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bambola di porcellana


di light78
08.04.2017    |    15.688    |    2 8.3
"Ma volli provare ugualmente e telefonai..."
Avevo 28 anni allora. Ricordo che era una mattina d'estate, calda.
Ero appena uscito sbattendo l'uscio di un' agenzia interinale dopo l'ennesimo colloquio a vuoto.
Il sangue mi ribolliva nelle vene, passeggiavo nervoso per la città, tanta la voglia di sfogare la rabbia, la frustrazione.
Presi un giornale di annunci appoggiato ad un bancone del bar, e cominciai a sfogliarlo in cerca di lavoro. Niente, non vi era nulla che potesse interessarmi.
L'occhio mi cadde sulle pagine successive: tanti annunci di ragazze in città, che avrebbero potuto alleviare il mio tormento.
Pensai subito a una bella ragazzina cinese. Scorsi pertanto lungo gli annunci in cerca di una di loro e la mia attenzione venne carpita da uno in particolare “Ragazzina 20enne cinese, appena giunta in città, belli seni tondi, molto piccola, sarà tua geisha”.
Alla lettura dell'annuncio sorrisi un po', solitamente poi erano ragazze molto più adulte e non molto belle. Ma volli provare ugualmente e telefonai. Mi rispose una ragazza che a malappena parlava italiano.
Mi rispose indicadomi la via e il civico, che le avevano probabilmente insegnato a memoria.
La telefonata fu breve, non vi fu alcuna domanda, perchè capii che non vi era possibilità di dialogo.
Mi diressi sotto il portone e telefonai: lei mi aprì.
Non sapevo bene a che piano dirigermi, ma lo capii ben presto.
Dalla porta socchiusa del piano seminterrato usciva un visino dolce, due occhi a mandorla neri, nerissimi. Una chioma lunga, liscia.
Mi diressi verso di lei senza indugio.
Entrando scoprii le sue fattezze: mi aspettava in intimo nero e una vestaglina di seta del medesimo colore.
La stanza era molto buia, le luci soffuse rosse: tuttavia mentre cominciava a mercanteggiare, vidi che era minuta, incredibilmente minuta, un metro e quaranta, quarantacinque, non più. Aveva due seni belli, tondi, sotto il reggiseno. Ne fui subito ammagliato.
Mi disse “Tlenta bocca, sessanta tutto”. Io subito senza indugiare “Tutto..Tutto?” indicandole il sedere. Lei “No culo, io no culo!”. Mi accontentai, la pagai senza indugio. D'altronde era difficile trovare cinesi che te lo dessero.
Mi spogliò proprio come una geisha. Io mi lasciavo fare da lei. Mi sfilò la t-shirt, tolse le scarpe, poi aprì la patta dei pantaloni e me li sfilò, portandomi verso il letto matrimoniale.
Appena tolti il mio cazzo sgusciò enorme dai boxer: lo prese in bocca.
Intanto si era spogliata di tutto ed il suo corpicino era proprio magnifico.
Non resistetti molto con il cazzo nella sua bocca, volli scoparla di violenza.
Davanti a me quella piccola vagina, bella pelosa, un pelo nero, liscio, che si stagliava su questa carne bianca, immacolata.
Infilai il condom, le spalancai le gambe. Mi infilai con la bocca e velocemente ne assaporai il gusto.
Era molto bagnata, la troia. Ma era piccola, piccola davvero.
Appoggiai il mio cazzo lungo la sua pancia, come a prendere le misure. Le arrivava sopra l'ombelico.
Già pregustavo la sofferenza che da lì a poco avrebbe provato.
Entrai con una spinta secca, violenta. La sentii urlare. Ritrasse il collo all'indietro. Il dolore credo fu lancinante. Sentii chiaramente le ossa strette del suo bacino: le risentivo ad ogni spinta, e ad ogni spinta provavo sempre più piacere. Prese la mia mano e me la spinse con forza sulla sua bocca.
Credevo mi morisse, che la soffocassi.
Io allora cominciai a spingere ancora più forte, ancora più su. Lei si contorceva ad ogni mia spinta, mordendo la mia mano ed inarcando il corpicino esile. Vedevo il cazzo, arrivava praticamente al suo sterno.
I suoi capezzoli erano divenuti duri, grossi. Mi strofinavo su di lei.
Le spinte non durarono a lungo, ma quanto basta per liberare tutta la mia rabbia.
Sudavamo e tutto ciò era animale: venni con grande veemenza, un vulcano eruttò a tutta forza.
Mi rialzai soddisfatto: lei cominciò a ripulirmi accuratamente e a rivestirmi, mentre ancora notavo che portava addosso i segni della mia violenza.
Il suo cellulare in sottofondo già ricominciava a squillare.
Mi accompagnò alla porta e mi diede un dolce bacio.
Non tornai più da lei, e, a distanza di anni, mi manca un pò quella splendida, piccolae dolce bambola di porcellana.
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