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Gay & Bisex

Dopo l'esame


di honeybear
30.08.2020    |    15.562    |    9 9.7
"La sensazione nel solco è diversa… “Olio solare… - mi rassicura – L’unica cosa che mi è venuta in mente per lubrificartelo meglio…” Lo lascio fare beandomi..."
Chiudo la porta e scendo di corsa le scale. Salvo mi aspetta sotto casa già da qualche minuto.
“Hai controllato tutto? Gas, luce?”
“Sì, sì! Contatori chiusi, luci spente!”
“Bene! Conosci tua madre…” e mi sorride strizzandomi l’occhio.
“Sì, ragiona esattamente come tua moglie e tua figlia!” gli rispondo ridendo.
“A proposito di figlia,hai mandato un messaggio a Lucia?”
“In questo momento! L’ho avvisata che io e suo padre siamo partiti ora ma che non saremo lì prima di domani, giusto!?”
“Ottimo!”
L’auto si avvia tra i viali semideserti per la caldana e l’esodo estivi.
“Com’è andato l’esame?”
“Benone!” segue enunciazione del voto (massimo e con lode).
“E bravo Giacomino! Dobbiamo festeggiar allora!– un attimo di silenzio imbarazzato – L’hai già detto a Lucia? A proposito, hai fatto bene a dirle di restare giù…”
“Sì non appena sono uscito dall’aula! E sì, non aveva senso chiederle di soffrire d’ansia e di morire di caldo!”
Il tramonto tinge il cielo d’arancio. Dall’asfalto dell’autostrada sale la cappa d’aria calda che ricorda tanto le scene dei film americani ‘on the road’… L’aria fuori immagino sia irrespirabile.
“Speriamo in un po’ di refrigerio quando arriveremo al mare…”
Conversiamo serenamente io e Salvo mentre scende la sera e il nastro nero di bitume si snoda ininterrotto davanti a noi.
Siamo ancora in auto come la volta in cui, riaccompagnandomi dal cinema, ci siamo appartati… Stiamo andando al mare dove per la prima volta mi ha fatto provare il piacere del suo uccello… (v. gli altri racconti pubblicati – NdA).
Mi agito sul sedile.
“Che hai? Caldo? Devo alzare un po’ l’aria condizionata?”
“No… No sto bene!”
“Tra poco ci fermiamo. Ho prenotato ristorante e albergo per la notte così domani viaggeremo riposati e tranquilli!”
Ecco, il quadro si completa… Come in montagna dopo il veglione dove per la prima volta abbiamo scopato… Senza remore. Senza pudori.
Da quella volta non si sono presentate altre occasioni se non per dei fuggevoli incontri nei quali non ho potuto fare altro che migliorare la mia abilità di bocca. Ma se conosco Salvo… E me lo sento diventare duro nei pantaloni.
Ci allontaniamo dall’autostrada per addentrarci sulle fresche colline circostanti. La struttura che ci accoglie è piccola e immerso nel verde.
“Chiedo scusa ma c’è un problema con la sua prenotazione!” esordisce il concierge imbarazzato.
“Ovvero?”
“Lei ha richiesto una doppia ma, non so come…”
“Ci faremo andare bene comunque la matrimoniale! – ride Salvo – Del resto dobbiamo dormirci solo per questa notte!”
“Grazie per la comprensione signori!”
Saliamo nell’ampia e spaziosa stanza rinfrescata dal leggero venticello che soffia dal terrazzo.
Mi affaccio e respiro a pieni polmoni come se di colpo emergessi da un’apnea infinita.
“Posiamo le valige e scendiamo subito a cenare: muoio di fame! Al resto penseremo dopo!”
Consumato il lauto pasto, abbondantemente annaffiato da ottimo vino – per festeggiare il buon esito dell’esame ovviamente – perdiamo completamente la nozione del tempo.
“Domani non ci sveglieremo mai… - sbraita lui precipitandosi in doccia – Imposta comunque la sveglia non prima delle sette…”
Eseguo e poi con cura sistemo il mio pigiama sul letto.
La porta del bagno si apre ed eccolo uscire in tutto il suo splendore.
“Perché mi guardi così?” non riesco a levargli gli occhi di dosso: le gocce d’acqua si rincorrono lungo la pelle liscia ed abbronzata di quel fisico ancora atletico.
“Io… Io… non credevo che…”
“Ah… - inizia a ridere – Mi sono tosato per via del caldo insopportabile! Stai tu in macchina vestito di tutto punto a scioglierti per poi presentarti in perfetto ordine da un cliente! Forza, ora vai a darti una rinfrescata! Io esco a fumare una sigaretta!” e agganciando una mano all’asciugamento stretto in vita si mette a rovistare nel suo borsello.
