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Il ritorno di Antonella la puttanella


di AntonellaTrav6
18.02.2024    |    5.208    |    13 9.9
"Carlo si accorse del mio sgomento e subito decise di approfittarne, mi afferrò per le guance, premendole con forza e poi disse: " Devi farmi sentire con..."
Per 10 anni avevo avuto un compagno fisso e avevo chiuso con le trasgressioni. Poi una volta che mi ebbe mollato, mi ritrovai nell'età adulta che avevo accumulato tanta di quell'esperienza col mondo maschile da non aspettarmi più nessun tipo di sorpresa o impatto nuovo. Come molte femminucce, continuavo ad essere fortemente attratta dalle solite tipologie di maschi: palestrati, spacciatori, tamarri tatuati, camionisti, militari, giovani porci e uomini del Sud che nelle mie fantasie mi facevano battere, mi schiavizzavano, mi sodomizzavano e mi sbattevano in luoghi equivoci. Il mio cervello, ormai lo sapevo, andava in "crash" non appena mi trovavo davanti ad una grossa nerchia pulsante e a dei coglioni gonfi di seme. Il cazzo e gli uomini continuavano ad ipnotizzato nella vita adulta. Fu con queste promesse che su una chat di telegram, dove mi aveva buttato dentro un vecchio amante,  che mi contattò Carlo, un ragazzo napoletano dagli occhi verdi e magnetici e un grosso tatuaggio a disegnare parte del suo corpo statuario. Mi sembrava impossibile che un eterosessuale di quella portata e da poco diventato padre potesse essere interessato a me. I modi spicci e diretti, la decisione sul da farsi mi colpirono subito. Non avevo mai incontrato nessuno su quella chat ma soprattutto non facevo incontri da trav con sconosciuti da oltre dodici anni. I miei tentennamenti non sembravano frenarlo e le volgarità dei vocali, con cui mi riempiva la chat, servivano solo ad eccitarmi di più. "Vengo là e ti spacco il culo", "Ti faccio il pieno di sborra ", "Vado via che per dieci giorni non potrai più sederti "... e altre amenità di questo tipo! Ma fu l'espressione "Antonella la puttanella " con cui mi apostrofava in ogni vocale che mi mandava in tilt e mi riportava indietro nel tempo. Conosciuto in chat al sabato, al martedì già prometteva di passare, prima di andare a fare il turno di notte in fabbrica. Abitava pure fuori regione, per cui mi sembrava tutto impossibile e che la fregatura, il pacco, potesse essere dietro l'angolo. Alle sette di sera del martedì era invece sotto casa mia! Mi ero sapientemente vestita da puttana, avevo passato tutto il pomeriggio a imputtanirmi a dovere come aveva richiesto lui: smalto rosa brillante su mani e piedi; tacchi da cubista e autoreggenti nere a rete con fiocco sul retro, vestitino aderente e corto (copriva appena il culo e le balze di pizzo delle calze). Come sempre abbondai col trucco: rossetto rosso, ombretto, fard e blush sulle guance. Per finire, ciliegina sulla torta: parrucca rossa e occhiali da professoressa. Arrivò con la tuta da lavoro in camera da letto, avendogli lasciato le porte aperte della casa. Appena entrato mi arrivò una fortissima sculacciata al culo che mi spinse in avanti e mi fece scappare un gridolino. Mi voltai di scatto e lo vidi: muscoloso e alto, i capelli fluenti e lunghi e due occhi grandi capaci di ipotizzare chiunque: solo a vedere la bellezza di quel corpo e quel viso angelico mi bagnai al culetto. Con due grosse mani mi strinse i fianchi, mi tiro a sé, mi toccò le cosce e poi prese a palpeggiarmi tutta. Si aprì la patta tirando fuori un bestione lungo e grosso. Un profumo di ormoni e maschio invase la mia cameretta, mentre mi spingeva, con forza, verso il basso a succhiare; ma furono poche le leccate che riuscii a dare nella penombra della camera. Avevo appena assaporato quella bontà,  quando, con tono duro, mi intimò di andare in cucina a preparargli un caffè. Il terrore di camminare (e sculettare come mi aveva chiesto)su 15 cm di tacco per andare in cucina mi terrorizzava. Nell'appartamento del piano di sotto ci abitavano i miei che ignoravano del tutto l'esistenza della puttanella. Con lui sempre alle spalle, con quella mascolinità esuberante, il mio trucco abbondante sul viso, tutti quei gioielli da troia, i tacchi,  quell'abbigliamento, rendevano goffo ogni mio movimento e pure un'azione semplice come accendere i fuochi della cucina o depositare la polvere di caffè nella macchinetta sembrava un'impresa. Inaspettatamente, mentre armeggiavo con la tazzina, mi sento spostare il perizoma e poi quella mazza incredibile entrare, senza saliva, tutta dentro. Lanciai un urlo potentissimo a cui fecero seguito almeno 6 colpi dati dentro con forza e senza rispetto alcuno del mio dolore. Dopodiché andò a sedersi sul divano e mi ordinò di servirgli il caffè. Non lo avevo mai fatto in vita mia e quel servilismo non convenuto mi eccitò a dismisura. Continuava poi a usare ormai come un'intercalare quella espressione di Antonella la puttanella e io ormai ero andata in completa confusione. Mi fece inginocchiare sul tappeto bianco ai piedi del divano, mentre lui sorseggiava il suo caffè ma io sul pavimento a fatica, per via del vestitino troppo stretto, gli sfilai i pantaloni, scostai le mutande e vidi saltare fuori un grosso cazzo che mi fu sbattuto sul mento. Presi a pompare quella minchia a più non posso, muovendo con foga la lingua attorno al cappellone.
"Adesso fermati"mi disse.
