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quella troia di Jacopo


di gayms79
12.06.2012    |    13.122    |    5 9.3
"E’ il tipo strafigo del pomeriggio..."
Jacopo

Su richiesta dell’interessato scriverò di Jacopo.
Consuetudine voleva che mi trovassi in chat, su uno di quei siti per incontri tra gay, uno molto conosciuto. Stavo cercando qualcuno con cui divertirmi e passare del tempo. Come al solito stavo seduto davanti al pc, a ore senza trovare nessuno con cui concludere qualcosa. Non che io sia un cesso, 170 x 75 kg, un bel viso, capelli castani, di carnagione olivastra, abbastanza peloso. Un po’ in carne, ma di sicuro a qualcuno piaccio perché ho avuto le mie avventure e le mie storie più o meno importanti.
Stavo cercando di organizzarmi la serata con il solo scopo di rimedire un’avventura. Avviavo conversazioni con diverse persone, ma, tra quelle che non rispondevano, quelle che erano già impegnate, quelle che mi dicevano “non sei il mio tipo” e quelle maleducate, non riuscivo a combinare niente. A un certo punto apro un profilo curioso, non mi ricordo il nick che avesse di preciso, ma mi attirava e la foto principale che lo intestava richiamò il mio interesse. Allargo la visuale del profilo per leggere i dettagli. Scorro la descrizione che presentava un bel ragazzo, alto circa 180 cm per 65 kg di peso. Biondo. Glabro. Di buona cultura, poiché conosceva tre lingue molto bene. Ingrandii le foto: un figone con un bel bastone tra le gambe! Foto palesemente amatoriali, quindi anche vere, no di quei tipi che mettono immagini rubate dal web, non ne capisco il senso. Penso tra me e me “Figurati se uno così bello considera me”. Chiudo il profilo e continuo la mia ricerca, per adesso senza esito alcuno. Passano dei minuti. Mi stanco di stare ancora li. La giornata fuori è bella e decido di cavalcare il mio potente mezzo (una 600!) e uscire da casa per prendere una boccata d’aria fresca.
Arrivo al punto di ritrovo solito, dove m’incontro con i miei amici di sempre e tra una sigaretta e un caffè, una parola e una partita a carte, si fa l’ora di cena e rincaso. Fino il pasto decido di dare un’ennesima occhiata al sito per vedere se c’erano state evoluzioni a discorsi intrapresi nel pomeriggio. Niente di niente.
Era presto per uscire e decido di passare una mezz’ora ancora davanti al pc. Allo scadere del tempo, arriva un messaggio. Aggiorno la chat e apro.
“Minchia fottuta. E’ il tipo strafigo del pomeriggio. Cosa vorrà da me?”
Apro la conversazione “Ciao, come va? Ho visto che hai visitato il mio profilo”
“O mio Dio, questo è interessato a me” penso “ e adesso mi devo buttare”.
Rispondo che va tutto bene, e rimando la solita domanda. Passano pochi secondi ed ecco la notifica che un messaggio è arrivato. Mi risponde che anche a lui va tutto bene. Si presenta, si chiama Jacopo, ha 32 anni (1 in più di me) e che ha visto il mio profilo ed è interessato a conoscermi. Purtroppo però sta per uscire e non può trattenersi per chattare. Mi lascia un suo contatto per MSN per velocizzare la comunicazione che sarebbe ripresa l’indomani. Accetto di buon cuore anche perché oramai avevo fissato con i miei amici e sarebbe stato un problema fermarsi a discorrere. Aggiungo il tipo ai miei contatti ed esco.
L’indomani, tornato da lavoro, riaccendo il pc speranzoso di trovarlo subito collegato e in effetti così è. O che gioia! Il cuore mi batte già forte.
Iniziamo la conversazione e mi chiede le solite cose, i convenevoli e poi passa all’attacco.
“A te che piace fare?”
“Io di solito vado sul classico, sesso anale da attivo e orale anche come passivo”
Risponde che lui stava cercando qualcosa di particolare, ed io incuriosito chiedo di specificare.
