Gay & Bisex

Leo 3.0


di honeybear
20.08.2015    |    6.846    |    2 8.0
"Vorrei gridargli in faccia tutto il mio piacere..."
Sprofondai in un sonno di piombo abbandonato tra le braccia del mio Padrone. Ricordo che poco prima di cadere addormentato ci baciammo lungamente. Le mie mani accarezzavano il soffice tappeto che riveste il suo petto mentre affondavo le mie labbra e la mia lingua nell’incavo del suo collo strappandogli dolci gemiti di piacere.
Poi il nulla… Fino a che le tenui lame di luce che filtrano dalle imposte mi costringono ad aprire gli occhi. Faccio per stirarmi e stranamente le mie braccia mi sembrano già distese. Volgo lo sguardo alla mia destra, sollevando leggermente il capo, e noto un elegante nastro di raso scuro che mi avvolge il polso per fissarsi alla spalliera del letto. Lo stesso per i rimanenti arti: sono completamente immobilizzato.
Non faccio nulla. Semplicemente attendo.
Dalla penombra compare una figura: il mio Padrone. Addosso solo un paio di calzoncini da ginnastica blu, di quelli con lo spacco. Sul petto e sulle gambe scintillano le gocce di sudore, frutto della fatica dell’allenamento appena terminato.
In mano un telo per asciugarsi e qualcos’altro che non riesco ad individuare. Si è alzato presto, evidentemente. E non solo per inchiodarmi al sontuoso giaciglio.
“Buongiorno Schiavo – mi sorride bonario mentre si avvicina. Inizio a fremere – Dormito bene?”
Annuisco mentre con il frustino che ha in mano schiocca un primo colpo secco che sibila nell’aria immota e colpisce le lenzuola a pochi centimetri dal mio corpo. Istintivamente sobbalzo per schivare il colpo che credo sia rivolto a me.
Ansimo. Comincio a grondare sudore.
“Ti ho fatto una domanda schiavo. Hai dormito bene? Hai riposato?”
Annuisco nervosamente mentre cammina lungo i bordi del letto lasciando partire qualche staffilata.
“Bene… Sono contento! – con il frustino inizia a seguire la sagoma del mio corpo. Lo maneggia con leggerezza, quasi fosse un piumino per la polvere, e non uno strumento di tortura. M’irrigidisco. – Abbiamo un sacco di cose da fare oggi… Il nostro week-end sta per concludersi e voglio farlo nel migliore dei modi. Sei d’accordo?”
Annuisco ancora una volta. La punta del frustino corre sulle spalle, mi solletica le ascelle. Passa e ripassa nell’incavo. È terribile ed eccitante al contempo. Lui sorride, divertito dal fatto che non posso sottrarmi al supplizio cui mi sta sottoponendo. Sbuffo e gemo mentre inarco il mio corpo, divincolandomi come un ossesso.
Parte una sferzata che mi sfiora la guancia.
“Non permetterti mai più di muoverti e di godere senza il mio permesso, lurida troia! – mi ringhia avvicinando la sua faccia alla mia. Si tranquillizza immediatamente e riprende ad analizzarmi - Bene, bene… E così siamo davvero sensibili al solletico… - il frustino mi sta ora tormentando i capezzoli – …Il tuo coach non mentiva!!”
Mi blocco per un attimo, con sguardo interrogativo: cosa che rapporti ha il Padrone con lui?
Ignorando la mia tacita domanda, sposta il nuovo gioco verso il basso. Fa scorrere la parte terminale lungo la riga degli addominali fino a raggiungere il pelo pubico su cui è adagiato il mio uccello già scappellato. La sottile parte terminale del frustino inizia a girargli intorno lambendo la sottile pelle del prepuzio e del piccolo orifizio in cima.
Mi mordo le labbra per non mugolare, mentre lo sento pulsare ed indurirsi. Anche per lui il Padrone comincia a dare frutti: dallo spacco nei pantaloncini inizio a vedere il suo cazzo farsi barzotto.
Inaspettatamente si ferma e solleva in aria il suo strumento di tortura. Tiro un sospiro e provo a rilassarmi.
