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La Puttanella della Casa dello Studente


di AntonellaTrav6
30.01.2024    |    3.193    |    5 9.8
"Incrociai due volte il suo sguardo e mi accorsi che non voleva solo scoparmi, voleva di più, voleva sottomettermi e umiliarmi davanti ai nostri coinquilini..."
Il tempo trascorso, soprattutto i primi mesi, in quella casa di studenti all'università lo ricordo sempre come il più completo e felice della mia vita. La mattina nelle aule universitarie, il pomeriggio a studiare in sala studio, nell'attesa la sera di potermi travestire e passare ore belle nel lettone del mio compagno di stanza, Antonio il calabrese. In quella casa, però, c'erano anche altri due ragazzi, entrambi siciliani e studenti di ingegneria. Molto legati tra loro, quasi facevano famiglia a parte, e prima del mio arrivo in quell'appartamento, i rapporti erano molto tesi con Antonio il calabrese. L'unica passione che li univa era il calcio e la Juventus. Nelle serate in cui giocava la loro squadra, e potevano guardare la partita, tutti i dissapori passavano in quel soggiorno sul divano. Io odiavo il calcio, al contrario ed ero consapevole che i due siciliani erano all'oscuro di quello che accadeva in camera mia e di Antonio al calare della notte. Non immaginavano minimamente che da settembre tutte le sere mi travestivo per servire a letto il mio padrone. Quel mercoledì di coppa, dopo aver cenato, stavo per rientrare in camera quando Antonio mi disse: " ... prendi delle birre fresche dal frigo, poi cambiati come tu già sai e tra mezz'ora, a partita conclusa, vieni a vedere la tv sul divano con noi".
Mi sembrava fosse impazzito. "Vestirmi come? " - esclamai.
" Non farmi perdere tempo ... hai capito molto bene!! Vestita e truccata a dovere!"
Quando tornai dopo mezz'ora, agghindata da troia, notai come si guardavano intorno i due siciliani. “E’ un problema per voi, se Antonella si siede in mezzo a noi sul divano, per alleggerire la sconfitta di questa sera?”
Giuseppe, il siciliano mio coetaneo, risponde guardandosi con l'altro più grande di un anno: “No nessun problema, noi siamo etero convinti, però bisogna ammettere che la tua Antonella è femmina vera e sa essere molto sexy e attraente. Veste bene, poi vedo che ha gambe e piedi super”. Io ringraziai, timida. Antonio il calabrese, anziché però farmi sedere, come aveva annunciato, mi fece collocare al centro del sala, in piedi, poi prese a girarmi intorno come un predatore famelico. Incrociai due volte il suo sguardo e mi accorsi che non voleva solo scoparmi, voleva di più, voleva sottomettermi e umiliarmi davanti ai nostri coinquilini. Voleva condividermi con loro, ma lasciando intendere però chi comandava e soprattutto chiarendo che ero cosa sua. A un certo punto, mi ordinò di levarmi le mutandine. Con studiata malizia le feci scivolare lungo le gambe, fino alle caviglie, e poi sotto di esse. Mi disse, inoltre, di mostrare a tutti il mio cazzetto; allora sollevai il vestitino e lo esposi ai loro occhi curiosi. Salvo, il siciliano più anziano, si mise a sghignazzare e disse: "...come maschio non vali proprio un cazzo ! "
"Adesso ti scopo davanti a loro" disse Antonio e si alzò dal divano, mi afferrò bruscamente per un braccio, me lo torse dietro alla schiena, e mi fece piegare in avanti. Mi mise ad angolo retto su un tavolo lì vicino, premendomi l'altra mano sulla nuca. Io spostai la testa di lato, così potevo avere una minima visuale sugli altri due, che sempre sul divano lo avevano tirato fuori e se lo menavano. Antonio si mise a giocare con un piccolo plug che mi aveva messo in culo, facendolo entrare e uscire dal mio buchetto stretto. Infine, lo estrasse e me lo infilò in bocca. Prese a sfregare il pollice sul mio ano rosa : "Un culo così stretto ancora ... dopo tre mesi che te lo sbatto dentro a dovere tutte le sere. Vero, ragazzi che stasera la apriamo in maniera definitiva, la ragazza ?" Mugolarono qualcosa gli altri due dal divano e coi cazzi in mano e lui, per tutta risposta, mi rifilò una fortissima sculacciata. Mi prese per i fianchi e mi alzò il vestito risalendo con quella sua manona virile la coscia destra fino al gluteo, facendomi sussultare. Si abbassò la zip e sentii la sua verga bollente a contatto con il mio culetto scendere verso il basso e premere contro i miei testicoli risaliti per l'eccitazione.  
"Sei pronta, Antonella?". Adesso il suo uccello sfregava con forza sulla pelle del mio scroto. Ero pronta ad essere posseduta ancora una volta da quel delinquente di Antonio, ma questa volta ero ancora più eccitata dal fatto che fossi esibita davanti agli altri due.
