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io, lei e la trota: la mia Nikon lungo le anse del Sile


di light78
10.03.2017    |    9.560    |    7 9.4
"Calo con molta calma le canne in acqua, mettendomi a torso nudo, approfittando così del sole, seppur tenue..."
Un'altra giornata di lavoro è terminata.
E' una splendida giornata primaverile e da stamane ho una gran voglia di rilassarmi pescando lungo le anse del Sile, scattando qualche foto agli spettacolari paesaggi nella golden hour.
Imbraccio le canne e con la mia Nikon e mi dirigo verso il posto prestabilito, dopo una veloce doccia rinfrescante.

Arrivo alla mia meta, scendo dalla pista ciclabile e mi incuneo fino alla riva del fiume.
Calo con molta calma le canne in acqua, mettendomi a torso nudo, approfittando così del sole, seppur tenue.
Ho voglia di passare due tre ore lontano dal caos, immerso in questa splendida natura e riparato da canneti.
Distendo un plaid e comincio a sorseggiare un po' di coca mentre armo la macchina fotografica.
Contemplo il paesaggio, ascoltandone silenziosamente i cinguettii degli uccelli sugli alberi, l'acqua che scorre in sottofondo, le poche voci dei ciclisti della ciclabile dietro le mie spalle.
Comincio a scattare una sequenza di foto, immerso nel mio mondo, quasi perdendo la dimensione spazio temporale.

Ad un certo punto una voce dolce, alle mie spalle “Signore, guardi che abboccano!”
Rivolgo lo sguardo alle canne, quasi incredulo, ed effettivamente una canna muove in punta ad indicare l'abboccata di un qualche pesce. L'afferro ancora con la Nikon al collo, e comincio a girare il mulinello. Dopo una lotta di qualche minuto, una bella trota di fiume si presenta alla riva.

Dietro di me assiste alla scena quella “vocina”, che nel frattempo fa il tifo per me incitandomi.
La ringrazio, logicamente. Sono ben cinque minuti che mi osserva, sostiene.
Porto la trota al mio guadino. Sonia, questo il suo nome, mi applaude ancora seduta sulla sua mountain bike. Avrei detto fosse una ragazzina giovane dalla voce.
Riesco solo ora a voltare il viso per guardarla, accecato come ero dal sole, scusandomi per la maleducazione.
Scopro che Sonia è una splendida donna sulla quarantina, proporzionata, non molto alta.
Capello scuro, liscio, spalla larga, veramente una bella sagoma in contro luce.
Mi sorride e vedo che scende dalla bici.
Le dico di fermarsi. Alzo la mia Nikon, e lei sta al gioco..si mette in posa.. varie pose..
Poi si avventura nella discesa e scende verso di me, mentre il mio cazzo già scalpita.
E' molto agile, quasi mi sorprendo di come scende, la gamba è bella, muscolosa, liscia: il sudore la rende molto sensuale. Ora la vedo molto meglio, i giochi di luce mi permettono di vederla in tutta la sua bellezza: castana, occhi verdi, lineamenti decisi, una bellezza “romantica” la definirei.
Ha dei seni piccoli, non indossa reggiseno, si intravvedono i capezzoli. Ma sono sodi, belli.
Addosso solamente un completino da tennis, bianco e fucsia.
Si china chiedendomi se può toccare la trota. E' bello osservarla chinata, davanti a me, il sedere è sodo, la schiena larga, si intravvede un tatuaggio sulla spalla destra che esce dalla tshirt, dalla gonnellina il brasiliano bianco si infila tutto dentro, quasi fosse un tanga.
Io e lei in effetti ora siamo soli, nessuno ci vede, io e la monella.
Molti pensieri pervadono la mia mente. E' troppo bella per lasciarla andare così.
Le scatto altre due tre foto: lei allo scatto della foto sorride e alza lo sguardo. Sembra dirmi qualcosa..
Le chiedo se viene spesso da queste parti, mi dice che vive qui e giornalmente le capita di passare.
Parliamo del più e del meno. Ho una coca in più, gliela offro. La sorseggia avidamente.
Ad un certo punto mi guarda e mi dice “Si è fatto tardi! E' calato il sole! Non c'è più nessuno”.
Al che io fissandola le rispondo “è un bene o un male?”..Lei, un po' imbarazzata, esclama “Vedi te..”

Non finisce di dire la frase e la mia lingua si insinua nella sua, passionale.
Le mie mani si insinuano sotto la tshirt, lungo i fianchi. La cingo tutta. Gioco con i suoi capezzoli.
Siamo sdraiati sul plaid.. la spoglio con veemenza.
Sfodero il membro, lei lo accarezza. Poi si tuffa con una voglia mai sentita prima.
A fianco a me ancora la Nikon: questi sono scatti d'autore.
Non posso perdermeli... Io lei e la trota.
Le mie dita nella sua vagina: è carnosa, il clitoride un bel bottone che riesco a stringere tra le mie dita, a strizzare. Accarezzo il pube col pollice. Con l'altra mano gioco il suo ano.. e sento che le piace da morire. Lo sento dai suoi sospiri profondi ogni volta che glielo sfioro. E' lì che lo vuole.
La giro perciò. Mi si spalanca uno splendido sedere. La lubrifico leccandola per bene.
Il mio cazzo è duro a dovere, caldo.
Lo appoggio e sento che lei lo riceve, lo vuole. Allora entro. Entro man mano. Un po' alla volta. Ora sono tutto dentro. I suoi gemiti di gioia misti a dolore accompagnano tutta la scena.
Spingo. Spingo ora con violenza, con la mia fedele Nikon al collo: scatto il suo sedere aperto..mentre entro ed esco.
Voglio venire. Lei mi chiede di staccarmi, vuole bere, bere il miele caldo tutto a sorsate.
Mi rende felice. Scatti sublimi. Ha la bocca piena, la faccia schizzata. Il sorriso della donna che finalmente si è tolta una soddisfazione.

Un grosso sospiro, quasi simultaneo, porge fine a questo nostro animalesco raptus.
Ci ripuliamo sorridendo. Lei mi lascia la sua email. Mi invita a inviarle le foto, come ricordo di Primavera. Le chiedo il cellulare, preferisce sia il destino a farci reincontrare.
Mi saluta, risalendo in sella, con il solito humour “Ciao Sampei! Vado a preparare la cena a mio marito!”..e mi manda un bel bacio!.
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