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Il peso gallo... Mi fece nero!


di honeybear
07.08.2014    |    14.789    |    5 9.7
"Alla fine dell'ultimo round mi resi conto che aveva vinto: il mio corpo gli sarebbe appartenuto..."
Iniziai a praticare il pugilato dilettantistico all’età di tredici anni e continuai fino ad un paio di settimane dal mio diciottesimo compleanno. Le ragioni del mio abbandono di quella che viene chiamata la ‘nobile arte’ riguardavano il fatto che, conseguito il diploma, avevo subito trovato un buon lavoro in Borsa. Per dirla tutta: mi ero un po’ stufato di una vita fatta solo di studio ed allenamenti. Era giunto il momento di dedicare del tempo a me stesso!
Il mio ultimo avversario sarebbe stato Errol O'Neal, un ragazzo di colore con cui avevo già combattuto in precedenza. Le prime gare si conclusero a suo favore ma, nel corso degli anni, ho imparato ad evitare i suoi ganci letali e il gioco ai fianchi, ribaltando la situazione a mio vantaggio.
Basti dire che l'anno scorso uscii vincitore da tutti e tre gli incontri che ci videro contrapposti. Pertanto, mi apprestai a quell’ultimo appuntamento con una certa tranquillità. Quando arrivai alla York Hall, mi diressi direttamente agli spogliatoi dove già si stava preparando. Lo guardai attentamente e non potei fare a meno di notare che qualcosa in lui era cambiato: la sua pelle color cioccolato rivestiva un corpo completamente liscio, possente e muscoloso. Bicipiti e pettorali d’acciao, addominali perfettamente scolpiti, gambe sode e ben tornite e un bel culo alto e tondo: un po’ diverso dal ragazzo comunque tonico, ma meno massiccio che ricordavo.
Per mia fortuna, i continui allenamenti, mi permettevano di reggere il confronto. Unica (evidentissima) differenza, oltre ai suoi 2-3 annni in più, era la mia carnagione chiara che si sposava perfettamente con i miei capelli biondi e gli occhi verdi.
"Ciao Errol – lo salutai - sei pronto per un nuovo match? Ti farò più nero di quel che sei!" Ci divertivamo a prenderci in giro con questi stupidi doppisensi!
Errol rispose al saluto; poi mi guardò serio e sorrise:
"Ho un nuovo allenatore, e un nuovo modo di tirare! – gli piaceva andare subito al sodo. Mi strizzò l’occhio - Stavolta sarò io a far male al tuo culetto bianco! Naturalmente, se non mi credi possiamo sempre fare una scommessina: diciamo 50 sacchi… "
"Errol tu già lavori, mentre io vado ancora a scuola… - risposi – …E mi spiacerebbe davvero vincerti così facilmente quei soldi!”
Il ragazzo mi guardò tra il divertito e il malizioso, come se volesse provocarmi: "Ok! Questa allora è la scommessa che ti propongo: se vinci tu, ti pago i cinquanta, se vinco io, potrò abusare a mio piacimento del tuo fondoschiena."
Ci pensai qualche istante; poi, certo che avrei avuto ragione di lui facilmente, le parole mi uscirono di bocca senza che me ne accorgessi: "Affare fatto" e suggellammo la scommessa con una stretta di mano.
Quando accettai il patto, ancora non immaginavo ciò a cui sarei andato incontro: del resto, un po’ come per me, l’impegno con la boxe probabilmente non concesse mai ad Errol troppo tempo per dedicarsi alle ragazze. E, sempre come nel mio caso, la voglia evidentemente era tanta… Mancava il giusto buco per sfogarla…
Salimmo sul ring nervosi al punto giusto. Ai rispettivi angoli, i nostri allenatori ci diedero le ultime raccomandazioni; poi l’arbitro ci chiamò al centro. Dopo averci ricordato le regole fondamentali, diede inizio all’incontro.
Sin dalla prima campana mi trovai in guai seri: Errol era un pugile totalmente diverso da come lo ricordavo. I suoi ganci e gli uppercut avevano lasciato il posto ad un modo di tirare completamente diverso, che lo rendeva in grado di colpirmi a distanza ravvicinata unendo una tecnica micidiale a potenza e velocità. Non mi fece male, ma le sue combinazioni gli garantirono un costante vantaggio ai punti su di me. Alla fine dell'ultimo round mi resi conto che aveva vinto: il mio corpo gli sarebbe appartenuto.
Scendemmo le scale per tornare negli spogliatoi. Ero un po’ deluso per com’erano andate le cose: mi sembrava di aver sottovalutato il mio avversario, e la cosa m’irritava.
Senza parlare ci levammo guantoni e nastri di protezione. Errol mi fissava: nel suo sguardo, sulla bocca carnosa, lessi il desiderio. Assorto nei miei pensieri, non mi resi conto delle ripercussioni a livello delle mie parti basse provocate da quelle sensazioni. Mi avviai alle docce, ma il vincitore era ansioso di riscuotere il suo premio: "Ti laverai più tardi!” disse afferrando al volo qualcosa dalla borsa, e mi condusse per mano attraverso un labirinto di corridoi fino a che non ci fermammo davanti ad una porta in ferro.
Si aprì in una stanza che, insieme a due grandi caldaie, non conteneva che un tavolo e delle sedie. Ci dirigemmo al tavolo, cui si appoggiò. Mi levò i pantaloncini e il sospensorio, lasciandomi addosso solo gli stivaletti: mi sentivo stranamente inebriato. La sensazione delle sue mani scure che scivolavano lungo i miei fianchi e giù per le gambe, acuì l’eccitazione che già provavo. Il mio uccello barzotto ne era la prova.
