Prime Esperienze

la cupidigia


di light78
06.02.2017    |    1.551    |    0 9.4
"Mentre la leccava sentiva il respiro di lei sempre più affannoso, gli addominali contrarsi, piccoli gemiti di piacere..."
Erano due mesi che si cercavano; si inseguivano ma non avevano avuto modo di incontrarsi.
Finalmente era arrivato quel giorno. Lui la attendeva al bar stabilito, conscio che avrebbe incontrato una donna esperta e smaliziata.
La tensione era alta, ma c'era grossa eccitazione per un'esperienza nuova.
La vide avanzare: era come se l'era immaginata dalle foto, se non più bella. La camminata su quei tacchi che slanciavano quella gamba sinuosa, le donavano una sensualità irresistibile.
Si presentò con uno splendido sorriso. Le osservava le mani, così giovani, così curate: cresceva in lui la cupidigia.
Ella non poteva non accorgersene, specie quando lui cominciò ad avvicinarsi scherzosamente.
Il passo fu breve. Si trovarono proiettati a casa di lui.
Una sola rampa di scale: una rampa che non venne mai percorsa.
Chiuso il portoncino un piccolo atrio: sedette lei lì, quella nicchia di marmo fredda sembrava studiata apposta.
I corpi cominciarono ad aggrovigliarsi.
Le aprì la camicia: i seni tondi, sodi si spalancarono davanti a lui.
Ella sfilò i suoi pantaloni: prese in mano il membro era caldo, pulsava di passione, cominciò a scapellarlo e con stupore vide che era bello, liscio, anche se un pò curvo, il ché la fece un pò sorridere e provocò un sottile scambio di battute.
Egli si inginocchiò, dopo averla spogliata, la lingua sulle sue grandi labbra, carnose, bagnate.
Mentre la leccava sentiva il respiro di lei sempre più affannoso, gli addominali contrarsi, piccoli gemiti di piacere.
Si alzò in piedi nuovamente. La baciò; baci sempre più lunghi, passionali ed intensi, alternati a dei baci sul collo e sui seni.
Egli affondò dentro di lei: i gemiti furono da subito intensi.
Ma aumentarono quando lui cominciò a massaggiarla sull'ano, per poi penetrarla con un dito.
Sempre di più, lei veniva travolta da tanta veemenza.
Sentiva il cazzo duro, grosso, con questa curiosa curvatura che le stava regalando una piacevole sorpresa.
Lo chiese nel culo, e in un istante la soddisfò.
La schiuma di lei lo eccitava, oramai non era più il timido ragazzo del bar ma si era trasformato in un animale da monta privo di inibizioni.
Sentì la sborra salire lungo la canna e volle regalarle ogni sua goccia..fino all'ultima..afferrandola con forza per i capelli.
Ella bevve guardandolo dal basso all'alto in ginocchio, felice di esser la sua schiava, la sua troia.

Poi si ricompose. Si rinfilò la camicia e i pantaloni e quasi senza salutarlo se ne andò, come promesso.

Egli rimase lì a ripensare, con un sorriso beffardo scolpito, conscio che, probabilmente, quella splendida musa non sarebbe più stata sua.

A Gertrude,
mia unica musa,
amica,amante e troia
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