Gay & Bisex

Zio Marco


di michiamanotu
04.01.2017    |    49.927    |    14 9.5
"Zio per tutta risposta, abbandonati i dubbi iniziali da un colpo di reni improvvisi, facendomi sfuggire l’asta di mano e provocandomi un conato..."
Sono tutto sudato, diverse gocce di sudore scendono dalla mia fronte per infrangersi subito dopo contro il pavimento d’asfalto verde. Zio Marco dall’altro lato del campo sorride beffardo.
“Ti ho spossato! Se vuoi smettiamo”, scherza.
“No zio, non sono stanco per niente, posso reggere ancora”, rispondo io, anche se in realtà non mi sento più le gambe. Non sono così rammollito come può sembrare, sono abituato al movimento fisico, ho anche un fisichetto niente male per la mia età, appena vent’anni, non sono certo muscoloso ma tonico e definito, tuttavia giocare a tennis contro mio zio mi sfianca ogni volta. Zio si fa per dire, in realtà si tratta di uno dei più cari amici di mio padre, sin dai tempi del liceo. Lo conosco bene sin da piccolo, per questo gli ho affibbiato quel nomignolo: è praticamente uno di famiglia, già da quando avevo dodici/tredici anni mi portava a giocare a tennis contro di lui, che è un professionista e voleva insegnarmi qualcosa. Ho imparato bene, ma tenere testa a lui sarebbe impossibile per chiunque. L’uomo che mi sorride dall’altro lato del campo è sui quarantacinque, ha capelli brizzolati, folta barba, fisico muscoloso e braccia e gambe grosse forgiate dal duro allenamento nella sua disciplina.
Improvvisamente decide di ridare il via al gioco e batte il servizio. Io, colto alla sprovvista mi lancio sulla pallina e rispondo per miracolo. Tengo duro, lotto per ogni punto, ma la partita continua fino alla sua inevitabile vittoria, però sono molto contento: sono riuscito a metterlo in seria difficoltà stavolta! Lui si avvicina e mi mette una mano sulla spalla. È affaticato e sudato, sento il suo odore forte mentre si avvicina e lo trovo molto gradevole, anche se faccio finta di nulla.
“Se vai avanti di questo passo diventerai più bravo di me!” Mi dice orgoglioso.
“Zio, è impossibile. Però avere un maestro come te è una forza!” Ribatto. In genere dopo aver giocato zio mi riaccompagna in macchina a casa dove mi faccio subito una doccia, ma oggi è estate e siamo entrambi sudati come non mai, quindi optiamo per rinfrescarci prima di andare via.
Raggiungiamo gli spogliatoi, zio Marco apre la porta e mi fa passare, poi la chiude alle sue spalle. Non c’è nessuno, è un Lunedì mattina afosissimo, solo noi potevamo optare per una partita a tennis in un momento del genere: ci piacciono molto le sfide. Mi siedo su una panca, tolgo la maglietta, i pantaloncini, le scarpette e le calze prima di lanciarmi sotto una doccia, poi ho un momento di esitazione, non so se sia il caso di togliermi anche le mutande davanti a zio Marco. Anche lui nel frattempo è rimasto in mutande. Noto che nonostante lo sport e la palestra il suo corpo virile, muscoloso e villosissimo ha dovuto cedere all’età. Sotto ai suoi gonfi pettorali, coronati da due capezzoloni rossi e larghi, si è formata una bella pancetta, non troppo prominente ma dall’aspetto bello morbido. Mi accorgo che lo sto fissando quando sento che anche i suoi occhi sono su di me. Si avvicina, sento di nuovo quell’odore forte e maschile che mi inebria. Non so perché ma arrossisco e il mio cuore comincia a battere forte, poi sento la sua mano passarmi attraverso i capelli.
“Guarda come hai i capelli, te li sei arruffati tutti togliendo la maglia!” Dice sorridendo.
Mi guardo ad uno specchio che ho di fronte. I miei capelli biondi sono tutti scompgliati. Zio Marco me li aggiusta e poi, scostando la mano, con grande nonchalance si toglie le mutande. Ancora seduto per qualche secondo ho il suo uccello a qualche centimetro dalla faccia. È estremamente largo e venoso. Le palle sono cadenti e grosse, il pube pieno di pelo nero. Dentro le mutande il mio cazzo si risveglia e diventa duro in un istante. Ho voluto negarlo a me stesso in tutti i modi possibili, ci ho provato per tantissimo tempo, ma non posso più fingere. Zio Marco mi eccita, mi eccita come nessun altro.
