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Prime Esperienze

Chantal: la prima, indimenticabile.


di light78
20.03.2017    |    6.201    |    2 9.5
"Capii che Chantal era giovane ma non era sprovveduta, ed aveva ben compreso che il mio era un tentativo di abbordaggio, e forse nemmeno le dispiaceva..."
Quella sera mi recai al Supermarket sotto casa assorto nei miei pensieri, stanco della giornata di lavoro. Presi il numero e mi misi in coda al bancone dei cibi precotti.
Lo sguardo basso, rivolto allo smartphone, a ripulire la casella di posta. Improvvisamente incrociò delle scarpe con tacco, molto audaci, un po' fuori luogo: una bellissima caviglia fina, il polpaccio bello nervoso, appena coperto da una calza velata.
I miei ormoni si risvegliarono con un sobbalzo: incuriosito cercai di osservare meglio quel corpo minuto ma formosetto davanti a me.
Una gonna larga e corta scozzese e una camicettina bianca un po' trasparente, lasciavano intravvedere tutta la bellezza di questa ragazza, presumibilmente orientale.
Mi avvicinai a lei da dietro, sentii a malappena la sua voce mentre ordinava le coscette di pollo fritte: sicuramente era orientale, probabilmente una giovane ragazza filippina.
Le forme infatti erano abbastanza formose, i fianchi un po' rotondi ma sodi, i capelli neri lisci, come pure gli occhi, profondi: sì, era sicuramente sicuramente filippina. Riconobbi in lei i lineamenti della splendida moglie del vicino, che, appena ventenne, mi succhiò il cazzo avidamente nello stenditoio condominiale.
Però la ragazza aveva qualcosa che non mi convinceva, e allo stesso tempo mi attraeva: i seni erano grossi e sodi, insolitamente perfetti. Pure la sua voce mi era sembrata leggermente profonda. In me si era izzato un leggero sospetto, ma nello stesso tempo una grossa eccitazione. Non avevo mai transgredito, mi attirava l'idea di provare.
Finì di ordinare: dopo di lei toccava a me. Ordinai in fretta il mio prosciutto, tentando di non perderla di vista con la coda dell'occhio.
Si era incamminata verso il bancone dei surgelati. Avevo finalmente modo di potermi fare notare.
Mentre lei cercava delle patatine da friggere, io dal lato di fronte le chiesi quale confezione di coni mi consigliasse. Sorrise, all'inizio. Pensai quasi non capisse bene l'italiano.
Le rifeci il gesto come uno scemo, con le due scatole in mano. Lei a questo punto divertita e ridendo, mi indicò quelli nella mano destra.
Al chè, presi la palla al balzo per andarmi a presentare. Si chiamava Chantal, aveva solo ventitre anni, un bellissimo sorriso. Le chiesi perchè proprio quelli. Lei un po' maliziosamente replicò “Perchè sono più grossi!”.
Capii che Chantal era giovane ma non era sprovveduta, ed aveva ben compreso che il mio era un tentativo di abbordaggio, e forse nemmeno le dispiaceva.
Le chiesi da dove veniva e se era sola. Mi disse che era in città per due settimane da sola. La cosa dava conferma alla mia idea, ma logicamente le chiesi se era qui per turismo e lei annuì.
Mi disse che aveva abbastanza fretta: sembrava sì interessata e compiaciuta dell'interesse, ma al contempo manteneva le distanze.
Ci recammo alle casse automatiche, e uscimmo parallelamente dal Supermarket.
Rallentai giusto quell'attimo per vedere se prendeva la strada assieme a me. Si mise a chiacchierare passeggiando assieme.
In un batter d'occhio fummo sotto casa mia.
Oramai ne ero attratto, le mie vene pulsavano forti.
Le sue labbra erano grandi, carnose.
Ogni suo sorriso, ogni sua frase era per me una grossa pulsione.
Senza pensarci due volte, le chiesi di salire a bere qualcosa.
Lei all'inizio mi disse che era di fretta: poi accettò.
Salimmo le scale e ci ritrovammo in appartamento in un attimo.
Le offrii un bicchiere di prosecco. Mentre lo sorseggiavamo era seduta di fronte a me.
La gonnellina scozzese lasciava intravvedere le sue cosce. Erano belle, eccitanti, sotto quelle calze velate.
Restava quel mio forte forte dubbio, che rendeva Chantal ancora più eccitante. Cosa ci sarà lì sotto..
Continuavo a studiarla anatomicamente: le spalle erano larghe in effetti, magari ha fatto nuoto..chissà! Studiavo la sua voce “Beh, ne ho sentite di peggio!” Pensavo tra me e me!
Non restava che tuffarsi in quel bocconcino. Il Prosecco era quasi finito.
Le chiesi se ne voleva ancora un po'.
Mi rispose di sì. Colsi l'occasione al balzo.
Versandole il vino appositamente glielo feci finire sulla camicetta.
“Che guaio!” esclamai scusandomi.
Le afferrai la camicetta e iniziai ad aprirle i pochi bottoni allacciati.
“Tranquilla ci penso io. Un po' di acqua frizzante e la macchia va via!”.
Se la fece sfilare lasciandosi avvolgere dalle mie calde mani.
Osservava compiaciuta. Mi seguì mentre pulivo la camicetta.