Apro l’acqua e me la lascio scorrere sul corpo mentre inizio a fantasticare su quel corpo: si sarà depilato anche lì? E il solo pensiero me lo fa impennare in un attimo…
Finisco di sciacquarmi: l’idea di comparirgli nudo davanti aumenta la mia eccitazione.
E se poi faccio una figura di merda? Magari stasera è troppo stanco e non gliene frega un cazzo di scopare… Del resto non mi ha fatto capire in alcun modo le sue intenzioni. Vero è che Salvo non manda segnali: prende ciò che vuole quando pare a lui.
E così, ancora umido, faccio capolino sul balcon con la salvietta alla cintola.
Sbianco.
Una nuvola di fumo sale nel cielo scuro. Rimane immobile nella sua posizione.
La sua salvietta riposa sulla sedia accanto al tavolino contro il muro della stanza.
Con lo sguardo percorro ogni centimetro del suo corpo: dai tricipiti scendo verso l’addome tonico e i pettorali che incastonano i grossi capezzoli che piegano leggermente verso il basso; risalgo dalle caviglie fino alla rotondità dei glutei sodi.
Si volta per sfoderare completamente l’erezione che mi inchioda lo sguardo…
Eh sì, si è depilato anche lì.
Un altro sbuffo.
Mi avvicino lentamente.
“Vuoi fare un tiro? – mi deride – Ah no, vero! Tu non fumi e bevi moderatamente. E non hai tatuaggi né piercing… Sei proprio un bravo ragazzo. Per fortuna che all’occorrenza ti trasformi in quella gran troia che si lascia sbattere dal padre della sua ragazza non appena tira fuori il suo arnese…”
Ride di gusto ora, ma come dar torto alle sue parole!? Del resto è stato lui ad iniziarmi a queste pratiche.
“Vieni! Vieni a prenderti il regalo per il trenta e lode all’esame!”
Non mi resta allora che inchinarmi davanti a quel cazzo che mi punta.
Lo osservo a lungo. Non è ancora scappellato. Ci penserò io, ma non subito. Dopo averlo saldamente afferrato con entrambe le mani preferisco massaggiare da cima a fondo la pelle vellutata su cui pulsa frenetica la vena che la percorre per tutta la lunghezza.
Mi avvicino anche con la bocca. Penetro con la lingua nel prepuzio e, sempre lavorando con le mani, faccio scorrere con le labbra la pelle che avvolge la cappella verso il basso.
“Aaahhh…” sospira piano mentre si punta con i gomiti al parapetto di cemento reclinando il capo.
Continuo a smanettare e a slinguarlo fino a che non mi obbliga ad alzarmi.
Mi gira verso il buio della notte posizionandosi dietro di me. Si struscia sul mio culo ancora protetto dall’asciugamano.
Dai capelli e dalla sua barba ancora bagnata cadono piccole stille che provano a rinfrescare il crescendo della passione.
Sento le sue labbra lambirmi il collo mentre si fa largo tra i miei fianchi. Afferra saldamente la spugna che mi copre e la fa cadere a terra. La lingua percorre tutta la mia schiena perdendosi tra la peluria del mio sederino. Lo sento bagnarsi sempre più della saliva calda che lo inonda.
Bussa la sua lingua al buco fradicio e comincia ad allargarlo piano.
Le mani massaggiano le mie chiappe. La pressione dei polpastrelli disegna cerchi sempre più piccoli fino a che i pollici si avvicinano pericolosamente all’ano iniziando a molestarlo.
Premono con sempre maggior forza fino a profanarlo.
Mmmhhh…” inizio a mugolare come una cagna in calore. Subito mi mordo le labbra per trattenermi.
Il gioco s’interrompe all’improvviso…
Lo sento allontanarsi. Mi volto ma non riesco a capire cosa stia prendendo.
Ritorna poco dopo. La sensazione nel solco è diversa…
“Olio solare… - mi rassicura – L’unica cosa che mi è venuta in mente per lubrificartelo meglio…”
Lo lascio fare beandomi di quel momento. I pollici hanno ripreso a lavorare instancabili per sconfiggere la debole resistenza del fragile anello di carne: prima uno, poi l’altro e ancora un po’ di olio misto a sputo per mantenerlo umido…
Sento l’ano dilatarsi a dismisura quando lo viola con due dita mentre la mano libera, dopo avermi accarezzato il pelo pubico, mi afferra l’uccello duro per mungerlo.