“Allora, non vieni sotto la doccia?” Mi chiede.
Annuisco, meccanicamente mi alzo e mi avvio verso le docce. Lui mi segue. Sento in qualche modo il suo sguardo posato su di me mentre mi muovo e inconsciamente cerco di rendere la mia camminata più sexy, più appetibile. Cerco di far si che il mio culetto rotondo, femminile e sodo attiri la sua attenzione. Ecco che succede quello che temevo più di ogni altra cosa: la troia che è in me sta venendo fuori. Non volevo che succedesse con lo zio, ho già avuto diversi uomini più grandi, ma lui… lui non lo avevo mai voluto prendere in considerazione.
“Non ti togli le mutande?” Mi chiede prima di arrivare alle docce.
“Oh, certo!” Dico senza girarmi, poi inizio a sfilarle. Faccio si che scorrano sul culetto scoprendolo lentamente, per poi lasciarle cadere subito a terra una volta scoperto. Mi chino a raccoglierle. Il mio cazzo è ancora duro e credo che lo zio se ne sia reso conto vedendomi chinare. Mi giro e noto che il suo non è da meno. Non ci credo, l’ho eccitato. Zio mi trova attraente. Ho superato una linea che forse non avrei dovuto: quale troia, per quanto perversa, si sarebbe mai sognata di tentare di sedurre l’amico di una vita del padre? Io a quanto pare.
“Andrea…” sussurra Zio Marco non sapendo cosa dire.
Io gli sorrido. Non voglio che si senta a disagio in questa situazione. Dentro di me ormai spero ardentemente che mi lasci giocare con quell’uccellone turgido di almeno diciotto centimetri. Entriamo in doccia, entrambi completamente nudi e duri. Il mio uccellino sui dodici centimetri, non troppo grosso, scompare se confrontato alla mazza eretta dell’uomo accanto a me.
“Andrea, lo so cosa ti piace”, mi dice lui tutto ad un tratto.
“Che vuoi dire zio?” Chiedo, mentre fisso la cappella rossa e pulsante che ha fra le gambe.
“Su Romeo. Su Grindr. Ti ho riconosciuto. Io non ho immagini di me, ma tu hai il viso. Ho visto i tuoi profili, le descrizioni, ho visto che cerchi uomini maturi, che ti eccita farti sottomettere, umiliare…”, mi spiega.
Rimango di sasso, non immaginavo che le cose stessero così, che lui sapesse tutto, ma l’eccitazione in corpo mi sale ancora di più, non mi importa di niente se non dell’uccellone di mio zio, lo voglio in bocca, lo voglio in culo. Mi inginocchio, lo prendo in mano e lo guardo dritto negli occhi verdi, un po’ preoccupati.
“Sei sicuro?” Mi chiede.
“Sicurissimo”, rispondo, e non appena noto che il suo sguardo corrucciato si trasforma lentamente in uno sguardo complice ed eccitato affondo la sua erezione tra le mie labbra, dritta fino alla mia gola. Zio per tutta risposta, abbandonati i dubbi iniziali da un colpo di reni improvvisi, facendomi sfuggire l’asta di mano e provocandomi un conato.
“Immagino che così ti piaccia di più, troietta”, mi dice ripetendo il sorriso beffardo che ha fatto in campo. Ma questo sorriso mi piace di più, soprattutto perché lo vedo a bocca piena. “Mettiti le mani dietro la schiena, come se fossero legate e non muoverle fino a quando non te lo ordino, intesi?” Mi dice.
Io obbedisco e il suo corpo massiccio comincia a muoversi avanti e indietro, sempre più veloce. Forzatamente inerte subisco la penetrazione orale di mio zio e intanto vengo colpito da tutti i suoi odori più intimi, quello del cazzo e quello di sudore che emana a causa del match. In bocca sento il sapore misto di piscio e precum del suo cazzone mentre non distolgo lo sguardo dai suoi bellissimi occhi, due smeraldi che mi guardano eccitatissimi e complici. Sono in estasi, e il mio uccello comincia a perdere precum nonostante non l’abbia toccato. Zio Marco alza un piede e senza smettere di scoparmi la bocca lo poggia sul mio arnese, schiacciandolo per terra, facendomi provare un misto di dolore e piacere; nel frattempo la sua mano destra raggiunge la mia nuca, così da poter stuprare più agevolmente la mia cavità orale. Ogni tanto zio, che ancora mi fissa intensamente, apre la bocca e mi sputa sul viso. Pian piano comincio a gocciolare di saliva, mi bagno tutto, come una vera cagnetta in calore.
