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Segati all'esame


di lonchite
13.09.2010    |    29.566    |    0 7.5
"Mentre si stava riprendendo mi sono sparato una bella sega ricoprendogli la pancia villosa di numerosi schizzi della mia sborra… Nei giorni successivi ci siamo..."
Fatto realmente accaduto nelle scorse settimane.
Dopo un mese di vacanza, purtroppo, è arrivato settembre con gli esami e gli impegni all’Università. Me ne stavo studiando tranquillo in aula studio, preparandomi per il difficile esame che non avevo superato a giugno, quando mi si siede davanti Daniele (lo chiameremo così) e inizia pure lui a sottolineare e a studiare. Lo conoscevo di vista, dato che l’anno scorso abbiamo frequentato gli stessi corsi, ma soprattutto si vociferava di suoi certi doni che la natura gli aveva elargito abbondantemente. Daniele è un bel ragazzo, moro, peloso, piccolo di statura, con pizzetto curatissimo, magrolino e scuro di carnagione, con un pacco talmente eloquente che non lasciava alcun dubbio riguardo al dono ricevuto da madre natura. Ogni tanto si alzava ed io non mi perdevo certo quello spettacolo di uomo; diverse volte, poi, i nostri occhi si sono incrociati. A metà mattinata, circa, me lo trovo dietro in fila per l’unica macchinetta del caffè funzionante e lui mi domanda dell’esame dicendomi che aveva visto che stavo studiando sul suo stesso libro. Arrivati in aula mi offro spudoratamente di stargli vicino per ripassare assieme, considerando la mia brutta esperienza di giugno. Daniele è simpatico, spigliato, a volte provocatore. Da vicino, poi, il pacco risulta essere davvero smisurato! Arrivata l’una lui mi propone di pranzare assieme a mensa e mi dice di lasciare i libri sul tavolo, per occupare il posto. Accetto volentieri ma i libri ce li portiamo via, date le cattive esperienze in fatto di furti; e poi, non c’è proprio il pericolo di non trovare più posti, dato che l’aula studio era praticamente vuota. Pranzo veloce alla mensa e poi, al ritorno nell’aula studio, la brutta sorpresa: chiusa! Per le prime due settimane di settembre aprivano solo al mattino. Azz. Che si fa? Daniele mi propone di andare nel suo appartamento per studiare assieme. Saremo stati anche soli dato che il suo compagno di stanza sarebbe arrivato dopo la metà di settembre. Non mi pareva vero! Arrivati nel piccolo appartamento Daniele si mette in libertà, indossando dei pantaloncini corti che evidenziavano ancor di più il pacco meraviglia della natura e le belle gambe pelose. Man mano che si ripassava sentivo un calore e il cazzo che cominciava a muoversi incontrollato… la mia erezione, dopo poco, era oramai evidente! Anche lui dava segni di inquietudine, tentando di coprire un’erezione imperiale. Alla fine Daniele si avvicinò e mi saltò letteralmente addosso, stampandomi un bacio liberatorio: ero allibito, imbarazzato e incapace di muovermi. Mi disse di rilassarmi, che lui sapeva molto bene che cosa volevo… e dicendo questo si passava la mano sulla sua patta smisurata. A questo punto ho preso in mano la situazione e, parandomi davanti, ho tirato fuori il suo cazzone: mio dio che meraviglia del creato! Mi è sgusciato fuori dai pantaloncini un serpentone durissimo, caldo, bagnato e pulsante: una bestia lunga almeno una spanna e mezza (saranno stati 30 cm a occhio, forse di più) non tanto grosso ma lunghissimo contro ogni benevola previsione e perversa immaginazione. Gli arrivava, poggiato sulla gamba pelosissima, quasi al ginocchio! Due palle piccole ma densissime di peli neri e una cappella violacea grondante di sborrina su cui mi sono avventato spontaneamente. Succhiavo e leccavo e ancora lo succhiavo quel serpentone di carne pulsante, mentre lui si godeva la pompa. Lo segavo a due mani ma, prendendo in bocca la parte superiore, le mani non arrivavano nemmeno alla radice del cazzone. Un mostro in piena regola! Daniele tentava di scoparmi la bocca più volte, facendone entrare al massimo metà per non soffocarmi e non farmi vomitare. Toccavo e leccavo quel palo smisurato che colava dolcissima sborrina. Mi venne improvvisamente in faccia con pochi schizzi di densissima sborra bianca che prontamente ho leccato con desiderio. Sfinito si è disteso sulla poltrona, mentre io gli pulivo il bestione dai grumi di sborra, finché altra ancora ne usciva copiosa dalla cappella che si stava sgonfiando. Mentre si stava riprendendo mi sono sparato una bella sega ricoprendogli la pancia villosa di numerosi schizzi della mia sborra… Nei giorni successivi ci siamo segati, pompati e leccati in tutti i modi, beandomi di quel portento ma non ho mai avuto il coraggio di accogliere il bestione nelle mie viscere.

Per chi volesse saperlo ci hanno segato tutte e due pure all’esame… non vedo l’ora di andare a ripassare da Daniele!
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