Dopo aver accarezzato dolcemente la mia nuvola di pelo pubico ed il mio membro con le sue mani calde, Errol si spogliò a sua volta, fissandomi intensamente negli occhi. Il suo grande cazzo, anch’esso parzialmente in tiro, fece la sua comparsa. Confrontai rapidamente le dimensioni: come sul ring, anche contro quei 20 centimetri abbondanti, non ci sarebbe stata gara…
Disse semplicemente: "Penso che inizierai facendomelo diventare definitivamente duro!" deglutii perplesso.
Mi inginocchiai prendendo quell'arma tra le labbra. Non avevo mai pensato di succhiare il cazzo di un altro uomo. E tanto meno una mazza di quelle dimensioni! Avvicinai il glande alle labbra e lo ciucciai come avrei fatto con un lecca-lecca. Il profumo intenso di quella cappella si mischiava con l’aroma salino del suo sudore. L’effluvio mi riempì le narici, mentre la mia gola cercava di contenere quella mazza che s’irrigidiva al suo interno.
Un conato di vomito mi costrinse ad estrarla. Guardai in alto, dritto nei sui occhi scuri. Guardai in basso, lo scettro d’ebano. Era praticamente appoggiato al mio naso. Pulsava picchiandoci sopra. Quello strano gioco mi mandò definitivamente il cazzo in tiro; lo afferrai con una mano per iniziare a masturbarmi. Con l’altra afferrai saldamente quello di Errol e me lo infilai nuovamente in bocca. Lo lavorai come se l’avessi fatto da sempre: succhiavo, insalivavo, giocavo con la lingua, percependo quell’erezione farsi sempre più consistente. Le sue mani si appoggiarono dolcemente alla mia testa guidando la corsa di quel pistone che mi pareva arrivasse fino alla trachea, scopandola con avidità.
Diede un paio di colpi decisi che mi fecero intendere che era lì lì per venire. Prima di riempirmi la bocca di sperma, mi fece alzare piegandomi a 90 appoggiandomi al tavolo. Con le dita mi spalmò sul culo la vaselina presa dalla borsa, dedicandosi a lubrificare accuratamente il mio buchetto. Che sensazione, sentire le dita scorrere tra i peli e intorno alle pieghe dell’ano! La mia erezione stava per esplodere. Mi voltai a guardarlo. Speravo capisse. Se anche fu, preferì ignorarmi perché aggiunse serio: "…Ed ora il momento clou della serata!"
Non appena percepii la punta del glande allargarmi l’ano, iniziai a sudare freddo. Quando anche il resto di quel cazzo enorme, iniziò il suo viaggio nelle mie viscere ero terrorizzato: pensavo mi avrebbe spaccato in due. Infatti, grazie alla generosa quantità di lubrificante utilizzato, riuscì ad sverginarmi senza troppe difficoltà, infilando il suo manganello fino ai coglioni: li sentivo solleticarmi i peli del culo. Prese a scoparmi con movimenti lunghi e lenti. Ogni colpo mi sembrava più doloroso del precedente, anche se dopo alcuni minuti, mi parve che il dolore lasciasse progressivamente il posto ad una strana forma di piacere. Realizzai così ciò che mi stava accadendo: ero completamente nudo, eccezion fatta per i miei stivaletti rossi, piegato su di un tavolo di fronte a due grandi caldaie, mentre un ragazzo nero mi scopava senza ritegno. Quel che più mi stupì, fu che la cosa mi piaceva.
Rendendosi conto che stavo apprezzando la scopata, Errol mi afferrò per i fianchi aumentando la velocità e la potenza dei colpi. Ero in paradiso. Contraevo i muscoli del culo intorno al suo possente cazzo mentre lo spingevo verso il suo bacino per accoglierlo meglio. Gemetti come una vacca montata dal suo toro quando sentii la sua mano masturbare il mio cazzo.
Ad Errol questa cosa piacque molto e non mancò di sottolinearla, dando delle sonore pacche sui miei glutei lisci. Il suo torace sudato scorreva sulla mia schiena ugualmente bagnata regalandomi sensazioni di pura estasi.
Andò avanti a scoparmi a quel modo per una ventina di minuti prima di estrarre il suo cazzo enorme e svuotarlo. Sbuffava e ansimava come una locomotiva: un ruggito animalesco accompagnò la sborrata. Indirizzò i copiosi getti di sperma ancora una volta nel mio buco del culo un po’ dolorante. E per essere sicuro che nulla andasse perso, infilò l’uccello per spingerli più in fondo possibile.
Non me ne resi conto, ma durante l’assalto al mio fondoschiena, ebbi la miglior erezione della mia vita! Errol dovette capirlo perché, regalandomi uno dei suoi migliori sorrisi dolcemente sussurrò: "Penso che te lo dovrò succhiare per bene, come tu hai fatto col mio… - e aggiunse malizioso - Ma ti avverto: poi dovrò scoparti di nuovo… Parola di scout!"
Replicai: “Che aspetti a darti da fare!? E per quanto mi riguarda, tu mi puoi scopare per l'eternità!"
Chiusi gli occhi. Non gli ci volle molto a farmi venire: pochi sapienti colpi di lingua e gl’inondai il palato di sperma caldo. Quando li riaprii, con mia sorpresa, constatai che si era ingoiato tutto. Si alzò per baciarmi e farmi sentire il sapore del mio umore. Ci coccolammo a lungo: sudati e stanchi. Più per il match nel locale caldaia che per quello sul ring!
E sul fatto di scoparmi di nuovo… Mantenne la parola data!
E non solo quella sera!!
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