Ad un certo punto mi viene ordinato di liberare le mani e succhiare e così faccio.
“Brava cagna, hai proprio voglia di cazzo. Dio, se avessi saputo che avevi una bocca così accogliente ti avrei dato prima il mio pisellone, senza aspettare che ti accorgessi tu di quanto ti volessi.”
Zio Marco mi desiderava da tempo e io non avevo capito nulla. Mi ero perso un cazzo così per tanto di quel tempo che non riuscivo a capacitarmi di come fosse potuto succedere. Ma poco stavo cominciado di nuovo a godermelo, pensando a quante occasioni avevamo ancora davanti a noi.
“Aspettami qui”, dice il mio toro, poi sparisce, ritornando nella parte iniziale degli spogliatoi. Quando torna ha in mano il suo smartphone.
“Mi piace molto il pissing, adoro essere tutto sporco del piscio caldo del mio uomo”. Quelle parole erano mie. Mi mostra degli screen del mio profilo su romeo, che descrive dettagliatamente tutti i miei fetish, tutti i modi in cui mi piace essere usato ed umiliato. Poco dopo, senza che io sia ancora riuscito ad alzarmi, zio mi ha già pisciato addosso, facendomi sentire troia come non mi ero mai sentito prima. Lo guarda ancora negli occhi, con uno sguardo docile e fedele mentre le ultime gocce di urina calda escono dal suo uccello adesso semiturgido e mi raggiungono sul viso. Ho a malapena il tempo di respirare che ricomincia a leggere.
“Adoro essere schiaffeggiato e sculacciato”. Ricevo una pacca sul viso e diverse sul culo. “Mi piacerebbe anche essere legato e scopato senza pietà”. Dopo qualche minuto ho una calza dello zio, odorosa dei suoi piedoni, appallottolata in bocca e un’altra arrotolata e legata intorno alle mani dietro la mia schiena Per tenerle ferme. Con la testa e il busto schiacciati contro il muro, dentro le docce, lo zio mi tiene per i fianchi, scopandomi a sangue il buchetto già largo. Urlo, ma la calza blocca la mia voce, facendo uscire soltanto dei rantoli.
“Sei larghissimo… chissà quanti uccelli hai già preso”. La risposta é almeno superiore a dieci, ma non posso darla. Zio Marco comincia a toccarmi l’uccello, diventato moscio a causa della sua veemenza nell’incularmi. Pian piano ritorna duro e vengo prima del previsto, schizzando fiumi di sborra contro il muro. É il suo turno, accompagnandosi con suoni simili a ruggiti zio rilascia tutto il suo caldo seme dentro di me. Ci laviamo, ma io tralascio il buchetto, cercando di non disperdere la sborra.
“Cazzo, che troia”, dice eccitato in macchina zio Marco, “sei una fottuta, lurida cagna sottomessa. Se ti vedesse tuo padre!”
“No zio, per favore, non dire niente a papà!”
“Ti pare che rischierei di perdermi altre possibile volte con te, così? Mai”, mi dice sorridendomi dolcemente.
Arrivati a casa mia faccio per scendere, ma zio mi trattiene per un braccio e improvvisamente mi bacia sulle labbra.
“Ti voglio bene, piccoletto”, mi dice.
“Anche io”, rispondo sorridendo, poi scendo dalla macchina e rientro. Mentre sto sdraiato sul mio letto inizio a toccarmi il buchetto ancora pieno della sborra di zio, quando ricevo un messaggio. É lui che mi mandanuna foto, uno screenshot del mio profilo su una frase che dice "Vorrei provare a fare sesso all’aperto”. Zio aggiunge subito dopo: “prossima volta passiamo a questo”.
Sorrido, spengo il cellulare e mi riaddormento, con la sensazione della sborra calda che mi cola giù per le cosce e il sorriso sulle labbra.
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