Inizio a dimenarmi provando ad assecondare con il bacino il ritmo della masturbazione.
“Bravo… Bravo, così!” si alza soddisfatto piegandomi leggermente in avanti.
Si appoggia su di me con tutto il peso del suo corpo. Anche l’uccellone si è perfettamente incastrato nel taglio del mio culetto.
Incuranti che qualcuno ci possa vedere lo lascio danzare tra le mie natiche esortandolo a non smettere.
“Tranquillo, non ho nessuna intenzione di farlo… Siamo solo all’inizio…”
Si stacca per afferrare nuovamente la mia mazza e farci scorrere sopra la sua. I rispettivi liquidi prespermatici si mischiano contribuendo, se ce ne fosse bisogno, alla lubrificazione di quel bigolo che non vedo l’ora di prendere.
Salvo lo ha capito e torna per un attimo a dilatarmi prima di puntarmi la cappella tra le chiappe. La sento appoggiata lì, pronta a sventrarmi.
Inizio a muovermi per accoglierla. Mi piego sulle ginocchia arretrando leggermente e mantenendomi saldo al parapetto.
Sta entrando. Le pieghe dell’ano si tendono di nuovo. Sbuffo. Provo a regolare il respiro affannoso.
Salvo lentamente fa marcia indietro.
Torna alla carica dolcemente deciso. Lascio entrare la cappella completamente: la sua mano soffoca il grido che istintivamente non riesco a trattenere.
Di nuovo si ritrae. Sono quasi senza fiato. Per il dolore, per la fatica. Per il piacere.
Questa volta mi lascio sfondare completamente. Lui resta immobile.
“Inizia a muoverti… - mi sussurra - …Quando te la senti…”
Respiro godendomi tutta la pienezza del momento e del randello che finalmente mi ha impalato.
Lentamente inizio a salire e scendere come stessi eseguendo delle flessioni alla sbarra. Gli occhi chiusi, le labbra serrate. Arrivo fin quasi a sfilarmelo per poi avidamente accoglierlo nuovamente per intero.
Lo sento ansimare al mio stesso ritmo: incredibile…
Mi ferma afferrandomi con forza per i fianchi. Ora è lui a vibrare colpi decisi a suon di bacino scandendoli al ritmo dei suo coglioni contro le mie cosce. Sento la mia cappella sfregare contro il cemento della balaustra. Ma il dolore che provo è letteralmente coperto dal piacere che mi sta dando. Che il mio buchetto gli sta dando.
Mi volto a cercare il suo sguardo. Trovo la sua bocca che si avvinghia alla mia. Nel gioco di lingue affogano gli ansimi della passione che ci sta travolgendo.
Spinge sempre più a fondo, sempre più a fondo… Fino a che si ferma.
Lo sguardo sconvolto ma ancora pieno di voglia.
Si dirige verso il tavolino contro il muro; si siede sopra la salvietta abbandonata spalancando le gambe.
Mi accoscio iniziando a spompinarlo: voglio sentire il sapore acre dei suoi umori e condividerli con un bacio.
La mia lingua si avvicina alla sua. Lentamente afferro quel suo cazzo enorme per lasciarmi sfondare un’altra volta.
Animo con vigore quello smorza candela che non dura che pochi attimi.
“Muoviti più fretta troia… Più in frettaaahhh… Così… Cosìììì… - la sua schiena si inarca mentre il capo si reclina attirandomi verso di sé – Vengo cazzo… Vengooohhh…” il ruggito con cui si svuota si spegne nella mia gola. Sorrido osservando il suo sguardo soddisfatto!
“Mettiti a pecora!” eseguo prontamente e lo sento infilarsi ancora.
“Aaahhh… Mmmsssiiiììì… Fammelo sentire tuttooo…”
E mi incula ancora. E ancora. E ancora…
Pure la mia nerchia reclama però la sua parte.
Mi sdraia supino e comincia a ravanare con la lingua sia il mio buco dal quale sta uscendo la sua sborra ancora calda che il mio uccello. Poche lappate e la fontana esplode sul mio addome e sul suo viso con tutta la sua forza dirompente.
La sua lingua ne raccoglie quanta più possibile e con un ultimo lunghissimo bacio me la fa ingoiare tutta.
Rimaniamo lì, sdraiati abbracciati uno all’altro ad ammirare il cielo limpido. Ed è ancora lì che ci sorprendono i primi raggi di sole…
“Cazzo, ti avevo detto che avremmo fatto tardi! Ma non hai impostato quella minchia di sveglia?”
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