"Un culo da signorina come il tuo va abusato in condizioni particolari, adesso mi limiterò a far vedere ai nostri amici a cosa servono le tue inutili ovaie penzolanti". Continuò a sfregare la sua verga bollente sul mio perineo e sulle mie palle, avanti e indietro, sempre più a fondo. Il suo membro, incastrato tra le mie mutandine (che mi aveva fatto tirare su poco prima) ed il mio scroto, premeva con il glande in su verso il mio clitoridino ogni volta che andava in avanti. Lo sentivo bagnato e finii per bagnarmi a mia volta. Adesso scivolava meglio sulla base del mio glande, considerevolmente più piccolo del suo. Sembrava davvero che un pene stesse stimolando un clitoride da dietro. Godevo di vero piacere ad ogni affondo
Non potevo più resistere: mi stava mandando in estasi. Neanche il tempo di dirlo e sentii alla base del mio cazzetto energiche contrazioni di puro piacere pervaderlo rapidamente per tutta la sua lunghezza. Non so dire quanto schizzai, ma mi ritrovai con la mutandina di pizzo completamente bagnata. 
"Brava Antonella, hai fatto vedere ai ragazzi a cosa serve il tuo clitoride: a godere grazie ad un vero uomo!". 
"Sì, sono la tua puttanella, bastardo" dissi io, mentre lui continuava a tenermi premuta sul tavolo, ma potevo vedere che aveva alzato la testa indietro e lo sentivo respirare sempre più intensamente. Ad un tratto lo sentii ansimare, e poi sempre più forte, in un crescendo. Un fiotto di sperma caldo mi bagnò la pisellina, poi altri getti vennero scaricati sulla mia pelle, ovunque. Adesso le mie mutandine erano completamente fradice di sborra. Spostò il suo uccello ancora rigido indietro e se lo pulì sul mio buchetto. " Adesso tocca a voi, Sicilia. Fate vedere alla puttanella di cosa siete capaci!" disse spingendomi a sedere tra i due ragazzi sul divano. I due seduti di fianco mi prendono le mani e me le fanno sfregare sui cazzoni di marmo. Uno dei due, il più giovane si alza , si denuda completamente e si piazza davanti a me, mettendo in bella mostra il suo uccellone e fa: “Ti piace eh?”, e me lo infila di forza in bocca tenendomi la testa. Seppur sorpresa della situazione, assecondo il suo volere, e gusto quel cazzo con tanta passione. Nel frattempo sego velocemente quello seduto al fianco e sento le sue mani accarezzarmi le cosce. A quel punto la situazione si fa sempre più calda. Mi ritrovo distesa, nuda a cosce all’aria, e quello giovane a cui stavo spompinando l'uccellone, prende le mie gambe sulle sue spalle, e prima mi fa una leccatina ai piedi e poi mi penetra in culo, mentre si avvicina anche Antonio al divano e insieme all'altro, quasi inginocchiati vicino a me, cominciano a farmi ciucciare i loro cazzi. La cosa va avanti per un bel po' con svariate alternative, e con sempre un cazzo in culo e gli altri due in bocca. Nel mentre, non mancavano insulti e commenti volgari in siciliano e calabrese. Ammetto che quella situazione, in quanto a squallore e umiliazione, forse non era l’ideale, ma a me eccitava tantissimo, mi sentivo femmina, e poi le volgarità e gli insulti, mi erano sempre piaciuti. Mi scopano in vari modi, a pecorina, a cavalcioni, a smorza. Ma io godevo in qualunque modo e urlavo di piacere. "Mettigli 'na mano in bocca a sta puttana da sbarco" disse uno dei due siciliani, mentre Salvo, il più vecchio mi faceva impalare sul suo pisellone gigante.
"Calabria,  te la spassi ogni sera, con sta vacca... bell'egoista a tenerla nascosta e tutta per te, Antonella la puttanella ..."
Tutto ebbe fine, quando mi misero sdraiata a terra, e tutti e tre intorno, che mi sborrarono in faccia. "Adesso puliscici la cappella e vai fuori dai coglioni" disse Antonio. Ripulii meticolosamente a ognuno il cazzo gocciolante. Appena svuotati, continuarono con altre volgarità e poi li sentii contrattare i turni per le prossime sere. La pace e l'armonia erano scese in quell'appartamento. Erano quasi le 2 di notte, vedevo l’orologio sul mobile, quando fu siglato un patto di non belligeranza tra Sicilia e Calabria, e io capii subito che da quella volta, per lungo tempo, avrei dovuto fare la spola tra tre letti diversi ogni notte che Dio avrebbe mandato in terra. Ero sfinita e stanca e mi addormentai lì sul pavimento. La mattina dopo quando mi svegliai, pensai di aver vissuto un sogno (o un incubo), ma era successo per davvero che i tre maschietti alfa, etero superconvinti, di quella casa avessero a turno posseduto la frocetta trav. Mi alzai, andai a farmi una doccia, diedi una ripulita a terra e al soggiorno. Mi sarei dovuta sentire sporca, forse affranta e umiliata, ma ero invece contenta, felice di essere diventata ufficialmente, da quella notte, la Donna di casa.
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