Non me ne lascia il tempo: la punta in cuoio torna a scorrere, stavolta sui piedi. La passa sulla punta, sotto la pianta. Si sofferma a lungo a giocare, ben sapendo quale reazione mi provoca… Poi comincia la risalita. Lenta e terribile. Dalle caviglie fino alle cosce per assestarsi sul prepuzio. Inizia a muoverlo come se spalmasse qualcosa. Lambisce lo scroto ma poi cambia direzione raggiungendo il buco del culo per tornare al punto di partenza.
Il suo membro si fa sempre più duro e, dalla stoffa dei pantaloncini, punta deciso verso l’esterno, come una specie di tenda da campeggio. Anche il mio continua a pulsare e sbatte contro il mio ventre ad ogni colpo. Le palle tese dall’eccitazione. Vorrei masturbarmi e fare altrettanto con lui, per riuscire finalmente a placare l’inferno che ci agita, ma le corde che mi legano m’impediscono ogni azione.
Il sottile nerbo torna a tormentarmi il sesso: la punta lo percorre da cima a fondo; alcuni colpetti alla cappella e altrettanti allo scroto mi strappano un gemito.
Sono terrorizzato. Quale sarà la punizione?
Parte una staffilata che colpisce l’asta. Sobbalzo. Il dolore è lancinante.
“Ti avevo detto di stare ferma puttana! – mi sussurra cattivo in un orecchio, mentre fa partire un secondo colpo che percuote lo stesso punto dalla parte opposta – Cosa non capisci nel dover star ferma, eh troia? Cosa?”
Deglutisco, pregando nella mia mente che si fermi, mentre seguita ad inveirmi contro: “Possibile che tu non capisca che voglio fare di te uno schiavo ubbidiente e rispettoso delle regole? È per questo che voglio regalarti sensazioni indimenticabili… In modo che tu voglia ripeterle, testa di cazzo!” fulmineo mi monta sopra serrandomi il collo tra le ginocchia.
Il mio naso è completamente affondato tra le sue cosce. Tenendomi saldamente la nuca con una mano, inizia a muovere lento il bacino sul mio viso: “Mmmm… - Si compiace e gode del trattamento che mi sta riservando – Mmmmsì… Sììì… Bravo il mio Schiavo che comincia a capire – annuso e lecco. Un afrore di sudore misto ad urina mi sale dalle narici impiantandosi nel cervello – Mmmsssììì... Bravo… Bravo il mio schiavo!” Mi libera dalla morsa, salendo in piedi sul letto. Si sfila i pantaloncini, infilandomeli in gola e scompare da dove era venuto.
Mi sento morire. Morire e soffocare. Per la mancanza d’aria e per quell’odore che invade le narici. Le tempie pulsano impazzite, provocandomi un forte senso di vertigine. Mi duole la testa. Le lenzuola di seta che, fino a pochi istanti prima avrei ricordato come una dolce alcova d’amore, sono fradice del mio sudore. Mi agito convulsamente, come se la mia disperazione ed il mio affanno fossero sufficienti a strappare quei cazzo di nastri di raso nero.
Interminabili istanti mi separano dal suo ritorno. Istanti nei quali provo a rilassare il mio corpo e la mia mente nell’attesa dell’evolversi degli eventi. Lentamente torno in me. Il respiro si fa normale. Riacquistate le mie funzioni cerebrali riesco ad assaporare l’aroma che impregna l’indumento che m’imbavaglia.
“Sono andato a preparare l’occorrente per la doccia e qualcosa per te… – annuncia ripresentandosi completamente nudo e con l’uccello in tiro ed il frustino in mano – Tu stamattina hai dormito, ma io mi sono allenato nell’attesa che ti svegliassi! - e mi monta sopra un’altra volta iniziando a frustarmi con l’uccello scappellato – Adesso è il tuo turno di lavorare un po’...”
Fulmineo mi toglie il bavaglio per riempirmi la gola del suo cazzo. Affonda fino a lambire la mia bocca con i peli delle palle: “Bravo ragazzo! Ciuccialo, goditelo per benino… Bravo… Così…”
Ora che le mie ansie si sono acquietate, una volta di più, posso aspirare quel nettare divino, impreziosito dal liquido prespermatico che copiosamente si riversa nel mio palato.
