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Lo scherzone - la sveltina di S. Stefano


di honeybear
26.12.2016    |    36.637    |    6 7.6
"Il mio cazzo è definitivamente nel retto del mio bambino..."
N.d.A.: quello che state per leggere è il racconto di un incesto a sfondo gay dove fatti narrati, eventi e persone sono tutte frutto di fantasia oltre che maggiorenni (virtualmente maggiorenni dato che sono frutto di fantasia). Se l'argomento in qualche modo Vi turba, Vi ringrazio per il tempo dedicatomi arrivando a leggere sino a questo punto. Diversamente, Vi auguro una (spero) piacevole, eccitante e divertente lettura.
Grazie a tutti,
HB
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Un sms mi avverte che è scattato l’allarme di casa.
Come un fulmine abbandono il pranzo di S. Stefano dai suoceri e mi precipito a controllare. Arrivo in un lampo.
Mi avvicino al quadro di comando: lampeggia la luce rossa. Infilo la chiavetta per resettare il sistema e apro la porta d’ingresso.
Un fruscio leggero…
Entro con cautela dirigendomi verso il soggiorno. Il cellulare pronto a chiamare.
La contrazione sul mio viso lascia il posto ad un sorriso disteso e divertito mentre inizio a sfilarmi i vestiti. A poca distanza da me ondeggia il meraviglioso culo di mio figlio che mi attrae verso di sé come una calamita.
Due cocchi sodi e pelosi si librano leggeri e voluttuosi in attesa che qualcuno li colga!
La sua faccia altrettanto divertita mi osserva da sotto un braccio. Strizzandomi un occhio, si passa la lingua sulle labbra: l’invito che vuole mandarmi è chiaro! Ed è un invito che certo non mi lascio sfuggire!
Mi sfilo al volo gli slip. Sputo su di una mano iniziando a massaggiarmi il cazzo già duro avendo cura di lucidare per bene la cappella viola; mentre mi avvicino al mio bambino chiamo mia moglie.
“Cara, sembra si tratti di un falso allarme… – la rassicuro mentre le mie dita insalivate iniziano a ruotare intorno a quel buchino nero che a breve il mio randello infilzerà. Le nocche delle dita scivolano all’interno una dopo l'altra dapprima alternandosi, poi lavorando in coppia per preparare lo sfintere. Si inseriscono e si ritraggono ritmicamente sicure di provocare l’incontenibile piacere che i sospiri di mio figlio e la sua superba erezione mi confermano - …Faccio un giro per controllare che sia tutto a posto e torno da voi!”
Chiudo la telefonata mentre punto la cappella sul buchetto che non ha mai smesso di contrarsi. L’eccitazione per il falso allarme, la successiva, inaspettata sorpresa ed il mio lavoro di mano, me l’hanno ingrossata e bagnata a dovere: sembra una gigantesca prugna succosa. L’avvicino sbrodolante e comincio a farla scorrere lungo il solco delle chiappe.
“Ci hai fatto prendere un bello spavento stronzo! – esordisco, colpendogli una chiappa e iniziando a spingere con delicatezza in quelle giovani carni – Sei maggiorenne e quibdi grande abbastanza da capire che certe cose non si devono fare. Perciò adesso avrai la punizione che meriti, brutta troia!”
“Mmmmsssììì papino, puniscimi… - mi schernisce con tono impertinente – ...Sono stato davvero cattivo! Quindi adesso sfondami e montami come la vacca che sono!”
La cappella entra senza difficoltà e sento il suo ano stringersi attorno alla sua base. Resto così per un istante infinito: voglio lasciarci il giusto tempo per godere entrambi di quel momento.
“Avanti papino, sfondami! Sfondami…” si volta verso di me per incoraggiarmi: i suoi occhi scuri dritti nei miei. Mi protendo verso di lui. Sfioro le sue labbra per baciarlo e mentre lascio scivolare la lingua nella sua gola, spingo con il bacino. Sento il glande venire risucchiato in un attimo. La corona ha facilmente ragione di quella fragile barriera ed il resto dell’asta scorre velocemente attraverso il buco. Il mio cazzo è definitivamente nel retto del mio bambino.
