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Anna: dopo tanti anni, finalmente..


di light78
12.03.2017    |    4.148    |    3 9.7
"Oramai la cena ha un valore secondario, ma porto al termine la cottura, girando e rigirando tra non poche difficoltà..."
Finalmente è arrivato il momento di incontrarla nuovamente.
Ricordo come fosse oggi la prima e unica volta che ci vedemmo.
Conosciuti in chat, scoccò un colpo di fulmine. Passammo una splendida giornata a Venezia, sembravamo due turisti cinesi. Ogni maschera, ogni negozio di souvenir era nostro: camminavamo stretti mano nella mano. Anna è lo splendido nome di questa donna venuta dal lontano Est.
Donna caucasica, piccola, pelle ambrata, profumatissima, di un'essenza quasi indestrivibile. Andai errando in cerca della stessa essenza, ma mai trovai donna che emanasse un profumo così inebriante. Ricordo i nostri sguardi, furono di intesa immediata, e presto arrivò la sera.
Io avevo trent'anni al tempo, lei una donna sulla cinquantina. Ciò la frenava, sentivo in lei l'attrazione, al contempo il timore di scottarsi. Ma l'ardore era tanto e quando le chiesi di andare in hotel a passare la notte, alla fine cedette.
Passammo una splendida notte assieme, dolce. Ricordo ancora quando mi apparve in tutta la sua bellezza, nuda. Un corpo così minuto, perfetto, proporzionato, non mi era mai capitato di vederlo.
Questi capelli lunghi e lisci neri, lo sguardo profondo intenso dei suoi occhi altrettanto scuri.
Facemmo l'amore più e più volte, non fu un amore animale, fu un sesso intenso, ma passionale.
Ancor oggi spesso mi sveglio con il gusto della sua vagina: sapeva di rose.

Purtroppo dopo quel giorno lei si allontanò. Probabilmente cercava in me qualcosa di diverso, e la compresi: ma con grande onestà intellettuale restammo in contatto, teneri amici, per tutto questo tempo.

Ammetto però che ho sempre covato un grande rammarico, e gliel'ho sempre confidato con sincerità. Lei ha sempre evitato di rivedermi anche per questo, per questi otto anni. Con grande sorpresa ci siamo riavvicinati molto negli ultimi tempi tanto da accettare questo mio invito a cena.

La strada la conosce, visto che in passato ha vissuto qui in città anche lei anche se ora si è trasferita a Treviso.
Ho appena finito di apparecchiare la tavola, la tavola è imbandita in modo sobrio. Non voglio metterla da subito in imbarazzo.
Ho deciso che le preparerò un risotto di mazzancolle e zucchine e di secondo un po' di moeche frite, visto che è stagione, con un po' di polentina.
Prima che arrivi friggo le moeche, preparo la polentina così si raffredda un po', e preparo la base del risotto. Basterà cucinare il riso quando arriva.

Ormai è ora. Sono un po' nervoso lo ammetto. Sono passati tanti anni: temo rimanga delusa.
Anche se lei ridendo si dice un vecchio rottame. Ma credetemi, ho visto le foto. Sembra abbia vent'anni di meno, e che per lei il tempo non passi.

Puntuale mi si presenta sotto il campanello lei, Anna, in tutta la sua bellezza, vestitino nero scollato a tubino, abbastanza corto, scarpetta nera con tacco. Come sempre è molto elegante.
Non è cambiata di nulla, scorrono avanti ai miei occhi i flash back di quella notte.
Scappo al citofono e le apro. Devo reagire sennò mi prenderà per scemo.

Le apro la porta e ci salutiamo con un dolce bacio, come fosse ieri: la paura scompare, si apre un mondo nuovo. Torno quel ragazzo, quel turista, quel giocherellone di quel giorno a Venezia.
La faccio intanto mettere comoda, la serata sarà lunga: toglie le scarpe ed indossa le pattine mostrandomi i suoi piedi che non ho mai scordato, uno splendido 34 tutto da baciare, curato.
Parliamo del più e del meno, di lavoro, delle nostre vite amorose, sempre intricate, mentre sorseggiamo un Ribolla accompagnato da alcune tartine al salmone che avevo preparato come antipasto.

Mi metto ai fornelli, le chiedo se vuole darmi una mano. Lei si mette davanti di me.
Dopo anni la abbraccio e la cingo da dietro. Risento il profumo, il Suo profumo.
E' splendido appoggiare il mio pene al suo fondo schiena, armoniosamente uniti in un unico corpo.
Sento Anna, piacevolmente coinvolta: trema mentre gira il risotto.
Allora afferro con forza la sua mano, cominciamo a girare cerchi concentrici.
Lei con l'altra mano scende lungo il mio corpo.. mette la mano sulla mia natica.
Sembra spingere ancora di più la mia sagoma verso di lei.
Allora con l'altra mano la invito verso la patta dei jeans, mentre i miei baci avvolgono il suo collo e le sue spalle.
Oramai la cena ha un valore secondario, ma porto al termine la cottura, girando e rigirando tra non poche difficoltà. Spengo i fuochi. Ora sono tutto per Anna, voglioso di recuperare gli anni persi.
Afferra il mio cazzo, e si gira di scatto. Si inginocchia e si dona in una sega a due mani, vogliosa e inaspettata. Lo osserva da vicino, schernendolo con la lingua. Lo sbeffeggia, ci gioca, accarezza più volte la cappella, che si ingrossa ad ogni suo tocco. Finchè parte con un pompino da favola, prendendolo tutto in bocca con avidità. Non ricordavo Anna così audace, non era donna che prendeva l'iniziativa. Mi sta stupendo, non voglio finisca..
Sento la vena ingrossarsi, le palle sono dure, tirano a dismisura, lei le prende in mano, godo ogni volta che mi da dolore.
I miei pantaloni oramai sono per terra, mentre la camicia è aperta sul torso.
Anna sfila anche quella. Mi vuole nudo. Allora la stacco, e la spoglio: finalmente posso riabbracciare la mia venere caucasica.
La alzo come un fuscello sul ripiano di marmo della cucina. E' così leggera che si alza con un braccio, mentre con l'altro sondo lo stato della vagina. Le mutandine sono intonse..bagnate..
Mi allontano e gliele sfilo. Le prendo in bocca, e la faccio sorridere un po', esclama “matto!”.
Ora, seduta sul ripiano della cucina, mi osserva. Sembra volermi..volermi tutto.
La abbraccio con dolcezza, ed entro nel suo corpo caldo, bagnato.
Sento i suoi gemiti, i suoi sospiri affannosi aumentare sempre più.
Il ritmo delle mie spinte aumenta, come quello delle sue contrazioni.
I nostri corpi sono sempre più sudati, e sempre più eccitati.
Oramai sto venendo, la mia calda lava sta eruttando tutto il suo magma nella sua piccola caverna.
Lei si cinge a me con veemenza, ancor maggiore, i piccoli seni nella mia bocca li mordo tanta è la passione, ,mentre lei morde il mio collo.

Vengo con un grido stridulo, lungo, affannoso. Lei trattiene il tutto dentro di sé. Ma sento che finalmente è felice. Delle lacrime le scendono, e il trucco si strucca. Non so se per gioia, ma voglio illudermi di sì.

Solo qualche istante per riprendere fiato. Ricomponiamoci.
Il risotto non sembra male. E poi la sera è lunga..c'è anche il secondo da consumare..
Buona cena!
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