Impegnato in quell’incredibile pompino, non mi sono reso conto che i miei piedi hanno riacquistato la libertà. Lo realizzo solo quando il mio Padrone si solleva da me, mi mette un cuscino sotto la schiena e mi solleva le gambe oltre la testa.
Appoggia il suo culo peloso sulle mie labbra: “Lecca, troia!” mi ordina prima di fare lo stesso con il mio buco. Per quello strano 69 mi allarga per bene le chiappe; sputa un po’ di saliva nell’anellino fremente ed inizia a lavorarlo. Alterna l’azione della lingua a quella del mento barbuto che struscia lungo tutto il solco tra le chiappe. Ancora un insopportabile solletico che, per reazione, alimenta la mia erezione già al limite del godimento.
Soddisfatto del risultato, prende il frustino appoggiato accanto a me.
Sento la plastica dura del manico ruotare intorno al mio anellino fremente. Lo punta. Lo apre. Dapprima poco. Poi il buco cede arrendevole, dilatandosi in funzione del diametro che lo sta penetrando. Inizia a scendere. Lento ma inesorabile, arresta la sua corsa a metà strada. Risale e, senza uscire completamente, viene nuovamente spinto verso il basso.
Il supplizio prosegue per diversi minuti
“Mmmm… - mugugna soddisfatto mentre le sottili pieghe della mia rosellina si tendono fino all’inverosimile – Si sta dilatando che è una meraviglia! Sai che ti dico, schiavo!? Che è tempo di cambiare gioco un’altra volta!”
E il nuovo gioco consiste nel lasciarmi l’impugnatura piantata in culo. Si solleva per un attimo e, con le gambe piegate si diletta a strofinarsi la punta del frustino nel solco delle chiappe pelose. La allinea al suo membro e ci si masturba sopra. Lo vedo godere e lo sento grugnire come un animale in calore.
Soddisfatto e sorridente, torna a sedersi sulla mia faccia, per riprendere a giocare con il manico che m’impala: lo fa ruotare o lo muove a destra e sinistra.
Ride soddisfatto, il porco, commentando: “Potrei anche pensare di fistarti prima o poi…” e la selva di pelo che sto lappando si solleva da me.
È dunque pronto a penetrarmi. Lo fa dall’alto e voltandomi le spalle. La punta della cappella si avvicina al mio buchetto. Inizia a sfondarlo. Il Padrone scarica tutto il suo peso sulle gambe, cosicché la sua nerchia, mi penetra per inerzia. Di colpo.
“Mugola pure finché vuoi, puttana. Ti è concesso…” non mi lascio certo pregare ed inizio a gridare come un ossesso. Dal dolore. Dal piacere… Non lo so…
I colpi si susseguono ritmici, come se invece di una scopata stesse eseguendo una serie di squat (piegamenti sulle gambe) in palestra. È impressionante la precisione con cui me li assesta. Le sue chiappe arrivano a toccare le mie mentre quel pisello ragguardevole mi devasta le viscere.
Geme e dimena il bacino tanto è il piacere provato. Le sue mani dietro la nuca, in un gioco di precario equilibrio. Ad ogni affondo reclina il capo godendosi ogni centimetro di sfintere che mi spana.
Sembra non voglia smettere più. Ed invece, repentino, si sfila. Mi fa mettere sdraiato, e finalmente mi libera le mani.
Si siede ai piedi del letto, indicandomi il suo bastone ancora affamato: “Siediti sopra, puttana!”.
Mi afferro alle sue spalle. Lui tiene fermo il cazzo con le mani. Inizio a piegarmi sulle ginocchia fino a sentire ancora quella meravigliosa cappella che sta per impalarmi di nuovo. Afferro a mia volta l’asta guidandola lungo un tragitto che ormai conosce fin troppo bene e questa volta sono io a piegarmi sulle gambe. In piedi in precario equilibrio sul materasso. La tentazione di baciarlo è fortissima. So che non mi è concesso. L’unica cosa che posso fare è studiare il suo sguardo per capire se sto eseguendo correttamente ciò che posso supporre gli dia piacere in quel momento.
