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Dopo il veglione


di honeybear
01.01.2019    |    13.613    |    5 9.3
"Lentamente e con un movimento ritmico..."
Il trillo dello smartphone mi ripiomba nella realtà. A fatica riapro gli occhi. Li stropiccio. Allungo un braccio pensando di trovare la mia compagna di letto. Trovo invece il responsabile del mio risveglio. Mi stiracchio prima di dare un’occhiata alla sequela di auguri di buon anno postumi e messaggi vari.
Fatico a mettere a fuoco lo schermo e il suo contenuto: i postumi della nottata di capodanno non accennano a scemare. Ad ogni modo, in ordine di arrivo, mi pare che in testa ci sia quello di Lucia. Si burla di me, dandomi bonariamente del vecchio pigrone e mi avvisa che, a differenza mia, ha deciso di concedersi la seconda sciata dell’anno sperando di concluderla sotto la prima neve che pare prossima. Con lei ci sono anche sua madre e i miei genitori: l’appuntamento è per una cioccolata bollente più tardi.
Dunque solo con Salvo…
E infatti me lo ritrovo in salotto sprofondato nel divano, intento a guardare la televisione.
“Buon Anno e ben svegliato! – mi saluta lisciandosi la barba scura – Sono andati tutti a sciare e…”
Sollevo il cellulare in modo eloquente impedendogli di completare la frase mentre mi avvicino alla ciotola dei cioccolatini accanto al video.
Mi chino per prenderne uno.
“Mmm… Ma che spettacolo interessante! - l’affermazione inaspettata mi fa voltare verso di lui e mi riporta all’episodio vissuto in cabina al mare quest’estate e, prima ancora, in auto di ritorno dal cinema. Continua a lisciarsi la barba – Vediamo come prosegue…” il ghigno beffardo è eloquente.
Scarto il cioccolatino e me lo avvicino alle labbra. Inizio a succhiarlo senza ingoiarlo completamente: dentro e fuori dalla mia bocca. Lentamente e con un movimento ritmico. Sorrido imbarazzato.
“Davvero niente male! – faccio per muovermi verso di lui – Aha, non così in fretta! Vorrei prima essere sicuro che tu abbia avuto il mio piccolo regalo di Natale. Sai, nel caso non andasse bene e me lo dovessi riprendere…” si sistema meglio tra i cuscini.
Levo la maglietta facendomela scorrere sul petto liscio come se dovessi asciugarmi. Mi volto dandogli le spalle.
“Piegati leggermente in avanti e apri un po’ le gambe!” ubbidisco mentre inizio a calarmi i pantaloni del pigiama. Gli elastici del jockstrap rosso che mi ha regalato si svelano ai suoi occhi. Li sistemo in modo che valorizzino al meglio i miei glutei al centro dei quali si agita il mio buchino peloso.
“Ma che carino sei stato ad indossarlo! Ti sta davvero bene!” al suo cenno mi avvicino per sedergli in grembo. Nelle sue parti basse sembra essere spuntata una canadese…
I furbi occhi scuri mi radiografano prima che le labbra sfiorino le mie. Inizia a limonarmi dapprima dolcemente, poi sempre più avido della mia gola e della mia saliva.
Il bacio che ci avvince non m’impedisce di aprirgli la zip della felpa che, in un attimo, mostra il ventaglio scuro disegnato sul petto per assottigliarsi lungo l’addome. Gliela levo affondando le mani in quel morbido tappeto ed aggrapparmi saldamente ai suoi capezzoli tesi.
“Abbiamo un conto in sospeso da quest’estate noi due, giusto? – annuisco mentre con il culo mi struscio nella stoffa sollevata, inumidita dai suoi primi umori – Bene! È il momento di saldarlo!”
Ciò detto, con risoluta dolcezza mi spinge ad accovacciarmi tra le sue gambe.
“Succhia troia!” e in un attimo concedo alla sua nerchia la libertà necessaria per iniziare a lavorarla di bocca.
La mia lingua sale e scende a bagnare il grosso fusto carnoso e pulsante: dalla grossa prugna lucente fino alla radice dove il mio naso si perde nel folto dei peli pubici aspirandone l’aroma muschiato; al contempo i lucciconi in fondo ai miei occhi sgranati mi fanno intuire le contorsioni del busto provocate dall’effetto del lavoretto che gli sto praticando e dal piacere regalatogli dalle grosse dita affusolate che strapazzano i due fragoloni al posto delle mie.
“Mmmm… Ss… Ssììì… - mi incita – Dai… Succhia… Succhiaaahhh che tra poco arriva la ricompensaaahhh…” ed è così che veloce scivola sotto di me spingendomi ad arrampicarmi sul diano.
Dapprima lappa dolcemente il pacco racchiuso nella rossa stoffa ruvida mordendolo in vari punti. L’effetto del trattamento e di regalarmi una dolorosa erezione.
“Per… Per favore… - gemo - …Liberalooohhh!”
Per tutta risposta ricevo una sculacciata sulla natica subito raggiunta da uno sputo in direzione del mio ano.