“A me piace il pissing, mi piace farmi pisciare addosso e bere, lo hai mai fatto?”
“Sì, l’ho già fatto in un paio di occasioni” rispondo “e mi piace anche molto, ho anche pisciato nel sedere, una bella sensazione”.
“Allora siamo in sintonia!” dice lui. Mi aspettavo la solita fregatura, io non potevo ospitare da me perché abitavo con i miei all’epoca e la difficoltà stava nel trovare chi potesse ospitare.
“Puoi venire da me se vuoi, vivo da solo”.
Cavolo, un sogno, un bellissimo ragazzo che mi aveva cercato, a cui piaceva fare una porcata del genere e aveva anche un posto in cui consumare. Credevo di sognare.
“Certo che vengo, dimmi quando e dove”.
“Per me puoi venire anche subito, sono libero adesso e ho anche una gran voglia”.
Sempre più incredulo mi faccio dare l’indirizzo e il numero di cellulare. Lo saluto dicendo che mi ci sarebbero voluti una decina di minuti per prepararmi e una mezz’ora per raggiungere casa sua. Accordati per i tempi, ci salutiamo e chiudiamo la chat.
Mi fiondo in doccia, cercando di eseguire un accurato lavaggio di tutto il mio corpo, stando attento a non tralasciare neanche un centimetro, non volevo sfigurare per questo motivo, e quindi ripasso vigorosamente il mio inguine e il mio cazzo che già era barzotto al pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Monto in auto e accendo una sigaretta per cercare di distrarmi dal pensiero peccaminoso e concentrarmi sulla guida. C’è traffico un traffico micidiale quel giorno per strada, che allontana la mia meta. Non posso farci niente. Per fortuna ero stato veloce con la doccia e largo con i tempi. Arrivo finalmente sotto casa di Jacopo, questo il suo nome; lo chiamo al cellulare.
“Ultimo piano, troverai la porta aperta”.
“Ok arrivo”.
Il portone si aprì, l’ascensore per fortuna era già a piano terra, spinsi il tasto dell’ultimo piano, il 6°, arrivato in cima, trovai la porta di casa aperta. Dall’interno dell’appartamento, evidentemente abitato da un uomo single un po’ disordinato, arrivava un odore di tabacco, che scatenò in me ulteriore eccitazione, mi piace quell’aroma. Una voce mi chiamò.
“Spogliati completamente, metti i vestiti sul divano, e raggiungimi in camera”.
Eseguii l’ordine impartito alla lettera. Mi spogliai. Riposi gli abiti sul divano. Raggiunsi la voce in camera. Lo spettacolo mi sbigottì!
Si presentava davanti a me un bellissimo uomo, completamente glabro, totalmente nudo, in ginocchio con le mani appoggiate a terra, e la bocca spalancata. L’eccitazione prese il sopravvento. Il mio uccello svettò in alto come non mai prima. Mi sembrava un sogno.
“Sono il tuo cesso, pisciami in bocca”.
L’operazione risultò più difficile del previsto, data l’erezione imponente. Non è facile pisciare con il cazzo duro. Un po’ di concentrazione e una pioggia dorata iniziò a uscire dal mio meato. L’urina bagnò il volto e i capelli di Jacopo, che sembrò gradire il trattamento. Era entusiasta del caldo liquido che lo bagnava. La sua lingua raccoglieva tutto ciò che usciva dal mio pene. E lui si dissetò piacevolmente del mio succo fino all’ultima goccia, che ripulì accogliendo la mia cappella nella sua bocca. Iniziò quindi a leccare tutto il mio arnese assaporando tutta l’asta al gusto di piscio. Passò poi alle palle che leccò come fossero due dolci nespole. M’insalivò accuratamente tutto il perineo, e arrivò al fiorellino, con quella lingua esperta, rigovernando di gusto ciò che già era stato accuratamente pulito. Quella pratica provocò a me un grande piacere, una sensazione d’estasi che mi fu difficile trattenere, e fui quasi per venire. Ma non era mia intenzione. Quindi mi staccai dall’esperto organo del gusto e rovesciai la situazione. Avevo voglia e desiderio di possedere quell’avvenente corpo maschile.