Ad un certo punto mi abbracciò da dietro. Sentii i suoi seni duri puntati sulla mia schiena.
Cominciò a spogliarmi, a togliermi la camicia. “Questa non serve più..” sussurrò al mio orecchio.
Il mio cazzo pulsava forte sotto la patta dei pantaloni: era forte l'eccitazione ed il desiderio di questa donna calda, venuta da lontano. Era forte anche l'idea di “diverso” che vi era in lei..

Mi aprì la patta dei pantaloni.. le sue mani si avventarono sul mio uccello.
Mi girai. Volli vederla e scoprirla.
Presi la gonnellina e gliela tolsi. Le mie mani si insinuarono ad occhi socchiusi tre le sue cosce.
Sentii un piccolo pacco, ingrandirsi tra le mie mani.
Solo un secondo di panico, ma sapevo che in fondo lo avevo voluto.
Le tolsi le calze e affiorò il suo cazzo ora sì sodo, mentre per compiacerla glielo segavo.
Ero completamente uscito dalla ratio: ciò che mai avrei pensato di poter fare, ora stavo facendo, e con grande avidità.
Maneggiavo un membro maschile, proprio io! Ma in lei vedevo un corpo femminile, e questo “particolare” non riuscivo a coglierlo.
Ricordo che si inginocchiò e cominciò a succhiarmelo con una maestria mai sentita prima: pensavo mentre ce l'aveva in bocca che era proprio vero che solo un uomo può conoscerti tanto bene..
Il suo leccarmi il culo con sagacia, il mangiare le palle con grande avidità, roteare la lingua lungo la cappella..
Fui sul punto di venirle in bocca, quando volli togliermi la soddisfazione, visto che era lì, di incularla per bene, di vederla da un altro prospetto.
Mi sorrise, prima volle esser contraccambiata. Provai per la prima volta un forte imbarazzo a prendere in bocca quel membro, caldo. Le confidai che era la prima volta, se si fidava.
La cosa la eccitò ancor più. Appena avvicinai la mia lingua al suo membro cominciò ad indurirsi, vidi la vena da vicino pulsare. Ne fui attratto, avidamente.
Persi il controllo di me stesso. Anche se la tecnica forse era da affinare, la segai succhiando con passione.
Eravamo a 69 nel mio letto, io e una splendida trans.. Questo sì che l'avrei ricordato a lungo.
Venne con una lunga colata di piacere nella mia bocca, e non riuscii a trattenere tutto dentro. Mi schizzò gemendo di piacere la faccia, i capelli.
Rideva compiaciuta, mi diede della troia.
Il mio cazzo pulsava forte voglioso, lei ora si girò a pecorina, accondiscente.
Uno splendido culo, tutto per me, con questo cazzo penzolante che teneva ben stretto tra le cosce.
Ci entrai alla prima spinta, sentii il suo piacere, mentre l'afferravo per i fianchi ed i seni.
Spinsi più che potevo, fino allo sfinimento, godendo delle sue urla animalesche.
Venni afferrandola per i capelli, tenendolo dentro.

I nostri corpi ora erano lì, sudati e imbrattati, distesi sul mio letto.
Guardavo il mio membro e il suo che appena si sfioravano. Stavo tornando in me, e stavo comprendendo cosa avevo fatto in quei minuti appena trascorsi.
La invitai ad alzarsi e se voleva farsi una doccia. Diventai freddo.
Lei mi chiese se volevo fare la doccia assieme, declinai.
La salutai e non la cercai più in quelle due settimane di sua permanenza.
Però, da quei pochi minuti, intensi, imparai una lezione importante per la mia vita: non permetterti mai di giudicare. Specialmente se non hai mai vissuto certe esperienze.
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