Si è spostato dietro di me. Le mani forti dividono i miei due meloni esponendo completamente il mio fiorellino. I peli della sua barba s’insinuano a solleticarlo; poi è la volta della sua lingua che inizia a scoparlo: lo bagna per diverse volte picchiettandolo ora dolcemente ora voracemente.
So che è il preludio a qualcosa di sconvolgente.
Già quest’estate mi aveva impalato esattamente come sta facendo ora: la sua cappella fradicia è puntata. Lentamente sfalda le pieghe dell’arrendevole buco guadagnandosi la strada verso l’interno. Soffoco il grido di dolore nel cuscino del divano.
Non si ferma. E non ha intenzione di farlo. Nemmeno il dolore che sta provocando l’ingombrante presenza dentro di me.
Dolcemente afferra il mio bacino per completare l’affondo.
Sento le guance avvampare. Non ci vedo più: le lacrime mi inondano gli occhi. Le sento solcare il mio viso.
Inizia a muoversi.
Avanti e indietro. Avanti e indietro.
Il dolore lancinante mi stordisce. Di nuovo urlo nel cuscino mentre cerco le sue mani. Afferro i polsi e provo ad allontanarli per sfilarmelo.
Inutile e controproducente. Come un animale si avventa su di me tenendomi per l’elastico. Con tono aspro e insolente mi sussurra: “Ricordi cosa ti dissi quest’estate!? Eh, ricordi!? Che il piacere della scopata era riservato ad un altro momento…– le spinte del bacino si fanno più violente. Inizio a piangere come un bambino mentre, tirandomi per i capelli, mi avvicina a sé. Annuisco ansimando – Bene, quel momento è arrivato, puttana! Non mi lascio sfuggire un bel culo caldo e accogliente come il tuo! E le tue lacrime di certo non mi impietosiscono, anche perché il tuo comportamento mi dice che vuoi che ti scopi esattamente quanto io ho voglia di farlo! Quindi non ti resta che assecondarmi e godertela!” una pioggia di sculacciate dilania le mie chiappe contro cui schiocca ritmicamente la sua bisaccia pelosa.
Ha ragione… E lo dimostra il fatto che i colpi che si susseguono senza sosta stanno cancellando il dolore per far posto ad un piacere senza precedenti.
“Dovresti guardarti – mi schernisce dopo essersi sfilato e me lo fa ballonzolare davanti – Lo stai praticamente adorando!”
Ancora una volta ha ragione: sto contemplando quel cazzo maestoso come se non avessi mai visto qualcosa di più bello ed eccitante in vita mia!
Carponi, mi accosto nuovamente a lui annusandone una volta di più l’aroma acre che stilla dal glande lucido. Passo e ripasso la punta bagnata sulle labbra per poi farmelo scomparire nel più profondo della gola….
Guardo dritto verso l’alto: non ci sono più le lacrime a velarmi gli occhi. Ora vedo nitidamente Salvo fremere di goduria a quell’assalto inaspettato. E il modo che ha di ripagarmi del piacere che gli sto tributando è di carezzarmi dolcemente i capelli bisbigliandomi eccitanti sconcezze: “Brava la mia troia... Te l’ho detto che ci saremmo divertiti! Aaahhh… Aaahhh… Ora alzati! Voglio che t’impali sopra di me!”
Detto fatto: si sdraia sul divano. Monto sopra di lui. Afferro l’asta pulsante per lasciarla scomparire lentamente, inesorabilmente nelle mie viscere ormai spanate. Questa volta sono io a muovermi dapprima lentamente, godendomi ogni affondo, poi sempre più velocemente. Furiosamente. Troiescamente…
“Bravaaahhh… Muoviti più veloce… Più veloceeehhh… Ma checcazzo fai!?”
Semplice. Mi impalo nuovamente dandogli le spalle.
Questa volta però lo costringo a considerare anche il mio di piacere!
Afferro la sua mano invitandolo a scoprirmi la minchia e a masturbarmi.
La cavalcata riprende più furiosa che mai, finché non gli sento gridare “Sto venendo… Sborro... Sborrooohhh!!!”.
Le gambe di Salvo s’irrigidiscono, l’addome si tende. Istintivamente contraggo l’ano per accogliere dentro di me tutto il piacere bollente che sta dilagando dal piccolo orifizio in cima alla cappella che oggi mi ha definitivamente rubato la verginità.
Cado contro il suo petto sudato implorandolo di continuare a menarmelo. Bastano pochi colpi e il mio seme si riverse nella sua mano che prontamente avvicina alla mia bocca. Bevo, lecco e pulisco tutto quanto. Velocemente mi sfilo per condividere sulle sue labbra il frutto dell’amplesso. Ingoia di gusto dopo un ultimo, lunghissimo bacio.
“Cazzo! Soddisfare mia moglie stanotte è stato meno faticoso! – ridiamo di gusto – Ora corriamo a fare la doccia e poi raggiungiamo gli altri!”
“Non così in fretta!” e reclamo la mia ultima dose di coccole mentre il trillo del cellulare richiama la nostra attenzione.
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