Nessuna punizione, nessuna offesa: sto procedendo bene, a quanto pare… Non mi resta che godere a mia volta del mio lavoro! Silenziosamente. Sommessamente…
Non dura molto. Con un gesto di forza, schiaccia il mio buco fino al sue pube. Lo contraggo fortemente per non lasciarmi scappare quell’enorme bastone che mi sta squassando. Passa le sue mani da sotto il mio culo ai miei fianchi che stringe con forza. Rimanendomi dentro, mi solleva senza troppa difficoltà, prendendo a scoparmi in piedi. È meraviglioso: le mie braccia strette intorno al suo collo, le mie caviglie che oscillano sui suoi bicipiti, il mio cazzo che solca il suo addome villoso, mentre i rispettivi bacini danzano allo stesso ritmo, regalando al mio buco un godimento difficilmente descrivibile.
In nostri visi sono vicinissimi. I nasi sfiorano.
Le labbra si sfiorano…
Vorrei baciarlo. Vorrei gridargli in faccia tutto il mio piacere. Lui lo capisce e, chinandosi leggermente, m’infila la lingua in bocca. È un attimo perché subito dopo il distacco mi imbavaglia ancora una volta con i suoi pantaloncini.
“Ed ora sotto la doccia!”
Percorriamo il brevissimo tragitto verso il bagno in quella posizione. E sotto il piacevole getto di acqua calda mi vibra gli ultimi colpi. Sono violenti. Sono velocissimi. Sono accompagnati da un latrato animalesco che mi schiaccia contro il muro, stritolandomi al contempo in una morsa invincibile.
Mi resta dentro. Sento la sua sborra calda prima farcirmi il retto come un cannolo alla crema e poi iniziare a colarmi dal culo.
Ansima.
Il suo viso nascosto nell’incavo della mia spalla. Ora mi sembra docile ed indifeso come un bambino. Sbuffa e solleva lo sguardo. I suoi occhi chiari incontrano i miei. Brillano di un sentimento che non provo a decifrare.
Mi fa scendere: “Ora lava il tuo Padrone. Dopo averlo asciugato e vestito, potrai fare altrettanto!”
Eseguo senza chiedere qual è il motivo per cui non mi è concesso di venire. So solo che mentre accarezzo il suo meraviglioso corpo, massaggiandolo con il sapone, lui continua a masturbarmi.
Anche mentre lo asciugo e lo vesto.
“Adesso puoi prepararti tu! Continua a menartelo!- e mentre provvedo, mi segue per controllarmi – Vedi di non venire troia! O sarò costretto a punirti! Sbrigati, che non abbiamo tutta la giornata!”
Preoccupato finisco di sciacquare la profumata schiuma dal delicato profumo. Inizio a vestirmi.
“Aspetta! - tuona imperioso. E con i boxer ancora a metà gamba, si avvicina per piegarmi a novanta verso il piano del lavandino. Mentre osservo la sua espressione dallo specchio, applica una sorta di gel nel mio buchetto - Questo intensificherà l’effetto del regalo che ti avevo promesso!” mi annuncia sorridendo divertito. Torna così a massaggiarmi l’ano usando dapprima solo il medio e poi aggiungendo anche l’indice. Spalmate di lubrificante, le dita scorrono veloci e senza ostacoli, provocandomi scosse di piacere che fatico a domare.
“Brava… Continua a masturbarti… Sei proprio una cagna in calore… Ma va bene… Diventerai un ottimo schiavo! Ecco perché ti meriti un altro premio!” e all’allegra brigata, aggiunge anche l’anulare.
Ritenendo adeguato il livello di lubrificazione, il Padrone, sfila le dita per riempirmi con un oggetto scuro di metallo. La forma è chiaramente fallica.
”È un butt plug quello che ti ho infilato in culo! – mentre riguadagno la posizione eretta vedo che tiene in mano una sorta di telecomando. Lo osservo con aria interrogativa – Chiedi pure schiavo…”
“A cosa serve questo butt plug?”
“Tranquillo. Presto lo capirai… Ora finisci di prepararti…” e sparisce per rispondere al cellulare lasciandomi solo davanti allo specchio...
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