Il suo grido di dolore si spegne nella mia bocca mentre le lingue si incrociano e si aggrovigliano insalivandosi a dovere.
Gli appoggio una mano sulla nuca per farlo voltare e abbassare leggermente.
Lentamente inizio a muovermi cercando di dare il giusto ritmo alla fottuta sincronizzando al contempo il mio respiro.
Lo sento gemere. Sta già godendo di infiniti orgasmi la troia!
Io provo a non essere da meno: i miei coglioni sbattono contro le sue chiappe ad una velocità sempre maggiore. Il treno ha iniziato la sua folle, inarrestabile corsa: comincio a sbuffare come una locomotiva mentre seguito a stantuffarlo col mio palo.
“Aaahhh…”
“Tieni, prendilo tutto. È questo che meriti per lo scherzo che ci hai fatto! Vero che è così?”
“Sì, sì… Sìììì… È così che de…eeevvv… ooohhh!!! – deglutisce - …Devo essere punitooohhh perché sono stato cattivooohhh… Sssììì... Rompimi il culo! Sfondami, sfondamiii…”
“Sei una troia, una lurida zoccola. Ti faccio vedere io come devono essere punite le puttane come te! Prendiii…”
Ci fermiamo un attimo per fiatare.
Senza sfilarmi, lo sollevo verso di me.
Lascio scivolare le mie mani sul suo giovane corpo sinuoso. Con un certo sadismo, gli contorco i capezzoli. Si morde le labbra mentre reclina il capo sulla mia spalla in una smorfia di piacere:
Rapidamente raggiungono il suo pube cominciando ad accarezzarlo. Mi soffermo sui peli soffici per muovermi poi lungo l’asta. È dura. Gliela scappello. Si agita eccitato. La cingo con le dita e lentamente inizio a menargliela. Si bagna in un istante. Cerca ancora la mia bocca per riempirla con i suoi gemiti e i suoi ansimi.
Continuando a masturbarlo, riprendo a fotterlo e a coprirlo di insulti, lasciandomi travolgere dal piacere che quell’inaspettata sorpresa mi sta regalando!
Ad ogni colpo godo delle sollecitazioni che gli provoco alla prostata e all’intestino. Lui fa lo stesso.
Desideriamo entrambi che l’impalata duri a lungo. Ma purtroppo come già ieri, il tempo non gioca a nostro favore: siamo costretti a consumare in fretta!
Con le ultime pompate, il mio uccello sembra dotato di vita propria: “Oooaaahhh… Sborrooo… Vengooo… - inizia a pulsare per poi espellere i primi getti nel suo retto - Ti riempio il culo troia…”. La scarica più potente arriva pochissimi secondi dopo e gli regala un’enorme quantità di sperma bollente.
“Oh sì papino… Riempimi di sborra! – la sua mano smanetta frenetica sulla sua cappella - …Ecco, arrivo anch’io! Ooohhh… Ooohhh…” sono ancora dentro di lui e lo sento contrarsi: sta arrivando al capolinea. Mi sto sgonfiando lentamente mentre lui sta riversando tutto il suo umore sulla pelle del divano!
Ci accasciamo sfiniti e ansimanti.
Sono io il primo a riprendersi e a sollevarsi.
“Ora io torno dai nonni! – lo giro dolcemente verso di me - Tu rivestiti in fretta! Non azzardarti ad andare in bagno a cagare quello di cui ti ho riempito: è la tua punizione per quel che hai combinato! Poi ripulisci per bene sennò chi la sente tua madre! Presentati dai nonni per le 17.00 come avevi promesso!”
Gli scompiglio i capelli e con un bacio lo lascio sprofondato nel divano.
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