Presi Jacopo per il bacino e lo feci girare, e lo misi a quattro zampe. Avevo il suo culetto a mia disposizione. Iniziai a leccarlo di gusto, aveva quel sapore e quell’odore di non troppo pulito, non era stato così minuzioso nel praticare l’igiene come lo ero stato io, ma non mi interessava, ero troppo eccitato. Superati i primi istanti in cui l'aroma e la saporosità quasi mi stomacavano, l’esercizio diventò piacevole per me e gradito da lui, con tutti quei lamenti di godimento che emetteva la troia. Continuai per alcuni momenti, dopo di che passai a succhiargli le palle, mantenendole in bocca come fossero grosse caramelle. Poi presi in bocca il suo uccello. Non me ne ero accorto, dovuto al fatto che la luce nella stanza era flebile, ma il ragazzo era (e lo è tuttora, ho controllato di recente!) ben fornito! Un trespolo di una 20ina di centimetri anche abbastanza largo, con in cima una bella cappellona saporita. Preso dall’eccitazione, il biondo si girò sopra di me, e finimmo in un bel 69. Mentre lui si dedicava al mio uccello, io iniziai a fottere il suo culetto, prima con la lingua, poi con un dito, poi con 2 e lui mugolava sempre di più per il piacere.
Non ne potevo più, e neanche lui. Dovevo possederlo da dietro. Mi sfilai da sotto. Lo presi e lo scaraventai appoggiato al letto e cercai quel buchetto che mi ero preparato e lo infilzai senza pietà e delicatezza. Urlò, non so se per il piacere o per il dolore, ma mi fermai solo quando fui entrato del tutto, e gli chiesi “Ti ho fatto male?”
“No, è stato bellissimo, ti prego continua, mi piace essere preso con violenza”.
Allora stava invitando una lepre a correre. Non ci pensai due volte e stantuffai quel retto con molta risolutezza. Ogni spinta che davo era un sussulto per il mio amante. “Dai ti prego, non smettere, spingi più forte, ne voglio ancora!” questo era quello che mi diceva il porcone. E io non mi peritai di deluderlo. Allora presi le sue palle e le strinsi. E le tirai a me. A lui piaceva quel trattamento di sottomissione. Era un vero schiavetto in quel momento disposto a tutto pur di farmi provare piacere.
Lo girai supino in modo di riuscire a vedere quella troia che si compiaceva nel farmi godere. Era li, a gambe divaricate, che si teneva entrambe i glutei per facilitare la dilatazione del sul culo ormai già spanato. Mi eccitai, e non riuscivo a capire come non fossi ancora venuto, ero nell’estasi e lui lo sapeva. Presi allora quel suo grosso cazzone in erezione e iniziai a masturbarlo e nel solito momento lo ritappai con la mia nerchia che oramai era sul punto di detonare. Anche lui era eccitatissimo e dopo poche carezze sulla cappella e poche spinte nello sfintere iniziò a eruttare fiumi di sborra calda che mi arrivarono violentemente in faccia.
Ero sull’orlo e quella sensazione di caldo sul viso e sulle labbra fu quanto bastò per farmi esplodere dentro di lui. Il mio nettare lo riempì e uscendo bagnò le sue mani che erano ancora vicino allo sfintere. Le tolse di li e se le ripulì portandosele in bocca. Poi di scatto si girò e prese il mio bastone soddisfatto in bocca e iniziò a gustare quelle poche gocce che erano rimaste in punta.
Sembrava non essere soddisfatto con tutta la passione che ci metteva a succhiare e leccare che nel giro di poco venni nuovamente in bocca al mio schiavetto, che non si perse neanche una goccia di quel succo tanto voluto. Stravolti dalla attività fisica intensa ci lasciammo cadere sul letto abbracciati. Contenti e soddisfatti. Ci fumammo una sigaretta e così come ero arrivato me ne andai, promettendoci che ci saremmo di sicuro rivisti.
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