"Cosa vuole fare adesso?", domandai piuttosto spaventata.
"Prima mi succhi il cazzo e poi mi dai del lei?", rispose lui, ridendo. 
Nell'udire quella frase, non so perché, mi sentii venir meno. Il cuore mi batteva all'impazzata. Carlo si accorse del mio sgomento e subito decise di approfittarne, mi afferrò per le guance, premendole con forza e poi disse: " Devi farmi sentire con questo pompino che lo desideri nel culo. Altrimenti non te do"  Mi tenevo stretta al suo grosso braccio tatuato, nel frattempo, il mio cazzetto divenne vergognosamente duro, finendo per fuoriuscire dalla mutandine sexy. La sua presa sul mio volto non accennava a diminuire, e a quel punto, visibilmente divertito, mi conficcò in bocca il dito indice e il medio, spingendoli in profondità, strozzandomi. E con un tono greve affermò: "sappi che da ora in poi sei al mio servizio. Hai l'acquolina in bocca eh? Brutta troia. Ti piacerebbe lustrarmi la cappella, vero?". 
Mi provocava, facendo leva sulla mia principale debolezza. Allungai una mano verso quella nerchia, immaginando che volesse una sega, ma lui me la colpì con uno schiaffo. 
'Non ti azzardare. Mi devi toccare solo se te lo dico io, puttana". 
Ubbidii al suo ordine ma mi accorsi di avere le mutandine bagnate e il culo pulsante. All'improvviso, con uno scatto, mi afferrò per il collo, mi tirò a se e mi sussurrò all'orecchio: "per te, sgualdrina, si prospetta una serata molto interessante".
Carlo mi fece collocare al centro del grande tappeto bianco del salotto, in ginocchio accovacciata con il viso verso la televisione e il culo in fuori. Prese a girarmi intorno come un falco e provai a incrociare il suo sguardo che non prometteva nulla di buono. Capii che non voleva solo scoparmi, voleva di più, voleva asservirmi, sottomettermi e umiliarmi a suon di cazzone nel culo. A un certo punto, mi ordinò di levarmi le mutandine e lui prese a sfregare un dito sul mio buchetto; a questo gesto fece seguire una fortissima sculacciata che mi rifilò a piene mani sulle natiche.
Mi prese poi per i fianchi e a quel punto sentii il suo cappellone bollente a contatto con il mio culetto. Tremavo e smaniavo per essere posseduta dal maschio e poi cominciai a mugolare, quando il mio culo perfettamente depilato, avvertì la presenza di quella cappella che iniziava a dilatare l'ano; il cazzo di Carlo si spingeva sempre più a fondo, poi la penetrazione divenne ritmica e continua. A quel punto mi irrigidii per alcuni secondi. In quel momento fui assalita dai miei dubbi: presi a chiedermi come avessi potuto ridurmi così, a bambola gonfiabile servile, ma poi il piacere riprese il sopravvento e allora desiderai solo di essere fottuta con più forza, sculacciata, insultata.
"Scopami Carlo, sono la tua puttana"- dissi
Quella supplica fu il segnale che era arrivato il momento di sbattermi sul serio, di trafiggermi con il cazzo, in profondità, per farmi sentire piena e vergognosamente dilata. Fu in quel momento che in sequenza prima mi mise un piede in faccia poi mi afferrò per il collo e alla fine prese a strizzarmi i capezzoli con rabbia. Non riuscivo a fare altro che gemere, urlare e sbavare; mordevo un cuscino bordeaux e e piantavo le mie unghiette nel tappeto. Dopo aver ricevuto nel profondo lo sperma di questo nuovo mio padrone, dopo essere stata, in qualche modo, ingravidata dal maschio, dopo aver goduto della penetrazione, non mi restava altro che pulire la cappella del mio fottitore. E così feci, ma non era ancora finita per me. Carlo mi sussurrò "vieni in bagno" e io lo seguii. Mi spinse con forza sul lavandino e mi lavò il buco del culo, peraltro ben aperto dalle sue incursioni precedenti. Il tempo di asciugarmi alla bell'è meglio e poi mi mise mani sul muro e gambe larghe e culo in fuori. Mi accarezzava le natiche ed intanto mi guardava lo sfintere bello slabbrato: tornò a leccarlo e a infilare le dita e dopo poco ovviamente tutta la mano, che era abbastanza piccola tant'è che disse "adesso te ne infilo due" !! Ero un po' preoccupata ma devo dire che fu molto gentile e cauto, infilò prima una mano poi l'altra a seguire, ma mi faceva male, era troppo !! Dallo specchio, vedevo una mano entrare ed uscire dal buco e vedevo che dell'altra riuscivo a prenderne solo tre dita e già sentivo un po' male quando tentava di infilarne di più. Carlo si posizionò meglio di fianco e quando spingeva dentro una fino in fondo, tirava l'altra fuori e iniziava a darmi dei sonori ceffoni nella parte superiore delle chiappe.. Quando prendevo lo schiaffo stringevo il buco per poi rilassarlo e a quel punto spingeva più forte per far entrare l'altra mano...sensazione nuova anche questa, molto bella e anche un po' dolorosa....dopo diversi schiaffi sulle chiappe entrò anche la seconda mano, facendomi fare un gridolino di dolore...."godi porca"...""prendilo tutto troiona"...erano i commenti di Carlo. Tolse le mani e poi le rimise, fino a che prese la testa e mi piantò di nuovo il cazzo in bocca...."ingoia bocchinara" mi disse e dopo alcune pompate iniziò a schizzare come una fontana, inghiottii sperma tre o quattro volte e nonostante questo ne rimase ancora per riempirmi la bocca !! Cazzo, quanta sborra esagerata che aveva!!
Antonella la puttanella era tornata!
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