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Gay & Bisex

Assad - solo


di gayms79
04.04.2012    |    13.906    |    0 9.1
"Assad iniziò a spogliarmi, prima la camicia, accarezzandomi i capezzoli e i pettorali, poi passò a sbottonarmi i pantaloni, che lasciò cadere a terra..."
Assad

Racconto di fantasia ispirato ad uno trovato in rete


Prima di tutto mi presento, sono Giulio ho 30 anni, ho i capelli biondi, un fisico quasi femminile, e sono glabro, quasi del tutto, e per questo spesso mi depilo. Sono gay e sono passivo.
Spesso frequento un bar dove mi fermo in pausa pranzo, e alla fine della giornata lavorativa prendo un aperitivo. Ho fatto amicizia con tutti gli avventori, con i proprietari e i dipendenti e anche con un senegalese che quasi tutti i giorni è li che sembra aspettarmi, lo trovo sempre. Il suo nome è Assad, ha circa 20 anni e un fisico ben scolpito.
Come faccio a saperlo? E' questo che sto per raccontarvi!
Un giorno uscendo da lavoro vedo Assad che cercava di ripararsi dalla pioggia sotto la tettoia ad una decina di metri da me, ma proprio mentre chiudevo la porta dell'ufficio, un suv che passava di li, andando in una pozza, alza l'acqua proprio addosso al neretto, infradiciandolo fin sopra all'ombelico. “£$%à°# @$%£à&” non so cosa disse, ma di sicuro era una imprecazione nei confronti di quel pezzo di merda del suv, che lo aveva lasciato bagnato. Così, impietosito dalla situazione, mi avvicinai a confortarlo un po', e gli chiesi se voleva passare da casa mia che lo avrei ristorato e fatto fare una doccia. Sulle prime lui rifiutò, non voleva impegnarmi troppo. Ma con fermezza mi imposi e così cedette alle mie insistenze.
Il tragitto dall'ufficio a casa era breve, poco più 3 minuti, passati in silenzio. Quei taciturni momenti terminarono quando entrammo in casa. Gli dissi che poteva andare in bagno, a farsi una doccia. E giustamente lui mi disse che non sapeva dove fosse il bagno, e così con malizia lo accompagnai, gli passai degli asciugamani puliti e tutto ciò che poteva servirgli per lavarsi e profumarsi. Socchiusi la porta e mi allontanai. Presi dei vestiti che un mio ex amico aveva lasciato in casa mia, e che potevano fare al caso suo e glieli portai. Appena fui davanti alla porta del bagno, vidi dallo spiraglio un'immagine paradisiaca! Un giovane uomo di color ebano nudo, nel mio bagno, che si apprestava a farsi la doccia. Quella visione mi bloccò, ero diventato di marmo e non soltanto io, anche il mio pene si stava gonfiando! Il mio sguardo si diresse direttamente su quelle chiappe di granito nero. Assad era con le gambe leggermente divaricate e tra di esse spuntava una verga a riposo di tutto rispetto che terminava con una cappella che sembrava quella del Bernini da quanto era grossa. Ad un tratto il mio amico si gira di scatto e mi vede. Con sfacciataggine entro e gli dico che stavo entrando per portargli dei vestiti puliti. Sembra crederci, ma il suo membro lo tradisce e inizia a ingrossarsi. Superava di sicuro i 20 cm e aumentava di secondo in secondo. Il mio sguardo si posò in quella direzione, e mi tradii quando la mia bocca rimanendo aperta iniziò a “gocciolare saliva”.
A questo punto Assad mi si avvicina, e mi mette la lingua in bocca, e dopo avermi baciato appassionatamente, mi dice che aveva sempre notato il modo in cui lo osservavo al bar, che il mio sguardo cadeva sempre sul suo pacco. Non potei che dargli ragione e ricambiai quel bacio che aveva iniziato. Assad iniziò a spogliarmi, prima la camicia, accarezzandomi i capezzoli e i pettorali, poi passò a sbottonarmi i pantaloni, che lasciò cadere a terra. Il mio pene era separato dal suo solo dal tessuto dei miei slip. Ma i nostri strusciamenti fecero arrivare i nostri membri al massimo della loro espressione. Mi tolsi velocemente l'intimo, perché non riusciva più a contenerlo. Adesso eravamo entrambe completamente nudi, Assad era ancora sporco, e il suo odore di maschio sudato, inebriò il mio naso. Mi lasciai andare ai miei istinti primordiali e chinandomi sul suo membro lo inghiottii selvaggiamente, iniziando un favoloso lavoro di lingua e di bocca. Il senegalese gradiva il trattamento e lo dimostrò quando mi prese la testa e spinse forte il suo arnese in profondità tanto che lo sentivo nello stomaco e da provocarmi dei conati di vomito, respinsi così l'assalto veemente di Assad lasciando uscire per un attimo quel pistone gigante dalla mia bocca. Ripresi fiato e ricominciai il lavoretto pregandolo di no rifarlo o non avrei continuato. Annui e quindi proseguii. Quando il cazzone nero fu abbastanza insalivato mi alzai, e baciai nuovamente il mio amante, dicendogli che lo volevo tutto nel culo. Per fortuna il mio sfintere era molto allenato. Non fu molto delicato e con un paio di spinte vigorose arrivò a riempirmi tutto il culo con il suo enorme pistolone. All'inizio fu doloroso, ma lentamente lo spasmo lasciò lo spazio al piacere e la prestanza fisica africana mi face provare un godimento come mai prima non avevo mai provato. Le spinte furono sempre più veloci, Assad era quasi arrivato al culmine dell'eccitazione. Stava per venire. Così lo feci uscire dal mio culo, mi girai e mi misi davanti alla sua cappella. Prese a segarsi e dopo poco abbondanti schizzi di caldo nettare di sborra arrivarono direttamente sulla mia faccia, sulle mie labbra. La mia lingua si mosse automaticamente roteò al di fuori raccogliendo il caldo nettare venuto dal pistolone nero. Aveva un sapore veramente ottimo.
Mi alzai e ringrazia Assad, per tutto quanto mi aveva dato, con un caloroso bacio al sapore di sborra.
Finalmente potette farsi quella doccia che ancora attendeva. Poi gli offrii qualcosa da mangiare, si fece così una certa ora. Era arrivato il momento di tornare a casa per Assad. Ma lui stava a oltre 30 km da casa mia e a quell'ora non c'erano più mezzi pubblici che si dirigevano in quella direzione.
Mi offrii così di portarlo io. Una volta montati in auto iniziammo a parlare e mi disse che viveva con altre 10 inquilini, tutti senegalesi come lui.
Ma questa è un'altra storia. E ve la racconterò un'altra volta.
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