti nudi cominciamo a fare prove e attaccare chiodi.
Ogni tanto scappava una pacca sul mio culetto e una spinta verso il muro mimando una penetrazione. Terminato il lavoro torniamo a letto ricominciando i preliminari. Adesso però lo sento più vigoroso e mi piace. Comincia a leccarmi il buchino entrando la lingua e mugolando, perchè aveva capito che le vibrazioni della voce mentre leccava in profondità mi facevano godere di più. Si ferma, mi molla, e si alza. Per un istante ho pensato che avesse qualche altro lavoretto manuale da fare, ma lo sento aprire il cassetto dal quale il giorno prima aveva preso il lubrificante che odorava di frutta. Mi giro e lo vedo con i preservativi in mano. Ne mette uno e continua a lavorarmi l’ano mentre sono sdraiato a pancia in giù. Mi penetra sempre di pochi centimetri e mi lamento per il dolore. Si incazza e mi dice di sopportare. Il mio orgoglio non si abbassa e lo spingo fuori stringendo lo sfintere. In quel momento LE COSE PRECIPITANO! Si siede sul mio culo, mi prende le braccia e poi stringe i miei polsi dietro la schiena con la sua manona sinistra. Scivola un po’ verso le mie ginocchia e comincia a penetrarmi aiutandosi con la mano destra. Urlo convinto che si sarebbe fermato poiché avevo avuto modo di conoscerlo come un ragazzo che aveva dimostrato educazione e rispetto. Invece non si ferma. Avendomi ormai ben penetrato, anche se per metà, con la mano destra mi tappa la bocca e completa la penetrazione sbattendo e sbattendo forte, fregandosene delle mie lacrime che stavano già grondando anche sulla sua mano. Cerco di rilassarmi per sentire meno dolore, ma non riesco ad indirizzare e ordinare la fisicità. Mi dimeno sperando che finisca il prima possibile. Lui non urla di piacere ma a denti stretti mi insulta. Capisco che sta per venire dai colpi ritmati più lentamente ma più profondi. Ne ho la certezza quando cade esausto su di me. Vorrei girarmi spingendolo coi gomiti, lontano da me, ma non riesco a reagire. È tutto finito, non ho il dolore di prima, anche se è ancora dentro di me. Sono confuso e ancora impaurito non sapendo cosa avrebbe fatto dopo quella foga violenta.
Ormai la dolcezza era solo un ricordo. Si alza e, col tono seccato per aver dovuto faticare tanto, mi dice qualcosa che adesso mentre scrivo non ricordo più. Rimango sdraiato e confuso guardandomi nello specchio dell’armadio di fronte al lettone. Troppi pensieri in quel momento. Lui intanto va in bagno a farsi la doccia. Terminato, torna in camera mentre sono ancora sdraiato e ammutolito. Dice qualcosa affermando che non lo aveva mai fatto così, che lui non è il tipo. Ma neanche una parola di scuse. Mi alzo per fare la doccia. Sotto l’acqua mi tocco il buchino che fino ad allora non avevo osato sfiorare. Lo massaggio e piango: ero stato violentato, usato, insultato, ma non riuscivo a odiare quell’uomo: pensavo comunque ai suoi baci, ai suoi sorrisi e alle sue carezze precedenti. Mi asciugo con l’accappatoio del giorno prima. Vado a rivestirmi. Tengo la testa bassa per non guardarlo. Lui comincia a parlare come se nulla fosse successo. Le mie emozioni sono ancora confuse e mi si è affacciata una nuova considerazione: non sono più vergine, ho avuto un uomo dentro di me e ha goduto per me. So che sono pensieri strani, ma forse è la stranezza della situazione che me li ha prodotti. Mi riaccompagna a casa e mi sento in dovere di salutarlo, ma non sono riuscito a baciarlo e ringraziarlo anche se, forse, avrei voluto farlo.
….potrebbe continuare…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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