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Non mi ha mai scopato, ma mi scopava in ufficio


di bisexlover
19.08.2019    |    2.076    |    7 9.9
"Infatti, spesso si faceva massaggiare tutto il corpo, soprattutto i piedi, per i quali provava un certo piacere..."
I vent’anni si sa, sono un vortice di emozioni e di ormoni impazziti. Nel fiore di questi anni il desiderio di sesso è quasi una costante, così come la curiosità di scoprire sensazioni nuove con persone sempre nuove. Per me non era da meno: sentivo un desiderio instancabile nei confronti degli uomini e non provavo nemmeno a placarlo. Ogni qual volta ne avessi l’opportunità colmavo le voglie represse di qualcuno e, in un certo senso, anche le mie.
Grazie al mio aspetto tutt’altro che sgradevole da ventenne nel pieno della sua giovinezza, riuscivo sempre a finire nel letto di qualcuno, collezionando, così, una lunga sfilza di riservate conoscenze. Uccello dopo uccello diventavo sempre più abile nell’arte del pompino, provando gusto nel sentirmi subordinato a qualcuno e alle sue voglie. Gli uomini impazzivano nella mia bocca, tanto che ormai i complimenti erano tutti uguali e, mentre alcuni sparivano dopo la prima volta, altri si facevano vivi ad intervalli regolari. Quelli che sparivano non si accontentavano solo della bocca, volevano anche la mia verginità, ma quella non la concedevo a nessuno; soprattutto non con la stessa facilità con cui mi inginocchiavo di fronte al cazzo.
Roberto, era uno di quelli più insistenti, era insaziabile. Mi avrebbe messo l’uccello in ogni buco possibile, però si accontentava di un bel pompino ogni tanto. Appena le sue palle si riempivano ecco che ricevevo un suo messaggio “Ho l’ufficio libero.”; sua moglie gliela dava, ma non così spesso e, soprattutto, non era in grado di succhiare. A detta di Roberto, aveva la bocca troppo piccola per prendere un cazzo come il suo, quindi metteva i denti e faceva male. Lui non voleva affrontare l’argomento, altrimenti quella avrebbe sbraitato come una pazza e fatto sciopero, sai che palle.
Tutte le volte che ne avesse voglia, Roberto mi contattava ed io lo raggiungevo in ufficio. La storia era sempre la stessa: lo trovavo alla scrivania già con l’uccello duro in mano e dopo un breve saluto ero in ginocchio dinnanzi a lui a succhiare. Spesso non mi calcolava neppure, io succhiavo e lui continuava il suo lavoro al pc oppure parlava al telefono con i clienti; talvolta, invece, era più partecipe e insisteva per avere anche il culetto. Poi, non contento dei miei “no”, iniziava a seviziarmi in altri modi, come per vendetta. Ero il suo giocattolo erotico: mi scopava la gola facendomi quasi soffocare, oppure, si sedeva sulla mia faccia obbligandomi a leccargli il culo, cosa che lo faceva letteralmente impazzire. Altre volte ancora era lui stesso a praticare su di me lunghe sessioni di leccate di culo per poi, infine, strofinare la sua cappella turgida sul mio buchino umido. Era chiaro che Roberto avesse una vita sessuale piuttosto noiosa, dal momento che sfogava su di me ogni suo desiderio senza freni inibitori. Ormai conoscevo ogni centimetro del suo corpo e, laddove la mia lingua non arrivava, ci pensavano le mie mani. Infatti, spesso si faceva massaggiare tutto il corpo, soprattutto i piedi, per i quali provava un certo piacere. Io non mi sarei spinto a leccarglieli, non me la sentivo. Ebbene sì, gli leccavo il buco del culo ma non i piedi. Quelli mi facevano impressione, chissà per quale motivo; soprattutto, chissà perché riuscissi a massaggiarli ma non a leccarli. In ogni caso Roberto non poteva lamentarsi delle mie performance, facevo quasi ogni cosa per lui, incluso farmi sborrare in faccia, in bocca o sulle chiappe. I suoi schizzi erano numerosi e abbondanti; la volta in cui rimasi maggiormente sconvolto fu quando non smise di sborrare per quasi una trentina di secondi, non riusciva neppure a controllarsi e il risultato fu che ovunque vi era sperma. Su di me, su di lui, sulla scrivania, per terra. Quella volta, mi disse che non veniva da troppo tempo e che era troppo carico.
Insomma, ormai da un po’, eravamo diventati complici e saltuariamente ci ritagliavamo la nostra ora di svago. Io potevo contare sulla sua riservatezza e lui sulla mia: ci fidavamo l’uno dell’altro.
Pur sapendo che per lui ero solo un passatempo erotico, iniziavo a nutrire strani sentimenti nei confronti di Roberto. Nonostante i nostri incontri si svolgessero con le modalità e le circostanze di sempre, io lo guardavo con occhi diversi e lo immaginavo nei momenti più disparati della sua quotidianità. Immaginavo di essere presente in quei momenti e viverli insieme a lui e contestualmente, incontro dopo incontro, mi sentivo sempre di più subordinato alla sua libido e, a quel punto, ero io a non accontentarmi più del solito pompino. Volevo il suo corpo nudo sopra il mio, desideravo sentire il suo peso su di me. Il buco mi pulsava, si inumidiva: aveva voglia di essere violato.
Un giorno, con la sua solita sfacciataggine, Roberto mi scrive: “Hey vieni a succhiare?”. Mi sento più voglioso che mai, ho sete insaziabile di lui e sarei capace di farlo godere per ore intere. “Arrivo.” gli rispondo. Dentro di me sento incontrollabile la voglia di avere l’uccello di Roberto ovunque, voglia che arriva al culmine nell’esatto momento in cui entro nel suo ufficio.
Oggi il porco pare decisamente arrapato, sta guardando un porno al pc in cui un bel maschione muscoloso sta trapanando il culo dell’amichetto più giovane. “Osserva” mi dice “questi potremmo essere noi.”. Ormai non gli resisto più, ormai mi possiede; a questo punto può avere tutto di me. Oggi voglio regalargli la mia verginità, se la merita. Così, da vero famelico quale sono, mi avvento su di lui, gli strappo i vestiti di dosso e infilo interamente la lingua nella sua bocca. Così facendo, lo colgo di sorpresa. Oggi non è lui ad aver preso in mano la situazione, ma io; e, senza opporre resistenza, si lascia andare alla passione del nostro bacio profondo. Il mio corpo viaggia verso una strada parallela rispetto a quella della mia coscienza, sembra addirittura avere una ragione a parte. Tanto che, d’improvviso, mi volto dando le spalle a Roberto e sporgendo il culo verso la sua protuberanza gli offro la mia carne. Senza dire niente, ma esprimendo tutto, Roberto mi sfila le mutande e con un colpo secco mi sfonda il buco già lubrificato dai miei umori. Con una sola scopata, ha colmato tutte quelle scopate impedite dai miei “no” ed oggi, quei “no” sono il risultato di un piacevole dolore allo sfintere. Oggi Roberto si è portato a casa la mia verginità, mentre io mi porto in grembo il suo seme.
Penso, a questo punto di essere il suo amante, la troia che saltuariamente ti scopi in ufficio lontano da occhi indiscreti. Ti amo Roberto.
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