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Stefano 4 ---- Quello che non mi aspettavo


di michiamanotu
21.06.2014    |    8.824    |    1 9.5
"" Ok, se aveva detto quello significava che io ero il problema..."
Ero a terra in ginocchio nel bagno di Stefano da quasi venti minuti ormai.
La mia bocca era piena del suo cazzo che entrava ed usciva.
Non dettavo il ritmo, era lui a deciderlo. Mi stava scopando la bocca e io, inerme, subivo il tutto mentre lo guardavo negli occhi.
Ok, Stefano era un bravo scopatore, e non aveva mai dato segni di cedimento o di stanchezza... ma venti minuti a fare la stessa cosa senza mai fermarsi non potevano che significare che non era più eccitato.
Mi liberai dalla sua presa e tirai fuori il suo membro dalla mia bocca, alzandomi.
"Che succede? Come mai tutto questo tempo?" Chiesi un po' deluso.
"Hai tutta questa voglia di sborra?" Mi chiese lui accennando ad un sorriso.
"No, vorrei capire se c'è qualcosa che non va... non ti eccito più?" Risposi.
Stefano tentennò.
"No, non sei tu il problema... davvero."
Ok, se aveva detto quello significava che io ero il problema. Ma cosa poteva essere successo? Cosa avevo fatto di male? Si era semplicemente abituato a me e quindi non lo eccitavo più particolarmente? Io con lui avrei scopato fino alla morte senza stancarmi.
"Non restarci male è che..." si interruppe.
"Cosa?" Domandai insistente.
"Beh... ho una certa idea che mi ronza per la testa da qualche giorno... e non riesco a concentrarmi."
Che idea? Aveva qualcun'altro in mente?
Mi innervosii.
"Vuoi parlarmi chiaro?" Lo esortai indispettito.
Lui mi guardo infastidito ma replicò calmo:"Vorrei legarti."
Scoppiai a ridere e lui mi guardò strano.
Mi avvicinai a lui, lo abbracciai e gli sussurrai all'orecchio:"Ma quante volte devo dirtelo che per te sono disposto a tutto?"

Entrammo in camera sua, entrambi ancora completamente nudi, io col cazzo svettante all'idea di essere dominato in questo nuovo modo dal mio migliore amico, lui più serio e contenuto.
Mi sdraiai sul letto, mentre Stefano aprì un cassetto della sua scrivania e tirò fuori alcune cose che non vidi bene.
Si avvicinò a me subito dopo e si sedette a fianco a me, sdraiato.
Mi accarezzò delicatamente il pisello svettante, mentre mi guardava ghignante.
Che porco che era.
Capii che le cose che aveva precedentemente preso erano dei calzini e delle mutande.
Per prima cosa mi ordinò di aprire la bocca e me la riempì con un calzino appallottolato, per poi legarmene uno più lungo fino a dietro la testa, così che quello dentro la bocca non cadesse.
Mentre proseguiva col suo giochino io lo guardavo pieno di fiducia, e lui ricambiava.
Mi fece alzare e mettere le mani dietro la schiena, per poi legarmele il più stretto possibile con un calzino.
A quel punto evidentemente già non resisteva più, aveva il cazzo durissimo.
Mi condusse di nuovo in bagno, mi sbatté al muro e mi penetrò con violenza.
Le mie urla furono soffocate dal calzino che avevo in bocca e l'eccitazione cominciò ad arrivare alle stelle.
Non immaginavo che farmi legare da Stefano potesse risultare così arrapante.
Ma il meglio doveva arrivare.
Senza tirare fuori il pisello dal mio buco, Stefano si sporse verso il water e prese le mutande che si era tolto prima, quando lo stavo spompinando.
Mi fece discostare la faccia dal muro e mi premette le mutande contro le narici, mentre continuava a sbattermi senza pietà.
I suoi odori nel mio naso mi diedero alla testa.
L'odore del suo uccello, della sua sborra, una lieve essenza di piscio.
Li avevo sentiti tutti, ma mai così forti e inebrianti.
Persi il controllo e sborrai senza nemmeno toccarmi sul muro.
Stefano si mise a ridere e venne.
Dentro di me.
Non uscì subito, prima mi tolse di dosso tutto quello con cui mi aveva legato, poi mi abbracciò forte da dietro.
"Sei il mio frocetto." Mi sussurrò dolcemente, mentre sentivo la sua sborra colarmi lentamente giù sulle cosce, sfuggendo alla pressione che il suo pisello semiduro faceva ancora dentro il mio buchetto.
Non era un insulto, era una cosa tenerissima.
E fu in quel momento che capii quanto lo amavo.
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